“Overdose di Natura”
(diario di viaggio 19 aprile – 2 maggio di Massimo P.)
Itinerario: San Josè – Punta Arenas – Tambor – Parco Curù – Montezuma – Samara – Tamarindo – Lake e Vulcano Arenal – La Fortuna – Tabacon – Puerto Viejo – Parco Cahujta – San Josè
Vi racconto questo viaggio strabiliante che io (Max) e il mio amico Vanny abbiamo nominato: ‘Overdose di Natura’.
Partenza il 19/4/2005 da Venezia (biglietti premio Mille Miglia=70€) con tratta:
Venezia-Londra-Newark-San Josè – San Josè-Newark-Amsterdam-Venezia
Arriviamo ore 23 a San Josè e scopriamo che la jeep noleggiata dall’Italia con la Hertz non c’è. Incavolatura con la Hertz e alla fine l’addetto ci trova un altro noleggio del luogo… Ci portano con un pulmino in una zona non raccomandabile… fuori dell’aeroporto…ma alla fine ci danno una Nissan Pathfinder 3500 cc a meno soldi (circa 850$ assicurazione compresa). Dall’aeroporto ci dirigiamo nel centro di San Josè alla ricerca dell’albergo prenotato per la notte…(unica prenotazione fatta dall’Italia). Sorpresa… non ha il parcheggio privato. Dobbiamo appoggiarci a un parking privato esterno, chiuso da cancelli e controllato da un guardiano….che ci consiglia comunque di mettere l’antifurto (un aggeggio che blocca le marce dotato di chiavetta!!! mai visto prima). Comunque alberghetto tranquillo e carino.. a parte una breve sparatoria verso le 3 di notte!
Colazione abbondante e partenza in direzione Tambor (penisola di Nicoya) con passaggio traghetto da Puntarenas (acquisto biglietto traghetto in loco e durata transito di circa un’oretta dove ci becchiamo una micidiale scottatura alle spalle).
Arrivo nella penisola e via in direzione Tambor dove alloggiamo presso Casa Cristina (letto, bagno e armadio… di tre assi orizzontali e 4 paletti di sostegno… costo 20$ a camera con colazione, compresa la ranocchia nel piatto doccia). Giretto sulla spiaggia lunga e di sabbia scura… invasa da miriadi di piccoli granchi. Cena a base di aragostine nella Casa Cristina… eccezionali.
Il giorno seguente, 21/4, da Tambor torniamo indietro qualche km per giungere a Curù e visitare il parco naturale di Curù, entriamo e subito notiamo decine di iguane che ci sorvegliano, scimmie urlatrici sopra le nostre teste; ci incamminiamo nel sentiero tra boschi di mangrovie e alberi altissimi, con vociare di mille specie di uccelli, e i famosi urli delle scimmie. Decidiamo di noleggiare barca con ‘autista’, per dirigerci all’isoletta di Curù dalle altissime e meravigliose palme e un’acqua azzurrissima. Il nostro giovane autista decide di farci passare come due innamorati (siamo 2 amici etero e si vede bene) nel bel mezzo di uno scoglio con apertura centrale… che succede? nel bel mezzo delle onde e dei vortici che si incontrano nel centro del buco, il motore della barchetta si spegne e andiamo a cozzare contro la parete dello scoglio con il motore… lieve panico… per fortuna il barcaiolo è pronto e fa ripartire il mezzo!!! Facciamo un po’ di snorkeling ma il mare è un po’ troppo agitato e si vede poca cosa. Giornata nell’isola sotto le palme con un sole che spacca. Rientro nel tardo pomeriggio e cena presso il molo di Tambor da una bella ragazzotta californiana che ci delizia con i piatti di pesce alla griglia. Ottima cena.
La mattina seguente ripartiamo in direzione ovest alla volta di Montezuma. Troviamo alloggio in un bungalow in mezzo a un bosco di mango (per niente si chiama Los Mangos – 170$ 3 notti), dove le scimmie aspettano il tuo passaggio per tirati in testa i frutti… simpatiche. Andiamo al mare ma è veramente tanto tanto mosso con onde alte 3/4 metri; anche stare sdraiati è veramente un problema dato che senza accorgertene vieni invaso dall’acqua… poi fare il bagno è veramente pericoloso in quanto l’onda ti porta al largo per 100/150 metri, inutile nuotare per tornare indietro, devi trovare la corrente giusta per tornare a riva… questa caratteristica è di tutta la costa del Pacifico e su tutti i siti del Costarica viene consigliato di fare molta molta attenzione!!! Alla sera andiamo in un locale, un terzo giardino botanico/un terzo ristorante/un terzo disco, dove mangiamo piatti deliziosi tra cui una prelibata aragosta, il tutto cucinato da un ragazzo di 25 anni, Carlos, che diventa subito nostro amico……è fuori come una campana! Musica lounge di buona fattura con un dj olandese e Carlos che spruzza alcol in pista dandogli fuoco (con rischio per i danzanti). Facciamo nottata (per me insonne visto che intorno al bungalow ci saranno stati centinaia di granchi giganti che nel fogliame facevano un casino terribile e mi sembra di averli in camera sopra la testa) e alla mattina ci dirigiamo alle impressionanti cascate di Montezuma, circondate da una vegetazione rigogliosa (circa un’oretta e di cammino). Innumerevoli i cartelli di divieto di tuffo… ma chi ti ritrovo? il cuoco Carlos in cima alla cascata a circa 30 mt. di altezza.. che scende in parete aggrappato come un ragno… con costume e a piedi nudi… e a circa 15 metri si lancia in un tuffo da brivido… un pazzo. Ci vede e ci raggiunge e ci racconta che lo fa tutti i giorni (dorme 2 ore per notte), dicendoci che suo padre gli ha insegnato che la vita è breve e quindi bisogna sfruttare al massimo ogni istante.. e rischiare sempre il tutto per tutto. Nel pomeriggio andiamo un po’ al mare…che fortunatamente si è un po’ calmato.
Alla mattina colazione in centro di Montezuma dove ci si avvicina un bellissimo uccello dai colori azzurro cielo con una cresta variegata, ghiotto di plumcake. Partiamo ritornando verso Tambor alla volta di Samara nella costa ovest del Costarica. Dal momento che non ci consigliano di percorrere in auto la costa da Montezuma, dovendo guadare circa 4 fiumi (percorrenza media di 70 km in 6 ore), decidiamo di passare all’interno della penisola di Nicoya, quindi Montezuma-Tambor-Paquera-Montana Grande-Lepanto-Corozal-San Pedro-Tres Rios-Los Perdidos-Rio Frìo-Samara (ovviamente tutto sterrato e chiedendo ad ogni incrocio dei piccoli paeselli, visto che la segnaletica è inesistente). Questo itinerario si addentra nella penisola di Nicoya con paesaggi mozzafiato… avviene per il 95% su strada sterrata e consigliato sono con una buona jeep…alcuni passaggi sono veramente duri sia per la condizione della strada (se così si può chiamare…meglio dire mulattiera), sia per alcune pendenze. Arriviamo a Samara dopo aver percorso 120 km in 7 ore!!!
Qui a Samara troviamo alloggio presso una coppia (Casa del Sol – lui canadese, lei italiana, molto affabili e simpatici), un bellissimo e pulitissimo alberghetto a 2 minuti a piedi dal mare. Qui a Samara trovate molte proposte a buon prezzo. Spiaggia lunghissima, bella e belle onde da surf…assistiamo ad una gara di shortboard con evoluzioni radicali ad una velocità impressionante. Stupendo ammirare questi ragazzini (anche un po’ montatelli a dir la verità ma ci sta tutta considerata la loro bravura). Serata al ristorante sulla spiaggia El Langor con insalata, aragoste, grigliata, rum a volontà (pettinata di 40$ a testa…caro per il Costa Rica, ma abbiamo bevuto proprio tanto rum). Passiamo la nottata alla Tutti Frutti Disco dove c’è la premiazione dei surfisti vincitori della competizione.
Il giorno successivo (24/4) facciamo una puntata la Centro Yoga di Nosara, famoso per aver accolto i vip statunitensi desiderosi di ‘meditare’. E’ immerso in un giardino spettacolare, con struttura orientaleggiante dove famosi attori u.s.a. (a detta della guida LP) si recano a fare meditazione. Dal 2003 non è più possibile alloggiarvi ma solo praticare le sedute di yoga giornaliero. Facciamo un giretto nei dintorni di Nosara e ci intrufoliamo in un labirinto di viuzze immerse nel verde dove sorgono mega villette di statunitensi che hanno monopolizzato (anche qui!) il luogo.
Giorno successivo partenza molto presto in direzione Tamarindo, strada ovviamente mista asfalto – sterrato, con prevalenza di quest’ultimo, attraverso distese di praterie e boschi. Durante il tragitto ci fermiamo increduli… tra le baracche-abitazioni dei locali c’è un campo da calcio ed è in corso una partita…tutte due due le squadre con la propria candida divisa.. perfetta a puntino! Poi ancora più increduli vediamo lo scuola bus locale…un camioncino sul cui cassone sono stipati una ventina si giovani studenti…da foto!
Arriviamo a Tamarindo, nota località balneare amata dai surfisti statunitensi. Troviamo alloggio da una coppia di ragazzi giovani al Mono Loco (lui Marbin dal ripetitivo ‘si senor!, todo bien senior? si senior’), anche qui immersi in un giardino tropicale (di notte un caldo bestia e per me nottata insonne mentre Vanny dorme come un ghiro). Tamarindo ha una bellissima e lunghissima spiaggia, e alla sera si gode un tramonto da favola (è l’unico posto nella costa pacifica dove si vede tramontare il sole all’orizzonte sul mare). Gustiamo due buoni mojito su un lounge-bar in riva al mare, con sdrai e salottini. La serata facciamo la passeggiata lungo la via principale (e unica) di Tamarindo, dove intratteniamo conversazione con una ragazza rasta che capisce subito la nostra parlata spagno-veneta. Anche lei è veneta di Conegliano e ci racconta che è in giro da circa tre mesi in centro-america, vendendo collanine-braccialetti-orecchini fatti da lei. Ci dice che tra due giorni parte alla volta di Honduras e Guatemala…e non ha proprio previsioni di ritornare a casa. Cena in ristorante in extremis (alle 22 chiudono le cucine), serata in due locali (una festa privata e un discobar). Conosciamo due ragazze israeliane simpatiche, che ci raccontano che a Tel Aviv la vita è tranquilla e non come risulta al mondo dai telegiornali…mah…siamo un po’ increduli…appuntamento alla mattina dopo.
La mattina ci dirigiamo verso la più bella spiaggia del Costarica…Playa Conchal. Bianchissima ma anche qui…attenzione a fare il bagno, in meno di due secondi ti ritrovi al largo senza nuotare. Serata in altro ristorante sempre con pesce e rum finale, troviamo le due israeliane.. soprannominate da noi Hebrum in tono scherzoso…nottata come la precedente…!
Il giorno dopo andiamo a fare un giro in altre spiagge più a nord, c’è l’imbarazzo della scelta. Giungiamo sino al Golfo del Papagayo, monopolizzato dagli statunitensi con un mega villaggio dove chiediamo di poter entrare per fare una visita. Qui una suite arriva a costare 1200$ a notte. Da rilevare che il governo del Costa Rica ha poi bloccato l’usurpazione iniziata dagli USA in questa zona, poiché stavano compiendo un vero scempio della natura, creando ville-villette ovunque. Se si pensa che l’80% del Costa Rica è riserva naturale si capisce bene come sia forte il tentativo del paese di preservarne la naturalezza. Serata in un ristorantino con piscina dove beviamo il più buon mojito mai assaggiato in vita nostra, con la menta raccolta dal vivo nel giardino del locale. Leggiamo un po’ di giornali locali dove in prima pagina viene riportata una maxi operazione antidroga nella zona paludosa e inaccessibile della barra del colorado: sequestrate 40 TONNELLATE di coca purissima e arrestate circa 50 persone…tra cui ovviamente 2 italiani (e pensare che se da noi arrestano qualcuno con 2 etti la notizia è in prima pagina sui nostri giornali!!!). In serata, visto che le nostre amiche sono partite, optiamo per un ristorantino che ci avevano consigliato…ma è chiuso. Quindi verso la spiaggia andiamo al Pedro n° 1. Una baracca dove cucinano pesce a go-go ma ironia della sorte il vino o la birra te li devi portare da casa. I tavoli sono all’esterno e tutti dotati di vaso con giardiniera. Non ricordavo le raccomandazioni della guida Lonely Planet…e addento due o tre verdurine sott’olio….prendo fuoco…piccantissime da lacrime…bevo e bevo e non passa…e non c’è un pezzo di pane…stavo morendo!!! Finito di lacrimare ho ricordato cosa diceva la guida…non ti dimenticherai mai di pedro se assaggi le sue verdurine!!! Serata al disco bar!
Il giorno seguente, siamo oramai al 28/4, ci dirigiamo verso l’interno del Costa Rica in direzione del Vulcano Arenal (Cordillera de Guanacaste). Attraversiamo dei paesaggi mozzafiato prima di giungere all’immenso lago Arenal. Dopo 4/5 ore giungiamo ai piedi del famosissimo Vulcano Arenal che è ancora in attività, difatti ogni mezz’oretta si sentono dei grossi boati con degli sbuffi dal cratere. Alloggiamo in una dependance di una villetta proprio di fronte al vulcano (l’alloggio ce lo ha prenotato la coppia di Samara). Vista incantevole del vulcano. Nel pomeriggio ci dirigiamo verso la cascata del Rio Fortuna dove, lasciata la macchina, si scende per circa 600 scalini in mezzo alla foresta, prima di giungere ai piedi della spettacolare cascata. Risalire alla macchina è una impresa sia per i ripidi scalini, sia perché in mezzo alla vegetazione c’è un tasso di umidità pazzesco. La sera decidiamo di andare nel centro termale El Tabacon Resort dove ti immergi in varie piscine con acqua che va dai 22° ai 40° e che proviene direttamente dalle falde vicino al vulcano. L’entrata non è proprio a buon prezzo (ca 15$ a testa senza cena), ma ne vale la pena. Qui puoi anche farti dei massaggi o dei fanghi, ovviamente con sovrapprezzo.
L’indomani è il 30/4 e ci attende un lungo tragitto, dall’Arenal a sud della costa Atlantica a Puerto Viejo. Passiamo vicino ai vulcani Poas e becchiamo una giornata di pioggia costante…speriamo bene visto che la costa Caraibica è soggetta a molti piovaschi che durano anche qualche giorno…e sono i nostri ultimi giorni di vacanza. Ma abbiamo letto le previsioni sui giornali locali e siamo fiduciosi. Il percorso è bello lungo, ma la strada è abbastanza scorrevole…nonostante le continue voragini centrali che a 110 km/ora devi schivare, e poi, quando pesti un po’ sull’acceleratore, devi sempre fare attenzione alla polizia (macchina impossibile da distinguere da lontano), che ti punta con il telelaser!
Arriviamo nel pomeriggio a Puerto Viejo sulla costa Atlantica…e si assapora subito un’aria caraibica. Notiamo uno strano posto di blocco all’ingresso del paese dove ci fanno un rapido controllo dei documenti. All’ingresso al paese di Puerto Viejo ci si avvicina alla jeep uno strano tipo in bici che ci chiede se cerchiamo ‘abitaciones’. Gli diciamo che siamo a posto ma questo ci segue…cerchiamo di seminarlo e ci riusciamo. Troviamo sistemazione dalla simpaticissima nerottona Cecilia, 20$ a notte la camera (poi ci dirà che il tipo che ci ha seguiti è andato a chiederle la commissione dicendole di averci indicato lui la casa). Camere discrete e abbastanza pulite; dal giardino attraverso un breve sentiero attraverso la boscaglia di palme arriviamo dritti in spiaggia: selvaggia ma bellissima. In serata chiediamo info su dove andare a mangiare e ci consigliano il locale di Ilario, un ragazzo di Arezzo che ci tratta come dei re e ci prepara una cena strepitosa, anticipata da un micidiale spritz. Passiamo la serata prima allo Stanford e poi al disco Bambù, tutti e due sulla spiaggia…serata indimenticabile…solo un problema…ci danno l’havana-cola col misurino per il rum (insisto per doppia razione e per fortuna concedono). Visto che ci siamo muniti precedentemente di bottiglia di Rum locale, decidiamo di fare un salto a casa per esser pronti con le aggiunte. La strada sterrata che ci porta verso casa, oltre ad essere una buca costante, è tempestata di granchi giganti che ti forano le ruote dell’auto. Me ne strafrego di tutto e vado a 70 km/h facendo una strage di chele (tanto questi non erano buoni da mangiare). Da qui in poi le ordinazioni erano solo di coca cola.. al resto ci pensavamo noi. Conosciamo vari personaggi/e tra cui una compagnia di ragazze di San Josè in vacanza per 3 giorni. Facciamo mattina e torniamo in appartamento cotti/stracotti/stra…..
Il giorno seguente scegliamo un’altra bella spiaggia, Playa Manzanillo, frequentata da costaricensi. Atmosfera bellissima, famigliole con picnic al seguito, mare bellissimo. A pranzo decidiamo di andare in un locale sulla spiaggia frequentato da bikers in Harley Davison. Attendiamo mezz’ora per sederci, e un’altra mezzora per pranzare…ma alla fine la squisitezza dell’aragosta ci ha fatto dimenticare l’attesa. In serata avevamo fissato l’appuntamento con le nostre amiche di San Josè al Jonny’s Place. Praticamente una disco-capannone dove passiamo un’altra strepitosa serata, e dove troviamo le nostre amiche con le quali Vanny inizia la conversazione…mentre io leggermente down non capisco più neanche una parola di spagnolo e rimango mezzora ad ascoltare senza capire nulla prima di rinsavire. Attenzione particolare in questo luogo alla polizia che gira costantemente armata sino ai denti…(e Vanny si becca un richiamo da un poliziotto solo per aver un braccio appoggiato a un palo di sostegno del capanno-disco). Da qui ci dirigiamo che sono le 3.30 passate al disco Bambù dove troviamo Ilario…e io comincio a battere i pezzi alla sua ragazza. Per fortuna siamo ormai amici….
Il giorno seguente (ultimo giorno sigh 1/5) decidiamo di andare al Parco Cahuita. Prima Cecilia ci fa preparare dei panini eccezionali da un tipo rasta che sta passeggiando con bici alla mano sul lungomare.. un suo amico…Rolin Papel (il nome ha una motivazione). Prendiamo la jeep e ci dirigiamo al parco. Siamo all’interno del bosco che costeggia il mare…mi sembra di essere in Cast Away. Il tutto è estremamente selvaggio. Ci attraversa il sentiero uno strano animale (tipo cinghiale o boh), vediamo farfalle con ali dai colori stupendi con un’apertura di 20 cm., e strisciare tra il fogliame una specie di lucertola preistorica con una cresta tipo dinosauro.. per fortuna le dimensioni sono ridotte. Beh si è fatto pomeriggio, torniamo da Cecilia, ci docciamo perché dobbiamo rientrare in serata a San Josè e la strada è bella lunga (più di 300 km). Appena lasciato il paese veniamo fermati al posto di blocco…dove ci controllano anche le mutande…tutto a posto. Riprendiamo il viaggio che con l’imbrunire e con l’inoltrarsi nel centro del paese diventa terrificante…dal sole dei caraibi passiamo a nebbia tipo val padana e pioggia torrenziale…e finalmente dopo 5 ore siamo a San Josè. Alloggiamo vicino all’aeroporto visto che il volo è alle 6 di mattina. Riconsegniamo in serata l’auto e passiamo tranquilli l’ultima notte. Il ritorno prevede San Josè – Newark, e qui nel finger vengo bloccato dalla polizia americana che si rimpalla il mio passaporto non dicendomi nulla e allontanando il mio amico Vanny. Chiedo che cos’è che non va, dopo che mi hanno fatto mille domande…sto pensando.. qui mi scambiano per qualche trafficante e mi arrestano. Al terzo poliziotto che controlla il mio passaporto risulta tutto ok… sembrava falso dicono…me la sono un po’ fatta sotto io! Questi statunitensi…!!!! Attendiamo il volo verso Amsterdam dove arriviamo in mattinata e poi nel pomeriggio siamo a Venezia…soddisfatti di esserci fatti una Overdose di Natura!!!
Vi consiglio la guida Lonely Planet dove trovate con molta precisione luoghi, strade, appartamenti, hotel, divertimento, costi e tutto il necessario.
Max