60 notti in Asia
(racconto di viaggio dal 28 novembre al 28 gennaio di Roberto Buracchini)
Dopo 11 ore di volo e 4 di sosta presso l’aeroporto della città El Cairo, raggiungiamo con Egypt Airlines la capitale della Thailandia alle ore 13.45.
Come già stabilito precedentemente, decidiamo di allontanarci subito dalla megalopoli. Prendiamo un bus per il centro città (150Bth) e dopo aver assaporato un po’ del caos cittadino con un tùk-tùk la stazione dei treni Hualamphong. La situazione è molto tranquilla, non è certamente la stessa situazione che abbiamo trovato a Nuova Dheli lo scorso viaggio. Arriva subito una gentilissima signorina porgendoci la tabella degli orari dei treni da consultare e ci invita a comprare il biglietto per Ayuthaya presso gli sportelli autorizzati sotto la vetrata. Ben organizzati!!!!
Il biglietto del treno costa poco più di 10 centesimi di euro, in Italia non sarebbero bastati neppure per l’inchiostro del biglietto. Primo incontro con il cibo, facciamo pranzo con una porzione abbondante di involtini primavera accompagnati con una dolce salsa e allo stesso tempo ben piccante. Tutto accompagnato da una bottiglia di acqua. Finalmente lasciamo la città, le piccole baracche situate lungo fiume prendono pian piano il posto dei grattaceli di Bangkok e le risaie, prendono quello dell’asfalto cittadino. Uomini scalzi e seminudi lavorano i campi coltivati a riso, immersi quasi sino ai fianchi, nell’acqua giunta in gran quantità fino a poche settimane fa grazie a una ricca stagione monsonica. Scendiamo dal treno e con un breve tragitto in barca attraversiamo il fiume per raggiungere il nostro primo alloggio thai. Non è certamente tra i più economici; la camera doppia con bagno interno e televisione ci costa appena 350 Bth (7€) e l’accoglienza è deliziosa e soprattutto c’è una doccia calda che ci aspetta dopo il lungo viaggio.
Ayuthaya 30 novembre
Come al solito il fuso si fa un po’ sentire appena arrivati e come accade spesso, perdiamo durante la notte almeno un paio di ore di sonno. Rimaniamo svegli a giocare a carte, ben custodite nella loro scatolina comperate lo scorso anno a Varanasi. Per fortuna durante il gioco ci sorprende il sonno e ci svegliamo al mattino, anche se di buon’ora; recupereremo in seguito.
A vedere la nostra albergatrice, sembra di essere arrivati in un qualche paese scandinavo. La signora ha una grossa sciarpa di lana al collo e una addirittura avvolta sulla nuca. Poi una grossa felpa di color rosso la protegge dal freddo infernale, come lo definisce lei.
Io mi vergogno un po’, sono scalzo, con una maglietta a maniche corte e un paio di bermuda, per fortuna mi accorgo subito che è solamente un modo diverso di interpretare la parola Freddo. Magari fosse tutto il giorno così con questo mite clima mattutino; l’afa e il caldo cittadino thailandesi fa molto presto a giungere e visitare le rovine dell’antica città diventa molto stancante.
Lungo il fiume per fortuna, una serie di bar ci invitano a fermarsi e a bere qualcosa o magari a mangiare qualche specialità del posto per reintegrare le forze. La città di Ayuthaya è molto tranquilla, il traffico non è certamente quello di Bangkok e si può tranquillamente passeggiare lungo le sue strade, con pieno appagamento della vista. Ottima visita al parco storico della città, con bellissimi templi e un paio di enormi Buddha ai quali si recano centinaia di pellegrini per la preghiera giornaliera. Cena il riva al fiume presso il mercato notturno, con un piccantissimo piatto a base di pesce e soprattutto CHILI…
Piccantissimo!
Sukhothai 01 dicembre
L’idea di prendere il treno delle 9.45 si è rilevata una scelta non troppo economica. Infatti, dopo aver raggiunto la stazione, ci siamo accorti che il treno in direzione nord, l’espresso n°9, ha un costo che più o meno si aggira al nostro budget quotidiano. L’alternativa sarebbe quella di aspettare le 18.30 ma noi decidiamo di fare questa grande spesa e saliamo sul treno con capolinea Phitsanulok. Il viaggio perlomeno è piuttosto confortevole, con tre carrozze di 1^ classe e una cara signorina vestita di un completo grigio che ci accoglie porgendoci un’ottima colazione.
Le verdi risaie ci accompagnano per tutto il viaggio ad eccezione delle zone in prossimità delle piccole stazioni ferroviarie, le quali attraversiamo pian piano, senza dare modo ai passeggeri seduti lungo i binari di salire sull’espresso. La nostra meta viene raggiunta in circa 3 ore dopo 3 brevi soste su tutto il tragitto. Intanto, prima di scendere alla stazione la dolce signora in completo grigio torna nuovamente per porgerci uno squisito pranzo a base di riso e pollo. Niente male queste ferrovie thai. Dalla stazione dei treni raggiungiamo la stazione dei bus condividendo un tùk-tùk con due ragazzi tedeschi, freschi di un bel viaggio di 4 mesi in India.
A questo punto mi torna alla mente il periodo in cui ho fatto il militare. Ricordo quando il mio ufficiale mi obbligava a riscaldare i motori diesel dei mezzi di trasporto, per almeno 15 minuti in modo da non rovinare l’autoveicolo. Qui in Thailandia, sicuramente gli autisti hanno avuto un insegnante ben più rigido del mio caro maresciallo. Il vecchio motore diesel del nostro bus viene acceso alle 13.45, ma la retromarcia per partire e quindi iniziare il nostro viaggio verso Sukhothai, sarà inserita solo 45 minuti più tardi. Un’attesa calda e umida che sicuramente riscalda molto bene il motore di questa vecchia carcassa. E meno male che non è freddo, chissà quanto sarebbe durato il riscaldamento dei motori!! Il prezzo per raggiungere Sukhothai è di poco più di 50 centesimi di euro per un tragitto di circa un’ora e mezzo.
Nuova meta e nuovi mezzi di trasporto. Questa volta ad accompagnarci all’hotel è una speciale moto con 2 ruote anteriori sopra le quali sono disposte due colorate e comode panche con morbida pelle dove sedersi. Il conducente non parla inglese ovviamente, ma con un grandissimo stupore, la parola TOMORROW pronunciata casualmente da Elisa, sarà sufficiente per trovarsi il conducente il mattino dopo di fronte al nostro alloggio; per portarci chissà dove!!
Sukhothai 02 dicembre
Dopo esserci liberati facilmente del nostro carinissimo tassista che aveva interpretato male le parole di Elisa del giorno precedente, raggiungiamo la fermata dei bus che conducono alle rovine della vecchia città, una volta ricca e potente. Abbandoniamo quindi lentamente la città per raggiungere l’entrata del parco storico, dove ci attendono centinaia di biciclette pronte ad essere noleggiate per la visita al complesso, composto da ben 21 siti archeologici.
Il costo del nolo è solo di 20 Bth e si rileva un’ottima scelta da non tralasciare, proprio per poter visitare tutti i luoghi del parco dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Ci dirigiamo verso nord e ci addentriamo nella vegetazione per avvistare le prime rovine di un tempio. Sarà il primo di una lunga serie che però non stancheranno la nostra vista.
Il parco è circondato da laghetti e fossati, ben decorati da migliaia di ninfee che galleggiano sulla superficie. I nostri occhi vengono appagati da tutto il complesso ma la vista del Buddha del Wat Si Chum ci lascia a bocca aperta. Per fortuna abbiamo noleggiato le bici, alla fine percorreremo circa 20 Km, ma tra uno stop e l’altro immersi nella natura, la natura non si sente affatto. Camminiamo in silenzio sopra ciò che resta del Mahathat Wat, il più grosso e bello di tutto il parco, ed è proprio qui che decidiamo di distenderci sul prato per godere di una prospettiva diversa delle rovine.
Sarà una giornata all’insegna della storia, e del passato di questa civiltà, che un tempo era estesa per tutto il territorio dell’attuale Thailandia. Rientriamo con il bus pensando ancora, a come deve essere stata la vita nel 1300, quando il re Ramkhamhaeng sviluppò per la prima volta la scrittura della lingua Thai. Dopo un po’ di storia ci immergiamo in uno spettacolare groviglio di bancarelle, nelle quali si vende di tutto. Lingua di porco, insetti di ogni genere, tra cui cavallette e scarafaggi, sono i prodotti migliori del mercato. Io, visto l’esperienza con le cavallette in Messico, mi accontento di uno spiedino di maiale con ananas e chili. Molto più soft delle cavallette.
Chiang Mai 03 dicembre
Questa mattina la sveglia suona piuttosto presto, oggi ci aspetta un bel viaggetto verso nord. Sono le 7 del mattino e già siamo seduti al tavolo intenti a sorseggiare il nostro caffé e ad assaporare la nostra frutta fresca. Questa volta l’autista del tùk-tùk che ci porta alla stazione parla un po’ di inglese, e il suo cappello a tesa larga lascia intravedere la sua espressione impassibile mista a gioia e incredulità.
Incrociamo per la strada il bus diretto a Chiang Mai delle 8.15 che era in ritardo di almeno 45 minuti. Noi aspettiamo quello delle 9.20, sperando che non faccia lo stesso ritardo del precedente, e nel frattempo acquistiamo qualcosa da sgranocchiare lungo il tragitto. Non so perché, ma a volte mi vorrei trovare in situazioni simili a quelle vissute in centro America, come in Honduras o in Guatemala dove con un po’ di paura e rassegnazione aspettavo i bus diretti chissà dove. Qui ormai i bus sono pieni di occidentali anche se non mancano i passeggeri Thai, ma di sicuro sono piste ben battute dagli stranieri. Ti senti proprio a casa tua senza il minimo segno di pericolo.. Se ricordo le 2 ore passate a San Pedro Sula mi sembra di essere in un altro pianeta.
Ci lasciamo alle spalle Sukhothai e risalendo la statale 1, attraversiamo ben 3 province diverse prima di raggiungere la nostra meta. Sarà Tak la nostra prossima provincia attraversata, per poi entrare in quelle settentrionali di Lamphang e Lamphun.
Raggiungiamo la stazione dei bus a Chiang Mai alle ore 14.45 dopo circa 5 ore di strada, e una quantità di tùk-tùk, superiore alla media riscontrata fino ad ora, ci aspetta speranzosi di poterci trasportare in città. Il fortunato che viene da noi scelto, si accontenta di 40 Bth per accompagnarci in città raggiungibile in circa 15 minuti.
Eravamo rimasti d’accordo che ci si sarebbe incontrati alle 21 del giorno dopo, di fronte al Blu Diamond, ma la sorte ci ha fatto incontrare prima del previsto. Jorge Diaz è uno dei miei carissimi amici spagnoli che non vedevo da un paio di anni, da quando ci incontrammo a Palma di Mallorca.
Come posso dimenticare la prima volta che ho visto el Jorge. Stavo dando i 100$ americani alla signora Rachel per potermi fermare presso Casa Guatemala, soldi che sarebbero serviti al sostegno del progetto di orfani. Adesso tutti e due in cerca di una camera per la notte corriamo abbracciandosi all’imbocco della via Soi 9. Che sorpresa.
Il tempo di una doccia e da buon spagnolo mi aspetta al bar con un par de CERVEZAS in mano.
La serata sarà lunga e la birra riempirà i nostri corpi fino a notte fonda, modo perfetto per un nuovo rincontro..
Chiang Mai 04 dicembre
Ma mi sono fatto così vecchio da non reggere più una sbronza?
Mi presento all’appuntamento con Jorge solo un paio di ore più tardi, perché la birra della sera prima mi ha un po’ destabilizzato, come dirà in seguito il mio caro Jorge. Credo che sia la prima volta e sicuramente anche l’ultima che giungo ad un appuntamento in ritardo, soprattutto con gente spagnola. Sempre un po’ stordito mi faccio portare in giro da Elisa e Jorge anche se quest’ultimo lascia tutte le decisioni alla mia compagna. Sarà anche oggi una giornata all’insegna dei templi, che qui a Chiang Mai non mancano di certo. Il Buddha Leone, il Buddha più piccolo, quello di cristallo, il Buddha proveniente dallo Sri Lanka e via così per tutta la giornata. Tutte le volte che entriamo in un tempio, ci togliamo le scarpe ed io ormai sono stufo di allacciarmi e slacciare i miei sandali. Domani, sicuramente indosserò le ciabatte per la doccia e non entrerò magari in tutti questi templi.
Alle 3 del pomeriggio, Elisa decide di rovinare un po’ il viaggio, certo non per volontà, ma passeggiando a piedi scalzi su un prato di un tempio si ferisce con una bocchetta dell’irrigazione nascosta dall’erba. Sarà subito soccorsa da studenti universitari che ci avevano intervistato precedentemente per un loro lavoro da svolgere per la facoltà.
Arrivano con garze, cerotti, nastro adesivo e paio di bottigliette con un liquido rosso all’interno; chissà da dove spuntava tutto quell’arsenale infermieristico. Verrà disinfettata e curata dagli studenti come su un qualsiasi ospedale. I ragazzi prestano molta attenzione all’accaduto e rimangono seduti con noi almeno per un’ora, fino a che Elisa non decide di rialzarsi, pensando all’ultimo richiamo dell’ antitetano.
Torniamo in casa per riposare e per continuare le cure del taglio procurato a Elisa, poi insieme decidiamo di dirigerci verso il Night Bazar.
E’ la maggior attrattiva turistica della città, 2km di strada con bancarelle situate ai due lati ricche di prodotti di ogni genere, da vendere naturalmente ai turisti.
E’ un buon luogo per lo shopping, e anche io pur non amando questa disciplina, alla fine cedo per comperarmi qualcosa che mi ricordi di essere stato da queste parti. Il mio prodotto preferito quando sono in viaggio, sono le t-shirt, meglio se con la pubblicità delle birre locali, ecco allora che aggiungo alla mia collezione una maglietta della Chang Beer e una della Tiger.
Chiang Mai 05 dicembre
Sono appena le 6.30 quando mi metto a leggere Ruggeri sulla terrazza dell’hotel. Mi immagino come lui lungo il fiume Mekong che navigherò da qui a pochi giorni, quando ormai sarò in territorio laotiano. Tra una pagina e l’altra ascolto gli uccellini cantare e vedo la luce del sole che sempre più illumina il Da Sethup, tempio che lo scrittore raggiungerà a piedi su per la collina.
Io non salirò a piedi come lui anche se mi piace camminare, ma il problemino di Elisa ci ha un po’ cambiato i piani. Il sole ormai ha già illuminato i tetti del tempio e mi immagino i monaci che dopo una camminata di 2 ore sono già lassù per la preghiera giornaliera. Ripieghiamo sul noleggio di uno scooter per visitare i templi fuori città senza creare grossi problemi ad Elisa.
Lasciamo la città in direzione ovest sulla Th Suthep, e ci fermiamo a pochi km dal centro, per osservare la vita frenetica degli universitari, i quali possono godere della più grande Università della Thailandia; poi ci addentriamo in un boschetto per visitare il Wat Umong.
A differenza di tutti gli altri templi, questo è situato in un boschetto molto tranquillo, in cui domina la pace. Rimaniamo in silenzio per un po’ all’interno delle tre caverne comunicanti, dove i pellegrini, giungono a ringraziare il proprio Dio. Lasciamo il complesso per rientrare in città. Prendiamo la Th Nimanhaemin per raggiungere l’ennesimo tempio situato fuori città.
Poi ce ne andiamo presso il laghetto del tribal museum, circondato da ristoranti affollatissimi.
Oggi è il compleanno del Re Rama IX e quindi tutti sono in festa e magari si dedicano ad una eccezionale gita fuori porta. Lasciamo il nostro mezzo di trasporto legato ad un palo della luce, poi rientriamo in albergo per incontrarci di nuovo con Jorge e i suoi amici brasiliani.
Chiang Mai 06 dicembre
Ci svegliamo di buon’ora per approfittare delle ultime 5 ore di noleggio dello scooter, e visto il nostro entusiasmo nei confronti del popolo Sik, e del loro Golden Temple di Amristard, decidiamo per una visita al tempio Sik di Chiang Mai. Il vecchio Sik seduto su una poltrona, intento nelle sue preghiere e avvolto nella sua candida veste bianca, ci invita ad entrare con molta gentilezza.
Visitiamo il tempio, e al ritorno dai piani superiori, troviamo ad aspettarci due caldissimi chai, appena preparati dall’indiano. E’ stata la nostra bevanda quotidiana dello scorso viaggio in India, e visto che da queste parti non è così facile trovarlo, ne approfittiamo. Ottimo tè indiano aromatizzato a zenzero e carcadè, preparato da mani consapevoli del lavoro ben riuscito.
Salutiamo il nostro gentilissimo Sik, e ci dirigiamo verso nord, per visitare un ulteriore tempio indiano. Questa volta, si tratta di un tempio Indù con all’interno statue e raffigurazioni dei vari Shiva, Rama, Ganesh e Krisna. Gli Dei indiani, stanno là, sulla parete più lunga del tempio, in attesa di ricevere le offerte dei fedeli che pregano per una reincarnazione a vita migliore.
Ringraziamo la signora avvolta nel suo sari verde e rosso e scendiamo le scale fino alla strada dove ci attende il nostro Suzuki. Siamo ormai stanchi di visite ai templi, e decidiamo quindi di optare per una passeggiata lungo le strade della città.
Nel frattempo, alcuni acquisti economici, fatti in una libreria del centro, potranno renderci più facile i nostri prossimi giorni in Laos.
Compro una guida del Laos per 4€ e una sulla Cambogia a 3.
Alla sera, salutiamo Jorge e i suoi compagni di viaggio, con la speranza di rivederci il più presto possibile. Passeggiata notturna per il Chiang Mai Night Bazar e poi rientriamo in hostel, visto che domani mattina ci sveglieremo presto per raggiungere la nostra successiva meta.
Pai 07 dicembre
Essendo al nord, le mattine sono leggermente più fresche e questa mattina lo è ancor di più.
Optiamo per una calda felpa ben riposta nello zaino, che però ritornerà al suo posto molto presto.
Dopo una colazione all’angolo del Soi 7, giungiamo alla stazione dei bus, giusto in tempo per assistere alla partenza del mezzo diretto a Pai, nostra destinazione.
Ce ne sarà un altro tra un paio di ore, e quindi ci accomodiamo in una delle tante sedie della sala di aspetto. Ci riscaldiamo sotto i primi raggi di sole, in attesa del bus, mentre un continuo via vai di bus disturba la quiete della sala. Ecco che prima del previsto arriva il nostro, è uno di quelli ordinari, con seggiolini stretti e non molto comodi, contrassegnati da un numero scritto con un pennarello nero. E qui ci sorprende l’organizzazione dell’assegnazione posti a sedere.
Ognuno seduto sul proprio posto assegnato prima della partenza; con un unico problema: nel posto in cui siamo seduti in 3 sarebbe rimasto un po’ stretto anche solo per me ed Elisa.
La strada, dopo aver lasciato le pianure della regione, svolta bruscamente a sinistra, per iniziare un lungo, ripido e tortuoso tragitto. Alla fina impiegheremo quasi 4 ore per compiere i 130 km che separano Chiang Mai da Pai. La valle del fiume Pai, è un paradiso costellato di piccole capanne in bambù, conficcate sui campi coltivati a riso. Lo spettacolo prosegue fino all’ingresso in paese, dove un orda di turisti thailandesi invade le strade. E’ festa in Thailandia in questi giorni, e gli abitanti delle città ne approfittano per scappare dalla calura del sud. Per noi rimane un po’ difficile trovare una sistemazione per la notte, quasi tutti gli hostel a buon mercato sono full. La sorte vuole però che il canadese alto almeno 2 metri, decida di andarsene dalla propria abitazione prima del previsto, e noi ci accomodiamo nella sua capanna in riva al fiume. Dopo le solite pratiche, sistemiamo la nostra roba all’interno dell’abitazione e la bellissima thailandese eccezionalmente alta più di 1.60, si presenta alla nostra porta. ONLY FOL ONE NIGHT… SOLLY SOLLY.
Non capiamo il motivo per cui non ci ha avvertito prima, ma noi ci accontentiamo e domani vedremo come risolvere questo piccolo problemino. Il fiume Pai, intanto scorre alle nostre spalle, incurante dei nostri problemi, mentre noi, intraprendiamo una conversazione con i nostri vicini di abitazione. Sono una coppia di Bangkok, che avendo 4 giorni liberi hanno deciso di salire al nord con la loro costosissima auto. Lui è un ingegnere informatico e gli piace molto viaggiare, anche se è uscito dal suo Paese solo una volta, per visitare un villaggio del Laos. E senza accorgersene, alla fine della conversazione, due bottiglie di birra, e una di wisky, sono pronte per essere cestinate.
Domani tornerà in città, Bangkok, che pur essendo affollata e invasa dallo smog giura che non la abbandonerebbe per nessun motivo al mondo.
Pai 08 dicembre
Dicono che qua, sia una cosa normale svegliarsi con la nebbia, in attesa di una giornata caldissima e soffocante. Però, credo che così sia veramente troppo, neanche nella mia amata val di Chiana ho visto una cosa simile; dalla mia capanna rimane veramente difficile percorrere i 10 metri di terrazzo che mi dividono dal bagno. Per fortuna uno scorrimano in bambù mi aiuta nell’impresa.
E’ solo questione di saper aspettare dicono da queste parti e la nebbia scomparirà. Infatti come per magia in poco più di un’ora la nebbia sparisce e il sole è già alto, pronto a lasciarti il segno nella pelle. Lasciamo il piccolo paese in direzione nord-ovest, su un sentiero costeggiato solo da risaie, ormai prive di acqua. Dopo aver lasciato alle spalle un piccolo tempio in legno, raggiungiamo Ban Santhichan, un piccolo villaggio di immigrati cinesi, giunti in queste zone ormai da circa un paio di secoli. Provengono dalla regione cinese dello Yunnan, e sembra quasi una sorta di attrazione, per i turisti thailandesi provenienti dal sud. Nel centro del villaggio, una piazza fa da campo equestre, una specie di Luna Park in miniatura, con piccoli pony a disposizione dei più piccoli. Qualche esposizione qua e là e la festa continua. Noi proseguiamo dritti, saliamo sempre più su, per raggiungere le cascate, ma Elisa, giustamente, risente della ferita procuratasi a Chiang Mai.
Alla fine percorreremo circa 6 km e se non fosse stato per un gentilissimo thailandese che ci ha offerto un passaggio, i km sarebbero sicuramente raddoppiati. Rientriamo in paese sempre grazie al signore di prima, e stanchi della giornata, ci distendiamo sul nostro materasso, sicuramente più scomodo di quello della notte scorsa. Perché non finire la serata con un bel massaggio Thai?
Domani Elisa inizierà il corso di massaggio, e quindi perché non verificare le capacità del suo maestro. Il PTTM (Pai Traditional Thai Massage) è gestito da una coppia di thailandesi che ormai da molto tempo hanno finito i loro studi presso l’Università di Chiang Mai. Ci accolgono con molta cortesia, e dopo il consueto lavaggio dei piedi, ci fanno accomodare su una profumata e ben curata stanza. Sarà proprio da questa sera che mi innamorerò dei massaggi thailandesi.
Niente a che vedere con i massaggi ricevuti precedentemente, e soprattutto una grande professionalità da parte dei signori Muangsom. (68/3 Tedsaban 1 Pai)
Pai 09 dicembre
Anche questa mattina la prima difficoltà da affrontare è raggiungere il bagno, con una piccola differenza. Dall’abitazione al bagno c’è di mezzo un paio di laghetti e il tragitto è ben più lungo dei 10 metri di ieri mattina. Dopo essere tornato incolume attraverso la fitta nebbia, saluto Elisa. Questa mattina, le nostre strade si divideranno, almeno per un po’ di ore.
Lei si dedicherà al corso di massaggi, mentre io mi diletterò nel mio passatempo preferito. Passeggiare attraverso le novità che il luogo mi regala.
Imbocco il sentiero che porta fino alle acque termali di Thai Pai, che però distano ben 8 km dall’inizio del sentiero e che per oggi non visiterò. Invece, mi limito a scendere giù lungo il corso del fiume per un paio di km per poi rientrare in paese. Conto uno ad uno tutti gli scalini che mi portano fino al Mae Yen Wat, e al numero 267, un bimbo che mi ricorda il mio carissimo Carlos di Casa Guatemala, aspetta che qualche straniero o non, gli compri una delle sue cartoline. Il costo delle cartoline è di soli 5 Bth, io comunque mi limito a lasciargli una piccola offerta di poco più del valore della cartolina, senza usufruire della stessa. E’ un bimbo deformato dalla poliomielite che si arrampica x le scale con le due braccia senza poter utilizzare le gambe ridotte a due finissimi arti.
Dalla vetta della collina in cui è situato il tempio, si gode di una bellissima vista su Pai e tutta la sua campagna. La discesa è molto meno faticosa, anche se la grandezza non uniforme degli scalini, la rende un po’ fastidiosa e noiosa. Alle 12:00 arrivo in paese e mi sdraio sul prato di fronte alla mia capanna. Resterò disteso solo 20 minuti ma il segno di una scottatura rimarrà impresso nella mia pelle per i prossimi 2 giorni. Oggi infatti il sole è più forte del solito, e non posso permettermi di rimanere più a lungo disteso sul verde prato. Elisa torna subito pronta a mostrarmi ciò che ha appreso dalla prima lezione di Thai Massage; io certamente non le nego di utilizzare il mio corpo come cavia, anche se non sono certamente le stesse mani che mi hanno massaggiato la sera precedente. Comunque sembra già cavarsela bene, non ha molti problemi nell’apprendere certe tecniche, visto che ormai è una massaggiatrice ayurvedica di primo ordine.
Pai 10 dicembre
Giornata di poco interesse, a parte il tempo trascorso all’interno del PTTM.
Come ieri mattina, anche oggi Elisa dedica 3 ore della mattinata al corso, mentre io, me ne sto a pochi metri dal ponte sul fiume Pai, a sorseggiare il mio caldo caffé. La signora del bar non parla una parola di inglese e per capire che devo servirmi da solo dal thermos situato a lato della porta del bagno, ci metto un po’. L’acqua del thermos è fredda, e impiegherà circa 10 minuti perché si riscaldi bene per preparare il mio caffé. Bevo il mio caffé lentamente, osservando i thailandesi del luogo, che già di prima mattina sono intenti nei loro compiti quotidiani. Chi annaffia il giardino, chi pulisce i tavoli immersi dalle bottiglie scolate la sera prima. C’è chi invece fa colazione come me. Però non si accontenteranno di un caffé e un paio di biscotti. Loro hanno sul tavolo almo 5 piatti differenti. Un piatto di riso, noodles, carne e un po’ di verdura, giusto per iniziare la giornata alla grande. A questo punto, aspetto in tranquillità che arrivi l’ora del mio appuntamento e mi dirigo presso la scuola dove si trova Elisa. Saranno due ore indimenticabili.
Si inizia con una leggera pressione ai due piedi, fino a salire al bacino. Le due gambe vengono lavorate con professionalità dalla thailandese che sostituisce il maestro, intento a impartire lezioni nella sala accanto. Ecco che si arriva alle braccia, poi alla testa, fino ad un ultimo passaggio lieve ma efficace alla schiena. Saluto e ringrazio con le uniche parole thai che conosco e mi rilasso sul tappetino. Oggi giornata di relax, dopo il massaggio entriamo nella sauna ben riscaldata precedentemente dal signor Muangsom. La nostra giornata finisce con una bella doccia rinfrescate e con un arrivederci al più presto.
Giornata dedicata alla Beauty life …. Perché no!!!
Pai 11 dicembre
Se ieri è stata una giornata di poco interesse, oggi lo è stato ancora meno. Per Elisa oggi è l’ultimo giorno di corso e quindi esce presto dalla capanna. Io rimango un po’ sul letto e poi esco per una colazione. Alle 10:30, raggiungo il centro massaggi, dove visto l’economicità del servizio faccio un bel bis con la signora thailandese. Altro massaggio di 2 ore.
Così anche oggi la giornata inizia alla grande. Non c’è niente altro di interessante da raccontare in questa afosa giornata thailandese, se non una seduta yoga sul prato di fronte alla nostra abitazione.
Dimenticavo. La nostra capanna, si è completamente rotta, penso che sia stata una delle più vecchie. Ma cosa vuoi dire, per 150 Bth in due non è che puoi pretendere tanto.
Chiang Rai 12 dicembre
Non sono ancora le 8 del mattino quando metto i piedi fuori dal nostro rifugio, e un po’ per la nebbia, un po’ per il sonno, finisco di distruggere il terrazzino in bambù situato fuori dalla porta. Elisa viene svegliata dal rumore e mi trova affondato con una gamba tra le canne di bambù, per fortuna riesco ad uscire incolume dall’incidente e rimetto un po’ in sesto la terrazzina.
Il bus che parte dalla stazione alle 8:30 ci porta in pochi minuti in un nuovo mondo, soprattutto in una stagione differente. Usciamo pian piano dalla fitta nebbia della valle di Pai, che dall’alto delle montagne sembra un lago di ghiaccio. Il sole adesso si fa già sentire, e Pai ormai è lontano; neppure lo si può vedere, avvolta com’è dalla sua inseparabile foschia. Il cambio bus a Chiang Mai è immediato, e passiamo dal bus rosso ad uno verde, anche se il cambio di colore non migliora il confort interno. Sedili di pelle sintetica con all’interno non più di 2 cm di gomma piuma che faranno lamentare il nostro sedere per un paio di giorni, sono tutto ciò che offrono questi mazzi di trasporto. Per fortuna fuori lo spettacolo non manca. Siamo vicino all’ora del tramonto, quando scendiamo alla stazione di Chiang Rai, e come accade in qualsiasi stazione, siamo accolti da una miriade di tùk-tùk. Noh Phai, sarà il fortunato che oggi riceverà i nostri 20 Bth per portarci al nostro alloggio. Chat house situata all’interno di una casa tipica del nord thailandese ci ospiterà per poco più di 200 Bth nelle prossime notti.
Chiang Rai 13 dicembre
Sono le 9:30 e ormai è passata più di un’ora, da quando siamo giunti alla fermata dell’autobus su Ratanaket Road. Da qui dovremmo andare in direzione Mae Sai. Forse qualcosa non è andato per il verso giusto, visto che ci avevano assicurato che ci sarebbe stato in bus ogni 30 minuti; stanchi di aspettare, ci dirigiamo verso la stazione dei bus che dista circa 1 km da dove ci troviamo.
Qua siamo più fortunati, c’è un bus che parte proprio tra 5 minuti. Solo dopo essere partiti ci accorgiamo che non passerà per la stazione che ci avevano indicato e quindi, meglio non essere sempre fiduciosi dei consigli altrui. Dopo poco più di un’ora raggiungiamo il piccolo villaggio di frontiera Mae Sai. Da qui, potremo oltrepassare il ponte sul fiume Mae Nam Sai, che divide il territorio thailandese da quello birmano. Non era nei nostri piani entrare in Birmania, ma vista la vicinanza, decidiamo di assaporare per alcune ore la vita birmana.
Solo da poco tempo, questo Paese è stato colpito da una rivolta da parte del governo nei confronti dei monaci buddhisti e sembra che non sia tanto sicuro viaggiare verso l’interno. Certo, noi non possiamo dire di aver trovato un paese disastrato da questo evento, ma neppure possiamo dire se sia stato più meno facile viaggiare all’interno. Ci rendiamo subito conto però che la situazione è ben diversa da quella thailandese. Girando per il market sembra di essere ancora in Thailandia, ma appena ci dirigiamo verso il centro di Tachileik, notiamo subito delle differenze. Innanzitutto, si guida dalla parte opposta, ed è subito caos, lungo il ponte che delimita il confine.
Poi sembra tutto un po’ più confusionario, le strade non sono più pulite e ordinate come dall’altra parte del confine e non esistono marciapiedi. Sembra di essere per qualche verso ritornati in India, anche se qui ancora le strade sono più vivibili.
Dal centro del paese, saliamo verso la collina che sovrasta Tachileik, per visitare il più importante tempio della zona. Passiamo alcune ore con dei monaci bambini che si dilettano nel loro inglese elementare e piano pian rientriamo verso la frontiera. Il tempo a nostra disposizione in questa terra birmana è ormai terminato, ma dentro di noi, rimane una gran voglia di affrontare un viaggio all’interno, per conoscere meglio lo stato birmano.
Con un ultimo saluto a questa terra, oltrepassiamo di nuovo la frontiera e il ponte che ci riporta in Thailandia.
Chiang Rai 14 dicembre
Nuovo giorno nuovo spot!!
Prendiamo il piccolo bus verde-argento che parte dalla piattaforma n°6 della stazione degli autobus. La signora incaricata di emettere i biglietti se ne sta in giro a cercar di riempire il più possibile il bus e partiamo solo dopo 20 minuti di ritardo. Lungo il percorso salgono decine di persone che chiedono un passaggio sul bordo della strada, e alla fine il bus sarà così affollato che dovrò prendere Elisa tra le mie gambe. Scendiamo a Chiang Saen, piccolo villaggio sulle rive del Mekong, luogo di partenza per la visita al triangolo d’oro. Raggiungiamo Sop Ruank in pochi minuti e ci rendiamo subito conto della trasformazione che ha subito questo insediamento. I thailandesi hanno ben saputo sfruttare la posizione di questo villaggio, andando a promuoverlo come triangolo d’oro.
Qui, i fiumi Mekong e Nam Ruak, si incontrano formando un triangolo, e sono ben distinguibili le terre birmane e laotiane. Bella trovata turistica oserei dire, considerando che il triangolo d’oro non è affatto costituito da questo villaggio, né tanto meno dalle rive dei due fiumi.
Infatti, il Golden Triangle sta a identificare una zona ben più estesa, che comprende non solo le terre di questi 3 paesi, ma raggiunge anche le terre cinesi molto più a nord. E’ un territorio che si estende per migliaia di km quadrati, all’interno di queste fitte foreste, all’interno delle quali, per molti anni e forse tuttora, l’attività principale è l’oppio.
Ed è proprio per questo che dopo aver ammirato dalla collina i confini dei 3 stati, decidiamo di visitare la casa dell’oppio. Giusto per viaggiare un po’ con la fantasia sulle carovane cinesi e birmane, che trasportavano grossi carichi di oppio, destinato alla trasformazione della droga più consumata al mondo: l’eroina. Ci fa un po’ effetto scoprire che questo medicinale, così come lo chiamava Elena nell’Odissea, provenga proprio dall’antica Grecia. Un tuffo nella storia del famigerato Khun Sa, il re dell’oppio, che fu scacciato definitivamente dall’esercito thailandese nei primi anni ’80. La situazione, negli ultimi anni sembra cambiata, anche se tutti sanno, che esistono ancora sparsi per le terre del nord, coltivazioni di questo prezioso prodotto.
Sulla strada del rientro, fiancheggiamo il maestoso Mekong fino a Chiang Saen, pensando a domani, e alla traversata in Laos.
Huay Xai 15 dicembre
Giorno di spostamento.
Questa mattina ci dedichiamo un po’ di più al nostro amatissimo letto. Non abbiamo tanta fretta, dovremmo affrontare circa 2 ore di viaggio in bus e alcuni minuti di traversata in lancia, anche se, quando entri in un nuovo paese, è sempre meglio prendere le giuste precauzioni.
Alle 10:00 salutiamo la splendida thailandese della pulitissima e accogliente Chat House e in pochi minuti raggiungiamo la stazione dei bus. All’interno del nostro non ci sono turisti, ma a dire il vero non ci sono neanche troppi thailandesi. Forse molti turisti preferiscono optare per qualcosa di più confortevole oppure è solo un caso, fatto sta che saremo gli unici alla fine a salire su questo piccolo mezzo di trasporto. Dalla stazione dei bus decidiamo di raggiungere a piedi l’immigrazione, ma per soli 10Bth consiglio di salire in un tùk-tùk. Passiamo per l’immigrazione e dopo aver terminato le pratiche, ci aspetta di fronte a noi la bellissima porta in tèk dove sono incise le seguenti parole: WELCOME IN INDO-CINA GATE.
Con una piccola lancia lasciamo il Siam e attraversiamo il grande Mekong.
All’immigrazione, perdiamo un po’ di tempo, visto che da queste parte gli piace essere pagati solo con bigliettoni verdi provenienti dagli Stati Uniti d’America. Risolviamo con dei Bth cambiati ad un prezzo vergognoso. Bene con un po’ di Bth in meno in tasca entriamo in Laos.
Ecco qui i ricordi. Ricordo ancora, quando alla stazione di King Cross in Sydney, incontrai John, il grosso capellone delle isole Hawaii che avevo conosciuto presso un campeggio a Tulum. Erano passati un paio di anni, e trascorremmo la serata in un bar a ricordare i tempi messicani e soprattutto a parlare delle coincidenze della vita. Un italiano e un americano conosciuti in Messico, che si rincontrano per puro caso ad una stazione della metro in Sydney… Coincidenza o che?
-Mi chiamo Luca e sono di Foiano della Chiana e lei è mia figlia Alba- Coincidenza anche questa volta? Non riuscivo a crederci. Da quando eravamo partiti non avevamo incontrato nessun italiano e adesso, appena entrati in Laos, in questo piccolo e insignificante villaggio sulle rive del Mekong, incontriamo non solo due italiani, ma due intrepidi ragazzi con a carico una bimba di 4 anni; e che vivono a soli 5 minuti da casa nostra… I miei amici spagnoli direbbero: Como es pequeno el mundo, paresse un panuelo.
Pak Beng 16 dicembre
Alle 9:00 arriva il nostro tùk-tùk, il quale ci porterà lungo Thanon Saykhong, fino all’attracco delle Slow boat. Oggi la giornata sarà piuttosto lunga, ma decisamente piacevole dal punto di vista naturalistico. Prendiamo i 4 e unici seggiolini in pelle situati in fondo alla barca, dotata di un grosso motore che ci farà compagnia per tutto il giorno. La barca, pian piano si riempie di gente, e alla fine saremo circa 100 persone a scivolare lentamente sulle acque marroni del Mekong.
Partiamo con il solito ritardo, sono le 11:30 e la barca lascia gli ormeggi.
Inizia la discesa, e per tutto il giorno non incontreremo nessun insediamento di rilievo, fatta eccezione della nostra sosta notturna e piccoli gruppi di capanne immerse nella vegetazione.
Raggiungiamo Pak Beng quando il sole ci ha ormai lasciati, e la piccola cresta di sabbia che ci separa dal villaggio diventa un problema per alcuni passeggeri. La gente è stanca del viaggio, e non è tanto disponibile a stare in equilibrio sulla sabbia per tanto tempo in attesa del proprio zaino.
Finalmente siamo scesi tutti, Elisa è rimasta leggermente indietro per aiutare la piccola Alba che si destreggia abilmente in mezzo ai più grandi. E non le pesa neppure lo zainetto della Pimpa, di cui non se ne vuole disfare per nessuna ragione al mondo. A niente servono le continue richieste del padre nel poterla aiutare con il bagaglio. In cima alla cresta ci aspetta una piccola ragazza dagli occhi a mandorla che ci accompagna al nostro rifugio notturno. stasera la doccia sarà fredda, ma io non mi preoccupo abbastanza e non esito a togliermi la sabbia di dosso, accumulata nello sbarco.
Luang Prabang 17 dicembre
Scendiamo le scale della nostra guesthouse e con un piccolo balzo entriamo nella piccola hall dove Alba sta già giocando con i suoi libri comprati giorni prima a Bangkok.
Aspettiamo di ricevere la nostra colazione e poi ci dirigiamo verso la polverosa riva del Mekong, che questa mattina, con un po’ di luce del sole sembra un po’ meno problematica da discendere. Ci appropriamo ancora una volta degli ultimi posti, perché sono molto più comodi delle tavole di legno che costituiscono gli altri sedili. Il Mekong da queste parti sembra molto tranquillo e scende a valle pian piano; non voglio neppure immaginare quello che può essere successo nelle sue acque più di 30 anni fa. Oggi, come un normale postale, la barca si ferma più regolarmente e gli insediamenti lungo il tragitto sono più numerosi, anche se la foresta resta comunque la padrona indiscussa di queste terre. E’ stata un’ottima avventura, se così si può chiamare; infatti questo tragitto è ormai sfruttato dai viaggiatori che scendendo verso sud preferiscono il fiume alla strada.
Arriviamo nella vecchia capitale alle 18:00 e non avendo tempo a disposizione, rimandiamo a domani l’esplorazione della città. Inoltre la stanchezza si fa sentire, giusto la forza per raggiungere un ristorantino e mangiare un piatto di riso con anatra. Una bella birra fresca e poi tutti diritti a letto.
Luang Prabang 18 dicembre
Di mattina presto, ci spostiamo con il nostro equipaggiamento in Sisavangvong road dove abbiamo trovato una camera per 5 dollari presso il Bou Pha Guest House. L’alloggio della scorsa notte era decisamente da sostituire con qualcosa di leggermente meglio. Dopo aver sistemato il nostro zaino, ci incontriamo con Alba e suoi genitori, e optiamo per una passeggiata lungo il fiume al di fuori della via principale. Incontriamo da subito un gruppetto di templi, dove all’interno risiedono scuole per giovani monaci. Where are you from? Si sente subito da una piccola finestra …
Sono i giovano monaci che disinteressati della loro lezione di matematica, preferiscono migliorare il loro inglese, conversando con noi, che nel frattempo sbirciamo tra le inferriate.
Due o tre parole e poi, sotto richiesta del maestro li lasciamo alle loro equazioni da risolvere.
Ormai il sole è già alto, e sotto un caldo asfissiante, scendiamo le scale ripide che portano al molo, per assistere alla vita del porticciolo sul Mekong. Barche veloci e lente, partono chissà per quale destinazione, mentre sono solo in poche quelle che arrivano dal nord. Quelle arriveranno più tardi a sera inoltrata. Lasciamo le strade cittadine, per rifugiarci nella fresca camera da letto, dove approfitteremo per una piccola siesta pomeridiana, proprio in stile messicano.
Due passi per il mercato notturno e poi dopo una fresca beer lao ci dedichiamo a passeggiare per le vie della cittadina.
Luang Prabang 19 dicembre
Puntuale come un orologio svizzero, il nostro accompagnatore arriva con il suo Jumbo, di fronte alla nostra guest house. Il tempo di dare un ultimo morso al mio tuna sandwich e saliamo sul nostro mezzo di trasporto in direzione Tat Kuang Si.
L’accompagnatore ci offre di fermarci lungo la strada per visitare un villaggio Hmong e noi gli diamo ascolto. Ricordo quando una settimana fa, o forse anche più, quando decidemmo di non visitare i villaggi delle donne giraffa, per rispetto e per qualche rifiuto da parte nostra di organizzare gite organizzate da zoo, all’interno dei villaggi tribali. Forse dovevamo rifiutare anche questa volta.
Scendiamo sulla polverosa strada del villaggio, che ben presto viene sostituita da un percorso ben segnalato e ben cementificato che ti trasporta all’interno dell’insediamento. Case di bambù e foglie di banano costeggiano il sentiero di un grigio orribile e un intreccio di voci iniziano a mescolarsi lungo tutto il percorso. Buy for me, buy for me, iniziano gli inviti da parte dei piccoli bambini del villaggio. Please 10$ for me. E continuano così per tutta la nostra permanenza all’interno del villaggio. Da turisti responsabili non cediamo alla trappola. Tutti i componenti dell’insediamento, sono tutti là, pronti a ricevere il loro regalino quotidiano. Di fretta io esco dal percorso, un po’ inorridito dalla situazione, e pensando magari alle migliaia di turisti che pensano di far del bene all’economia del villaggio lasciando qualche bigliettone verde lungo il percorso.
Non che sia contrario al sostegno del terzo mondo anzi oserei dire che sono più che favorevole, ma ho ricordi ben diversi delle tribù guatemalteche che si sostengono da soli con l’agricoltura o la pesca, lungo il grande rio Dulce. Lascio una banana ad una piccola bambina con due gocce al naso, e una mela a due fratellini gemelli di circa 6 anni. Poi salgo nuovamente a bordo e in pochi minuti raggiungiamo la nostra meta. Una cascata sullo sfondo ci accompagna lungo il tragitto all’interno della foresta, fino a raggiungere un ottimo luogo dove organizzare il nostro pic-nic.
Colgo l’occasione per un bel bagno rinfrescante, poi mi sdraio su una roccia aspettando che la luce del sole attraverso i grandi alberi di tek mi riscaldi un po’.
Dopo un paio d’ore di relax, rientriamo al parcheggio, dove il nostro carissimo tassista ci aspetta sdraiato sul suo verde jumbo. Rientriamo in città giusto in tempo per assaporare un buon green te, prima di sedersi per un’ottima cena presso il Naunenapha Restaurant.
Luang Prabang 20 dicembre
La giornata di oggi avrà poche cose di rilievo da proporci. E’ l’ultimo giorno in questa piccola città del nord e dedichiamo un po’ del nostro tempo ad organizzare gli spostamenti del giorno successivo.
La strada che ci separa da qua fino alla nostra prossima meta, ci viene descritta come una tortuosissima e fastidiosissima stretta strada di montagna. Non che abbiamo grossi problemi, ma questa volta decidiamo per un mezzo più confortevole che coprirà la distanza in 5 ore anziché 8.
Il costo poi non è poi così alto, e per una volta potremo darci un lusso, spendendo 2$ in più.
Dopo aver organizzato il viaggio, passiamo un paio d’ore nel museo, dove una volta abitava la famiglia reale. Entrata 3$.
Usciamo sotto un caldo soffocante,e decidiamo di fermarci per una fresca birra lungo la riva del Nan Khan, un affluente del Mekong. La giornata poi passa lentamente, fino al momento dei saluti. Domani ci divideremo dai nostri compagni conosciuti più a nord, ma chissà se non sia possibile incontrarci in Thailandia nel giro di pochi giorni. Loro domani mattina voleranno da Luang Prabang a Bangkok, e poi sempre con un volo raggiungeranno Ko Pha-Ngan che ci hanno assolutamente consigliato.
Vang Vieng 21-25 dicembre
Da ora in poi il diario sarà molto più sommario e raggrupperò più giorni insieme visto le giornate passate molto spesso a rilassarci senza avere interessanti cose da descrivere. Solo il piacere di ammirare i paesaggi e alcune brevi escursioni che descriverò.
Con una corsa di circa 7 ore su una strada tortuosissima che comunque grazie alla scelta del minivan, rimane piuttosto sostenibile, raggiungiamo Vang Vieng all’incirca alle 17 .30.
Ci facciamo lasciare di fronte alla Lao Development bank e camminando raggiungiamo La Saysong Guest house. Rimarremo qui solo per una notte, un po’ perché il responsabile ci rimane piuttosto antipatico e poi preferiamo una capanna sul fiume che questa sera non abbiamo trovato.
Dopo aver sostituito il nostro alloggio e trasferiti al di là del ponte in bambù, noleggiamo uno scooter per un paio di giorni e visitiamo in giorni differenti le caverne limitrofe al villaggio.
Ce ne andiamo alle caverne di Tham Chang, raggiungibili dal Vang vieng resort con una scala esterna che portano ad un look out affascinante.
Nello stesso giorno raggiungiamo le caverne di Tham Phu Kham, dove all’interno troviamo una statua di Buddha in bronzo prima di visitare i cunicoli bui. (ricordate le torce elettriche)
Le giornate da queste parti passano lentamente lungo la riva del fiume e tra una amaca e l’altra passiamo le ore a leggere e a organizzare nuove tappe.
Il giorno 23 lo passiamo tra le risaie situate a nord di Vang Vieng. Prendiamo lo scooter e visitiamo le cave dell’elefante Tham Sang. Preparatevi a pagare per qualsiasi attraversamento di ponti sul fiume (bel business). Parcheggiamo il nostro mezzo subito dopo il ponte nei pressi di Ban Na Dao e poi a spasso immersi nella natura per un paio di ore, con incontri affascinanti con contadini e bambini. Il giorno 24, vigilia di Natale, lo dedichiamo al Tubing. Bene controllare nelle varie agenzie e hotel per comprare un day tubing. Noi acquistiamo un’escursione più lunga, per 4$ circa e alle 10 del mattino saliamo su un furgone con la nostra camera d’aria.
Arriveremo al nostro luogo di stop solo alle 17:00. Giornata stupenda immersa nella natura e nel fiume, anche se sul tardo pomeriggio abbiamo anche subito un po’ di freddo. Inoltre il paesaggio ogni tanto veniva rovinato dai bar lungo riva costruita per gli inglesi e americani che si fanno un’escursione ben più breve ma con molte tappe nei bar. Noi lasciamo stare a parte la pausa per il pranzo. Arriviamo infreddoliti alla nostra capanna dopo 5 ore e mezzo di tubing con un po’ di problemi nell’ultima parte del tracciato; andavamo veramente molto piano.
Il giorno di Natale, cosa dire… Tutto il giorno lungo la riva del fiume nei pressi dell’island bar sdraiati su cuscini, tra una birra e l’altra e un libro da sfogliare.
Nei giorni a venire, le immagini del fiume e dei rilievi a ovest dello stesso, rimarranno impressi nella mia mente come una cartolina dell’estremo oriente.
Vientiane 26-27 dicembre
I primi 10 km tra Vang Vieng e Ban Tha Heua necessitano di circa un’ora e mezza e per fortuna non appena passato l’insediamento, il pilota del nostro mezzo aumenta velocità, e intorno alle 13 arriviamo a Vientiane. Lasciamo il nostro equipaggiamento presso l’economico ma squallido Chanta Guest House. Dedichiamo la giornata alla visita della città, che non essendo tanto grande, in poco più di 4 ore la visitiamo il lungo e largo. Da Nam Phu, raggiungiamo il tempio That Dam, poi lungo Lan Xang ci dirigiamo verso la struttura simile ad un arco di trionfo parigino, riconosciuto con il nome di Patuxai. Da qui proseguiamo lungo That Luang, e raggiungiamo il monumento di riferimento della capitale laotiana. Pha That Luang. Questo monumento nazionale è il simbolo della religione buddhista non che della sovranità laotiana. E’ un bellissimo tempio di color oro che è circondato da un giardino e una serie di musei dedicati sia alla religione che ad altre pratiche nazionali. E’ veramente un bel vedere, con le nuvole bianche che si nascondono tra la sua punta che svetta verso il cielo. Rimaniamo seduti nel cortile per qualche minuto, poi ritorniamo in città.
Controlliamo gli orari bus, diamo una sbirciatina da fuori al Wat Si Saket, e poi al Wat Xieng Nyean. Poi lungo la strada che sovrasta il maestoso Mekong, ci fermiamo per ammirare il tramonto in uno dei tantissimi bar situati sopra la sponda del fiume.
Ah. Dimenticavo, per due giorni qui finalmente pane. Baguette francese con ogni tipo di paté saranno le nostre colazioni nonché i nostri pranzi al sacco.
Mentre ammiriamo il meraviglioso tramonto sulla terra thailandese, beviamo un succo di ananas e poi rientriamo in albergo. Stasera conversazione con un ragazzetto, studente dell’università di Vientiane, che si diletta in un ottimo inglese.
Il mattino seguente, prendiamo un bus in direzione Xieng Khuan. Facciamo una breve sosta a lato del ponte dell’amicizia che separa il Laos dalla Thailandia e poi ci dirigiamo verso il Buddha Park.
Un viaggio surreale attraverso la strana mente di un’artista thailandese, che in due parchi situati esattamente uno di fronte all’altro sulle rive del fiume, esprime tutta la sua spiritualità ed enigmaticità. Dopo una visita tra le varie sculture surreali, attendiamo per più di un’ora il bus che ci riporta in centro e nel pomeriggio, visita al Lao National Museum e poi, ancora una volta, ad ammirare il tramonto sulle rive del Mekong.
Nong Khai e treno per Bangkok 28 dicembre
Oggi è il nostro trentesimo giorno di viaggio, e visto che la Thailandia è conosciuta anche per le belle spiagge, abbiamo deciso che i prossimi 30 giorni, giorno più giorno meno, li passeremo al mare, per dedicarci ad un po’ di attività marine…Intanto prendiamo lo stesso bus di ieri e scendiamo presso il ponte dell’amicizia, costruito in beneficenza dagli australiani. Rientriamo in Thailandia dopo 13 giorni di Laos che lasciamo con un po’ di tristezza, e ci facciamo lasciare dall’autista dell’autobus presso la stazione di Nong Khai.
Prenotiamo due posti per il treno notturno che ci porterà a Bangkok e poi da lì vedremo.
Dopo essere rimasti affascinati dal Buddha Park, in terra laotiana, decidiamo di visitare anche il suo fratello thailandese, anche perché la città non riserva grosse attrattive.
Dopo circa 5 km di strada raggiungiamo il parco e dedichiamo poco più di un’ora alla sua visita, mentre il pomeriggio, ci distendiamo su un paio di panchine lungo le rive del fiume.
Prima di raggiungere la stazione, decido per un taglio netto di barba e capelli, pensando alle prossime giornate di mare.
Alle 19.05 saliamo sul treno con destinazione Bangkok e dopo aver aspettato alcuni ritardatari partiamo. Sarà una notte quasi in bianco con soli pochi attimi di sonno e raggiungeremo la capitale ancora addormentati.
Bangkok 29 dicembre
La capitale… Che mastodontica città.
I treni per il sud sono tutti pieni, e pur contro la nostra volontà ripieghiamo a Bangkok per un paio di giorni, aspettando il nostro treno che abbiamo già prenotato insieme alla barca per l’isola di Ko Tao. Alloggiamo presso la donna guest house situata tra khao san road e il monumento alla democrazia. Ottima scelta si rivelerà nei prossimi giorni a tal punto che ritorneremo anche per passare la nostra ultima notte in Thailandia prima di rientrare in Italia.
Dopo la notte passata in bianco nel treno, decidiamo per una siesta, anzi per un bel pisolino, che si protrae fino a pomeriggio inoltrato. Facciamo due passi nei pressi di Khao san road giusto per assaporare un po’ la città, poi ci dirigiamo nel quartiere di Banglamphu, visitiamo il Wat Chana Songkhram, e poi ci sediamo sul Santichaipraka Park, con una torre alle nostre spalle e il lento via vai dei traghetti sul fiume di fronte a noi. Ci fermiamo a cena lungo la strada, in Chakraphong road, dove un piatto di noodles con uovo costa appena 20 Bth, una birra Chang al supermercato e con meno di un euro facciamo cena per 4 sere consecutive.
Bangkok 30 dicembre
Ci svegliamo ben riposati dopo la pausa di ieri, e da oggi ci dedicheremo alla visita della città.
Non appena usciamo dalla stanza dell’hostel, il carinissimo thailandese che sta sempre a suonare il suo violino ci consiglia di dirigersi verso il Weekend Market che si svolge presso il Chatuchak Park. Prendiamo il traghetto a Banglamphu e attraverso il Mae Nam Chao Phraya, raggiungiamo la stazione dello sky train in località Saphan. Da qui saliamo sul treno e dopo un cambio a National Stadium, raggiungiamo il Chatuchak Park. Questo famoso mercato del fine settimana è sicuramente il più grande visto nella mia vita, e si vende veramente di tutto dalle sete lavorate a mano ai capi firmati, nonché tutti i tipi di artigianato, ceramiche, intarsi in legno, gioielli, animali e chi più ne ha più ne metta. Noi non compriamo niente per il momento, torneremo qui l’ultimo giorno del nostro soggiorno thailandese e vedremo. Mangiamo riso con pesce in uno dei tanti ristorantini sparsi per tutto il mercato e dopo aver speso quasi tutta la giornata rientriamo in città.
Questa volta scendiamo alla stazione ferroviaria di Hualamphong e ci incamminiamo verso la nostra dimora. Dopo pochi minuti raggiungiamo l’arco di china town che ci siamo promessi di visitare domani. Prendiamo Yaowarat road e raggiungiamo il Wat Mangkhon a cui dedichiamo soli pochi minuti. Ci affrettiamo per raggiungere la Golden Mount che tra poco più di un’ora chiuderà e noi non ci vogliamo far scappare l’occasione di vedere la città dall’alto con la luce del tramonto. Non ne possiamo proprio più di visitare templi ma da queste parti non possiamo certo rinunciare a queste delizie per i nostri occhi. Attraverso una tortuosa scalinata raggiungiamo la vetta della collina e dedichiamo un po’ di tempo alla vista di Bangkok dall’alto, con il sole che sta per lasciarci. Scendiamo dal colle e in pochi minuti, dopo aver attraversato due canali raggiungiamo Wat Rajanada, che abbandoniamo solo dopo pochi minuti e un’occhiata fulminea.
Poi, oltrepassiamo il monumento alla democrazia e raggiungiamo a tarda sera il nostro alloggio.
Cena come da previsto lungo la strada e poi una birra fredda prima di rientrare per una doccia e un bel sonno.
Bangkok 31 dicembre
Ultimo giorno dell’anno, anche se per noi non cambia molto.
Stamani decidiamo per la visita al palazzo reale. Dopo esserci lasciati alle spalle la colonna della città, raggiungiamo l’entrata del palazzo. Si trova in Ko Ratanakosin, ed è immerso in un bellissimo giardino. L’entrata è di 200 Bth, ma alla fine anche se un po’ caro vale veramente la pena. All’interno spicca il Wat Phra Kaew costituito da fantastici stupa arancioni e verdi che si innalzano al cielo come lance pronte a trafiggere chissà cosa. Tutta una serie di monumenti, Buddha, pitture e sculture rendono questo luogo indimenticabile anche se è veramente affollato. Consiglio fortemente di visitarlo al mattino presto, ma molto presto.
Dopo il palazzo reale non possiamo mancare la visita al Wat Pho, dove è situato il più grande Buddha disteso, lungo circa 46 metri e alto 15. Ci aggiriamo all’interno del tempio anche per visitare gli stupa meno importanti, ma non per questo da evitare e poi ci dirigiamo verso Tha Tien, l’imbarco ai traghetti situato proprio dietro al palazzo reale. Da qui raggiungiamo l’approdo per china town e passiamo il pomeriggio all’interno di un mercato allestito per la giornata. Mangiamo sempre per strada, percorriamo le grandi strade caratterizzate dalle grandi insegne luminose in caratteri cinesi, e poi, pian piano ci incamminiamo verso nord.
Passiamo a lato del Wat Suthat e alle 18 raggiungiamo khao san road. Prima di andare a cena, stasera riceveremo un massaggio thailandese, anche se non avrà niente a che fare con quelli ricevuti al nord, dai signori Muangsom. Cena per strada con Phat Thai per non perdere il vizio (cibi saltati in padella, di solito si parla di noodles con verdure).
Bangkok – Treno per Chumphon 1 gennaio
Ultimo giorno nella capitale, prima di dirigerci verso il sud.
Oggi facciamo una visita al Lumphini Park, così chiamato grazie al luogo in cui è nato il Buddha in Nepal. Questo luogo, situato nei pressi della stazione dello sky train Sala Daeng, è un ottimo luogo per sfuggire al caos della città e oggi ne abbiamo abbastanza della confusione. Dopo un po’ di relax all’interno del parco riprendiamo lo sky train e scendiamo a Siam, giusto per passare un paio di ore nei pressi della caotica Siam Square. E’ la zona commerciale della zona e noi proviamo solo ad entrare all’interno di uno dei tanti centri commerciale, per capire che non fa per noi.
Ci sediamo in una panchina nella piazza caotica e aspettiamo un’oretta per osservare il via vai della vita commerciale della città. Che bello il Nord mi viene da pensare in questi momenti, anche se Bangkok, rimane una delle città più belle visitate fino ad ora.
Nel pomeriggio, raggiungiamo il quartiere del Dusit, per visitare il palazzo di Abhisek e l’Ancient cloth museum. Poi basta, veramente basta con musei templi e cose varie.
Ci dirigiamo verso la guest house a ritirare i nostri zaini e poi giù verso il sud ad assaporare la vita tropicale del mar thailandese.
Ko Tao 2-8 gennaio
Mare, mare e mare, sarà la nostra meta nei prossimi giorni.
Raggiungiamo Chumphon alle 7 del mattino e con un tùk-tùk raggiungiamo le imbarcazioni dirette verso le isole del golfo di Thailandia. Che viaggio ragazzi. Avevamo prenotato per una barca veloce che in un paio di ore raggiunge l’isola di Ko Tao, ma si rivelerà una bruttissima scelta. Il mare è veramente mosso e io passerò le due ore più brutte della mia vita. Passerò quasi l’intero viaggio a rimettere con Elisa che vedendomi non può evitare di imitarmi. Molti altri passeggeri avranno gli stessi sintomi e cosa più brutta è stato per me la paura di naufragare. Non credevo veramente di raggiungere l’isola. Che brutta esperienza. Consiglio una barca lenta e chiedere info sulle condizioni del mare. C’è da dire anche che la nostra imbarcazione è stata l’ultima a giungere nell’isola, per 3 giorni i trasporti sono rimasti sospesi per il maltempo.
Maltempo che troviamo anche sull’isola per i primi giorni. E ti pareva.
Un mese in giro sotto un caldo infernale, arriviamo al mare e cosa fa il tempo? Fa i capricci.
Ma niente di preoccupante, abbiamo davanti a noi 24 giorni.
Dopo i primi giorni di maltempo ecco che il sole torna ad accompagnarci nelle nostre giornate di mare. L’immancabile scooter sarà utilissimo per visitare la piccola isola e immergersi ogni giorno in una spiaggia diversa. Alloggiamo all’estremo nord, al CFT, gestito da un tedesco che pratica TAIJIQUAN e QI GONG due arti marziali cinesi. Noi non frequenteremo le sue lezioni ma utilizzeremo la sua sala lezioni per alcune sedute yoga.
Di fronte al nostro alloggio, una capanna in bambù a circa 2 metri dal terreno, le due isole che formano Ko Nang Yuan ci danno il buongiorno ogni mattina, anche se non le raggiungeremo mai in questi giorni spesi nell’isola di Ko Tao.
Cosa dire di più, una bellissima isola con spiagge favolose. Ogni giorno una diversa e ogni giorno mare e sole. Da qui in avanti ci dedichiamo a questo bellissimo sport. Visitiamo le spiagge di Hat Sai Ri, che rimane la più affollata, Ao Thian Ok, molto riparata e Ao Chalok Ban Kao. Con un po’ più di difficoltà raggiungiamo Hat Sai Nuan, con una bellissima terrazza sul mare, e l’ultimo giorno ce ne andiamo attraverso un’impervia strada ad Ao Tanot.
La settimana passata in questa piccola isola rimarrà nella nostra mente anche perché per ritrovare qualcosa del genere c’è veramente da girare molto e soprattutto che economicità ragazzi.
Questa Thailandia mi ha veramente sorpreso.
Peccato che proprio il giorno che ce ne andiamo il simpatico tedesco del CFT ci dice che in pochi mesi dovrà abbandonare tutto, perché il terreno non è il suo, e i proprietari della terra hanno venduto tutto a una multinazionale americana che costruirà un resort proprio in quell’isolato luogo da paradiso… Cosa dire!!
Ko Pha-Ngan 9-16 gennaio
Le vacanze al mare nel viaggio.
Arriviamo a Thong Sala alle ore 11.30 dopo un’ora di traghetto da Ko Tao, e una bellissima sorpresa ci attende al molo. Elisa, Luca e la piccola Alba ci stanno aspettando seduti su una panchina del porto. Abbracciamo i nostri amici conosciuti poco tempo fa in Laos e ci prepariamo per raggiungere la nostra destinazione. Noleggiamo subito uno scooter per una settimana (680 Bth), che anche qui si rileverà di primaria importanza. Con tutto l’equipaggiamento saliamo sul nostro mezzo e ci dirigiamo verso nord, la zona meno battuta e ancora ben mantenuta.
In circa una mezzora raggiungiamo Ao Hat Salat, dove i nostri amici vengono ormai da tre anni con la bimba. Ci hanno anche riservato senza nessun obbligo un bungalow in riva al mare (200 Bth). Cosa dire, meno di 4 euro per una capanna in muratura con pavimento piastrellato, bagno con doccia calda e una terrazza con due comode amache. Super economico.
Da oggi inizia la nostra vera vacanza al mare, spiagge e spiagge ogni giorno una diversa, in giro con il nostro scooter per tutta l’isola.
Dopo esserci ambientati un po’ usciamo dalla nostra bahia e visitiamo un po’ l’isola.
Prima visita, Hat Thang Lang, poco più a nord, una spiaggia con una piccola isola di fronte raggiungibile a piedi durante la bassa marea. Con lentezza passiamo le nostre giornate, tra una amaca e l’altra, e visitando nuove spiagge.
Insieme ad Alba e ai suoi genitori passiamo una giornata a Chalok Lam, dove conosciamo un istruttore di immersioni italiano. Io non perdo l’occasione e per poco meno di 200€ mi iscrivo al secondo livello di Immersioni Padi. Il primo corso, l’open water, lo avevo effettuato a Roatan, la bellissima isola caraibica della costa honduregna nel 2004 e da allora non avevo effettuato più immersioni. Ricordo con felicità quei 10 giorni passati sotto il mare, e questi 3 giorni thailandesi non saranno certamente meno affascinanti. Rimane per me l’esperienza più emozionante fatta in vita mia, nuotare con i pesci, tra tartarughe, squali di corallo e miriadi di spugne di tutti i colori.
Che bella esperienza anche questa in Thailandia. Dopo aver terminato il corso, durato tre giorni, effettuo ancora un paio di immersioni libere, e poi ci dedichiamo alla scoperta della zona sud ed est dell’isola. Decidiamo di passare a visitare la punta estrema del sud dell’isola, senza grosse pretese.
E’ un luogo molto famoso per le cosiddette feste della luna piena e molti giovani provenienti da tutto il mondo si recano qui per passare una notte e anche un giorno sotto l’effetto degli stupefacenti. Andiamo a visitarla, anche se non è periodo di feste, e la lunga spiaggia rimarrà la più brutta dell’isola, anche se forse è dovuto al fatto che oggi il tempo non è dei migliori.
Ci sediamo di fronte ad una delle tantissime bancarelle, pronte ad aprire per la prossima festa e poi rientriamo al nord visto che c’è minaccia di pioggia. Niente problemi, è stato solo una giornata di passaggio e subito torna un sole splendente. Sempre con il nostro mezzo, ce ne andiamo per il nostro penultimo giorno in direzione di Hat Sadet, che raggiungiamo dopo una strada disastrata e polverosa. Che bello, sembra che qui, anche se sia arrivato molto turismo, si faccia di tutto per mantenere le caratteristiche originali del luogo.
Prima di raggiungere la magnifica bahia di Sadet, ci fermiamo nei pressi delle cascate di Nam Tok, dove trascorriamo un’oretta sdraiati lungo la riva del fiume che scende fino al mare.
Tra tutte le spiagge visitate, questa, situata nella costa orientale, è sicuramente in lotta per il primo posto, e noi ce la godiamo fino a tardo pomeriggio.
Al rientro nel nostro bungalow ci aspetta Alba, pronta a salutarci, visto che questa notte partiremo in direzione Surat Thani. Passiamo gli ultimi istanti a fare resoconti sul viaggio e dandoci appuntamento in Italia, loro rientreranno dopodomani, 19 gennaio, mentre noi rimarremo ancora una settimana. Lasciamo il nostro scooter a Thong Sala, poi facciamo cena nei pressi del mercato e attendiamo le 11 per andare in porto.
L’esperienza della barca notturna è una delizia. Materassi in terra, affiancati uno all’altro e una fila di letti a castello al centro della barca. Dormiamo tutta la notte, e ci svegliano i nostri vicini canadesi alle 6 del mattino, ormai giunti al porto di Don Sak.
Ko Lanta 18-25 gennaio
Che dire di questa piccola isola. Dopo il viaggio in barca della scorsa notte e un’ulteriore trasferimento in barca da Krabi, avvistando in lontananza Ko Phi Phi, raggiungiamo il porto di Ko Lanta alle 14 del giorno 18 gennaio. Attendiamo con pazienza che il nostro tùk-tùk occasionale raggiunga la nostra postazione e poi ci facciamo lasciare nei pressi di Ban Khlong Khong.
Qui, i prezzi aumentano, non di molto, ma per una capanna non bastano più 200 Bth, ma ce ne vogliono almeno 450. Dopo un po’ di richieste, decidiamo di optare per il simpatico Where Else?
E’ un posto poco formale, con un grande giardino, caratterizzato da varie capanne di varia forma e dimensioni; ognuna con la sua caratteristica che la distingue dalle altre. Tutte in bambù, con bagni all’aperto, o sotto una tettoia in bambù, hanno solo le amache in comune e la zanzariera del letto, che non ci servirà a nulla. Qui le zanzare ci hanno massacrato.
Da queste parti inoltre si intravede anche qualche musulmano, infatti la zona sud del Paese, con la vicinanza della Malesia, lascia intravedere alcune caratteristiche dei Paesi musulmani.
Questa ultima settimana, sarà interamente dedicata alle amache e al mare.
Passeggiate lunghissime lungomare con osservazione delle diverse conchiglie e della marea che alcuni giorni ci vieta di fare il bagno.
Non ci allontaniamo molto dalla nostra zona, anche se in giorni diversi visitiamo Khlong Nin e Phra Ae, due bellissime spiagge, che però sono caratterizzate da bar e locali occidentali.
Bangkok 26-27 gennaio
Da Ko Lanta decidiamo di optare per un viaggio combi, acquistato presso il nostro ristorante preferito. Con circa 800 Bth, compriamo un biglietto che ci porta in pulmino fino a Krabi, sosta di un’ora, poi un bus ci porta a Surat Thani, dove facciamo cena alla stazione dei bus prima di attendere l’ultimo autobus che ci lascia a Bangkok alle 7 del mattino 26 Gennaio. Un bel viaggetto di 18 ore, ma adesso abbiamo due giorni di tempo per riprenderci.
A questo punto, dopo due mesi di viaggio, cosa dire…
Un Paese fantastico, dove la gente ti sorride ogni qualvolta che ti incontra e dove le culture antiche e la modernità si fondono, per creare la nuova Thailandia del futuro.
Un posto dove si viaggia tranquillamente, senza nessun pericolo e senza problemi di spostamenti, visto la rete stradale e ferroviaria. Tutto procede senza intoppi, e di sicuro vi sentirete a casa vostra in ogni momento.
Salutiamo questo bellissimo Paese, passando l’ultimo giorno nella capitale, e approfittando della domenica, per fare acquisti presso il weekend market.
Delle occasioni imperdibili.Laa kawn Thailandia e Khawp Khun Krap
Costi:
Prima di elencare i costi, vorrei far notare che questo Paese mi è rimasto senza dubbio il più economico visitato fino ad ora, e non che non abbia visitato luoghi economici. C’è da dire che l’india forse è più economica, ma il rapporto qualità prezzo non ha confronti.
Un bungalow con bagno con terrazza su un mare da paradiso, a meno di 3 euro due persone, mi sembra che spieghi tutto.
Per una persona e cioè io..
Volo: Egypt Airlines 580 €
Spesa per alloggi 188 €
Corso sub 200 €
Spese varie 660 €
Totale 1620€ Per 60 giorni di Viaggio. Credo che sia alla portata di tutti!!!!!!!
http://robertoburacchini.blogspot.it/