Vietnam del Nord
parte 1, itinerario e luoghi
Dopo anni senza viaggi intercontinentali (tranne brevi scappate in Marocco e Israele), finalmente a novembre del 2024 sono riuscita ad andare di nuovo molto lontano.
La scelta è caduta sul Vietnam per alcuni motivi principali: non ci ero mai stata, i prezzi sono ancora molto convenienti, la facilità di girare per il paese unita alla sicurezza per una donna che viaggia da sola.
Ho concentrato il viaggio solo su poche località del nord del paese, spingendomi fino a Hoi An, in quanto non avevo tempo sufficiente per girare di più: il mio viaggio è durato dal 4 al 16 novembre 2024.
Questo è stato il mio itinerario:
Hanoi
Cat Ba – baia di Ha Long
Tam Coc e dintorni
Hoi An
My Son
Il Vietnam è geograficamente un paese stretto e lungo, circa 1650km; la sua forma ricorda una S, e si trova sul lato orientale della penisola indocinese.
È bagnato a est dal Mare Cinese Meridionale, mentre confina a nord con la Cina, e a ovest con Laos e Cambogia.
È oggi un paese molto sviluppato e moderno, oltre che molto organizzato dal punto di vista turistico.
Le ferite della sanguinosa guerra degli anni ’70 non si percepiscono quasi più, la popolazione è molto giovane e sembra non avere rancore per quelli che furono i loro nemici.
Lontano dalle grandi città, soprattutto nei remoti villaggi di montagna ai confini con gli altri paesi, vivono ancora comunità di etnie particolari, con loro usi, abiti e tradizioni.
Alcune di esse hanno visto un enorme incremento di turismo, come ad esempio nella zona di Sapa, dove oggi è ormai molto difficile riuscire a trovare qualcosa di autentico. D’altronde il paese ha preso una via di estremo sviluppo turistico, tanto che certi posti sembrano quasi dei parchi giochi, nonostante siano luoghi dalla natura molto bella. Io ho cercato di mediare tra zone più o meno turistiche, dovendo necessariamente restringere il campo a poche località, come ho già detto, perché il Vietnam necessiterebbe di almeno un mese per vedere le cose più importanti del nord, centro e sud.
In questa prima parte descriverò le varie località visitate; tutte le informazioni pratiche sul viaggio, nella seconda parte.
Hanoi, 5 – 6 novembre
La capitale, con circa 8 milioni di abitanti, è la seconda città del paese. La più popolosa è invece Ho Chi Minh (ex Saigon), all’estremo sud.
Volendo semplificare molto, Hanoi è il punto di riferimento culturale, storico e politico, mentre Ho Chi Minh è quello economico e finanziario.
Da circa l’anno 1000 per i successivi otto secoli, Hanoi fu il più importante centro politico del Vietnam, per poi essere eclissata da Hué, quando questa divenne la capitale imperiale del paese (1802-1945).
Conquistata poi dai francesi nel 1873, fino al 1945 Hanoi fu il centro amministrativo della colonia francese.
I francesi durante la colonizzazione svilupparono la città in stile europeo, creando ampi viali alberati su cui affacciavano edifici governativi, chiese, teatri, e ville.
Negli anni ’40 Hanoi, così come la maggior parte dell’Indocina francese, venne occupata dai giapponesi.
In seguito alla proclamazione, il 2 settembre 1945, della Repubblica Democratica del Vietnam, l’assemblea nazionale vietnamita deliberò di rendere Hanoi la capitale del Paese; fu capitale del Vietnam del Nord, di fatto, dal 1954 al 1976, quando divenne capitale del Vietnam riunificato.
Durante la guerra americana, subì pesanti bombardamenti che danneggiarono soprattutto ferrovie e ponti, ma anche le abitazioni della popolazione civile.
Ci arrivo in tarda mattinata, dopo un lungo volo da Roma con scalo a Taiwan. Dopo aver acquistato una sim locale e cambiato dei soldi in valuta locale, dall’aeroporto prendo un autobus della linea 86 che mi porta vicino alla zona del lago Hoàn Kiếm. Da lì raggiungo il lago a piedi (avevo studiato la mappa in precedenza): ho prenotato proprio accanto al lago una guesthouse per le due notti.
Hanoi è attraversata dal fiume Rosso, ed è una città piena di laghi e laghetti.
Hoàn Kiếm (lago della Spada Restituita, i nomi dei luoghi vietnamiti sono suggestivi e spesso legati a leggende) è quello più centrale, a due passi dalla città vecchia. Ho prenotato la struttura un po’ a fiuto, trovandola in una stradina molto tranquilla ma allo spesso tempo ottimamente posizionata per girare il centro città.




Dopo essermi sistemata in camera e aver fatto un riposino, esco per una passeggiata attorno al lago. Nonostante la leggera pioggia, percepisco immediatamente gli odori, i rumori e l’atmosfera del sudest asiatico. È una bella emozione, mancavo da queste parti dal 2016!
Intorno al lago c’è tanta gente a passeggio, anziani che giocano a carte o domino sulle panchine, e giovani con costumi tradizionali che si fanno fotografare.
Approfitto per andare a visitare il tempio Ngọc Sơn (Tempio della Montagna di Giada), situato su un isolotto collegato alla riva dal ponte rosso in legno, uno dei simboli della città, che di notte viene illuminato creando un effetto molto scenografico.
Il tempio è tuttora usato come luogo di culto, e al suo interno vi si conservano due tartarughe giganti imbalsamate, considerate sacre.
Il tempio non è vecchissimo, risale al XIX secolo.
Sempre all’interno del lago, c’è un altro isolotto su cui si erge la Torre della Tartaruga. Quest’ultima non è accessibile.




Continuo la passeggiata nei paraggi, e prima di cena mi concedo un massaggio: per accedere alla struttura dove dormo, bisogna passare dentro un centro massaggi – uno dei moltissimi del Vietnam -, credo degli stessi proprietari.
Ho deciso, in questo viaggio, di assaggiare a ogni pasto un piatto differente, quindi vado a cena in un localetto molto rozzo visto durante la passeggiata pomeridiana.


La mattina dopo sono pronta per esplorare la città. Ho deciso, nonostante la grandezza della città, di camminare il più possibile a piedi. Alla fine della giornata avrò fatto quasi 18km.
La prima meta della mattina è la famosa Train Street, una stretta strada cittadina dove affacciano case e locali (oggi moltissimi riconvertiti in bar e ristoranti per turisti). Ogni tot ore il treno passa, molto lentamente ma sfiorando le case, ed è diventato un’attrazione. Io però decido di andare in un orario in cui il treno non passa, per poter fare qualche foto decente senza folla.


Proseguo lungo la stessa strada per andare a vedere i murales, che sono a poche centinaia di metri dalla train street. Avevo letto di quest’area su un blog di una viaggiatrice australiana e mi sono incuriosita. Sono stati dipinti in collaborazione tra artisti vietnamiti e coreani, per ravvivare la zona, e sono molto interessanti.



A poca distanza da lì, attraverso il mercato alimentare raggiungo la porta Quang Chương, l’unica porta rimasta intatta delle antiche mura della città. Da qui si accede all’Old Quarter, l’antico nucleo della città di Hanoi. Attraversare il mercato è un’esperienza a sé: odori forti, pezzi di carne e pesce buttati sui banchetti dei venditori senza alcuna precauzione igienica o refrigerazione, chioschi di frutta e verdura di ogni tipo: è il tipico mercato asiatico, non è la prima volta che ne vedo uno ma fa sempre un effetto abbastanza forte.
Continuo la mia camminata dirigendomi verso un altro lago, il Tay o Lago dell’Ovest, il più grande della città, circondato da alti edifici moderni e alberghi lussuosi. Anche qui c’è una piccola isola con un tempio storico, la pagoda Trấn Quốc, chiusa quando ci sono passata, ma dall’effetto scenografico.





Torno indietro a visitare altri due laghetti con i loro dintorni: il primo è Ngọc Hà, un piccolo lago con un tempio al centro, circondato da una rete di vicoli caratteristici e ben tenuti; a poca distanza, un pochino più grande il lago Hữu Tiệp, nel quale si possono ancora vedere i resti di un bombardiere B52 abbattuto durante la guerra, nel ’72, in realtà un mucchio di lamiere accartocciate.






Dopo una sosta per il pranzo, riprendo a camminare, passando per bei viali alberati nella zona del palazzo presidenziale, e arrivo al Mausoleo di Ho Chi Minh. Mi metto in fila per la visita, ma la fila è lunga, e mi rendo conto che se resto lì non avrò il tempo di visitare il Tempio della Letteratura, che mi interessa molto. Mi riavvio quindi a piedi, anche se il Tempio si trova un po’ distante, decido infine di arrivarci in taxi.
Tempio della Letteratura
Il Tempio della Letteratura è importante e molto affascinante: è un tempio confuciano di quasi mille anni, che nel 1076 divenne sede della prima università vietnamita. Rimase tale fino ai primi dell’800. È ampio e circondato da mura, al cui interno si alternano giardini verdi e edifici vari, oltre al tempio principale. Ci sono numerosi visitatori, e studenti vietnamiti in costume tradizionale con fotografo al seguito.









Dopo la visita mi riavvio verso la guesthouse, sono davvero molto stanca. Mi faccio fare un massaggio ai piedi e poi esco a cena in un posto vicino, per finire poi a prendere una birra nella Beer Street, una via semipedonale che la sera si trasforma in un delirio di persone. Nel frattempo ho prenotato il bus per domani, per andare all’isola di Cat Ba.
Hanoi mi è piaciuta molto. È una città veramente caotica, trafficata, rumorosa. La gente vive principalmente per strada.
Una cosa che mi ha colpito di Hanoi sono i marciapiedi: non esistono quasi marciapiedi liberi, bisogna camminare per la strada. I marciapiedi, quando non sono occupati dai motorini parcheggiati, sono sede di qualsiasi attività, soprattutto cucina. Innumerevoli sono i chioschi di strada, ma anche dove non c’è un’attività precisa, le persone si mettono a fare cose sui marciapiedi: esempio tipico le donne che puliscono le verdure (che poi magari cucinano in casa) accovacciate con le varie bacinelle. Ma anche artisti, riparatori, una varia umanità tutta perennemente affaccendata.
Cat Ba e baie di Lan Ha e Ha Long, 7 – 8 novembre
L’isola di Cat Ba, la più grande dell’arcipelago omonimo, si trova a poca distanza dalla costa, a est di Hanoi, e chiude a sudovest la famosa baia di Ha Long.
Si raggiunge abbastanza facilmente da Hanoi in pullman e con una breve tratta in traghetto, in un totale di circa tre ore e mezza dalla capitale.
È ricoperta da una fitta vegetazione ed è possibile fare trekking a piedi o in bicicletta all’interno dell’isola, che è parco naturale. Il centro abitato principale è Cat Ba, situato sul mare a sud ovest dell’isola.
Dopo essermi informata a lungo sul da farsi, ho scelto Cat Ba su suggerimento di amici, perché non volevo fare la classica crociera della baia di Ha Long insieme a altre mille imbarcazioni. L’isola invece è ancora un po’ meno turistica, e da lì si raggiunge facilmente la baia di Lan Ha, meno frequentata della “sorella” più famosa.
Vorrei però spendere qualche parola su Cat Ba. Io credo che nel giro di pochi anni sarà completamente trasformata. Già, nelle due o tre piccole spiagge dell’isola, hanno costruito dei mega resort. Quando sono andata, ho scelto un albergo sul lungomare; affacciandomi alla finestra non riuscivo a capire però il mare dove fosse, perché vedevo solo tante gru. Ho chiesto e mi hanno spiegato che la baia, dove sorge il paese, la stanno completamente interrando. A breve ci costruiranno altre strade, alberghi e condomini. Quello che oggi è il lungomare diventerà una strada interna. Insomma, per ingrandire il paese invece che ampliarlo verso l’interno, hanno spostato la riva del mare. Non oso immaginare come sarà tra qualche anno.


Arrivata in albergo verso l’ora di pranzo, dopo mangiato mi metto d’accordo con l’albergatore, e tramite lui acquisto, a un prezzo decisamente buono, l’escursione in barca per il pomeriggio stesso; l’escursione per il giorno dopo alle baie di Lan Ha e Ha Long, e il transfer per la meta successiva: Tam Coc.
Fortunatamente, la barca con cui vado a fare l’escursione pomeridiana e al tramonto non è molto grande né affollata (saremo una dozzina), e la guida ci spiega un po’ di cose e facciamo anche il primo giro in kayak all’interno di un’insenatura nascosta.
Queste baie carsiche, hanno spesso delle lagune interne in cui si può entrare o meno a seconda della marea. Restiamo in barca fino al tramonto, e tornando indietro passiamo attraverso i villaggi galleggianti dei pescatori.










L’indomani, con grande piacere scopro che la barca per l’escursione è la stessa; stavolta però la guida che ci accompagna è un anglo-irlandese sulla 45ina, un personaggio, ma davvero bravo. Ci porta a nuotare in una piccola baia silenziosissima, e poi a fare kayak in altre lagune interne nascoste. Facciamo varie soste, ma quello che mi è piaciuto particolarmente è che lui sceglieva tutti i posti dove non andavano le altre barche, facendo sembrare che in quelle baie fossimo completamente soli.
Ci hanno anche servito un pranzo abbondantissimo cucinato direttamente sulla barca.
Le baie sono entrambe molto belle, anche se, avendo visto posti simili ma molto più spettacolari nelle Filippine, non mi hanno lasciato stupefatta.
Nel pomeriggio, io e tre ragazze spagnole veniamo trasferite su una barca veloce che ci riporta sull’isola, perché tutte abbiamo il pullman per le mete successive. Gli altri restano in barca fino al tramonto.







Tam Coc e dintorni, 9 – 11 settembre
Arrivo a Tam Coc in serata l’8 settembre, giusto in tempo per una cena prima che chiudano i ristoranti.
La mattina successiva, dopo la colazione nella homestay dove alloggio, vado a noleggiare una bicicletta e mi muovo subito in esplorazione della zona.
Ho scelto di visitare quest’area, perché ci sono alcuni paesaggi molto belli, inclusa la cosiddetta “baia di Ha Long di terra”, una serie di montagne carsiche attraversate da fiumi e canali. Tutt’intorno vi sono risaie e piccoli villaggi.
È una zona abbastanza turistica. Il paesino di Tam Coc si sviluppa ai lati di una strada principale ed è costituito, per la maggior parte, da homestay, alberghi, ristoranti, centri massaggi e agenzie viaggi.
Faccio la prima sosta in un piccolo tempio circondato da risaie, Đền Vối, pedalando su una stradina che costeggia un canale placido, dove i turisti fanno delle brevi gite in barchette condotte da persone che remano con i piedi.





Proseguo fino a uno dei templi più importanti della zona, il Bích Động, un grande tempio scavato nella roccia, in altezza, dove per arrivare al cuore principale bisogna salire molti gradini. Il posto, risalente alla metà del 1400, è interessante e suggestivo. È inoltre circondato da specchi d’acqua ricoperti dalle foglie dei giacinti d’acqua; numerosi ristorantini si trovano nell’area.
Arrivati nella zona dell’entrata del tempio, molti cercheranno di farvi parcheggiare la bici all’interno di parcheggi a pagamento, ma se vi guardate intorno troverete posti dove lasciare liberamente la bici (legata).




Nel pomeriggio decido di andare a vedere il tramonto (come consigliatomi dal proprietario della homestay) sulla cima della montagna Hang Múa, dove ci sono due punti panoramici da cui godere tutto il paesaggio sottostante. Ci vogliono circa 20 minuti in bici. Arrivata lì, una quantità di persone in auto, comitive intere in pullman, motorini, biciclette, tutti in fila per salire su.
Abbandono immediatamente l’idea, sarà che non sopporto più vedere i posti col sovraffollamento. Decido di tornare l’indomani all’ora di pranzo.
Mi godrò comunque uno splendido tramonto pedalando tra le risaie.




Il secondo giorno mi dirigo verso una zona leggermente più distante, da Tam Coc sono circa 7km.
Vado a fare l’escursione in barca in uno dei posti più famosi della zona, patrimonio UNESCO: il complesso paesaggistico di Trang An. Si tratta di un dedalo di fiumi, canali, montagne carsiche e grotte, all’interno dei quali ci sono anche alcuni templi. Inutile dire che ci sono centinaia di turisti. Però l’area è molto grande e c’è posto per tutti. Le escursioni si svolgono in barchette a remi, da 4 persone oltre al rematore. Ci sono tre differenti percorsi da scegliere, e tutti durano intorno alle 3 ore. Non sapendo quale scegliere, mi unisco a una famiglia di britannici (padre, figlia e fidandato di quest’ultima).
Il paesaggio è davvero straordinario, ed è anche emozionante attraversare con la barchetta grotte lunghissime che da un punto del fiume vanno a sbucare in un altro. Ne percorriamo una che è lunga oltre 400 metri!






Per chi non volesse arrivare a Trang An, c’è la possibilità di fare escursioni in barca anche direttamente a Tam Coc, partendo dal laghetto al centro del paese.
Proseguo questa intensa giornata andando nel punto panoramico di Hang Mua. Come avevo immaginato, all’ora di pranzo ci sono pochissime persone. Bisogna salire 500 gradini per arrivare in cima; a un certo punto il percorso si biforca, e ovviamente mi godo entrambi i punti panoramici. Ci sono due tempietti in cima ai due picchi. Dall’alto si può ammirare tutta la vallata di Tam Coc, l’unico peccato, dal punto di vista delle foto, è il sole di fronte.





Continuo la giornata andando a zonzo in bici per le risaie, mentre rifletto sul da farsi.
Ho due opzioni: andare a Hoi An, una delle città storiche più importanti, o in una zona di risaie a terrazza ancora poco contaminata dal turismo di massa. Decido di fermarmi un’altra giornata a Tam Coc e rimando la riflessione all’indomani.







L’ultimo giorno a Tam Coc lo passo in giro per stradine di campagna sperdute, faccio molti chilometri in bicicletta fermandomi ogni tanto per uno spuntino o una sosta fotografica. La mattina ho allungato il noleggio della bici per questa terza giornata, e sono poi passata in un’agenzia per prenotare il pullman notturno che mi porterà fino a Hoi An: ho deciso di visitare questa città, che nonostante il turismo, è uno dei gioielli del Vietnam.
Ho anche chiesto al proprietario della homestay di poter tenere la stanza fino a sera. Ho prenotato un pullman de luxe, del tipo con cuccetta singola, che partirà la sera alle 20.30. Vado a cena presto, per poi tornare a prendere i bagagli in camera. In quel momento mi chiamano dall’agenzia (sono le 19.15) per dirmi che alle 19.30 devo essere all’appuntamento per il pullman. Rimango sorpresa, mi sembra strano questo anticipo, però mi sbrigo e vado.
Durante il viaggio sento che sta piovendo parecchio, comunque riesco a dormire abbastanza bene, sarà la stanchezza di queste ultime due intense giornate.





Hoi An, 12 – 15 novembre
L’arrivo a Hoi An è previsto intorno alle 10.00, resto quindi sorpresa quando alle 6, ancora buio, ci fanno scendere: mi sembrava che il pullman avesse corso, ma possibile?
In pochi minuti si svela l’arcano, e succede il primo inconveniente di questo viaggio: non mi trovo a Hoi An, ma a Da Nang. Perplessa, chiedo spiegazioni ai tizi del pullman. Faccio loro vedere il mio biglietto per Hoi An, mi ripetono che questo pullman ferma qui e punto. Intanto fuori piove a dirotto. Cerco di capire dove poter prendere un autobus; i tizi non sono per niente di aiuto, anzi si comportano in modo molto sgarbato e arrogante.
Allora lì esce fuori l’anima coatta che tutti noi romani, anche i più educati e raffinati, ci portiamo nascosta dentro:
“ah bello, datte ‘na carmata!
Aprimi l’ufficio che mi siedo ad aspettare lì”
Apre subito l’ufficio, e mi porta anche una bottiglietta d’acqua: sempre detto che con le buone maniere si aggiusta tutto.
Nel frattempo tempesto di chiamate e messaggi tutti i numeri che avevo dell’agenzia a Tam Coc, finché alle sette qualcuno risponde e controlla: è stato un errore loro, mi assicurano quindi che il mio pullman verrà a prendermi a Da Nang per portarmi a destinazione. Alle 8.45 arriva finalmente, e dopo un’oretta siamo a Hoi An.
Con un taxi raggiungo la homestay prenotata, molto carina. La stanza non è ancora pronta ma lascio i bagagli e faccio colazione, per poi prendere una delle biciclette a disposizione degli ospiti per cominciare una prima esplorazione.








Hoi An si trova lungo la costa, poco a sud di Da Nang, già nel Vietnam centrale. Contrariamente al nord, qui a novembre è ancora periodo di piogge e tifoni.
La città vecchia, il cuore storico di Hoi An, è patrimonio UNESCO.
Situata sul Fiume dei Profumi e attraversata da canali, era un tempo un importante centro di commerci e scambi. Lo testimoniano ancora oggi gli edifici coloniali francesi e le ricche case dei mercanti, soprattutto cinesi, molte delle quali riconvertite oggi in varie attività. Nella città vecchia predomina il giallo, ed è anche conosciuta come la città delle lanterne, perché la sera le stradine si illuminano di migliaia di lanterne coloratissime, e lungo il fiume le barchette anch’esse dotate di lanterne portano i turisti a fare una breve navigata.
La città è molto carina, allo stesso tempo pacifica e incasinatissima, enormemente piena di turisti. Da girare la mattina presto, offre molti spunti fotografici.




Come prima cosa mi dirigo verso la città vecchia (distante 1km dalla homestay), che in tarda mattinata è piena zeppa di turisti di ogni parte del mondo. Faccio un po’ di giri con la bicicletta e mi fermo a pranzo; mentre sono di ritorno verso la homestay, viene giù un violento acquazzone che nonostante il kway mi inzuppa completamente. Resterò in camera per il resto del pomeriggio, uscendo solo per un massaggio. Mi fermo a cena nella homestay, che ha anche il ristorante e la proprietaria è un’ottima cuoca.
My Son
La mattina seguente, tramite Grab (un’applicazione molto diffusa in Asia, una sorta di Uber) prenoto un passaggio in mototaxi fino a My Son, un sito archeologico distante circa 45km dalla città. C’è ancora una leggera pioggia, ma la giornata è in via di miglioramento. Con l’autista del motorino concordo che mi aspetti durante la visita, per riportarmi indietro a Hoi An.
My Son è un complesso archeologico patrimonio UNESCO, che risale al IV sec., ma raggiunse il massimo splendore tra il IX e il X sec. Era il principale luogo di culto religioso dell’antica civiltà Champa.
Nei secoli successivi cadde nell’oblio e fu inghiottito dalla foresta, fino a quando non fu riscoperto dagli archeologi francesi verso la fine del 1800.
Durante l’ultima guerra, i bombardamenti statunitensi distrussero gran parte dei templi ed edifici, tra cui alcuni dei più rilevanti. Oggi ne rimane poco, ma è una interessante e piacevole visita da fare in quella zona.
Non è a livello dei complessi monumentali cambogiani e laotiani ma comunque molto interessante.












Nel pomeriggio, tornata a Hoi An, esco di nuovo in giro per la città. Col buio, e tutte le luci delle lanterne accese, la città vecchia acquista un’atmosfera veramente suggestiva, e mi riappacifico con questo luogo che finora non mi aveva particolarmente conquistato. Sul fiume, decine di barchette navigano mentre la gente posa in acqua delle lanternine con candele.






La mattina dopo decido di uscire presto, per scattare un po’ di foto quando la massa dei turisti non si è ancora riversata per le strade della città vecchia. Vado a visitare il mercato, sia la parte alimentare che quella degli oggetti di artigianato.
Dopo aver fatto un bel giro, mi avvio in bici verso il mare, girando un po’ i dintorni della città. La strada che porta al mare attraversa le risaie e passa accanto al fiume.
Ero indecisa se fare una gita a Hue, l’antica capitale imperiale, che dista circa 2 ore e mezza da Hoi An. Ma farlo in giornata diventa una corsa, e permette una visita solo superficiale, mentre Hue meriterebbe almeno un pernottamento.
La sera, tutta la città vecchia è chiusa al traffico per la festa della luna piena: fuori dalle case e dai negozi ci sono tavolinetti con le offerte votive, la città è illuminata solo dalle lanterne, l’atmosfera è meravigliosa. Lascio la bici e giro moltissimo a piedi per le stradine.

















L’ultimo giorno a Hoi An, decido di andare a rilassarmi un po’ in spiaggia. Ci sono vari chioschi con ristorante che affittano i lettini.
Passo lì qualche ora, ho concordato tramite la homestay un pulmino per l’aeroporto di Da Nang, da cui nel tardo pomeriggio ho il volo di rientro a Hanoi.
Accade il secondo inconveniente: la struttura prenotata su booking a Hanoi mi chiede di cancellare la prenotazione, non capisco per quale motivo, ma abbiamo una lunga discussione via whatsapp, alla fine mi irrito e cancello. Però non è facile trovare a quel punto un’altra sistemazione nella stessa zona, decente e a prezzo onesto, quella che trovo, pur nuovissima e pulita, è veramente pessima.
Purtroppo la homestay dove avevo dormito le prime due notti a Hanoi mi aveva detto da subito che non aveva posto.












Il volo parte leggermente in ritardo, arrivo in serata a Hanoi, intorno alle 22. L’ultimo autobus della sera per la città è già partito, allora insieme a una ragazza tedesca prendiamo un taxi che ci porta in centro. Le strade sono chiuse al traffico, e c’è tantissima gente in giro.
16 novembre
Siamo agli sgoccioli. La mattina esco per una breve passeggiata e colazione, dopodiché prendo l’autobus per l’aeroporto.
Ho il volo alle 17.00, ma vado in aeroporto verso le 13, perché la compagnia per il volo di ritorno (Sichuan, cinese, scalo a Chengdu) non ha il check-in online. Arrivo in aeroporto e cerco sul tabellone i banchi del check in, ma non leggo il mio volo. Perplessa.
Vado al banco informazioni e un’addetta mi dice che il volo è partito la mattina alle 9. Il volo è stato anticipato di 8 ore senza nessun cenno, mail o altro, da parte della compagnia. Le chiedo dove sono gli uffici della compagnia: non ci sono, bisogna telefonare a Chengdu.
Panico.
Provo a chiamare, ma in quel momento non ci sto capendo più niente. Con la sim vietnamita non riesco a telefonare. Rimetto quella italiana ma idem, non riesco a chiamare in Cina.
Mentre sono lì totalmente confusa, vedo tre persone, due donne e un uomo, li sento parlare in inglese al telefono e ho la sensazione che abbiano il mio stesso problema. Mi avvicino e chiedo, sono turchi, anche loro non sono stati avvisati, ma sono riusciti a farsi riproteggere sul volo Turkish per Istanbul, la sera stessa.
Spiego la mia situazione e chiedo il favore di chiamare anche per me, perché io non riesco. Do a Eysen, una delle donne, tutti i dati e l’elenco delle compagnie con cui da Hanoi posso raggiungere Fiumicino, che hanno il volo per il giorno stesso.
Dopo varie proposte assurde (da parte della compagnia) e molta insistenza da parte nostra, Eysen riesce a convincere l’impiegata a farmi il biglietto per lo stesso volo della Turkish su cui voleranno loro, perché Istanbul è poi ben collegata a Roma.
Alla fine, nonostante il panico iniziale, è andata decisamente bene.
Passo il pomeriggio in attesa del volo con i tre, le due donne sono veramente simpatiche, e per ringraziarle dell’aiuto offro un paio di giri di birre.
Si conclude così questo ritorno in Sudest Asiatico. Nonostante il grande afflusso di turismo, il Vietnam mi è piaciuto molto, facile da girare, sicuro, organizzato.
Ci tornerò, per vedere il resto del paese che non ho potuto vedere in questo primo viaggio.
Ultimo aggiornamento 19 Settembre 2025 da cipiaceviaggiare
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