26 maggio 2020
Questa è stata la prima escursione fatta in solitaria.
È un percorso abbastanza lungo che attraverso i Cavoni prosegue poi lungo i campi fino ai ruderi di Castel d’Ischia. L’escursione completa prevederebbe, di ritorno da Castel d’Ischia, la discesa nella forra con conseguente risalita al vicino borgo di Castel Sant’Elia, per poi deviare fino alla cascata del Picchio e ritornare a Nepi seguendo il corso del torrente. In questa occasione però mi sono persa a un certo punto, o meglio il sentiero era completamente invaso dai rovi e seppur mancassero pochi metri al riallaccio col sentiero che scende alla forra, non sono riuscita a proseguire. Ho fatto quindi la rimanente parte dell’escursione in una successiva occasione.
Partendo da Nepi, bel paese in provincia di Viterbo, un breve tratto di strada asfaltata conduce al sentiero dei Cavoni.
[wpanchor id=”viecave”]Le vie cave
Le vie cave, o vie buie, o tagliate etrusche, sono delle brevi strade tagliate nel tufo, che servivano a rendere più agevole il passaggio tra i pianori e il fondo delle forre. Sono infatti quasi sempre in leggera pendenza. A volte venivano anche utilizzate per convogliare le acque ed evitare allagamenti, oppure venivano costruite delle piccole gallerie lateralmente alle vie cave, sempre per incanalare l’acqua. Si pensa anche che avessero un significato sacro perché si trovano spesso in prossimità delle necropoli, e vi si possono vedere delle nicchie. Nel corso dei secoli i romani prima, e le popolazioni del medioevo successivamente, hanno continuato a utilizzarle, spesso ampliandole. Il livello che possiamo vedere oggi spesso non è quello originale, in quanto a volte si sono interrate rispetto alle origini, altre volte l’erosione operata dall’acqua le ha rese più profonde.
Le più conosciute e lunghe si trovano nel territorio tra Pitigliano, Sorano e Sovana nella Maremma toscana, ma sono presenti in numero molto consistente in tutte le zone tufacee che furono abitate dagli Etruschi e dai Falisci, in particolar modo nella provincia di Viterbo. Nella maggior parte dei casi sono nascoste nel folto della vegetazione all’interno delle forre.
Una volta attraversati e visitati i Cavoni, si prosegue lungo i campi di nocciole fino a raggiungere una strada sterrata pianeggiante. Da qui fino a Castel d’Ischia il percorso è molto facile e praticamente tutto sotto al sole. All’altezza del pannello turistico che indica Castel d’Ischia, bisogna scavalcare un basso recinto, proseguire sul bordo della zona alberata e, nell’ultimo tratto, tenersi sul sentiero a sinistra.
I ruderi di questo insediamento medievale sono immersi tra rovi e vegetazione selvatica, e bisogna fare attenzione ai buchi nel terreno (erano antiche cisterne). Castel d’Ischia si trova ai margini di uno sperone tufaceo circondato da profondissime gole, e sorge sui resti di un pagus falisco, di cui si possono ancora vedere tracce. Faceva parte di una serie di incastellamenti nelle valli del Treja creati a scopo difensivo; oggi ne restano alcune parti murarie e i ruderi di un torrione, oltre alle tracce evidenti di un doppio fossato difensivo.
Al ritorno, ho seguito una traccia gps per andare a Castel Sant’Elia, che tagliando attraverso il bosco doveva ricondurre al sentiero principale per il paese. Purtroppo il bosco era molto fitto a causa del mancato passaggio delle persone e pieno di rovi, impraticabile. Ho quindi dovuto rinunciare, decidendo di tornare indietro verso Nepi.
Ho seguito la strada fatta all’andata fino alla deviazione per la cascata del Picchio, poi ho camminato lungo il torrente fino a riallacciarmi al sentiero dei Cavoni, dal quale sono ritornata a Nepi.
Peccato per questo contrattempo, il percorso è comunque bello con dei bei panorami sul Monte Soratte. Abbastanza semplice senza grandi salite e discese.
dettagli tecnici:
-lunghezza percorso: km 20.16
-difficoltà: media
-ascesa totale: 243mt
-dislivello: 93mt
il mio percorso su Wikiloc:
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