Egitto 2009


Egitto fai da te: perché no?

(racconto di viaggio dall’11 al 26 ottobre di Cristina L.)

Itinerario: Cairo, Aswan, Luxor, El Quseir

In genere compro solo il volo aereo, e poi mi arrangio. Questa volta, poiché non sono sola, ed il mio compagno non ha molta dimestichezza con questo stile, essendo il primo viaggio insieme, preferisco muovermi in modo più soft.

SICUREZZA
L’unico convoglio con cui ho avuto a che fare è stato quello da Aswan ad Abu Simbel.
Da Luxor alla costa del Mar Rosso non è più obbligatorio. In questa tratta, ho viaggiato in un bus pubblico, io e il mio ragazzo eravamo gli unici stranieri, e mai, dico mai, anche solo per un attimo mi sono sentita in pericolo.
Pochi kilometri prima di El Quseir, ad un posto di blocco dei soldati ci hanno chiesto di vedere i nostri passaporti. Tutti gli altri egiziani sono stati fatti scendere, per la perquisizione dei loro bagagli, a noi non ci hanno neanche considerati.

VISTO
I cittadini della UE possono procurarsi il visto direttamente in aeroporto. La procedura è semplicissima, accanto ai banchi dedicati al controllo passaporti ci sono degli uffici dove si acquista una marca da bollo dal costo di 15 dollari americani, che l’ufficiale poi incollerà sul documento, insieme al timbro della data di ingresso.

VALUTA
1Eu vale 8.2 LE. Per le piccole spese, conviene sempre pagare in valuta locale, per evitare fantasiosi arrotondamenti.

LINGUA
Ho imparato in arabo alcune forme di cortesia, di saluto, e qualche frase pratica relativa agli spostamenti sui mezzi di trasporto.
Inoltre, e questo lo raccomando a tutti, credo sia buona cosa imparare a leggere e scrivere i numeri. Utile per individuare gli autobus, leggere gli orari, ma anche e soprattutto per evitare fregature circa i prezzi esposti nei negozi.

VOLI
Prenotati su internet.
Milano-Cairo e ritorno, tramite il sito di Alitalia, pagato 228 Eu tasse comprese.
Cairo-Aswan, tramite il sito EgyptAir, pagato 266 LE tasse comprese
Hurghada-Cairo, tramite il sito EgyptAir, pagato 459 LE tasse comprese

ALBERGHI
Prenoto alcuni alberghi via internet, ma mi riservo l’ebbrezza dell’approdo, per ben due volte, in assoluta libertà scegliendomi la sistemazione al momento.
I prezzi sotto indicati si intendono a camera (quindi da dividere ancora per due), al giorno.
1 notte al Cairo, Oasis Hotel, prenotato tramite HotelClub, 57 Eu la doppia con colazione
3 notti ad Aswan, Pyramisa Isis Corniche, prenotato tramite Hotel4U, 28 Eu la doppia con colazione
4 notti a Luxor, Hotel Susanna, trovato sul posto, 25 dollari americani la doppia con colazione
4 notti a Quseir, Utopia Beach Club, prenotato su internet tramite HotelKatalog24, 88 Eu la doppia superior vista mare con all inclusive
3 notti al Cairo, 1 notte al The Shepheard Hotel, trovato sul posto, 180 dollari americani la doppia con colazione; 2 notti al The Cairo Inn, trovato sul posto, 300LE la doppia con colazione.
Nella ricerca che ci porterà al Cairo Inn, in zona visioniamo e scartiamo i seguenti: Hotel Luna, Hotel Paris (la stanza non sarebbe male ma ha un bagno microscopico, tipo cabina telefonica), Lotus Hotel (da paura), New Odeon Hotel (agghiacciante), situati tutti sulla Sharia Talat Haarb.

GUIDE
Dal mio punto di vista, ma questa è soltanto la mia opinione, è meglio non servirsi di una guida “umana”, molto meglio portarsene dietro una cartacea, si è così liberi di andare dove si vuole, seguendo i propri gusti e le proprie percezioni, senza quell’effetto “gregge” con annessa sensazione di costrizione temporale. Inoltre, parlo per esperienza mia e di altri viaggiatori incontrati, le guide umane spesso sono abbastanza noiose, e davvero poche di esse sono davvero informate ed utili. Con tutto il caldo che fa, la gente diventa insofferente a star ferma ad ascoltarle, la maggior parte di essa non fa altro che stare seduta all’ombra come in catalessi, mentre questi parlano, illustrano, spiegano, raccontano… Leggendo ed osservando per conto proprio, o anche solo ammirando e contemplando, si impara molto di più.

TAXI
Una vera spina nel fianco, come in tutto il mondo, del resto. Meglio evitarli quanto più possibile. Le tariffe dipendono molte dalle capacità di negoziazione, e dalla conoscenza della lingua araba. I turisti vengono giudicati dal modo in cui appaiono, dall’abbigliamento, dal senso di sicurezza di sé che lasciano trasparire, dall’hotel in cui dicono di soggiornare (per cui, è meglio sempre mentire e nominare un ostello da quattro soldi, anche se si sta all’Hilton). Un vestiario poco appariscente, zaino al posto della valigia, qualche convenevole nella lingua locale, e molta faccia tosta aiutano. Informarsi prima sui costi di una determinata tratta. Chi vuole osare può sempre provare a fare come fanno i Cairoti che, senza nessuna discussione, alla fine della corsa scendono dal taxi e pagano la cifra determinata, senza discuterne prima. Il concetto è che, se prima di salire sul taxi si chiede il prezzo i conducenti si sentono autorizzati a sparare qualsiasi cosa.

TRENO
L’unico prenotabile in anticipo è l’Abela, sulla tratta Cairo-Aswan, che però costa un botto (mi pare 60 dollari americani). Alcuni treni sono proibiti agli stranieri, in genere i più lenti che fermano in tutti i paesini, sugli altri invece si può salire, pagando il biglietto direttamente al controllore. Non c’è possibilità di sbagliare, le guardie bloccano e non lasciano passare. Da Aswan a Luxor un posto a sedere in prima classe costa 41LE, 31LE in seconda.

BUS
Upper Egypt Bus, compagnia statale, l’unica di cui mi sia servita, ha una flotta di mezzi abbastanza malridotti. Ci vuole un po’ di spirito di adattamento, ma è una esperienza piacevole, in quanto permette di conoscere egiziani estranei al mondo del turismo, che sono molto cordiali. Da Qeft a El Quseir il costo del biglietto è 20LE

CIBO
Nei ristorantini economici, costituiti da tavolini sistemati per strada, un kofta con bevanda può costare 12LE. In quelli medi, una porzione di pollo/pesce/carne con riso arriva a 50-60 LE.
Molto buone sono le verdure stufate, tipo quelle che si mangiano in Marocco, se uno vuol stare leggero, e le zuppe, soprattutto quella di lenticchie, che si trova ovunque, a prezzi molto bassi (sono arrivata a pagarla anche 4LE in un ristorante turistico).
Un litro e mezzo di acqua imbottigliata non deve costare più di 3LE, nei posti più turistici.

ACQUISTI
Meglio farli nei negozi a prezzi fissi. Esempio, relativo ad Aswan: quelle scatoline di simil avorio madreperla, che nel bazar vengono proposte a 180LE (e vendute poi a 40-50LE), nei negozi sotto i portici della Corniche campeggiano in vetrina già a 30LE, evitando ogni noia e perdita di tempo per il mercanteggiamento!
A Luxor ed al Cairo comunque sono ancora più insistenti.
In generale, molti articoli sono porcherie made in China, per quanto riguarda gli argenti, le stesse cose, in India, costano un terzo. Tenerne conto, se si intende negoziare. Negoziare fa parte della cultura araba, ma per colpa di pochi che pagano tutto subito senza fiatare, il mercato si è inflazionato, ed i commercianti ora non scendono più di tanto. Della serie, perché sbattersi se fra 5 minuti potrebbe passare un americano che farà far loro giornata?
Nel suk, se una cosa non interessa, non si deve dire “no”, ma proseguire sul proprio cammino, tacendo senza guardare in faccia gli interlocutori. Chiunque, nelle zone turistiche, con fare amichevole si rivolga a stranieri parlando nella loro lingua è sicuro che cercherà di vendere qualcosa. Vale quanto detto sopra, bisogna  tirare dritto, senza dar possibilità di replicare. Tutti i forestieri sono una potenziale banconota ambulante.
Per chi è in grado di leggere i numeri in arabo: nei pressi di Sharia Talat Haarb ci sono alcuni negozi che vendono ricambi per computer. Le chiavette usb e le memory card costano molto meno che da noi.

Notte del 10 ottobre
Dormiamo in aeroporto, perché la partenza è fissata per le 7.50 dell’indomani.

11 ottobre – CAIRO
Il volo Alitalia non presenta ritardi, e l’aeromobile è pressoché nuovo. Atterriamo alle 11.40.
Non potendo prevedere questa puntualità, però, e per evitare di perdere la successiva coincidenza, preferiamo trascorrere qui una notte, e ripartire per Aswan il giorno dopo.
L’albergo prescelto è l’ “Oasis Hotel”, che riscuote buoni consensi su tripadvisor.
Non appena recuperati i bagagli, ed oltrepassata la soglia della dogana, veniamo assaliti da un’orda di tassisti che pretendono cifre esorbitanti. Il terminal 2 è piuttosto vetusto, costruito in pietra grigia stile sovietico e illuminato da tristi neon. Varcata la porta di uscita, una folla pazzesca vestita in modo pittoresco ci vortica intorno con bagagli voluminosissimi, procurandoci un attimo di stordimento. Nessun taxi scende sotto le 90LE, mentre una cifra decente, per degli stranieri che sanno parlare pochissimo l’arabo, (mi sono informata prima), dovrebbe essere intorno alle 60LE.
Decidiamo quindi di prendere la navetta gratuita per il terminal 1, dove c’è una stazione di autobus, alcuni dei quali raggiungono il centro città, e la zona delle Piramidi. La navetta è affollatissima di cittadini egiziani; due di essi, gentilissimi, ci lasciano il loro posto a sedere, ci interrogano curiosi in un inglese stentato, e ci spiegano dove scendere.
Abbiamo ora un’alternativa economica, con conseguente maggiore potere contrattuale con i tassisti, che ci portano quindi in albergo alla equa cifra che avevo in mente.
L’hotel è bellissimo, tranquillo, immerso nel verde, con una grande piscina. Molte piante, come nei parchi botanici, recano legata al tronco una targhetta che riporta il nome in latino. La nostra camera, la 3012, è situata nell’ala più distante dalla strada; pare anche costruita più recentemente rispetto al resto del complesso. In stanza non si sente volare una mosca.
Ceniamo in uno dei ristoranti dell’albergo. Attorno, infatti, non c’è granché da vedere, a parte un paio di negozietti attorno, e la trafficatissima Alexandria Desert Road.
Il mattino seguente, dopo un’abbondante e prelibata colazione a buffet servita nel bar a bordo piscina, in taxi ritorniamo all’aeroporto, questa volta al terminal 3, diretti ad Aswan.
Dato il costo esiguo, mi pareva stupido servirmi del treno Abela, che impiega ben 14 ore o più per arrivare a destinazione e per giunta costa di più.

12 ottobre – ASWAN
Solita bagarre di tassisti all’atrio arrivi. Caldo sostenuto, credo siamo sui 35-36, ma non opprimente. Spuntiamo 40LE per una corsa su una Peugeot a 7 posti tutta bollata ed arrugginita, con i sedili ricoperti di peluche, il festival dell’acaro, e dopo poco veniamo scodellati all’ingresso dell’Isis Corniche.
L’albergo, fra gli economici, vanta la posizione migliore, l’unico direttamente sulla riva del Nilo, quindi più silenzioso rispetto a quelli che si affacciano sulla trafficata Corniche, ma sempre vicinissimo al suk, ai negozi, alla stazione, ed ai ristoranti. Le camere sono linde ed impeccabili, i bagni un po’ vecchiotti, forse, ma veramente puliti. Noi siamo alla stanza 210, con vista giardino.
La colazione a buffet, inclusa nel prezzo, è servita nel ristorante con balconata direttamente sul fiume. E’ splendido iniziare così la giornata.
Quando in città, consumiamo i nostri pasti presso due ristoranti terrazzati sul Nilo, l’Aswan Moon e l’Emi. Il primo, molto romantico, tappezzato di stoffe tipiche di colore rosso vivace, e luci soffuse la sera, è nettamente migliore, anche se leggermente più caro. Un piatto di pesce con contorno di riso costa sulle 50LE. Appena sistemate le nostre cose, e riposato un po’, ci rechiamo in stazione per conoscere gli orari dei treni per Luxor. Quello più comodo per noi è quello delle 15.00, ce n’è comunque un altro alle 17.00, quelli invece delle 9.00 e delle 13.30 sono vietati. Avremo modo di appurare che, quando questi sono fermi ai binari, non è proprio possibile raggiungerli, in quanto le guardie fanno passare solo gli egiziani.
Rientriamo in albergo, visitando il suk. Nulla mi colpisce in modo particolare, tanta chincaglieria, magliette, le solite cose, insomma.

13 ottobre – ASWAN
Prendendo il traghetto pubblico (1LE) attraversiamo il fiume e raggiungiamo l’isola Elefantina, ed il villaggio nubiano di Koti, dove percorriamo le strette viuzze sabbiose zigzagando fra le capre, e parecchia immondizia.. La maggior parte delle abitazioni appare piuttosto decrepita, molte non sembrano terminate, altre sono composte da mattoni di fango, e poche invece sono dipinte in brillanti colori pastello. Un anziano che si spaccia per il capo villaggio ci invita a casa sua, suppongo per venderci qualcosa, lo dribbliamo garbatamente e ci dirigiamo verso il Museo di Aswan e le rovine di Abu.
Premessa: non sono Piero Angela, internet e libri sono stracolmi di informazioni scritte da chi se ne intende molto più di me in riferimento alle varie dinastie, regni, battaglie, divinità ed eventi storici. Relativamente alle visite dei siti, quelle riportate sono le mie umili considerazioni personali.
Il museo di Aswan (ingresso 60LE) è ubicato nella villa appartenuta all’architetto che costruì la diga, le rovine di Abu si trovano nel terreno retrostante. La casa, in legno azzurro, e grazioso portico dalla vista impareggiabile, necessiterebbe di un restauro, perché è splendida. Mi fa un certo effetto entrare negli effetti privati di una persona che ha dedicato la sua vita ad un impegno così importante.
L’esposizione è molto semplice, alla buona, la stessa differenza che c’è fra una chiesetta di campagna ed una cattedrale, però ci sono molti reperti interessanti, e perfino una mummia. A differenza di ciò che succede in aeree archeologiche più blasonate, siamo gli unici visitatori, immersi nel silenzio, lontani dalla calca, nessuna testa davanti, niente casino. Tutti quei tesori sembrano essere lì esposti apposta per noi.
Usciti dalla villa, e visitata anche la parte nuova del museo, vagabondiamo fra le rovine di Abu, ammirando bei panorami sul Nilo. Sulla riva di fronte a noi si trova l’Old Cataract Hotel, dove soggiornò Agatha Christie.
Rientrati sulla sponda orientale, passeggiamo sul lungo Nilo piastrellato, ignorando i richiami dei guidatori di barche e di calesse. Dall’altro lato della strada, invece, sorgono portici e negozi vari, alcuni di souvenir, che vendono, a prezzi fissi, e molto ridotti, la stessa merce dei suk. Nonostante gli scocciatori (basta allontanarsi un po’ dal centro per liberarsene), è un vero paradiso, al tramonto, camminare in questa zona, osservando il placido scorrere delle feluche. Cerchiamo di sbirciare l’interno degli oblò delle lussuose navi da crociera ormeggiate a riva.

14 ottobre – ASWAN
Il giorno dopo, alle 3am, partiamo, in convoglio per un’escursione che ci condurrà ad Abu Simbel (90LE), e poi, dopo una sosta alla diga, al tempio di Philae. Il costo dell’escursione è 150LE, ingressi esclusi, e l’abbiamo prenotata al nostro albergo. Sappiamo però di gente sul nostro stesso minibus che l’ha acquistata al Keylany Hotel per 70LE.
Non saprei come esprimere il senso di grandiosità che emana da questo tempio, lascio quindi scorrere l’immaginazione e la fantasia.
Il tempio di Philae, molto meno conosciuto, è, seppur piccolino, molto suggestivo, in quanto si trova su un’isola. Per arrivarci, si paga a parte l’ingresso (50LE) e poi, contrattando, la barca. Il ns. gruppo è composto da 10 persone circa, e la traghettata, in andata/ritorno, ci costa 10LE a testa.

15 ottobre – ASWAN-LUXOR
Indugiamo più del solito sulle poltrone del bar del nostro hotel, in attesa che arrivi mezzogiorno, l’ora del check out.
Dribblando taxisti, i guidatori di calesse e rompiscatole vari, a piedi ci dirigiamo in stazione. Poiché siamo abbastanza in anticipo, ci sediamo per terra nell’atrio, osservando il via vai dei passeggeri, e conversando con una coppia di neozelandesi. Infine, ci accomodiamo sul treno che già mezz’ora prima della partenza è fermo in attesa sul binario.
La prima classe mi ricorda i salotti dei bei tempi andati. Pareti e poltrone sono tappezzati di stoffa damascata, i sedili sono larghi e confortevoli, il viaggio scorre velocemente.
Al contrario di quella di Aswan, oltremodo ordinaria nel suo grigio cemento, la stazione di Luxor è molto elegante, con tanto di statue in stile faraonico, faretti, e maxi schermi pubblicitari.
Si nota subito che Luxor, più di Aswan, è votata al turismo, è infatti molto più pulita, ordinata, munita di semafori che gli automobilisti sembrano rispettare (peccato che non altrettanto avvenga per il divieto di suonare il claxon), e c’è polizia ovunque.
I taxisti che ci assalgono non appena ci affacciamo sulla piazza vengono subito scacciati da un paio di sbirri, e noi, che non abbiamo nulla di prenotato, ci dirigiamo tranquilli a piedi verso il tempio. Costeggiando la piazza di fronte ad esso, ed oltrepassato l’Hator Hotel,  la nostra attenzione viene attratta dallo scintillante atrio del Susanna Hotel.
Prevedo una mazzata, invece le tariffe (per una doppia colazione inclusa) sono le seguenti: camera sul retro 25USD, camera laterale (vista suk) 30USD, camera frontale (vista tempio di Luxor, con balconcino) 35USD. Le visioniamo tutte e tre, scegliendo quella sul retro, perché più silenziosa (anche se le finestre ovunque sembrano abbastanza bene insonorizzate). Va detto che tutto l’edificio risulta ristrutturato di recente, gli impianti elettrici sembrano fatti a norma, le stanze sono abbastanza piccole, ma molto confortevoli, i bagni ben piastrellati, e dotati di vasca da bagno (con tenda in plastica pulita).
Dal ristorante, al settimo piano, si gode di una vista meravigliosa sul tempio già illuminato per la sera, e sul viale delle sfingi.
Decidiamo di fermarci per la cena, il menu è limitato, ma il cibo è buono, e spendiamo poco, 72LE per due piatti di pollo con contorni vari. Dopodichè, per favorire la digestione, ci dedichiamo all’esplorazione della vasta piazza davanti a noi. Passato il caldo del giorno, centinaia di persone affollano le aiuole, sedute a gruppi per terra con i bambini che corrono intorno. Molti giocano a pallone. Per un karkadè rinfrescante ci dirigiamo in una palazzina dall’aspetto moderno, a più piani, che ospita numerosi generi di ristoranti. L’ultimo piano alloggia “the roof” un bar piastrellato, dalle luci soffuse, frequentato da giovani egiziani benestanti, dove stanno suonando musica tradizionale dal vivo.

16 ottobre – LUXOR
Dopo una colazione un po’ misera, rispetto a quelle dei giorni passati, ma più che sufficiente rispetto agli standard italiani, si visita il tempio di Luxor (50 LE).
Al pomeriggio, nella luce dorata del tramonto, quello di Karnak (65LE), rientrando a piedi in albergo.

17 ottobre – LUXOR
All’hotel Nefertiti, a pochi passi dal nostro, prenotiamo una escursione per la giornata, al costo di 90LE (esclusi ingressi ai siti), per visitare alcune tombe nella valle dei Re (80LE + 4 per il trenino), il tempio di Al Deir Al Bahari (30LE + 2 per il trenino) e Medinat Habu (30LE).
Il caldo è torrido, ci saranno 38-39 gradi, questa volta siamo dotati di guida in carne ed ossa, già inclusa nel prezzo, ma faccio fatica a seguire le sue spiegazioni, spesso mi distraggo. Sfacciatamente, gli leggo davanti al naso la Lonely Planet ed altri appunti che mi sono portata. Il biglietto d’ingresso di 80LE vale per tre tombe, se si desidera visitarne di più bisogna pagarne un altro. Gli affreschi sono veramente splendidi, i colori molto vivaci. La nostra guida ci conduce alla tomba di Ramesse III (KV 11), Ramesse IV (KV 2), e la terza non mi ricordo più!! :o(
Passando accanto a quella di Tuthankhamen non potendo entrare perché sarebbe la quarta, ci fermiamo all’ingresso a leggere le indicazioni e guardare le foto relative all’epoca del ritrovamento. La tomba è spoglia, tutto il corredo è esposto al Museo del Cairo, che visiteremo al termine del nostro viaggio.
La maestosità del paesaggio roccioso in cui è incastonato, come un gioiello, il tempio di Deir Al Bahari (meglio noto come tempio di Hatshepsut) mi colpisce molto. L’ambientazione naturale è splendida. Vengo rapita dalle vicende personali della regina, in lotta col figliastro, come in una specie di telenovela messicana.
Medinat Habu è un tempio più vicino alla sponda occidentale del Nilo, e fuori dai circuiti dei grossi pullman. Lo visitiamo verso le 13, con una relativa calma. In molte aree, bassorilievi, colonnati e statue sono tutte per noi.
Al rientro, verso le 14, siamo distrutti. Abbiamo tracannato litri e litri d’acqua, ma non è bastato.
Ci fermiamo a mangiare al ristorante Jamboree, nominato sulla Lonely Planet. Questi locali dal tetto terrazzato, così carini la sera, di giorno sono torridi, ma non vogliamo prenderci una polmonite e mangiare all’interno, dove c’è l’aria condizionata.
Dopodichè, quando rientriamo in albergo, il muezzin sta intonando il richiamo alla preghiera delle 15. Al risveglio, siamo passati alla preghiera delle 17.
Con calma, e dopo aver sostato all’ufficio postale per il rito delle cartoline, ci dirigiamo nei pressi della stazione, presso l’ufficio delle autolinee della Upper Egypt, per comprare i biglietti per El Quseir, o prenotare i posti.
L’impiegato ci spiega che la via più breve, anziché cambiare a Safaga con una coincidenza diretta verso Marsa Alam o Shalatein, è di raggiungere invece Qeft, e da lì prendere un autobus che andrà direttamente a El Quseir, proseguendo poi verso Shalatein. Non è necessario prenotare.
La cena la consumiamo al ristorante del Nefertiti Hotel. Poiché i venditori al suk risultano particolarmente fastidiosi, alcuni di essi ti si piazzano proprio davanti impedendoti di proseguire, preferiamo passeggiare lungo il Nilo, o fermarci nei negozi a prezzi fissi. Faccio acquisti al Fair Trade Center (indicato da Lonely Planet) che promuove commercio equo e solidale aiutando comunità di donne beduine. Compro tappeti dai colori vivaci, e gioielli di ottone. La bottega  è molto frequentata. Dopodichè, ci spostiamo da Gaddi, una libreria vicino al Old Winter Palace Hotel, a curiosare. Ci sono molti libri interessanti, anche per bambini, ma questi ultimi sono scritti tutti in inglese. Segnalo anche un fornaio, vicino all’Hator Hotel, che vende prodotti squisiti (1LE per un croissant)

18 ottobre – LUXOR
Giornata di relativo relax, dedicata alla scoperta della città di Luxor. Il Luxor Museum è splendido (ingresso 80LE), concepito con criteri architettonici moderni, elegante, sobrio, tutti i reperti sono illuminati da faretti disposti ad arte. Ci sono splendidi gioielli, amuleti, ed un paio di mummie.
Dopodichè, è la volta del museo della mummificazione (50 LE), anche questo di alto livello. Mi colpisce il particolare di un cranio umano. E’ esposta una metà sezionata, al cui interno ancora sono chiaramente visibili le bende e le tracce di resina di preservazione. Lo contemplo estasiata come se fosse la cosa più affascinante del mondo!
Il pranzo lo consumiamo in un ristorante a fianco del museo, affollato di turisti dei package tours, inquadrati come polli da allevamento. Non gli lasciano nemmeno il tempo di rilassarsi un attimo, non hanno ancora finito di trangugiare l’ultimo boccone che già le guide li incitano ad alzarsi, per prendere una barchetta, che già li aspetta a motore acceso, sgasando in faccia a tutti quanti, per traghettarli al di là del fiume per altre visite. Rifiutiamo il menù a buffet, e optiamo per ordinare alla carta.
Per la cena optiamo per il Kebabgy, dai prezzi più cari, ma si paga l’ambientazione (è infatti affacciato sul Nilo)

19/10 – DA LUXOR-EL QUSEIR
Il taxista che dovrebbe portarci al terminal dei bus, situato vicino all’aeroporto, ci propone, per 150LE di andare direttamente a Qeft. Raggiungiamo quindi questa cittadina con un certo anticipo.
Qeft è la sorpresa imprevista della vacanza. Una cittadina “vera”, dove non esistono strade asfaltate, la via principale, dove ci scarica il taxi, è percorsa da alcune auto, poche Ape Piaggio e molti asini, che trainano carretti con i più svariati carichi, bombole del gas comprese. Molto fotogenico.
La stazione dei bus è una specie di pollaio, sotto un tetto di lamiera caldissima.
Mi siedo su una panca sbilenca, senza accorgermi che, sul muro a pochi centimetri dalla mia schiena ci sono miliardi e miliardi di formiche che sbucano da una tubatura. Sedute vicino a me ci sono donne vestite di nero con il volto coperto che mi guardano come fossi un marziano. L’addetto ci dice che il nostro bus (costo 20LE) arriverà alle 11; invece, è in ritardo, e lo aspettiamo sino alle 12. Nel frattempo, il mio fidanzato intrattiene rapporti amichevoli con persone del posto, che vogliono comprare il suo orologio e la sua macchina fotografica. Sono cordialissimi, gli offrono caffé, the, e ogni altro ben di Dio, lui rifiuta, spaventato dalle condizioni igieniche del baretto del paese, dove gli uomini sono seduti intenti a fumare la shisha.
Il nostro autobus, della compagnia Upper Egypt, che arriva da chissà dove, è un catorcio allucinante, sporco da far schifo. Molti sedili hanno la fodera strappata, l’imbottitura di gommapiuma fuoriesce dagli squarci, pare che gli sia caduta sopra una bomba, altro che festival dell’acaro! Una volta partiti, al bigliettaio, tento di spiegare, in arabo che in realtà non devo proprio andare a El Quseir, bensì in un hotel che si trova a 22 km a sud. Mi chiede il nome, e mi sento rinfrancata nel constatare che conosce l’Utopia Beach Club. Attraversiamo il deserto, senza incontrare nessun villaggio, oltrepassando una serie di montagne e canyons molto belli. Su tripadvisor, un utente aveva definito El Quseir simile ad un paese bombardato dell’Afghanistan. Sorrido al ricordo di questo commento, in realtà non è molto diverso dai villaggi nubiani ai confini di Aswan, ed è così in tutti i paesi poveri del mondo.
Verso le 16.30, il bus ci scarica davanti all’ingresso del resort. Gli addetti della reception sono molto sorpresi che siamo arrivati lì sullo stesso bus pubblico che usano loro.
La prenotazione della camera all’Utopia merita una parentesi. Mi avevano attratto le recensioni della spiaggia lette su tripadvisor. Ma l’albergo non era prenotabile tramite i normali siti, tipo expedia, hotelscombined. Per puro caso, mi sono imbattuta sul sito di un catalogo tedesco, che vendeva le camere anche a blocchi non settimanali, e senza il volo aereo, per cui, aiutata da una mia collega di Monaco, ho eseguito la preservazione, 177 Eu a testa per 4 notti in una camera superior all inclusive con vista mare. Contrariamente al solito, anziché un codice, mi è stato spedito a casa un voucher.
Il check in avviene in 3 secondi, nessun problema, nessun intoppo. Ci attaccano il braccialetto giallo dell’all inclusive, (novità: mai indossato prima in vita mia!) e ci assegnano la stanza 339, che si trova nella zona della piscina più grande, e del miniclub, noi siamo al primo piano, se fossimo più in alto la vista mare sarebbe stata ancora più bella. In ogni caso, siamo contenti così, la stanza è grande, luminosa, abbiamo un bel terrazzino, il bagno è bellissimo. Depositiamo in fretta gli zaini, e subito ci precipitiamo in spiaggia per un veloce bagnetto rinfrescante. E’ l’ora del thè delle 17, e ci uniamo a frotte di ragazzini biondissimi; il resort è infatti frequentato per il 98% da tedeschi.
Il sole cala presto, verso le 18 è buio.

20-21-22 ottobre EL QUSEIR
Relax all’Utopia Beach Club.
Attenzione: chi ha letto altri miei diari di viaggi sa che in genere dimoro in pensioni spartane da pochi dollari e pochi confort, e potrebbe pensare che quanto scritto da me sull’Utopia non sia obbiettivo.
In realtà, sono in grado pure io di distinguere un bagno sporco da uno che non lo è, il mio livello di aspettativa è direttamente proporzionale al conto che pago!
La struttura è molto grande, c’è un nucleo originale più vecchio vicino alla spiaggia, e poi palazzine più alte, e credo più nuove, vicino alla piscina grande ed alla reception.
Il giardino è verde e ben tenuto, le piscine pulite.
Gli orari dei pasti sono comodi, soprattutto alla sera, tenendo conto le abitudini dei tedeschi di cenare presto, andando alle 20 si trova molta poca ressa (e ancora tanto cibo a disposizione)
Il clima è piacevole, credo sui 27 di giorno, la sera scende un po’.
Ho come l’impressione che l’aria condizionata sia controllata centralmente, ed in questo momento nelle camere vada un po’ al risparmio. Nei ristoranti invece è proprio spenta, ma lasciano aperte le porte e si sta bene. Poiché c’è qualche zanzara in giro, non mi va di lasciare la porta finestra aperta, per cui di notte, al chiuso fa abbastanza caldo. Ribadisco che pur cercando di abbassare l’aria condizionata, questa non rinfresca molto…
Ci sono alcuni animatori, fanno uno spettacolino alla sera. Di giorno cercano di invitare le persone ad aderire alle loro iniziative, altri invece cercano di reclutare adesioni per le escursioni, tipo motorata, cammellata, e via discorrendo. Ci propongono anche una cena a base di pesce in spiaggia, ma avendo già pagato per l’inclusive, non ci va di sborsare altri extra.
Alla sera, un vago effluvio di “eau de fogne” si irradia nell’aria. La mia camera non ne risente, e devo dire che anche girando negli spazi aperti, non è che sia così fastidioso.
Ogni mattina vengono lasciate in camera 2 bottigliette da mezzo litro a testa, per gli adulti, ed 1 per i bambini. Queste si possono di nuovo riempire nei dispenser che sono dislocati dappertutto. Mi sembra una cosa saggia. Il primo giorno però, poiché arriviamo alle 16 (e veramente l’ora del check in parte dalle 14 in poi) ci lasciano a secco (noi ancora non ci siamo accorti dei dispenser). Per fortuna che ci siamo portati la nostra acqua da Luxor.
Per quanto riguarda i pasti, devo dire che, per quanto mi riguarda, mi sono trovata molto bene.
I piatti e le tazzine, che li lavino solo con acqua o meno, li ho sempre trovati puliti. D’altro canto come farebbe l’ecosistema a reggere, con troppo detersivo? Già la spiaggia, fuori dai confini dell’hotel, è un immondezzaio, migliaia di bottiglie di plastica portate dalla marea. Credo che anche con questo dovrebbero darci un taglio ed inventarsi qualcosa, già i dispenser sono una buona idea…
La colazione è grandiosa, di tutto e di più.
Il pranzo si può consumare a bordo della piscina più piccola, quella vicino alla spiaggia, dove servono pizza e pasta (mai provate né l’una né l’altra) e in un ristorante, dove si trova un buffet un po’ più striminzito che a cena, in ogni caso ci sono sempre verdure lesse, per chi non vuole rischiare con le insalate, riso, ed un cuoco che cucina carne al momento (anche se un giorno ci sono i fegatini che a me fanno venire il voltastomaco), in ogni caso qualcosa di buono c’è sempre.
Alla sera, il buffet è molto vario, c’è davvero di tutto, insalate e verdura cruda di tutti i tipi, due tipi di minestra, riso come contorno, pani di diverso tipo, alcuni buonissimi, pasta fatta saltare in padella all’istante dal cuoco, pasticci di pasta (probabilmente riciclati, ma buonissimi), verdure lesse, carne e pesce, dolci, tantissimi, e frutta non sbucciata. Insomma, un paradiso!
In camera ci fanno le pulizie tutti i giorni, ma non cambiano gli asciugamani (forse perché non lasciamo mance??), in ogni caso, io li stendo ad asciugare sul terrazzino, e non c’è problema.
Si rompono due lampadine in bagno, e ce le riparano entro sera, il lavandino perde e ce lo aggiustano senza che neanche li dobbiamo avvisare.
All’atto del check in, insieme alla chiave della camera, ci è stata consegnata una tessera che serve per prendere gli asciugamani in spiaggia. Ogni volta che riconsegni la salvietta, te la restituiscono.
Se va smarrita, la multa che si deve pagare è di 100LE.
In reception, nelle bacheche, sono esposte le varie attività e gite proposte dai vari tour operators, dannatamente care, per me che sono abituata ai fai da te. Idem per il servizio taxi interno, 50 Eu di sola andata per Hurghada.
A noi interessa, perché, per il ritorno dobbiamo raggiungere l’aeroporto di questa località, per ritornare al Cairo.
Viene anche proposta, due volte a settimana, una navetta a El Quseir al modico costo di 25LE. Decidiamo quindi di andarci, per vedere di organizzare lì il nostro trasferimento verso Hurghada senza dipendere dall’hotel..
All’interno del complesso c’è un negozietto che vende di tutto, ma i prezzi mi sembrano piuttosto cari, approfittiamo quindi dell’escursione a El Quseir per la spesa.
La navetta parte verso le 10.30, e praticamente ti lascia in paese meno di due ore.
Mi ritorna in mente “il paese bombardato dell’Afghanistan”. Effettivamente, regna un certo senso di abbandono.
Sembra di essere tornati a Qeft, riferendomi allo stato in cui si presentano le abitazioni, ma qui si vede molta meno gente. Il lungomare ospita una serie di ristorantini sotto tettoie di vimini tutte infiorate, ma sono desolatamente vuoti.
L’unico albergo della città, ho visto le foto su internet, non ha neanche l’insegna. La nostra priorità è comprare scarpette da reef e acqua ossigenata, perché il mio moroso si è tagliato. Da NemoTec, i cui commessi sembrano due esponenti religiosi dalla barba curatissima tipo ayatollah, le scarpette le compriamo a 40LE (non mi oso a contrattare). Notare che non avevo neanche capito il prezzo, avevo infatti creduto cinquanta, e loro, anziché fregarmi, mi danno correttamente il giusto cambio, ripetendo la cifra “forty” anche in inglese.
Quando arrivo in farmacia mi viene un colpo. Da NemoTec le scarpette erano esposte in bella mostra, quindi mi è bastato indicarle e chiedere “bikam?”. Qui invece gli scaffali sono pieni zeppi di roba, come faccio a spiegarmi, se la commessa, una donna coperta di veli dalla testa ai piedi, non parla inglese? Per fortuna il problema non si pone, lo sa benissimo, e ci fa pagare 5LE per una boccetta.
Abbiamo ancora un po’ di tempo da trascorrere, e dobbiamo sbrigarci a trovare un taxi. Ne abbiamo già visti alcuni, ma erano occupati. Per fortuna, vicino ad una rotonda dove campeggia un mosaico di pesciolini con la scritta “Quseir”, ne incrociamo uno e lo fermiamo. Ci chiede 250LE per andare all’aeroporto di Hurghada, tento di contrattare, ma non mi lascia molto margine. In ogni caso, questi 30Eu sono sempre meglio dei 50 dell’hotel, senza contare la prospettiva di fare un viaggio su un bus allucinante come quello di Qeft. Poiché l’autista sa leggere l’inglese, gli lascio un bigliettino con i miei dati, e spero nella buona sorte. Dovremo aspettarlo in strada, non può infatti entrare nel complesso.
Sbrigata quest’ultima incombenza, possiamo quindi dedicarci per circa venti minuti ad osservare i souvenirs esposti nei vari negozietti. Non compriamo niente, e di questo anche mi dispiaccio, ma voglio trattenermi per il bazar di Khan El Khalili.
Diciamo che uno dei motivi per cui ho deciso di riposarmi all’Utopia sono state le recensioni positive lette su internet, e relative soprattutto al facile accesso alla barriera. Questo mi sembrava importante, dal momento che il mio fidanzato non è un gran nuotatore. Ma pure io, in realtà, non gioisco all’idea di buttarmi da un pontile in una giornata di vento e galleggiare sulla parte esterna del reef con la paura di essere sbattuta a destra e sinistra dalle onde.
Siamo stati accontentati. I coralli, è vero, non sono quelli di Redang, in Malesia, tanto per fare un esempio, ma è anche vero che là ci si buttava dalla barca, e qui siamo a pochi metri dalla spiaggia.
Ci sono comunque moltissimi pesci colorati. Devo ammettere che non mi sono mai molto allontanata.. in mare aperto sicuramente sarà diverso.. L’ultimo giorno, c’è molto vento, e bandiera rossa, ma l’acqua è appena increspata per cui davvero non ci sono problemi, anche se in verità la corrente è un po’ forte (meno male che porta verso riva). Premetto che faccio apnea senza pinne né boccaglio né maschera, uso solo gli occhialini da piscina. Le pinne mi danno fastidio, il boccaglio usato da altri mi fa schifo, la maschera si appanna… ovvio che non possa resistere a lungo in certi contesti. A volte mi contorco come un’anguilla pur di non toccare i coralli, mentre vedo che persone con le pinne non si fanno scrupoli ad appoggiarsi sui coralli quando sono stanche..

23 ottobre – EL QUSEIR-HURGHADA-CAIRO
Il nostro volo da Hurghada al Cairo parte alle 13.40.
Il taxista ci aspetta alle 10 all’ingresso principale dell’Utopia, quello vicino alla Security. La reception mi fa chiamare per ben due volte al telefono, per sapere dove vado, perché non ho un transfer, se ho bisogno di un taxi, ecc ecc. Dicono di farlo per la mia sicurezza, non so invece se non sia perché sono scocciati che non mi sia servita di quello dell’hotel.
Nel tratto di strada da Quseir a Safaga ci sono pochissimi resort, e niente altro. Il mare in molti posti è di un turchese caraibico, diventa incantevole nei pressi di un complesso alberghiero chiamato Magic Life, formando un’ampia insenatura tipo laguna. La parte di Hurghada che vedo dal finestrino della macchina è un enorme agglomerato di condomini, molti dei quali in cerca di un acquirente. Gli edifici paventano una certa eleganza, ma di fatto è uno scempio edilizio, accanto ad acquapark vari, e alberghi stile Disneyland. Piuttosto che un casino simile, preferisco mille volte la quiete desolata di Quseir!
Il volo questa volta è in ritardo, ed atterriamo al Cairo alle 15.45, anziché 15.10.
Ora comincia il bello, e quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare.
Dal terminal 3 sappiamo che dobbiamo prendere la navetta sino al parcheggio autobus del terminal 1. Non mi ricordo la fermata esatta, scendiamo nel posto sbagliato, e veniamo assaliti da tassisti, resistiamo e riprendiamo la prossima navetta, sino al punto esatto. Non abbiamo nessun albergo prenotato, questa volta, come a Luxor, ma il Cairo non è una cittadina, e non sarà altrettanto facile. Ci indicano il bus che porta in centro, quello con aria condizionata che costa 2 LE, il nr. 356 per Midan Tahrir. Ce l’abbiamo proprio davanti al naso, ma non lo vediamo perché ci aspettavamo qualcosa di diverso, ed invece ci ritroviamo sul solito autobus vecchio, sporco e disintegrato.
Il capolinea del bus non è esattamente nella piazza di Midan Tahrir, bensì in una specie di grosso parcheggio che funge da capolinea per una marea di minibus, situato sotto un cavalcavia, davanti al Ramses Hilton, e dietro al Museo Egizio.. E’ quasi già buio, vedo Midan Tahrir in lontananza, ma il problema che è in linea d’aria.. ed in mezzo fra me e la mia agognata meta ci sono dozzine di strade stracolme di vetture che sfrecciano impazzite, difficili da attraversare, pericolose. Nessuno rispetta i semafori, appesantiti dalle molte borse non riusciamo a muoverci con agilità in quel delirio. Riusciamo comunque a raggiungere la Sharia Talat Haarb, percorrendola tutta, ma è un disastro. Gli alberghi sono schifosi, sorgono ai piani alti di palazzi dagli atri sporchi e fatiscenti, con ascensori traballanti e pericolanti; alcune stanze che ci mostrano sono orribili, le moquette dei pavimenti, luride, puzzano di muffa, i bagni sono da paura, e pullulano di scarafaggi. I prezzi sono da panico, per certi tuguri, con ghigno beffardo, pretendono 60USD. Mi consulto un attimo con il fidanzato. Decidiamo di tornare al piazzale dove il bus ci ha scaricato, e poi, in taxi, con molta fatica, raggiungiamo lo Shepheard Hotel. Si trova sul lungo fiume, nei pressi dell’ambasciata americana, ma è meno caro dell’Hilton e del Semiramis, posizionati accanto. Una stanza fronte Nilo costa 210USD, ed una sul retro 180USD. Optiamo per il retro. Poiché è vicino al museo Egizio, ne approfitteremo per visitarlo domani, lasciando i bagagli in custodia all’albergo, dopodichè ci troveremo con calma qualcosa di economico. Soggiornare al Cairo in un hotel di lusso vicino all’ambasciata americana non mi sembra il massimo per la mia incolumità personale, ma spero che a nessuno venga in mente di farsi saltare in aria nei paraggi nell’unica notte che trascorrerò qua.
Lo Shepheard è sfarzoso, la sala da pranzo sfoggia magnifici lampadari di stile arabo, logge con archi moreschi, e nicchie di legno finemente traforato. Le camere sono di livello leggermente inferiore rispetto a ciò che promettono i corridoi, ricchi di tappeti, di specchi e di lampade di ottone.

24 ottobre – CAIRO
Dopo una colazione favolosa, alle 10 siamo davanti al Museo Egizio, 5 minuti a piedi dall’albergo.
L’ingresso costa 65LE, le macchine vanno lasciate nell’apposito locale all’ingresso, non è possibile portarle all’interno, anche se chiuse negli zaini, veniamo bloccati e ci rispediscono indietro.
Il Museo mi sembra una immensa, polverosa e disordinata soffitta. I vetri sono sporchissimi, l’illuminazione, nel pian terreno, che è più buio, consiste in squallidi neon. Un sacco di reperti esposti non hanno neppure un cartellino che indichi di cosa si tratta, altri invece hanno appiccicati dei bigliettini di carta ingiallita, scritta a caratteri di macchina da scrivere dell’anteguerra. In un corridoio laterale, l’accesso al pubblico è sbarrato da un’asse di legno, e tantissima roba è buttata dietro alla rinfusa, tipo sgabuzzino. Che peccato. Sappiamo che un nuovo Museo verrà presto pronto, vicino alle Piramidi.
Il primo piano è nobilitato dalle arcinote zone dedicate a Tuthankamen, ed il suo tesoro, le esposizioni di gioielli, le mummie reali (ingresso a parte, 100LE) e la sala con le mummie degli animali. Arriviamo davanti al sarcofago e la maschera d’oro in un momento abbastanza tranquillo, le masse di turisti sembrano essersi volatilizzate. E’ quindi con una certa calma che riusciamo a contemplare tutti questi tesori.
La vista delle mummie dei gatti, ce ne sono 3 o 4, provoca uno shock al mio inconscio. La notte seguente sarò perseguitata dagli incubi, in sogno assisto alla morte della mia adorata gatta Morgana, che in realtà soffre di qualche acciacco dovuto alla veneranda età di 16 anni. Subito mi precipiterò a chiedere a mia madre via sms notizie circa il suo stato di salute… Che stranezze, la psiche umana…
Lasciato il museo, ritorniamo in Talat Haarb, dove finalmente riusciamo a trovare una stanza decente al Cairo Inn. L’hotel si trova proprio sulla rotonda della piazza, in fronte alla storica pasticceria Groppi. E’ in un edificio di stile parigino ristrutturato, l’ingresso non fa neanche tanto schifo, le camere si trovano al primo piano, e sono state restaurante di recente, i soffitti sono alti, i condizionatori nuovi e silenziosi, le pareti dipinte con stucchi dorati nei toni del beige e del porpora, come le piastrelle dei bagni. Tutte quelle sul retro, silenziosissime, quindi perfette, sono già occupate. Accettiamo, ad ogni modo, non abbiamo scelta, L’unica cosa che ci preoccupa un po’ è il rumore del traffico la notte.
Trasferiamo i bagagli, a piedi, dallo Shepheard. Ormai ci siamo smaliziati ed abbiamo imparato come destreggiarci fra le macchine.
Pranziamo e ceniamo al Caffè Riche, molto vicino all’hotel. Si tratta di un ristorante molto carino, un tempo frequentato dagli intellettuali del Cairo. I prezzi sono medi. Circa 12-13 Euro per tutti e due.
Tramite il nostro albergo, prenotiamo per il giorno dopo un’escursione che ci condurrà al mattino alla piana di Giza, ed al pomeriggio, alla Cittadella, e poi nella zona islamica. Rientreremo per conto nostro in taxi. Il costo è di 80 LE a testa, esclusi gli ingressi, che è conveniente, perché altrimenti dovremmo di volta in volta cercare un taxi. Il proprietario mi borbotta qualcosa di una escursione con cavalli o cammelli, da pagare a parte, ma è molto misterioso circa i prezzi, dice di non sapere niente e di trattare direttamente coi proprietari degli animali. La cosa mi puzza…
Siamo così stanchi che dormiamo nonostante il rumore dei claxon incessanti, che pare attutito da tonnellate di ovatta..

25 ottobre – CAIRO
Il ns. ultimo giorno al Cairo, la colazione è un po’ striminzita, pane tostato (2 fette a testa), una scatolina di marmellata, ed un thè. Veramente, quando gli ho detto che non volevo latte e cornflakes, speravo che abbondassero un po’ di più con il pane e la marmellata..
Il pulmino ci viene a prendere alle 9. Come sospettavo c’è sotto l’inghippo. Per dorarci la pillola, il driver dice che tutti i turisti entrano a Giza dalla parte della grande piramide, mentre lui, assicura, vuole assicurarci un’esperienza autenticamente egiziana. Arriva quindi nei paraggi dell’ingresso secondario, quello della Sfinge. Ma si ferma prima, nella zona del villaggio di Nazlet as Samaan, dove ci sono le stalle dei cammelli e dei cavalli.
Si ferma quindi in una di queste scuderie, ci fa scendere, e, dopo averci presentati al gestore, ci costringe a sorbirci una lunga sequela di escursioni dai prezzi esorbitanti, 300 LE a testa per un’ora e mezzo di cavalcata, inclusi gli ingressi. Visto il mio disappunto, mi si fa presente che è come se mi si facesse un favore, che se andassi alle Piramidi per conto mio dovrei fronteggiare uno scenario inquietante, pagare di più per gli ingressi, per le macchine fotografiche, senza contare gli assalti dagli scocciatori e dai venditori, ecc ecc. Che si debba pagare per entrare in ogni piramide questo lo so, ma il fatto è che a me non interessa farlo. Che a Giza si paghi per portare la videocamera sinceramente non ne sono informata, ma a lume di naso mi pare una gran ca**ata. E ad occhio e croce mi sembra anche che il vero scocciatore sia lui, non quelli che cercano di venderti 10 papiri ad 1 Euro che lui vorrebbe farmi evitare… Dico quindi cortesemente all’autista di portarci subito via, e che mi rifiuto di fare questa escursione. Lui non si muove, quell’altro inizia a mercanteggiare sul prezzo. Insisto: porca miseria, voglio andare alle Piramidi da sola con il mio ragazzo, senza guide o cammelli fra i piedi, non importa se fa caldo e sono distanti, noi vogliamo camminare per conto nostro. Quando riusciamo a riguadagnare i nostri posti sul minibus, ecco che ci blocca nientemeno che il manager della scuderia. Nuovamente rivendico il mio diritto di essere lasciata in pace.
Che palle!
L’autista si ferma nello spiazzo all’ingresso davanti alla Sfinge. Paghiamo 60LE per entrare, nessun extra per le macchine fotografiche. Il mio istinto non sbagliava.. Abbiamo tempo due ore, che sono sufficienti per girellare un po’, raggiungere Cheope e Chefren, e fare foto coi cammelli, (paghiamo 10LE a testa). E’ bellissimo, è una vita che sognavo di vedere le Piramidi, che sono lì da cinquemila anni, altro che storie, i venditori sono un po’ insistenti, ma sono tutta presa dall’euforia della circostanza che non ci faccio neanche tanto caso.
Rientrati alla base, il driver adesso ci lascia alla base della Cittadella, dove visitiamo la Moschea di Muhammad Alì, e diamo un’occhiata al panorama della città sottostante. L’autista ci rimane male quando gli dico che da fuori è uguale a quella di Istanbul. L’interno è riccamente decorato, e dal soffitto pendono centinaia di lampade a boccia, nonché una decina di lampadari più elaborati, i cui pendagli tintinnano dolcemente mossi dalla corrente d’aria. Stranamente, all’ingresso, non ci sono gli appositi armadietti per depositare le calzature, che dobbiamo quindi portarci appresso.
Dopo essere usciti, il minivan ci conduce davanti alla Moschea di Al Azhar, dove ci accomiatiamo. L’autista pretende una mancia.
Veramente, non ho nessuna voglia di dargliela, primo perché appunto la pretende, e secondo per tutte le scocciature che mi ha procurato con il cammelliere alle Piramidi. Ad ogni modo, siccome non ho voglia di rimettermi a discutere, gli sgancio un paio di dollari, e mi affretto a scendere dalla vettura.
Alla nostra sinistra sorge il famoso mercato di Khan Al Khalili. Il Cairo musulmano è forse la parte, assieme ovviamente alle Piramidi, che più avevo curiosità di vedere, nonostante abbia già visitato altri stati arabi ed altri suk. E’ sempre un piacere perdersi nei viottoli stracolmi di merce e di uomini, fra gli odori più disparati, fumo, spezie, sudore, ed anche immondizia.. E’ la parte che dà un tocco esotico e genuino alla vacanza, questa mancanza di pulizia e di asetticità, e non mi disturba affatto.
Entriamo nella moschea di Al Azhar, che è antichissima, ed ospita un centro di studi islamici che è il secondo più importante dopo quello di Fez, in Marocco, che ho già visitato in passato.
Nonostante abbia i pantaloni, e mi sia messa addosso uno scialle, mi fanno indossare una palandrana con cappuccio che mi dà un’aria piuttosto ridicola. Siccome è troppo lunga per me, rischio anche di inciampare. Ho qualche dubbio che sia davvero necessaria questa buffonata, ma forse non si fidano del fatto che io davvero mi tenga su il mio scialle durante la visita. Altre turiste già la indossano, per cui non faccio storie. Visitiamo una vasta sala in cui gli studenti sono chini sui libri, e buttiamo un’occhiata alle volte di pietra mirabilmente intarsiata. Siamo costantemente tenuti d’occhio, non credo che stiamo mostrando segni di irrispettosità, ma continuano a seguirci (siamo gli unici che abbiamo allontanato tutti quelli che volevano candidarsi come guide). Un signore anziano ci propone di salire sui minareti, se ben capisco, ma non abbiamo più spiccioli, e decliniamo l’offerta. Il tizio che mi aveva obbligato ad indossare la palandrana pretende pure lui un baksheesh quando gliela riconsegno. Gli metto in mano 1LE, lui mi guarda deluso, io lo guardo storto, e tiro dritto decisa.
Poiché abbiamo saltato il pranzo, scoprendo di trovarci davanti al locale Egiptian Pancakes nominato sulla Lonely Planet, ci fermiamo a mangiare due crepes, che purtroppo, lasciano abbastanza a desiderare. L’interno del locale è sporchissimo.
Il suk propone più o meno la stessa merce che abbiamo già visto a Luxor ed Aswan; i prezzi mi sembrano molto più bassi, ma i commercianti ancora meno propensi a contrattare. Ci sono stupende lampade con cristalli colorati, altre di ottone finemente lavorate.
Purtroppo, esageratamente ingombranti per essere trasportate in aereo.
Passiamo davanti ad altre bellissime moschee, perdendoci nei vicoli, accanto a persiane in legno tutte scolpite.
Abbiamo perso l’orientamento, e crediamo di esserci smarriti, quando di nuovo ci troviamo al punto di partenza, vicino ad Egiptian Pancakes. Questa volta, mi siedo al ristorante accanto, che mi pare molto più pulito, Al Halwagy, dove ordino una bella tazzona di thè alla menta. Sono passate da poco le 17, dalle moschee circostanti si diffondono le voci dei muezzin, ognuno con la sua propria litania. Mi è sempre piaciuto ascoltare questo salmodiare, anche quando si trasmette da decine di altoparlanti diversi creando una sorta di disordine armonico. E’ come l’odore di cibo o di spezie o di immondizia marcita al sole, qualcosa di diverso rispetto a ciò cui sono abituata, quindi attraente.
Un taxi veramente sgangherato, dopo vari tentativi di avviamento andati a vuoto, il rombo del motore sembra la tosse di un tisico, riesce a portarci all’hotel. E’ la nostra ultima cena al Caffè Riche, e la nostra ultima passeggiata lungo Talat Haarb, che mi regala anche l’immagine più triste della vacanza. Una bambina veramente piccola vende fazzoletti di carta ai bordi del marciapiede. Sulle gambe incrociate tiene un quaderno, davanti a lei, accanto ai fazzoletti, un libro sgualcito aperto. Lei fa i compiti e scrive. Sono le 11 di sera.

26 ottobre – CAIRO-MILANO
Alle 10 un taxi ci riporta dove tutto è iniziato. Finalmente, e ci sono voluti 15 giorni, ma alla fine ce l’ho fatta, riesco, in arabo, a spuntare un prezzo decente per l’aeroporto, 40LE.


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