Viaggio nel Sulcis Iglesiente: una Sardegna diversa
Viaggio nel Sulcis Iglesiente: una Sardegna diversa

Viaggio nel Sulcis Iglesiente: una Sardegna diversa

Giugno 2024

Questo viaggio nel Sulcis Iglesiente nasce dalla curiosità che avevo già da qualche anno verso questa zona della Sardegna, in cui non ero mai stata. La Sardegna è per me un po’ l’isola del cuore, e ogni tot di anni ho necessità di tornarci. Io conoscevo principalmente la parte nord-est, in particolare l’arcipelago della Maddalena, quindi stavolta decido di andare dalla parte opposta.
Partiamo in auto, io e la mia amica Sonia, e sbarcate dal traghetto a Olbia ci dirigiamo direttamente verso sudovest.

Questo l’itinerario:
Giorno 1: Su Nuraxi Barumini, Sardara. Pernottamento a Sardara (Corona b&b).
Giorni 2 e 3: Tratalias, Spiaggia di Porto Pino; grotte di Is Zuddas, spiagge Tuerredda e Piscinnì. Pernottamento 2 notti a Sant’Anna Arresi (Casa di Livia).
Giorni 4 – 5 – 6: spiaggia di Plagemesu; Porto Flavia, Cala Domestica; Iglesias, spiaggia di Masua, belvedere di Nebida. Pernottamento 3 notti a Nebida (La vecchia montagna b&b).
Giorno 7: viaggio a ritroso verso la costa est passando per Buggerru e Portixeddu, sosta nel pomeriggio a Cala Brandinchi (San Teodoro).

Su Nuraxi Barumini

Si tratta di un importante e imponente complesso nuragico la cui costruzione si fa risalire al XV sec. a.C., con modifiche occorse nei secoli successivi, fino alla costruzione di un villaggio di capanne intorno alla struttura principale, quando essa aveva già perso il suo uso originario.
I nuraghi erano originariamente strutture militari, che potevano essere delle semplici torri di pietra, o un complesso di più torri come quello di Barumini. Questo, proprio per la sua struttura, e poiché è l’unico che è stato scavato completamente, è stato inserito tra i siti patrimonio UNESCO nel 1997. Si trova nel centro-sud della Sardegna, nella zona detta Marmilla, confinante con il Campidano.
Nella stessa zona ci sono molti altri nuraghi, e in tutta la Sardegna ne sono stati finora censiti circa 7000.
Il sito è visitabile tutti i giorni dell’anno, solo con visita guidata. Le visite partono ogni mezz’ora e durano circa un’ora. Il costo attuale è 15€.
Per info e dettagli http://www.fondazionebarumini.it/it/orari-tariffe-e-modalita-di-visita/

Tuili

Lungo la strada per andare a Su Nuraxi, abbiamo incrociato il paesino di Tuili, dove ci ha colpito questa piccola chiesa che ricorda molto le chiesette dei paesi messicani: Sant’Antonio Abate, costruita nel XVI sec.

Sardara

Per pernottare abbiamo scelto questo paesino del Campidano, perché tra i paesi lungo il tragitto per arrivare a sud ci sembrava tra i più interessanti. È piccolino e ha il centro storico costruito in pietra, e vi si trova una bella chiesa in stile romanico-gotico sardo, San Gregorio Magno risalente al XIV secolo.
Ma la storia di Sardara (con l’accento sulla prima A), è molto più antica: divenne un importante centro romano tra il II e il I sec. a.C. con la scoperta delle sorgenti termali Aquae Neapolitanae, che sono oggi inglobate nelle moderne e frequentate Terme di Sardara.
E, soprattutto, il paese è ricco di testimonianze preistoriche, come il santuario di sant’Anastasia, luogo di culto nuragico attivo tra il XVI e il VII secolo a.C., caratterizzato da un pozzo sacro, e attorno al quale sono visibili i resti di un villaggio nuragico.
L’adiacente chiesa di Sant’Anastasia fu ricostruita nel XV sec. sui resti di un edificio bizantino, e anche all’interno di essa vi sono i resti di un altro pozzo nuragico minore.
L’ingresso al sito è di 5€, e la persona che se ne occupa è molto disponibile nel raccontare la storia di questo luogo e dare informazioni riguardo la zona.

Tratalias

La mattina seguente, prima di dirigerci definitivamente verso il mare, ci fermiamo a visitare il borgo abbandonato di Tratalias vecchia, nel basso Sulcis. Questo luogo, di cui avevo letto qualcosa sul web prima di partire, ha una storia curiosa: ha origini molto antiche ma si sviluppò nel medioevo attorno all’ex cattedrale romanica di Santa Maria di Monserrato, costruita nel XIII sec. e che oggi campeggia al centro del paese.
Negli anni 50 del secolo scorso, a poca distanza dal paese realizzarono il lago artificiale di Monte Pranu, che doveva servire a sviluppare le attività agricole nella zona. Ma purtroppo cominciò a causare infiltrazioni che portarono danni strutturali alle case e problemi igienico-sanitari agli abitanti.
Così negli anni ’70 si decise di ricostruire il paese di sana pianta, a poche centinaia di metri da quello originario ma su un’altura, e gli abitanti vi si trasferirono.

Negli anni ’90, per non lasciare il vecchio centro in stato di totale abbandono, gli abitanti recuperarono le strade e gli edifici: oggi vi possiamo trovare un bar e alcune attività artigiane, e vi vengono svolti eventi e feste tradizionali.
Il paesino sembra uscito da un vecchio film western, con le case basse in tinte pastello, ed è un luogo davvero affascinante da visitare.

Porto Pino, spiaggia di Is Arenas Biancas

La prima spiaggia di questo viaggio è Is Arenas Biancas, anche detta Dune di Porto Pino.
Porto Pino, anch’esso nel basso Sulcis, è un’ampia baia di sabbia bianca suddivisa in spiagge con nomi diversi. La parte delle dune si trova all’estremità meridionale, in un’area inclusa nel poligono militare di Teulada. Per questo motivo, la spiaggia è accessibile solo d’estate.
Io amo particolarmente i sistemi dunari, ed ero molto curiosa di vedere queste dune bianchissime e molto alte. Ovviamente come altrove, le dune sono protette, quindi ci si può inoltrare solo per i primi metri rispetto al mare, ma non si può salire su quelle più alte.
Passiamo qualche ora a rilassarci sulla spiaggia, che si raggiunge seguendo una strada sterrata, che attraversando gli stagni, popolati da fenicotteri rosa e altre specie di uccelli, sbuca in un parcheggio privato. Da qui si prosegue a piedi per un altro pezzo fino alla spiaggia, dove sono presenti anche chioschi con servizi.
Prezzo parcheggio 7€; prezzo speciale giugno 2 lettini/ombrellone 20€.

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo il b&b scelto per la notte, in località Sant’Anna Arresi: Casa di Livia. Una bella struttura con camere b&b e appartamenti, e un bel giardino attrezzato dove rilassarsi a colazione o la sera. I proprietari, Luciana e Massimo, fantastici.

Grotte di Is Zuddas

La mattina il tempo è coperto e molto ventoso così, su suggerimento di Massimo, andiamo a visitare delle grotte che si trovano alcuni chilometri all’interno rispetto a Sant’Anna, le grotte di Is Zuddas. Sono delle grotte molto suggestive composte da cinque “sale” visitabili, per un itinerario di circa 500mt. Ogni sala si contraddistingue per diverse concrezioni, dalle classiche stalattiti e stalagmiti, a colate, cristalli e cannule, alle rare eccentriche di aragonite. Sono in particolare queste ultime che rendono questa grotta famosa in Italia.
Anche qui si accede solo con la visita guidata, si può fare il biglietto sul posto o prenotare sul loro sito, la visita dura circa un’ora e l’ingresso costa 13€.

Torre del Budello
Spiaggia di Tuerredda

Tuerredda è una delle spiagge che fin dall’inizio avevo programmato di vedere, e siccome al ritorno dalle grotte si passa per Teulada, e la spiaggia si trova giusto alcuni km a sud di quest’ultima, decidiamo di andare nonostante il vento molto forte, anche perché il cielo comunque si sta un po’ aprendo.
Questa spiaggia viene considerata una delle più belle della Sardegna, con una lingua di sabbia bianca che si protende verso il mare e i bellissimi colori della baia attorno. Per questo motivo ha l’accesso a numero chiuso, circa 1000 persone al giorno (più o meno, 700 per la spiaggia libera e 300 per i due chioschi privati che vi si trovano). Al momento non è necessario prenotare, chi prima arriva entra.


Ci sono due parcheggi, uno comunale appena fuori dalla spiaggia (10€ intera giornata, 6€ dopo le 14) e uno privato, un centinaio di metri più in là (6€ intera giornata, 3€ dopo le 14).
Dato il forte vento, un Levante a 60km/h, non abbiamo problemi ad entrare, ma purtroppo la giornata così non ci permette di goderci in pieno la spiaggia: tutti i presenti sono ammassati in una metà della spiaggia, appena un po’ più riparata, mentre sull’altro lato il vento è talmente forte che la sabbia fa male quando arriva addosso; rimaniamo comunque un paio d’ore prima di tornare indietro.

Spiaggia di Piscinnì

Lungo la strada costiera, molto bella e panoramica tra l’altro, vediamo un’altra bella cala, Piscinnì, e decidiamo di fermarci un po’ anche lì. È più riparata dell’altra, e per me la sua bellezza sta anche nel fatto che è completamente selvaggia, non ci sono chioschi né servizi di alcun tipo. Nemmeno il servizio assistenza bagnanti. Dev’essere per questo che ci vanno poche persone.
Trovo fantastico che in Sardegna ci siano ancora spiagge così, un sogno per me che vivo nel regno delle spiagge private e cementificate.

Al ritorno al b&b, stanno organizzando una tavolata numerosa con amici e ospiti della struttura, chi chiedono di unirci e accettiamo volentieri. Passiamo così una bella e piacevolissima serata a chiacchierare con sconosciuti, mangiando (e bevendo) prelibatezze locali fatte in casa.

Spiaggia di Plagemesu

Lasciamo in mattinata Sant’Anna e ci dirigiamo lungo la costa verso nord. Decidiamo di fermarci alla spiaggia di Plagemesu, che è il nome di uno dei tratti di una spiaggia lunga circa 3km che prende 4 nomi diversi. Il tempo è ancora coperto, il vento è un po’ calato ma in compenso è diventato bollente e la temperatura odierna è piuttosto alta. In spiaggia c’è poca gente, ma è una bella spiaggia chiara, molto ampia, con l’acqua trasparentissima e dai bei colori nonostante il cielo coperto. In alcuni tratti è completamente deserta. Non sarà tra le più scenografiche, ma è davvero un bel posto.
Ci sono ampi parcheggi, a pagamento i più vicini alla spiaggia e gratuiti gli altri.

Nebida

Questo è il paese che abbiamo scelto per dormire le ultime tre notti.
Arrivando dalla spiaggia di Plagemesu/Fontanamare, che dista solo pochi km, si percorre una bellissima strada panoramica a picco sul mare. Devo dire che in alcuni tratti fa davvero impressione, soprattutto percorrendola in senso inverso.
Nebida è un ex paese semplice di minatori che affaccia sul mare ma si trova in alto lungo la costa montagnosa; purtroppo vi hanno costruito alcune brutture architettoniche, ma va benissimo come base per esplorare questa zona della Sardegna. Negli ultimi anni tutta questa parte sta conoscendo uno sviluppo come zona di trekking, soprattutto perché ci passa il Cammino Minerario di Santa Barbara.
In compenso, in paese c’è una breve passeggiata ad anello, il belvedere di Nebida, che non esagero dicendo che vale da solo il viaggio fin qui. Dal belvedere si ha una visuale sulla costa che abbraccia il tratto da Fontanamare fino al faraglione detto Pan di Zucchero a Masua, con degli scenari bellissimi.

Al di sotto del paese possiamo vedere i ruderi della Laveria Lamarmora, lo stabilimento dove i metalli provenienti dalla vicina miniera venivano separati dalle pietre comuni, puliti e stoccati per il carico sulle imbarcazioni. In queste zone si estraevano principalmente piombo e zinco. Non siamo arrivate alla Laveria, ma si può raggiungere con una breve camminata, da fare con scarpe adatte.
Lungo il belvedere si trova un bar/pizzeria, 906 Operaio, dove si può cenare o sostare per un aperitivo, ma conviene prenotare.
Altri ristoranti da segnalare: Dal Capitano, e Il Giardino.

In tutto il tratto di costa compreso tra Portoscuso e Buggerru, non ci sono paesini sul mare, quindi le migliori opzioni per soggiornare sono Nebida, Bacu Abis, Gonnesa e Iglesias, quest’ultima con più strutture essendo una cittadina. Bisogna però far conto come ospitalità principalmente su bed&breakfast, e qualche raro campeggio.

Porto Flavia

Porto Flavia, sul promontorio che si protende verso il Pan di Zucchero, è considerato un monumento di archeologia industriale. Fa parte del complesso minerario di Masua, ed è una struttura che venne realizzata per il trasporto e il carico a mare dei minerali provenienti dalla miniera. Fu realizzato nel 1924, in poco meno di due anni, e all’epoca era una struttura totalmente innovativa. I minatori scavarono nella roccia due gallerie sovrapposte, di circa 600mt, dove venivano trasportati e stoccati i minerali, in attesa di essere caricati sul piroscafo che li portava poi in Belgio (la miniera era di proprietà belga).
I tunnel sbucano su una parete rocciosa a picco sul mare, da dove nell’epoca della sua attività, tramite un nastro trasportatore i minerali venivano caricati sulle navi.
Porto Flavia si può visitare solo con visite guidate. L’ingresso costa 10€ e il biglietto si può fare direttamente sul posto, o prenotando sul sito dedicato. Al momento si può visitare solo la galleria superiore; non sono ammessi visitatori in costume e ciabatte.

Cala Domestica

Dopo la visita a Porto Flavia, che dista circa 6km da Nebida, torniamo sulla strada principale e proseguiamo verso nord per altri 11km, in direzione di Cala Domestica.
Questa bella spiaggia è racchiusa in una stretta e profonda insenatura con alte falesie di roccia. Ha la sabbia dorata che nella parte più interna forma delle dune, e ha acque cristalline. Vi si trovano anche resti di passate attività minerarie, come ruderi di edifici e gallerie scavate nella roccia.
Da una di queste gallerie si accede a un’altra spiaggetta più piccola, detta La Caletta.
La spiaggia è ben servita, con un ampio parcheggio (5€ intera giornata) e due chioschi con bar e lettini.
Una delle cose che me l’ha fatta particolarmente apprezzare, è il suo isolamento: l’essere completamente circondati da natura per chilometri.

A un certo punto del pomeriggio, abbiamo visto cominciare ad arrivare un po’ di tipi, principalmente tedeschi e nordeuropei, capelloni e molto tatuati. Man mano che passava il tempo ne arrivavano sempre di più, con casse piene di cose e borsoni frigo. Sembravano usciti da un concerto di metal anni ’90. Quando abbiamo visto arrivare un trattore che scaricava dei grossi altoparlanti, abbiamo capito che doveva esserci qualche concerto o cose simili. Il barista del chiosco mi ha confermato che c’era un evento, il Duna Jam Festival. A quel punto abbiamo deciso di restare in spiaggia fino all’inizio del concerto. Arrivava sempre più gente, e nel frattempo montavano il “palco”.
Siamo rimaste fino a poco dopo le 20, quando il primo gruppo aveva cominciato a suonare. La spiaggia era gremita di gente seduta su teli, con birre e tutto il resto, giovani e meno giovani. Sembrava una specie di Woodstock dark-metal.
Una giornata inaspettata. Abbiamo poi verificato che il Duna Jam è una sorta di festival itinerante “privato” che si svolge da anni in Sardegna su spiagge diverse, e che le persone vengono a sapere dove si svolge solo la mattina stessa dell’evento. Un po’ come i vecchi rave party.

Iglesias

La penultima mattina, col cielo ancora coperto, decidiamo di fare una passeggiata a Iglesias, che da Nebida dista una quindicina di chilometri. Il centro storico del paese è grazioso e addobbato con ombrelli appesi sulle stradine, da sembrare un cielo colorato. Appare abbastanza curato e vivace. Tutto intorno al paese è pieno di vecchi imponenti impianti minerari, alcuni dei quali sono visitabili. D’altronde tutta questa zona del Sulcis Iglesiente era il cuore dell’industria mineraria sarda. Qui intorno si estraevano principalmente i minerali che compongono piombo e zinco, mentre poco più a sud, nella zona di Carbonia, estraevano il carbone.

Spiaggia di Masua

Dopo la visita a Iglesias, ci dirigiamo di nuovo al mare, stavolta nella piccola baia dove si trovano le spiagge di Porto Cauli e Masua. C’è vento, ma la spiaggia è abbastanza riparata. Di fronte a Masua c’è il grande faraglione chiamato Pan di Zucchero, un’enorme formazione calcarea che è diventata simbolo della costa di Iglesias. Avremmo voluto fare una gita in barca per vederlo da vicino ma oggi il mare è un po’ mosso e le escursioni non partono proprio.
La spiaggia è carina, e anche qui vi sono i resti delle vecchie miniere. Inoltre, per gli amanti del trekking, c’è un sentiero chiamato “miniere nel blu” che collega Masua con Cala Domestica. Non lo abbiamo percorso, ma so che ci sono delle viste straordinarie sulla costa e sul Pan di Zucchero stesso. Devo dire che tutto questo tratto di costa è davvero spettacolare, e allo stesso tempo poco frequentato (perlomeno in giugno) perché abbastanza ripido e roccioso.
La spiaggia ha un parcheggio comunale che costa, credo, 6 euro al giorno, mentre finito quello a pagamento ci sono altri parcheggi gratuiti.

Al ritorno a Nebida, riusciamo finalmente a vedere un bel tramonto dal belvedere, perché il vento sta girando e schiarendo un po’ il cielo.

Buggerru

L’ultimo giorno decidiamo di partire la mattina direttamente per raggiungere la costa est, abbiamo il traghetto da Olbia la sera. Invece che rientrare subito sulle strade interne, da Nebida riprendiamo la strada costiera verso nord per raggiungere Buggerru, un paesino sul mare dove però non ci fermiamo, facciamo solo una breve sosta su un belvedere per ammirarlo dall’alto. Anche qui la strada regala dei bei panorami, e la percorriamo verso Portixeddu, trovandoci ad un certo punto davanti agli occhi la bellissima vista di San Nicolao, una bella spiaggia con dune dove con le giuste condizioni si può anche fare surf. Purtroppo non troviamo un punto dove fermarci a fotografare, e proseguiamo fin quasi a Portixeddu, dove la strada piega definitivamente verso l’interno.

Buggerru
Cala Brandinchi (San Teodoro, costa est)

Di Cala Brandinchi avevo visto qualche foto, ma abbiamo scelto di fermarci a passare qualche ora qui principalmente perché è a due passi da Olbia, così da poter poi andare direttamente al porto. Scopro poi per caso che invece è considerata una delle spiagge più belle d’Italia, tanto che anche qui hanno messo l’ingresso a numero chiuso, su prenotazione, e con pagamento simbolico di 2€ (per i visitatori occasionali).
Ci arriviamo verso le 15 dopo aver attraversato l’isola da ovest a est. Si è alzato un forte vento di maestrale, che rende il cielo limpidissimo e i colori di questa spiaggia fenomenali. Di gente ce n’è tanta, anche perché è sabato, ma probabilmente a causa del vento non c’è il pienone. Anche perché, immagino, l’ingresso contingentato serve proprio per mantenere un numero di persone sostenibile e non devastare questo gioiello.
Indiscutibilmente, è una bellissima spiaggia, ma io credo che debba la sua fama non solo alla bellezza, ma anche al fatto di trovarsi tra San Teodoro e Olbia, in una delle zone in assoluto più turistiche dell’intera isola. Inoltre è facilmente raggiungibile in macchina, ha degli ampi parcheggi (comunali, 2 euro l’ora), ed ha l’acqua bassa, cosa che la rende idonea per le famiglie con i bambini che ancora non sanno nuotare.
Per prenotare Santeodorospiagge.it

Conclusioni

Questo viaggio nel Sulcis Iglesiente mi ha permesso di conoscere una Sardegna completamente diversa da quella della parte a Nord e a Est. Selvaggia, montagnosa, più verde di quanto immaginassi. Poco affollata, ma questo probabilmente è anche dovuto all’essere qui a metà giugno. Accogliente e ospitale. Lontana. Bellissima.
Certo, una settimana è davvero poco, per quante cose ci sarebbero ancora da vedere qui: in primis, le due isole di San Pietro e Sant’Antioco, ma ancora grotte e nuraghi, chiese romaniche, impianti minerari, vecchie tonnare, siti archeologici romani.
Mi ha dato la sensazione, ma potrei sbagliare, di essere ancora un posto “per pochi”: non per il turismo di massa, troppo lontana dai porti principali (anche se non troppo distante da Cagliari) e dai luoghi ormai invasi da strutture turistiche; allo stesso tempo non esclusiva, da ricchi, come la Costa Smeralda. Anzi, come costi è ancora piuttosto contenuta. Un posto dove ci vai perché ci vuoi proprio andare, non perché ci vanno tutti o perché ci si capita di passaggio.
Questo articolo vuole essere non solo un racconto delle mie esperienze, ma una piccola guida per chi volesse organizzare un itinerario da queste parti.

Alessandra


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