Camino de Invierno, diario di una pellegrina solitaria
dal 4 al 15 settembre 2024
Il Cammino d’Inverno, o Camino de Invierno, è uno dei percorsi ufficiali che conducono a Santiago de Compostela, e parte dalla città di Ponferrada nella regione di Castilla y León.
Si sviluppa per circa 264km, seguendo un tracciato situato a sud del più celebre Cammino Francese.
Questo itinerario nacque come variante invernale del cammino Francese, scelto dai pellegrini che, nei mesi più freddi, desideravano evitare i tratti montuosi e innevati della zona di O Cebreiro.
Nel 2016 è stato riconosciuto come cammino ufficiale, valorizzando territori di grande bellezza e varietà paesaggistica come la regione del Bierzo, la valle del Río Sil, la valle del Río Miño e la splendida area della Ribeira Sacra.
Presso la località di A Laxe – Lalín, il Cammino d’Inverno confluisce nel cammino Sanabrese per le ultime tappe fino a Santiago.
Il tracciato del Cammino d’Inverno si snoda attraverso vallate silenziose, dolci colline, vigneti, corsi d’acqua e borghi semi abbandonati, offrendo paesaggi davvero suggestivi.
Dal punto di vista tecnico, presenta molti dislivelli, ma mai troppo estremi: per questo è spesso consigliato a chi ha già un po’ di esperienza a piedi, ma può essere affrontato anche come primo cammino, con un minimo di preparazione.
Tra i numerosi cammini che portano a Santiago, questo è ancora relativamente poco frequentato. Di conseguenza strutture ricettive, bar, ristoranti e negozi di alimentari non si incontrano spesso, tranne che nei centri abitati più grandi. Alcune tappe di oltre 20km non hanno alcun servizio, ad eccezione di qualche fontana e del buon cuore degli abitanti, che in alcuni punti lasciano cesti di frutta, merendine e bibite per i pellegrini di passaggio.
È quindi fondamentale organizzare ogni tappa con attenzione, facendo eventualmente la spesa in anticipo per cena, colazione o pranzo.
Per l’organizzazione, i percorsi, e informazioni aggiornate su dove dormire, mangiare ecc. nei cammini, faccio sempre riferimento al sito gronze.com
Per raggiungere Ponferrada da Roma, ho preso il volo diretto Ryanair su Oviedo; da lì ho raggiunto in treno León, dove ho fatto una breve passeggiata, prima di prendere un pullman fino a Ponferrada.
Al ritorno, da Santiago ho preso il treno fino a Madrid Chamartin, da dove con la metro ho raggiunto l’aeroporto per il volo verso Roma.


Ho suddiviso il cammino in 12 tappe, e quello che segue è il mio racconto scritto sul momento, tappa per tappa.







Tappa 1, da Ponferrada a Villavieja
16km + deviazioni + 4km visita al castello di Cornatel
Il mio Cammino d’Inverno comincia con una bella tappa, tra bosco e vigneti, con saliscendi poco impegnativi fino alla salita -tosta- per Villavieja. È stata una giornata dal clima spettacolare.
Si attraversano alcuni paesini con pochi servizi, bisogna quindi approfittare quando si trova un bar.
Merita una menzione speciale l’ostello municipale di Villavieja: bello, nuovo, pulito. Ha una bella sala con tavoli e divani, la cucina attrezzata, frigo, lavatrice e asciugatrice, lenzuola e asciugamani a disposizione. Ha una unica camerata da 16 al piano superiore con due bagni (per uomini e donne), più un bagno comune al piano terra, e il Wifi.
Però bisogna venire muniti di cibo per la cena e la colazione, perché il paesino è minuscolo e non c’è assolutamente nulla.
Nel pomeriggio, dopo un breve riposino, sono andata a visitare il vicino Castello di Cornatel.
Il percorso















L’ostello


Castello di Cornatel





Tappa 2, da Villavieja a Puente de Domingo Florez
Circa 19/20km, più allungo nel parco di Las Médulas
Partendo dall’ostello di Villavieja, si percorre circa 1.5km nel bosco per poi sbucare sull’asfalto al castello di Cornatel. Si prosegue principalmente in discesa sull’asfalto fino a superare Borrenes, dopodiché si rientra sullo sterrato, attraversando un bel tratto di macchia con bei panorami. Poco prima di Las Médulas si torna sull’asfalto, e finalmente (dopo 12km dalla partenza) si trovano alcuni bar.
A questo punto decido di uscire momentaneamente dal cammino e inoltrarmi nel parco di Las Médulas, arrivando prima alla Cuevona, poi al mirador de Orellan (con una ripida salita) dove si possono ammirare bellissimi scorci di quest’area. Infine al mirador de las Pedrices (tutto questo giro sono circa 6km), da cui poco più avanti mi riallaccio al cammino, che prosegue praticamente tutto in discesa su comodo sterrato fino a Puente.
Tappa molto bella e non particolarmente impegnativa, costituita per la maggior parte da dislivelli morbidi, eccetto qualche strappetto breve in salita.
Dormo all’Hostal La Torre, tipica pensione da incrocio stradale con benzinaio, molto semplice, però ha bar e ristorante, camere singole a prezzo pellegrino, con bagno in comune ma con doccia e lavandino in camera. L’hostal si trova poco fuori dal paese, ma da lì ci si riallaccia al cammino in poche decine di metri.





Las médulas





Las Médulas, nei pressi dell’omonimo villaggio, è un parco naturale, oggi incluso tra i patrimoni UNESCO.
Si tratta delle più importanti miniere d’oro dell’impero Romano, che furono scavate dal I sec. d.C. e in cui l’estrazione del prezioso metallo proseguì per circa due secoli.
Usavano una tecnica particolare, detta ruina montium, che consisteva nello scavare profondi cunicoli nelle montagne, per poi riempirli d’acqua e, sfruttando la pressione di questa, spaccare le montagne per far uscire l’oro allo scoperto.
Oggi rimane questo paesaggio estremamente affascinante, fatto di picchi di argilla rossa immersi in fitte foreste di castagni.
Uno dei punti migliori per ammirare il paesaggio di Las Médulas è il Mirador de Orellan.
Tappa 3, da Puente de Domingo Florez a A Rúa de Valdeorras
30.5km, 10 ore
Tappa impegnativa, principalmente per la lunghezza, i dolori muscolari, e per la pioggia insistente sotto la quale ho camminato gli ultimi 4km.
Il percorso in sé non presenta dislivelli particolarmente duri, e gli ultimi 12km tra O Barco e A Rúa sono tutti in piano, anche se praticamente tutti su asfalto.
La prima metà abbondante della tappa è molto bella con bei paesaggi lungo il fiume. Uscendo da Puente si lascia la regione di León e si entra in Galizia.
Ho camminato quasi l’intera tappa in compagnia di Natale, un pellegrino italiano conosciuto il primo giorno.
Pernottamento all’ostello a donativo di A Rúa: nuovissimo, aperto a marzo ’24. Cena e colazione comunitaria preparata dagli hospitaleros, in compagnia degli altri pellegrini presenti.. Pulito, buono, però forse ancora poco organizzato: mancano alcuni dettagli.















Tappa 4, da A Rúa de Valdeorras a Quiroga
Circa 27.5km.
Stamattina io e gli altri ospiti dell’ostello siamo partiti tardi, aspettando che spiovesse. La tappa è stata lunga e dura, a causa degli innumerevoli saliscendi – anche se comunque fattibile. Ho accusato più che altro i tanti chilometri percorsi su asfalto.
Dal punto di vista paesaggistico, però, è stata una tappa spettacolare: il fiume Sil, che scorre sulla sinistra per quasi l’intero percorso, regala bellissimi scorci.
Si cammina per parecchi tratti nei boschi profumati di conifere e eucalipti, e gli ultimi chilometri scorrono tra i vigneti. Da metà mattina in poi il cielo si è aperto ed è uscita una bellissima giornata.
Durante il percorso non ci sono praticamente servizi, così gli abitanti di alcuni minuscoli paesi hanno creato dei semplici punti ristoro con ceste di frutta, succhi, caffè, in cambio di un piccolo contributo.
Si può anche timbrare la credenziale.
A Montefurado una signora ci ha (ero con altri 3 pellegrini, incontrati sul percorso) aperto e mostrato la chiesa della piazza, dandoci informazioni sulla zona, e anche lei ci ha timbrato la credenziale
Pernottamento all’hostal Quiper, in centro: mi sono concessa una comoda camera singola, carina e pulita.




















Tappa 5, da Quiroga a A Pobra do Brollón
23km
Tappa più corta delle precedenti ma comunque impegnativa.
La giornata comincia con una fitta nebbia, si cammina per i primi 9/10km in costante salita (di cui, i primi 6.5 su strada, con zero traffico). Quando la salita è quasi al termine, si alza anche la nebbia ed esce fuori una giornata splendida, soleggiata ma non particolarmente calda. Comincia una lunghissima discesa, non ripida, dove riesco ad andare molto veloce. Il percorso attraversa tratti di prati e di bosco, a volte totalmente sotto al sole. I paesaggi intorno sono molto belli.
Anche questa tappa non presenta servizi: il primo minuscolo centro abitato è Carballo de Lor, dopo circa 12km. Qualcuno ha messo una cesta con delle merendine. C’è anche una panca e delle sedie per riposarsi un momento, e una fonte di acqua potabile. Un’altra fontanella si incontra a poca distanza, superato il ponte medievale e vicino al cimitero. Lì comincia una ripida ma fortunatamente breve salita, che poi si trasforma in un lungo tratto pianeggiante. L’asfalto si ritrova direttamente a Castroncelos, quando mancano ormai 2km al termine.
L’ostello municipale di A Pobra è nuovo (aperto nel 2023), e costa poco più che un normale municipale perché è gestito da privati. Ben organizzato, pulito, fornisce coperte, lenzuola in cotone e asciugamani. Su richiesta si possono ordinare cena e colazione, ha due camerate per un totale di 36 posti, e bagni separati per donne e uomini; wifi.











Tappa 6, da A Pobra do Brollón a Fion (Vilariño)
quasi 30km
Teoricamente questa sarebbe una tappa breve – 12km – fino a Monforte de Lemos; ho deciso invece di proseguire oltre, per poter accorciare la tappa di domani, che è una tappa molto dura.
Da A Pobra a Monforte sono 12km facili su sterrato, tra campi e bosco, con una sola salita e discesa fattibili. Bel percorso.
Mi sono fermata quasi due ore a Monforte per uno spuntino e una passeggiata (lasciando lo zaino all’ufficio del turismo); a Monforte saluto Natale che ha deciso proseguire per una tappa lunghissima.
Uscendo da Monforte i primi chilometri sono tutti su asfalto, un po’ noiosi, finché si ricomincia a salire, su una salita costante ma morbida, tra campi e allevamenti, con bei panorami. Poco prima di Piñeiro si torna su sentieri, quasi sempre in salita, fino a Camiño Grande, dove si riprende l’asfalto; a quel punto ero quasi arrivata (distrutta, nonostante la tappa meno impegnativa come dislivelli).
Mi sono fermata a dormire a Torre Vilariño, un agriturismo con ristorante, un po’ rustico ma molto carino, ovviamente con prezzi superiori a un ostello.
Ma va bene così, in questo momento guardo più alla suddivisione equilibrata delle tappe, non saranno i 10/15 euro in più a rovinare l’esperienza.
Tra l’altro, arrivata qui, ho trovato un gruppo di spagnoli con chitarre che stavano cantando e festeggiando, e che mi hanno invitata a bere con loro la tipica queimada galiziana.
Essendo io viaggiatrice prima che pellegrina, non è strano che mi trovi in queste situazioni, e mi faccio coinvolgere con piacere.
Comunque, ho superato metà cammino!











La queimada

La Queimada (che significa “bruciata”) è un’antica bevanda alcolica tradizionale della Galizia. Si tratta di una bevanda a base di aguardiente, zucchero, scorze di limone o arancia e chicchi di caffè, che viene bruciata durante la preparazione e servita calda. Il liquore, insieme agli altri ingredienti, viene posto in un recipiente di terracotta: alla miscela viene poi dato fuoco in un mestolo che viene usato per rimescolare la miscela nel contenitore principale, in modo che prenda fuoco tutta. Viene poi spenta ponendo un coperchio, e servita calda nelle apposite tazze di terracotta.
Alla preparazione della queimada è legato un rituale: si recita un incantesimo mentre la bevanda viene fatta bruciare, per richiamare le streghe galiziane. Questo antico rituale viene spesso associato a feste e celebrazioni, come ad esempio la notte di San Giovanni.
Tappa 7, da Fión a Chantada
16km.
Inizialmente l’idea era di allungare di alcuni chilometri questa tappa, ma ho poi preferito fermarmi a Chantada, per riposarmi un po’ in vista della tappa di domani.
Stamattina sono partita tardi, aspettando che facesse completamente giorno. In pochi minuti ho raggiunto il Mirador Cabo do Mundo, dove si vede un bel panorama su un’ansa del fiume Miño. Il percorso prosegue su asfalto in leggera e costante discesa fino alla chiesetta romanica di Diomondi, sede anche di un ostello municipale. Da lì comincia la ripida discesa per arrivare al fiume. Da come ne avevo sentito parlare, immaginavo una cosa tipo la direttissima del Circeo, invece è abbastanza agevole, l’ho fatta senza i bastoncini. Credo che con la pioggia vada fatta con molta attenzione.
Arrivata a Belesar, superato il fiume, comincia la ripida salita, più dura nella seconda parte che nella prima. Finita la salita, si ricomincia a scendere dolcemente fino a Chantada. C’è un bar/ristorante a Belesar, e un paio di cantine alla fine della prima salita, di cui una aperta solo nel fine settimana.
In questa zona, lungo le sponde scoscese del Rio Miño, viene coltivata l’uva su ripidi vigneti a terrazza, che in alcuni casi sembrano sfidare la forza di gravità: siamo in quella che è chiamata Ribeira Sacra, una delle più importanti zone vinicole della Spagna.
Chantada è carina, la classica cittadina galiziana con le case e i portici in granito.
Dormo all’albergue Dpaso, accogliente e organizzato, moderno, dove ritrovo alcuni pellegrini già incontrati nei giorni scorsi, e che diventeranno gli amigos: Juan Carlos, un anziano signore argentino, e i due spagnoli Julio e José.











Tappa 8, Chantada – Rodeiro
27km
In questa tappa impegnativa, si sale sul punto più alto di questo cammino, il monte Faro, a 1150mt.
Fino all’ottavo chilometro, dove si passa per Penasillas, la salita è morbida. Qui c’è un bar, dove conviene fermarsi per una pausa, perché poi non c’è più niente fin quasi alla fine. Dopo Penasillas, per circa 5km si sale molto più ripidamente. Partita con una giornata grigia, man mano che si saliva aumentava la nebbia. In cima al monte c’è una chiesetta, e da lì nelle giornate limpide c’è una bellissima vista panoramica su buona parte della Galizia. Ma nel mio caso, con la nebbia, non si vedeva nulla. Scendendo, ha anche piovuto un po’. La discesa passa accanto al parco eolico della zona. È stata parecchio stancante. In questa zona, si passa dai vigneti ai campi di mais.
Ho dormito all’albergue Carpinteiras, praticamente l’unico del paese, dove di conseguenza ci siamo ritrovati con tutti gli altri, pochissimi, che sono sul cammino contemporaneamente a me.







Tappa 9, da Rodeiro a Lalín
23km
Oggi sarebbe stata una tappa molto bella, tutta nel verde tra boschi e campi coltivati su belle colline.
Il percorso con tratti in piano e lievi saliscendi, tranne per qualche breve salita un po’ più ripida, è quasi tutto su comodi sentieri o strade sterrate, quindi molto godibile. Peccato per la pioggia che è durata per tutto il percorso, e siccome questa tappa non presenta praticamente servizi, ho potuto fermarmi solo a metà, dove qualcuno in un portone ha messo un tavolo con delle sedie e un distributore automatico. Per il resto ho camminato senza fare soste, perché con il terreno bagnato non ci si poteva fermare da nessuna parte. Menomale che oggi ho cominciato a sentirmi un po’ più in forma, negli altri cammini al terzo/quarto giorno stavo bene, stavolta ho dovuto aspettare il nono. La stanchezza degli ultimi mesi, unita alla mancanza di allenamento, hanno fatto la differenza.







All’arrivo, una volta sistemata all’ostello, sono andata a pranzo con due dei miei amigos.
Oggi ho fatto poche foto, pioveva e non potevo tirare fuori il telefono. Ma vi condivido le foto del pranzo, il “cocido de Lalín”, un piatto tipico a base di maiale cucinato in qualsiasi modo: tutta quella roba (oltre al brodo iniziale, e al flan incluso coi dolci) è per tre persone…


A Lalin si trova anche un’officina di accoglienza al pellegrino dove il gentilissimo Daniel crea un bellissimo timbro artistico e personalizzato sulla credenziale.
Tappa 10, da Lalín a Silleda
16.5km circa
Finalmente è tornato sole, anche se la mattinata è un po’ freddina. Al gruppo si è unita un’altra spagnola, Monica, con cui cammino per parte di questa bella tappa, che attraversa campi coltivati e boschi (solo in uscita da Lalín e in entrata a Silleda si passa per qualche breve tratto di zona industriale).
Dopo circa 6km, a A Laxe, il cammino di Invierno confluisce nel Sanabrese. C’è qualche pellegrino in più in questi ultimi 2 giorni, ma siamo sempre pochi.
Il percorso è abbastanza semplice, in leggera discesa fino al ponte di Taboada, intorno al dodicesimo km, poi in leggera salita fino alla fine. Sono comunque arrivata un po’ stanca.
Mancano 40km a Santiago!
Rispetto alle altre, in questa tappa si incontrano vari bar dove fermarsi.
A Silleda c’è un ostello municipale, dove si fermano i miei amici, e un paio di altri ostelli tra cui Albergue Trabazo, dove mi fermo io, comodo e spazioso; sono sola in una camerata da 8, e solo un’altra camera è occupata da una coppia di italiani.









Tappa 11, la penultima!
Da Silleda a Outeiro, circa 27km
Stamattina è di nuovo una bella giornata, e la temperatura rispetto a ieri si è anche alzata. La tappa scorre tra campi e boschi, con un po’ più di asfalto rispetto a ieri, e ogni tanto si passa in qualche paesino con bar. Oggi ho anche camminato parecchio con gli altri pellegrini conosciuti nei vari giorni, e quando siamo arrivati a Ponte Ulla, dopo poco più di 20km, ci siamo fermati a pranzo tutti insieme.
Io inizialmente avevo pensato di rimanere lì a dormire, poi ho deciso di proseguire insieme agli altri fino a Outeiro, dove c’è un ostello dello stato.
Abbiamo dovuto fare la spesa per la cena prima di ripartire da Ponte Ulla, perché a Outeiro c’è solo l’ostello e niente altro.
Tra l’altro, nella cucina dell’ostello non c’è alcun tipo di stoviglia o attrezzatura, non si capisce a cosa serva la cucina. Per il resto, è un bell’ostello.
E domani Santiago!










Tappa 12, da Outeiro a Santiago
circa 17km
Parto alle prime luci del giorno, fa fresco. La tappa si snoda tra campi di mais e boschi, attraversa qualche piccolo centro abitato, ma già si percepisce la vicinanza alla città. Dopo circa 10km mi fermo a fare colazione a Deseiro, dove rincontro alcuni compagni di cammino. Proseguo poi da sola, oggi la fatica si sente meno, nascosta dall’adrenalina dell’arrivo.
Fa un certo effetto, alla periferia della città, passare sul ponte che sovrasta la ferrovia, nel punto in cui nel 2013 ci fu un disastroso incidente ferroviario…
Faccio un’ultima sosta spuntino quando sono praticamente già in città, per poi cominciare la lunga salita fino alla cattedrale.
Nonostante sia la seconda volta che arrivo a Santiago a piedi, l’emozione all’arrivo in piazza è grande: ero partita con tanti dubbi sul farcela o meno, e invece ce l’ho fatta!
Il mio primo cammino intero si conclude qui…
Al mio arrivo trovo ad attendermi Natale, che è arrivato il giorno prima, mentre nel primo pomeriggio arrivano anche gli altri miei compagni di cammino, con cui trascorrerò sia il pranzo che la cena.











Cammino d’Inverno, the day after
Oggi sono venuta a fare un giro a La Coruña, non potevo lasciare la Galizia senza rivedere l’oceano. Mentre faccio uno spuntino e bevo una birra fresca, rifletto sul cammino appena concluso.
È stato un cammino molto bello e a tratti per me molto duro, pieno di saliscendi. Quasi interamente in mezzo alla natura, molto panoramico: dalle miniere d’oro degli antichi romani di Las Medulas ai vigneti del Bierzo e della Ribeira Sacra; dalla valle del fiume Sil alle gole del Rio Miño, attraverso campi di mais e allevamenti, e poi boschi, castagneti, pinete e boschi di profumatissimi eucalipti. Con molti tratti su asfalto, ma in minima parte su strade statali noiose. Camminando con pioggia, vento e nebbia, ma soprattutto tanto sole. Tra ostelli anche basici e alberghetti un po’ più comodi, attraversando paesini minuscoli e spesso semi abbandonati, e qualche cittadina un po’ più grande, con alcune tappe dove non c’era quasi nulla per tutto il tragitto.
Mangiando tanta frutta diversa e buonissima raccolta direttamente dai rami. In solitudine e in compagnia, e solidarietà. E in alcuni luoghi, la gentilezza dei paesani che lasciavano cesti di frutta e altri piccoli gesti di conforto. Mi hanno accompagnato una fastidiosa tallonite, e lo zaino che a volte avrei voluto bruciare.
Tutto per arrivare in quella piazza magica, dove l’emozione che si prova è difficile da spiegare a chi non l’ha mai fatto, ma che chi l’ha fatto può capire perfettamente.
Sono tanti i percorsi che conducono a Santiago: il cammino d’Inverno è a mio parere molto bello sia dal punto di vista paesaggistico, sia da quello umano: essendo ancora poco frequentato dai pellegrini, si crea una particolare solidarietà con i pochi che si incrociano sulla strada. Mi sento assolutamente di consigliarlo, anche perché la sua lunghezza consente di farlo con le classiche due settimane di ferie.
Lo rifarei? Si, senza alcun dubbio.
Hasta Santiago





Ultimo aggiornamento 19 Settembre 2025 da cipiaceviaggiare
Scopri di più da CiPiaceViaggiare
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.



Che bello rivederti Alessandra ! Grazie per le meravigliose immagini e per il tuo sorriso ! tornero’ e ritornero ancora qui ; la bellezza della natura che tu cogli nel meglio mi affascina … ho salvato una foto per me Grazie !
Il tuo ritorno su WordPress mi ha fatto scoppiare il cuore dalla gioia! 🙂
ma dai, grazie! ogni tanto riesco ad aggiornare 🙂
Grazie a te per la risposta! Colgo l’occasione per consigliarti questo splendido film: https://wwayne.wordpress.com/2019/06/01/in-viaggio-verso-te/. Per noi amanti dei viaggi è davvero imperdibile. L’hai già visto?