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Argentina Bolivia e Cile 2009

Argentina Bolivia e Cile 2009

L’ABC:  ARGENTINA – BOLIVIA – CILE

(diario di viaggio dal 13 al 31 agosto di Gianluca)

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SINTESI del PROGRAMMA di VIAGGIO (19gg.):
13agosto   PARTENZA:   volo TORINO – BUENOS AIRES (via Madrid)
14agosto  ARGENTINA:  volo interno per SALTA
15agosto  ARGENTINA:  tour e trasferimento  QUEBRADA de HUMAHUACA
16agosto  ARGENTINA:   trasferimento per LA QUIACA (bus)
Passaggio dogana per VILLAZON (BOLIVIA)
BOLIVIA: trasferimento via terra VILLAZON  – TUPIZA
17-21agosto  BOLIVIA:  TOUR SALAR di Uyuni  (5giorni)
21agosto       CILE: trasferimento via terra a SAN PEDRO de ATACAMA
22agosto       CILE:  SAN PEDRO de ATACAMA (tour)
23agosto       CILE:  SAN PEDRO de ATACAMA  (tour)
24agosto       CILE:  SAN PEDRO  de ATACAMA (tour)
25agosto       ARGENTINA: trasf. via terra da SAN PEDRO de ATACAMA a  SALTA (bus)
26agosto       ARGENTINA: SALTA (tour)
27agosto       ARGENTINA: SALTA (tour)
28agosto       ARGENTINA: SALTA (tour)
29agosto       ARGENTINA: SALTA  e trasferimento (volo interno) per BUENOS AIRES
30agosto       ARGENTINA: BUENOS AIRES + volo rientro per l’ITALIA
31agosto       ARRIVO in ITALIA

VARIE NOTIZIE SPICCIOLE:
Spesa approssimativa: 2500-2600 euro a testa (tutto compreso escluse spese per assicurazione personale ed extra es: souvenir ecc… ).
N.B.: la stessa cifra può essere ulteriormente abbassata scegliendo tours e trasferimenti, da noi eseguiti in alcune occasioni in forma semiprivata o privata (Bolivia ed Argentina) in forma collettiva.

Moneta accettata:  euro in Argentina senza difficoltà di cambio (anche a Salta dove esiste per di più un diffuso e sicuro cambio nero). Idem a San Pedro de Atacama. In Bolivia sono accettati solo i dollari al cambio (Tupiza). Nei negozi e ristoranti quasi sempre solo i bolivianos (la moneta locale).

Carte di credito: in Argentina nessun problema con la Visa salvo nelle zone un po’ più sperdute. Si applica comunque una commissione del 10%. Idem in Cile. Per la Bolivia attenzione: le carte non si accettano in molti posti ed hanno sempre commissioni elevate. A Salta, Buenos Aires e San Pedro de Atacama abbiamo utilizzato senza nessun problema una VISA Electron ricaricabile.

Fusorario : 5 ore in meno da Italia per l’Argentina, 6 per Cile e Bolivia.

Prese corrente: normalmente hanno la 220v con prese che accettano le nostre bipolari anche se è meglio portare per sicurezza un adattatore universale.

Farmaci: è bene avere con se una certa scorta soprattutto per la regione del Salar in Bolivia dove non vi si trova nulla.

Telefoni: copertura cellulare in tutti e tre gli stati buona, salvo ovviamente le zone montuose ed altiplaniche dove spesso non c’è neppure la rete fissa. In Argentina sono convenienti le schede telefoniche della telecom. Ci sono molti telefoni pubblici a disposizione di cui usufruire.

Abbigliamento: ad Agosto (inverno), più leggero per Salta e San Pedro (città) anche se la sera si rinfresca un po’. Nelle zone altiplaniche è necessario vestirsi ben coperti. In Bolivia, è dove fa più FREDDO, la regione del Salar è gelida, soprattutto la notte. Occorre anche un buon sacco a pelo. L’ideale è l’abbigliamento a strati o a “cipolla”.
Per gli spostamenti l’ideale è uno zaino o un borsone o un trolley semirigido, ma non troppo ingombrante (max 80 l).

Altitudine: non sottovalutare questo aspetto, si fanno sbalzi notevoli e si toccano spesso i 4000m e oltre partendo magari da 2-3000m più in basso e questo in poche ore. Il corpo pertanto è molto sollecitato. E’ bene prestare attenzione all’acclimatamento ed al proprio stato fisico.

CRONISTORIA DEL NOSTRO VIAGGIO NEL DETTAGLIO:

Giorno 13 Agosto 2009:
è finalmente giunto il momento di alzare il sipario ed iniziare un viaggio tanto atteso, quanto lungamente preparato. Partiamo in coppia io (Gianluca) e Patrizia. Volo Torino – Buenos Aires via Madrid con Iberia. Compagnia di volo che collega il vecchio continente in modo molto capillare con Centro-Sud America. Purtroppo dobbiamo constatare che la qualità del servizio sia a bordo che a terra (sulla base delle esperienze passate) è decisamente peggiorato e ci auguriamo che il nostro sia solo un caso sfortunato e sporadico. Il peggio sarà soprattutto al nostro rientro con il volo Madrid-Torino: i bagagli non arriveranno a destinazione causa l’aereo troppo piccolo per imbarcarli tutti.
Ci vorranno tre giorni per recuperarli con il timore di ritrovarli malconci visto che arrivano addirittura via Fiumicino e con questo purtroppo ho detto tutto…
Torniamo al viaggio vero e proprio. Dopo una giornata passata fra le attese negli aeroporti ed a bordo dei velivoli atterriamo puntuali a Buenos Aires punto di partenza del nostro tour che sono le 20,00 locali. Arrivano tutti i bagagli, se cosi non fosse avremmo dei seri problemi, avendo le tappe molto serrate ed un trasferimento lungo già domani. Volo Intercontinentale condiviso con la nazionale di calcio Argentina di Maradona & C. Il viaggio che ci accingiamo a fare toccherà tre stati e proprio per questa ragione ci sono voluti parecchi mesi per organizzare il tutto e far coincidere date e trasferimenti. Praticamente abbiamo prenotato tutto dall’Italia  senza grossi problemi. Questo trovando praticamente sempre disponibilità, serietà e gentilezza. A tale proposito un grazie va a mia sorella Daniela che conoscendo molto meglio di noi lo spagnolo ci ha dato una preziosa mano.  C’informiamo approfonditamente con letture, guide e soprattutto internet (uno strumento eccezionalmente potente per chi vuole organizzare un viaggio fai da te). La Lonely, per prima, che purtroppo però in alcuni giudizi ci è apparsa un po’ azzardata (soprattutto per ricettività alberghiera e ristoranti). Quindi è sempre bene non prendere tutto per oro colato.
Ma torniamo al viaggio. In noi  c’è l’emozione di ritrovarci in Argentina dopo la nostra prima esperienza del 2005 in Patagonia e la curiosità di vedere cosa sia cambiato. Cinque ore di fuso ci dividono dall’Italia. La giornata di viaggio per questa ragione diviene ancora più lunga. L’impatto con l’immensa capitale è sempre traumatico: traffico e confusione. Atterriamo all’Ezeiza, l’aeroporto internazionale di B.A. che dista circa 40minuti dal centro. Qui pernotteremo come 4 anni fa nell’Hotel Frossard che gode di una posizione ottima e comoda per metro e per le vie del quartiere chiamato Microcentro. La prima considerazione è relativa ai prezzi che sono lievitati nonostante l’euro si sia rafforzato da tempo sul dollaro. Taxi e albergo sono raddoppiati da 4 anni fa… L ‘Argentina dopo la batosta del 2001 si sta risollevando e l’aumento dei prezzi ne è la dimostrazione. C’è da sottolineare che comunque continua ad essere una meta  conveniente per  noi italiani.

Giorno 14 Agosto:
notte di meritato riposo. Il mattino seguente ci aspetta il primo trasferimento in terra argentina. Sarà questo il volo per Salta, la capitale della provincia omonima, ubicata nel Nord-Ovest dello stato, chiamato Noroeste Andino. Per gli argentini è la regione più tradizionale della nazione. Questa conta 6 province: Salta, Jujuy, Tucuman, La Rioja, Catamarca e Santiago del Estero. Nel nostro viaggio toccheremo solo le prime due. Salta: atterriamo che sono circa le 15,00 del pomeriggio dopo circa due ore di volo, con partenza dal secondo aeroporto di Buenos Aires, il molto più centrale Aeroparque Newbery. Troviamo con nostro piacere un clima molto mite, nonostante sia ancora inverno c’è una bella temperatura inaspettata di circa 26-27 gradi. La città è abbastanza grande: conta più di 670000 abitanti, che raddoppiano considerando la periferia. Molto turismo l’ha arricchita nel giro di pochi anni rendendola florida e piena di attrazioni. Questo soprattutto per la fortunata posizione strategica che la rende punto di partenza ideale per innumerevoli gite e per il clima. Poco più di 1100m di altezza s.l.m. Ad Agosto il tempo è ottimale: secco, rischio precipitazioni praticamente nullo e temperatura mite (20-25gradi di giorno). Pernottiamo nella piacevole e carina Posada del Marques. Albergo molto  centrale ed intimo. Trascorriamo il resto della giornata gironzolando rilassati per le vie della città. Il centro è facilmente percorribile a piedi in virtù anche delle strade tutte parallele e perpendicolari. Qui ci appoggiamo all’agenzia Entrecerros Viaje, nella persona del gentilissimo, disponibile ed affidabile Javier Soria. Tutti i tours ed i trasferimenti nella zona di Salta, sono stati prenotati tramite loro già  online dall’Italia. Questo per semplificare il soggiorno e non dover fare ricerche in loco, visto che il nostro spagnolo non è particolarmente “fluente”.  Visitiamo la Plaza 9 de Julio, la principale con la sua stupenda cattedrale. La chiesa di  S.Francesco bella e ben curata, prendiamo la cabinovia per salire sul Cerro San Bernardo da cui si domina la città con una vista spettacolare. Infine ammiriamo (solo dall’esterno purtroppo) il bel convento San Bernardo in stile coloniale. La  gente passeggia fino a tarda sera per le strade ed infatti anche i ristoranti servono la cena non prima delle ore 20,00. Consigliamo due ristoranti: Dona Salta, tradizionale e La Posta per chi vuole un menu più ricco di portate di carne. Lasciamo da fare al nostro ritorno a Salta previsto il 25agosto, la visita del MAAM, il famoso museo andino dell’alta montagna. Per chi vuole più locali anche per la notte, c’è l’Av. Balcarce dove ce ne sono tantissimi.

Giorno 15 Agosto:
dopo una nottata tranquilla cominciano le sveglie molto mattiniere. Infatti sono le sei quando apriamo gli occhi per iniziare un’altra giornata di viaggio. Colazione ed alle 7,00 passa l’auto dell’agenzia Entrecerros che ci condurrà ad Humahuaca dove noi però ci fermeremo per la notte senza tornare indietro. Uniremo alla necessità di trasferirci anche quella di visitare ed ammirare le meravigliosa Quebrada di Humahuaca. Siamo in 4: noi due ed una coppia di ragazzi di Buenos Aires che stasera rientreranno regolarmente a Salta. Ci aspettano parecchi km di strada, molto scorrevoli sino a Jujuy. Da qui si inizia a salire. La strada è più tortuosa, ma il panorama è strepitoso. Quando si legge che la Quebrada sembra “una tavolozza di colori spruzzata sugli aridi pendii montuosi…” non si può che essere d’accordo. La natura fa proprio delle cose straordinarie. Non ci si stupisce del fatto che la zona sia patrimonio dell’umanità’ sotto la protezione dell’Unesco. Si susseguono i paesi meravigliosi di Purmamarca, Tilcara, Uquia. Tutti con qualcosa di speciale: un susseguirsi di ambienti aridi pieni di cactus cardon e rocce multicolore difficili da descrivere a parole. Case semplici ed umili costruite in mattoni d’argilla cotti al sole. Un cielo blu terso, senza riuscire a vedere una sola nuvola che lo possa macchiare. Arriviamo al paese di Humahuaca che è ora di pranzo dopo aver percorso 245km di paesaggi variopinti. Mangiamo tutti insieme ed alle 14,00 circa ci congediamo dagli altri che riprendono la via del ritorno. A noi resta un pomeriggio speciale in una cittadina speciale. Clima rilassato, strade di ciotoli, case bianche e basse. Siamo a 3000m, stiamo bene nonostante il cambio d’altezza rapido.
A partire dal tramonto la temperatura si rinfresca parecchio. Dormiamo nel carino Hostal Azul che in una zona molto tranquilla un po’ fuori dal centro offre camere accoglienti e soprattutto (cosa importante) riscaldate. Notte pertanto più che mai confortevole.

Giorno 16 Agosto:
si riparte, colazione nel fresco mattino della Quebrada. Altro risveglio in cui lo sguardo al cielo ci fa scorgere un unico colore: l’azzurro. Oggi sarà una tappa piuttosto lunga ed articolata. Alle 10,00 circa arriverà il bus di linea della Balut (una delle diverse autolinee che operano su questa tratta), per proseguire alla volta di La Quiaca, la città di confine Argentina a più di 3400m di quota. Circa 140km da percorrere. Da qui passeremo in Bolivia, nella prima città, Villazon, per proseguire l’avventura alla volta di Tupiza a circa 95km. Preso l’autobus in due ore e mezza circa ci ritroviamo alla frontiera a fare le procedure di espatrio. Non nascondo un po’ d’ansia, dovuta principalmente a ciò che si legge, ai possibili pericoli che si corrono soprattutto all’ingresso in Bolivia. La dogana Argentina di La Quiaca è un caos, senza parlare di quella boliviana di Villazon. Sono separate solamente da un fiumiciattolo e relativo ponte su cui si deve transitare obbligatoriamente a piedi. Con nostra piacevole sorpresa le procedure di timbro passaporti da entrambe le dogane sono velocissima, niente di più che un timbro, nessuna verifica di bagaglio, nessuna domanda…Meglio di così! Così in poco tempo siamo in Bolivia. Già l’impatto nei pochi metri oltre la sbarra della frontiera è duro. Sporcizia, caos, cattivi odori, auto ed edifici conciati male. Segni tangibili di una povertà nettamente più distinguibile rispetto alla confinante Argentina. Da qui la nostra avventura proseguirà alla volta di Tupiza, cittadina turistica più a nord. Punto di partenza di molti tours per la regione del Salar. Perdiamo ancora 1 ora sul fuso e passiamo pertanto a -6 dall’Italia. Ci attende un fuoristrada per un trasferimento privato organizzato con l’agenzia Tupiza Tours la  cui sede è nella omonima città. Il nostro autista Zenè ci condurrà anche per il tour nei 5gg. successivi. Usciti da Villazon, cambiano tante cose, il paesaggio s’inasprisce, diventa selvaggio. Percorriamo una pista sterrata che corre lungo colline e piccoli valloni. Un piccolo assaggio di ciò che ammireremo da domani in avanti. Dopo circa 2 ore di salti, scossoni e guadi, arriviamo a Tupiza. Bella cittadina a 2950m di altezza. Qui c’è una Bolivia un po’ meno povera che vive umilmente ma che gode dei favori del turismo. Una posizione bella con una parete rocciosa rossa carica di minerali di ferro che la protegge da un lato. Alloggiamo all’Hotel Mitru il più grande della città. L’agenzia Tupiza tours è proprio nel suo interno. Sono due attività consociate. Le due referenti sono le molto disponibili Fabiola e Beatriz con cui ci siamo trovati molto bene. Chiusi i dettagli per il tour che parte domani, facciamo un bel giro della città per ingannare il tempo e terminare il pomeriggio. Saliamo il vicinissimo Cerro Mirador Corazon de Jesus da cui si ammira il paesaggio sottostante: il paese e le montagne intorno. Credo che varrebbe la pena di stare qualche giorno qui, vedendo le varie opportunità di passeggiate e gite nei dintorni. Noi però non abbiamo tempo. Il nostro è un programma piuttosto “compresso”, tanto da vedere e poche soste. Cena in uno dei pochi ristoranti aperti (purtroppo oggi è domenica, giorno di chiusura di molti esercizi commerciali, negozi compresi). Non possiamo neppure cambiare il denaro, perché la casa di cambio ufficiale è chiusa. Per fortuna alcuni locali accettano dollari e li cambiano loro stessi in bolivianos. Così riusciamo ad avere una cifra minima a disposizione per  le piccole spese dei giorni seguenti. Vitto e alloggio sono già inclusi nella cifra del tour organizzato con l’agenzia. A Tupiza c’è poco da acquistare in quanto a prodotti d’artigianato e souvenir in  genere. Occorre aspettare più avanti ad Uyuni. I prezzi sono scesi rispetto all’Argentina. Qui la convenienza è in ogni cosa. Per esempio: 10 euro per cenare o neanche 1euro per un te con biscotti in un bar e questo “ovviamente” in due!

Giorno 17 Agosto:
oggi è il grande giorno, partiamo per la parte più avventurosa del nostro viaggio. Il tour del Salar.
Cinque giorni in uno dei luoghi più suggestivi al mondo. Interamente su piste sterrate ed attraversando l’immenso Salar di Uyuni. Si parla di più di 1200km circa da percorrere. La partenza è fissata per le 9,30 . Ritroviamo Zenè l’autista e conosciamo la cuoca, Sonia, che si occuperà di noi dal punto di vista alimentare per i prossimi giorni. La nostra scelta anche se più onerosa è andata su un tour privato per due. Il prezzo base infatti  è composto dal noleggio della jeep e relativo equipaggio. Questo si dividerà fra i componenti del tour: da uno a 5 (il massimo trasportabile). Ovviamente è tutta una questione di confort. In due si spende abbastanza, però sul sedile si sta larghi, i bagagli stanno all’interno del veicolo e soprattutto ci si ferma quando uno vuole per scattare le centinaia di fotografie che si possono fare. E’ una scelta molto personale da valutare con cura. Altro aspetto molto importante è la jeep. Purtroppo il percorso è molto duro, pertanto occorre avere un mezzo in buone condizioni.
Da questo punto di vista noi non siamo stati fortunati. Abbiamo avuto molti problemi di meccanica (motore) e due forature. Di questo aimé  posso solo ritenere responsabile l’agenzia. Infatti da un lato il voto è 10 all’autista (che si è prodigato per far andare avanti la “carretta”) ed alla cuoca. Dall’altro non posso altro che dare un bel 4 all’automezzo a noi assegnatoci. Battistrada liscio e manutenzione pessima: non c’è altro da aggiungere. Posso garantire che restare fermi a più riprese in luoghi sperduti non è proprio così piacevole.
Prima giornata di trasferimento da Tupiza al piccolo villaggio di Colchani, pochi km dopo Uyuni ed a soli 5km dall’inizio del salar. Circa 210km da fare. Un primo giorno magnifico, tappa con paesaggi da western che ci fanno entrare in una Bolivia sconosciuta ai nostri occhi ed alla nostra immaginazione. Formazioni montuose nate dall’erosione dell’acqua e del vento nei secoli, come l’imponente formazione con il nome di Poronga. Cactus ovunque vecchi centinaia d’anni. Questa è la zona che ha visto le imprese dei due leggendari banditi Butch Cassidy e Sundance Kid. Passiamo per l’abitato di San Miguel y Salo dove passarono la notte prima dell’ultima rapina avvenuta a Huaca Huanusca (luogo che vuol dire mucca morta in lingua quechua). Proprio in questo tratto (una vallata brulla e fredda) facciamo una passeggiata di un’oretta soli io e Patrizia mentre con la jeep ci vengono a riprendere dall’altro lato. Primo assaggio di questo ambiente severo e arido. Primi lama e prime tracce di ghiaccio nel torrente che scorre nel vallone. Questo è sinonimo di una cosa sola: gran freddo, soprattutto la notte, -10/15gradi. Pranziamo noi 4 soli nella natura, siamo già poco sotto i 4000m di altezza. Proseguiamo la nostra strada per l’abitato di Atocha, qui c’è un grosso centro minerario. Superiamo il primo tratto di deserto altoplanico sino a giungere ad Uyuni che sono le 16,00 del pomeriggio. Breve sosta in questa scarna, anonima e sporca cittadina dove compriamo qualche souvenir da portare a casa. Visita al vicino cimitero dei treni, dove sono ammassate tutte le vecchie locomotive della linea ferroviaria che collega la città con il nord. Infine andiamo come accennato a Colchani per passare la notte. L’aria si comincia a rinfrescare, il sole sta tramontando e si sente parecchio la differenza. Siamo solo noi, ma per poco… L’“hotel” (molto semplice e spartano) è costruito di blocchi di sale, ma sicuramente molto carente in fatto di confort. Del resto lo sapevamo che sarebbe stato lo spirito di adattamento a dover prevalere su tutto in questi giorni. Non siamo soli, infatti di li a pochi minuti arriva un gruppo di 4 jeep con “solamente” 18 ragazzi francesi. Molto educatamente i nostri “cugini d’oltralpe” s’impossessano praticamente di tutto il locale refettorio cominciando a fare un casino da stadio e bevendo cocktail vari. Un delirio. La speranza è di non dover più condividere nulla nei prossimi giorni, visto che l’educazione non è il loro gran pregio. Cena ed a dormire presto, stanotte farà molto freddo, siamo a circa 3650m. Dormiamo per la prima notte nei sacchi a pelo da montagna semivestiti con 2-3 coperte sopra: non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Sono le 4 quando una necessità fisiologica ci obbliga ad uscire dalla stanza ed andare nel bagno-ghiacciaia esterno. Fa freddo, si, ma credo che i brividi nella schiena me li procuri di più lo spettacolo del cielo stellato sopra di noi. L’altezza e l’aria limpida ci premia di questa meraviglia.

Giorno 18 Agosto:
nonostante tutto la notte è stata riposante, anche se purtroppo Patrizia è raffreddata e mi auguro che il suo stato di salute non peggiori. Facciamo colazione presto, sono solo le 7,00: prima che i nostri barbari coinquilini si riprendano dalla nottata. Qui c’è il primo assaggio di problemi del fuoristrada. La notte fredda ha gelato l’acqua del radiatore, ci vuole un bel po’ a farlo partire. Gira come una caffettiera. Il nostro favoloso Nissan Patrol 4300 benzina 5 cilindri, un mostro che da noi credo non sia mai comparso. Consumi da aereo, qui però va detto che la benzina costa veramente poco: 3,85 bolivianos al litro, neanche 40centesimi! Zenè l’autista, per fortuna è aiutato dagli altri suoi colleghi presenti. Questo infatti è un punto di forza: la grande collaborazione e solidarietà che c’è fra di loro. Se hai un problema cercano l’uno con l’altro di risolverlo. Alle 8,00 riusciamo a partire. Dopo pochi minuti entriamo in un mondo fantastico, quasi irreale: il Salar di Uyuni. Bianco candido, accecante, immenso. Non ci sono abbastanza aggettivi per descrivere queste meraviglia della natura. Tutto dove ti giri hai km e km di questo lenzuolo gigantesco disteso sotto i tuoi piedi. Foto di rito ed arrivo a quella che è l’oasi più bella di questo salar: l’Isla Incahuasi. Una macchia nel bianco ricoperta di cactus cardon secolari (il più vecchio in vita ha 900anni con oltre 10m di altezza). Vista anche sul bel Volcan Tunupa 5435m. Qui passiamo alcune ore e pranziamo. Ritroviamo anche i cari amici francesi della sera prima, che non finiscono di stupirci: armati di bandiera “conquistano” la cima dell’isola urlando come pazzi. Noi intanto facciamo per la digestione tutto il giro intorno all’isola in completa solitudine  e tranquillità. Rientrati dove c’è il fuoristrada lasciamo questo paradiso terrestre diretti all’estremo del salar, destinazione il villaggio di Atulcha dove trascorreremo la notte. Qui c’è l’hotel di sale Marith, economico e conveniente per chi vuole provare questo tipo di struttura senza spendere troppo. Visitiamo prima del tramonto le vicine rovine di Quatunchu. Nel frattempo l’albergo si è riempito. Ci sono anche diversi italiani tra cui una simpatica coppia di Treviso con cui ceniamo e facciamo quattro chiacchiere. Nel frattempo Zene’, il nostro autista, ha cercato di riparare il fuoristrada che continua a fare i capricci smontando e  pulendo il carburatore in condizioni di lavoro pessime: all’aperto dove oramai è buio e fa parecchio freddo. Speriamo domani almeno funzioni  meglio.

Giorno 19 Agosto:
altra notte trascorsa abbastanza bene, dentro l’hotel di sale non faceva particolarmente freddo, fuori la temperatura è scesa a -15. Siamo sempre intorno a 3700m ed oggi ci alzeremo ancora.
Alba mozzafiato, un’altra che ci regala questo posto incredibile. Sono le 8,30 quando partiamo per la tappa del giorno: Atulcha – Laguna Colorada, un lungo trasferimento fra deserto, altopiani desolati e varie lagune altiplaniche. Dopo neanche mezz’ora la jeep si ferma, siamo soli nel nulla. Per fortuna  ce ne viene in soccorso un’altra che fa parte sempre della stessa agenzia. I due autisti riescono a far ripartire il macinino che oltretutto sta consumando molto di più del consueto, per cui cominciamo ad avere problemi di riserva carburante. Si riparte in carovana, siamo un po’ più tranquilli. Almeno se capita qualcosa non siamo soli. Prima sosta al villaggio di San Juan, pochi km prima del Salar de Chiguana su cui transitiamo dopo, in direzione dello splendido vulcano attivo Ollague che con i suoi 5865m vigila sul confine con il Cile. Fra Bolivia e Cile ci sono un po’ di problemi, causa la carenza d’acqua di quest’ultimo che vorrebbe impadronirsi di questi territori dove esistono varie sorgenti. L’ambiente è indescrivibile, facciamo un’altra sosta in un paesaggio “lunare” chiamato mirador  Ollague da dove si vede bene il vulcano e ci sono formazioni rocciose stranissime. Dopo pochi km iniziamo a vedere la prima delle varie lagune: Canapa. Colori diversi per ognuna: questo per la presenza di minerali di diverso tipo. Vediamo varie colonie di centinaia di stupendi fenicotteri rosa che vivono in quota e si nutrono degli organismi che trovano nell’acqua. In questa regione ci sono delle ricchezze minerarie enormi, speriamo che la naturalezza nel tempo non venga deturpata. Intanto la “sfiga” prosegue foriamo! Pranzo a Laguna Hedionda, circondati dai fenicotteri. Siamo oltre 4000m e la temperatura si fa più rigida, anche in virtù di un gelido vento forte e fastidioso. In questo ambiente severo, desolato, ma estremamente affascinante passiamo accanto ancora alle Lagune Charcota, Honda e Ramidatas, bellissime. Da qui si entra in una zona più desertica dove compaiono strane formazioni rocciose isolate tra cui lo stranissimo Arbol de Piedra, che ha la singolare forma di un albero e un’altezza di parecchi metri.
Dopo altre svariate soste forzate per i soliti problemi di motore (non le contiamo ormai neanche più…) arriviamo alla Laguna Colorada, la più grande e bella. Fa molto freddo e c’è un vento tremendo. Il luogo è magnifico: l’acqua rossa, 60kmq a 4280m. Il bordo è pieno di sedimenti di borace, sodio e gesso: bianchissimi, che ingannano la vista apparendo come iceberg. Anche qui centinaia di fenicotteri che si nutrono dell’acqua ricchissima di plancton. Siamo nella riserva naturale Edoardo Avaroa. Regione giustamente protetta che si estende sino al confine con il Cile più a Sud (Laguna Verde). Qui alloggiamo in una delle tante strutture stile rifugio presenti. Tutte piene essendoci tanti turisti. Il freddo si fa sentire. Siamo a più di 4300m, poco sopra la laguna. C’è solo una stufa a legna talmente piccola però, che per riscaldarsi ci si dovrebbe praticamente coricare sopra…Cena e subito a letto, gli intrattenimenti serali qui sono veramente pochi! Intanto il nostro autista, povero, sta “mendicando” in giro benzina a tutte le jeep delle altre comitive. Siamo infatti quasi senza e dobbiamo fare ancora tanti km. Non nascondo di essere un po’ preoccupato. Per fortuna abbiamo trovato in Zene’ un ottimo accompagnatore che si sta veramente “sbattendo” per non rovinarci il tour.

Giorno 20 Agosto:
sveglia gelida, abbiamo dormito vestiti  dentro il sacco a pelo ed il solito strato di 2 coperte al di sopra. La difficoltà è sempre al mattino, quando si deve uscire da questa “tana” calda e saggiare la temperatura ambiente. Il fortissimo vento della notte sembra essersi calmato. Speriamo in bene, anche perché oggi dobbiamo tentare l’ascensione al Volcan Uturuncu, 6008m.
Dopo i soliti problemi di avviamento della jeep, riusciamo a riprendere il cammino verso le 8,30.
Ci vorranno circa 2 ore per arrivare al villaggio sperduto di Quetena Chico. Costeggiamo nel frattempo ancora la Laguna Colorada godendo di colori stupendi grazie alla luce delle prime ore del mattino. Anche questa tappa avviene in luoghi particolari, si può dire che ogni più piccolo angolo anche il più remoto, ha qualche peculiarità. Soliti problemi di motore e di consumi carburante esagerati. Oggi per di più siamo soli e se succedesse qualcosa sarebbe veramente un casino. Giungiamo al villaggio che sono quasi le 11. Almeno ora abbiamo un telefono a disposizione che si trova nel villaggio. La nostra è una variante al solito percorso molto più frequentato dalla massa delle comitive. Un luogo sperduto, poche anime che lo abitano ed un presidio militare di confine (siamo vicini con quello argentino). Ci sistemiamo alla veloce nel rifugio e ripartiamo subito alla volta del vulcano lasciando la cuoca Sonia. Sono ormai le 11,30. Ci vorrà più di un’ora su una pista malconcia per arrivare alla base del cono a circa 5500 m di altezza. Il vulcano Uturuncu è un montagnone brullo ricoperto di zolfo. La pista sterrata che arriva sino a 5900 sembra sia la strada più alta del mondo. Serviva per collegare il villaggio con la miniera a cielo aperto del minerale sino a qualche decina di anni fa. Sono le 12,30 quando cominciamo a camminare, c’è il sole ed è come sempre tutto incredibilmente sereno, però l’altezza si fa sentire. Aria rarefatta, vento forte e gelido e temperatura bassa. Nonostante i “soli” 500m di dislivello da fare, la salita viene indicata in 4-5ore. Dopo 3 ore, arriviamo in punta. C’è grande soddisfazione e orgoglio perché comunque, anche se non abbiamo dovuto superare difficoltà tecniche particolari, siamo arrivati alla quota di 6008m. Brava soprattutto Patrizia che ha stretto i denti e resistito al gelido vento (spesso contrario) che ostacolava il cammino e considerando che essendo raffreddata non respira bene. Dalla cima dominiamo tutto: siamo sul punto più alto della zona. Discesa diretta non sul sentiero fatto a salire, ma nel canale frontale pieno di zolfo. Risultato: in 35minuti siamo al fuoristrada! Piccolo dettaglio: siamo pieni di polvere, sporchi, inguardabili, ma estremamente contenti. Rientriamo al villaggio, cena di Sonia come sempre squisita e meritato riposo.

Giorno 21 Agosto:
oggi è un giorno particolare, l’ultimo del tour e l’ultimo in Bolivia. Ci congederemo dai nostri due “angeli custodi” Zene’ e Sonia dopo 5giorni di convivenza per trasferirci in Cile.
La tappa finale è ancora ricca di grandi emozioni. Vediamo varie altre stupende lagune, come l’Hedionda del Sur, la Kollpa, da dove si estrae la glicerina. Vediamo il bel Salar de Chalviri. Da qui facciamo una deviazione per visitare il bacino dei Geiser Sol de la Magnana a 5000m. Ripresa la strada verso sud giungiamo prima alla zona lagunare denominata Agua caliente, un luogo con sorgenti calde e poi all’incredibile deserto Salvador Dali. Qui nella sabbia compaiono sparse varie formazioni rocciose che lo rendono un’opera surrealista. Appare di li a poco Laguna Blanca e Verde dominate dal gigante Volcan Licancabur (5950m). Dopo queste ennesime meraviglie risulta veramente difficile lasciare la Bolivia. In noi la consapevolezza di aver passato dei giorni fantastici ed indimenticabili in luoghi selvaggi dove la natura ha fatto cose stupefacenti. Alla dogana con il Cile di Hito Cajon, c’è un’inevitabile commozione nel congedarci dai nostri accompagnatori. Chiudiamo qui sicuramente il capitolo più bello del viaggio. Alla dogana, una piccola costruzione su un ampio piano a 4400m circa dove non c’è veramente nulla, ci viene applicata una tassa inesistente di espatrio di 21bs a testa. Che dire, paghiamo e stiamo zitti, pur sapendo che questi 2 euro circa a testa non sarebbero assolutamente dovuti ed anche se pochi, scoccia doverli dare per il solito abuso di potere, tipico dei poliziotti di confine di molti paesi. Alla dogana sta aspettando il mezzo cileno per accompagnarci a San Pedro de Atacama. Da Hito Cajon infatti, si può utilizzare o il servizio di navetta collettivo alle 10-10,30 del mattino o organizzare un trasferimento privato. Il primo molto più economico, però non permette di sfruttare la giornata per visitare nulla essendo presto. La nostra scelta seppure onerosa, è dettata soprattutto da un discorso pratico: poter arrivare alla frontiera senza correre e per completare con tranquillità il tour. Sono le 14,30 passate quando entriamo in territorio cileno. Stesso fuso boliviano. Si volta pagina. Le migliori condizioni della strada subito evidenziano la differenza fra la Bolivia ed il più ricco Cile. Dopo pochi km entriamo nella parte asfaltata, che è la statale del Paso de Jama che collega San Pedro al confine argentino. Un serpentone in cui si innesta la bretella sterrata per Hito Cajon. In picchiata nel giro di mezz’ora passiamo da 4400m ai 2440m circa  di San Pedro. Clima desertico caldo e secco, temperatura intorno ai 26-27°: non ci siamo più assolutamente abituati. Qui non piove mai. Inevitabile il doversi spogliare ed in fretta. All’ingresso di San Pedro c’è la dogana cilena. Svolgiamo le pratiche, qui ci controllano i bagagli soprattutto per verificare che non portiamo con noi frutta fresca: c’è  il timore di rischiare la diffusione delle malattie delle piante da frutto europee. Alloggiamo all’hostal La Ruca, carino, pulito, ottima posizione. San Pedro de Atacama, cittadina che da il nome all’omonimo deserto ed al salar, non è esattamente il nostro ideale di località  tipica. L’impressione personale (pertanto, sia chiaro, ovviamente discutibile) è che risulta un paese solo a misura di turista, anonimo negli aspetti di vita quotidiana della popolazione locale. Agenzie turistiche, negozi di souvenir, ristorazioni, alberghi, questo è ciò che si trova maggiormente. In giro tanti, anzi troppi turisti. Purtroppo da oggi anche i prezzi cambiano. Il Cile è più caro dell’Argentina senza parlare della Bolivia. I prodotti artigianali pertanto essendo simili in tutti e tre gli stati è bene evitare di acquistarli qui. Facciamo un primo giro per ambientarci, cena e relax.

Giorno 22 Agosto:
primo risveglio cileno, oggi sarà una giornata dedicata alla scoperta del paese. Nel pomeriggio faremo il primo tour: il classico della Valle della Luna. Ci sono tante agenzie pertanto i prezzi non possono essere troppo diversi, la scelta pertanto va a simpatia. Noi faremo tutto con l’ag. Maxim di cui non possiamo dire nulla di male. Giornata assolata e mite. Le prime ore del mattino come quelle dopo il tramonto sono fresche, per cui c’è molta escursione termica dalle ore centrali.
Molto carina la chiesa principale bianca, con tante finiture in legno di cactus. San Pedro ha una stupenda posizione strategica, con un’ampia vista a 360°. Sono le 15,00 quando partiamo per l’escursione.
La Valle della Luna è a pochi km da San Pedro, il tour viene fatto sempre nel pomeriggio per avere una luce migliore che renda questo ambiente ancor più speciale. Le conformazioni rocciose derivate nelle era terziarie e quaternarie sono incredibili. Pertanto il nome è più che mai indicato.
Visitiamo più punti entrando infine all’interno della Reserva National los Flamencos, dove oltre ai punti di maggior interesse, quali le Tres Marias (rocce con una forma simile a delle sculture), l’anfiteatro e le dune di sabbia assistiamo al tramonto sulla Valle della Muerte. Questo è il gran finale previsto da tutte le agenzie per questa gita. Giochi di luci incredibili che catturano lo sguardo in questo ambiente quasi irreale. La serata si conclude come “sempre” per noi a tavola, in uno dei tanti ristoranti di San Pedro.

Giorno 23 Agosto:
oggi altra giornata di tour, alle 7,00 circa ci viene a prendere il furgoncino dell’agenzia Maxim. La gita odierna è quella classica proposta un po’ da tutti, che prevede la visita al Salar de Atacama, alle Lagune Altoplaniche ed ai paesini più caratteristici che s’incontrano sulla strada. Un giorno intero molto intenso. Siamo circa in 14 persone, gruppo multietnico. La prima sosta è al salar, a circa 30km da San Pedro, molto diverso da quello di Uyuni, ci viene detto che è il terzo al mondo come dimensione. Sicuramente non è suggestivo come quest’ultimo, non è un manto bianco immacolato, ma una superficie grigiastra crostosa. Qui c’è la Laguna Chaxa, dove vengono a cibarsi i fenicotteri rosa. Purtroppo ce ne sono pochi e ci viene detto che per di più stanno diminuendo costantemente a causa della diminuzione del cibo, dovuta alla siccità eccessiva.
Percorrendo una parte della ruta del Paso de Sico, altra arteria stradale che porta al confine con l’Argentina (molto tortuosa e semisterrata), giungiamo alla zona delle lagune altiplaniche, zona giustamente protetta. Nonostante sia circa mezzogiorno, qui fa parecchio freddo. Le cime vulcaniche intorno hanno ancora un po’ di neve: siamo a oltre 4000m. Qui spicca la meravigliosa Laguna Miscanti dominata dal vulcano sacro omonimo e la più piccola, ma sempre bella, Laguna Miniques. E’ più dell’una quando ripartiamo per scendere al villaggio di Socaire dove ci fermeremo per il pranzo. Purtroppo però, appena partiti ci ritroviamo una gomma forata. Evviva! Ci vorrà un’ora a cambiarla: il furgone, un ford americano non si può dire agevoli l’operazione. Pranzato in ritardo, visitiamo più velocemente del previsto il villaggio di Socaire con la bella chiesetta antica con il tetto in legno di cactus. Concludiamo le visite al paese di Toconao. Una zona questa, con una quebrada che possiede un incredibile microclima che da sempre permette la coltivazione di ogni tipo di piante da frutta. Si passa dal gelo della zona altiplanica ai 25°-30° nel giro di pochi km! Rientrati a San Pedro stanchi e un po’ raffreddati per la sosta indesiderata causata dalla foratura, ceniamo ed andiamo a dormire molto presto. Dovremo infatti svegliarci molto presto per fare l’ultima gita cilena ai Geiser del Tatio.

Giorno 24 Agosto:
la sveglia suona che sono solo le 3! Assonnati ci prepariamo ed alle 4 in una San Pedro che ancora dorme partiamo alla volta della zona dei geiser. Il furgoncino dell’agenzia comincia la lenta salita sulla pista sterrata. Una strada tortuosa e nel buio pesto. Arriveremo a quota 4300. Il tour dei Geiser del Tatio va fatto all’alba proprio perché nelle prima ore si possono ammirare bene i soffioni prima che si alzino i venti in quota che disperdono i vapori. Giungiamo a destinazione che non sono nemmeno le 6, dopo circa 100km di strada. E’ ancora buio ed all’aria aperta ci sono la bellezza di 14° sottozero. La domanda è : ma chi ce lo fa fare?! Albeggia. Scesi dalla vettura camminiamo nei sentieri indicati perché qui ad avvicinarsi troppo si rischia di capitare in zone in cui il terreno può cedere finendo nell’acqua bollente sottostante. Lo spettacolo sicuramente è però degno di qualche sacrificio. Questa vallata desolata è un’immensa distesa di fumarole. Qui addirittura ci può bagnare in apposite zone dove si formano delle pozze naturali o nel sottostante ruscello. Qualcuno ha il coraggio di farlo, noi non siamo fra questi!
Il sole ormai è alto nel cielo, sembra una vita che siamo in quel luogo, ma sono solo le 9,00!
La temperatura piano piano sale, soprattutto perché siamo anche noi a scendere…
Ci ritroviamo lungo la strada fatta a salire, ma adesso almeno possiamo ammirare il paesaggio. La Bolivia è li a pochi km oltre le montagne che stiamo costeggiando e s’intravedono addirittura i fumi dei Geiser Sol de la Magnana dove siamo stati la settimana prima. Bei ricordi…
Sosta nel villaggio di Machuca e rientro per l’ora di pranzo a San Pedro. La giornata è molto lunga proprio perché è iniziata prestissimo. Io purtroppo non mi sento molto bene, grazie al freddo di ieri e di stamattina e mi sono raffreddato. Ci riposiamo un po’ sperando di recuperare energie e stare meglio. Ultimo pomeriggio cileno, concluso a cena con un ottimo filetto. Qui come in Argentina la carne non manca.

Giorno 25 Agosto:
giornata di trasferimento, ritorniamo in Argentina per la parte finale del viaggio. Sarà una giornata da trascorrere sul bus. Ci sono due società che collegano San Pedro con l’Argentina. La Geminis e la  Pullman. Noi abbiamo i biglietti con la seconda, acquistati già dall’Italia tramite l’agenzia turistica di Salta. Non c’è tutti i giorni per cui occorre far coincidere bene le date. Martedì, giovedì (pullman) o venerdì (geminis) e domenica, sono i tre giorni in cui c’è il servizio. Partenza alle 10 o 10,30 circa del mattino. Procedure doganali per la parte cilena all’uscita di San Pedro ed inizia il viaggio che ci porterà in 12ore a Salta. Riprendiamo quota, infatti la dogana Argentina si trova al Paso de Jama a 4100m. Siamo li dopo alcune ore. Viaggio bello con paesaggi da cartolina visti attraverso un finestrino. Ci vuole più di un’ora e mezza a fare le procedure d’ingresso per tutto il bus anche se queste sono solo limitate al timbro sul passaporto. Il viaggio prosegue, mangiamo lo snack che ci offrono a bordo e passiamo per la Salina Grande, il lago salato di origine vulcanica che si trova nella provincia di Jujuy (l’altro capoluogo di provincia confinate con quella di Salta dove peraltro si trova Humahuaca). Dopo una lunga discesa ripassiamo dal bel paese di Purmamarca che abbiamo visitato giorni addietro. Sono le 21,00 quando dopo un viaggio non particolarmente stressante (i sedili sono abbastanza comodi e proiettano vari film) arriviamo a destinazione: Salta. Ci ritroviamo dopo pochi minuti alla Posada del Marques, che non è distante dal terminal dei bus e dove già abbiamo dormito. Temperatura  stupendamente mite clima secco. Torniamo a 1100m di altezza. L’orologio torna avanti di un’ora  e le ore di differenza dall’Italia tornano a -5. Affamati, andiamo a cenare da Dona Salta, ristorante tipico e carino dove si sta veramente bene. Tutto ok, salvo lo scoprire di avere un piccolo problema: non possiamo fare fra 2 giorni il tour con il famoso Tren a la Nubes perché l’agenzia che lo gestisce ha ridotto i viaggi previsti che erano 3 a settimana (mercoledì , venerdì e domenica) ad uno solo, il sabato. Questo a sorpresa e senza avviso, visto che noi avevamo prenotato regolarmente online sul sito ufficiale per il venerdì 28 agosto. Per risolvere la questione non potendo fare il viaggio del Sabato, optiamo per il tour che fa praticamente lo stesso percorso però via terra lungo la Quebrada del Toro. Ce l’organizza l’agenzia Entrecerros a cui ci appoggiamo anche in questa occasione. Andiamo a dormire un po’ rammaricati, perché ci tenevamo molto a prendere questo famoso treno e l’itinerario del nostro viaggio era stato studiato anche in funzione delle date offerte. Pazienza.

Giorno 26 Agosto:
mancano pochi giorni alla fine del viaggio che dedicheremo alla visita della zona intorno a Salta.
Oggi partiamo per un tour di due giorni che ci porterà alla scoperta di una delle zone più belle della regione. Si chiama la vuelta a los valles. Un anello di ben 520km. Le gite di un giorno da Salta normalmente raggiungono il solo paese andino di Cachi oppure in senso contrario Cafayate dalla strada dell’omonima quebrada, trascurando così il tratto che collega i due paesi. Il nostro tour prosegue invece proprio qui, nella Quebrada de las Flechas, fino a Cafayate. Ci si ferma per la notte ed il secondo giorno avviene il rientro a Salta attraverso la meravigliosa Quebrada de las Conchas. Partiamo in forma semiprivata (siamo in 4).
L’autista-guida Javier molto competente, c’illustra bene il percorso con tante informazioni interessanti. Passiamo nella vallata dominata dalla Cuesta dell’Obispo abitata dai condor. La strada sale come un serpente di terra sino ad un punto di belvedere suggestivo che domina il percorso appena fatto a quota 3350m circa. Punto panoramico denominato Piedra del Molino. Proseguiamo in questa regione remota che rientra nel Parco National los Cardones. Qui i famosi cactus cardon non si vedono ancora perché siamo troppo in alto. Ma in pochi km, scendendo, ritroviamo uno dei più bei paesaggi da vedere. Siamo nella stupenda Recta TinTin, una pianura attraversata da un rettilineo perfetto di circa 3km la cui origine è Incas e  di cui scientificamente non si riesce a spiegare l’eccezionale precisione. Questa retta perfetta, divide a metà una piana che contiene all’incirca 70000 cactus cardon. Proseguiamo verso Cachi, pranzando per strada e godendo della vista sul Nevado di Cachi, il colosso andino che conta ben nove cime, di cui la più alta è 6380m.
Sono la 14 circa quando arriviamo proprio a Cachi, 2200m. Facciamo una breve sosta per scoprire questo piccolo e carino paese, centro principale della zona. Qui si può arrivare da Salta anche con il molto più economico trasporto pubblico: un bus dell’autolinea Marcos Rueda. L’unico handicap è che non fa soste, per cui è difficile fare fotografie se non dal finestrino del mezzo in movimento. Dopo Cachi iniziamo il tratto di strada meno frequentato che lo collega all’importante cittadina di Cafayate. Imbocchiamo la mitica Ruta 40, che è la strada nazionale che con i suoi oltre 5000km di lunghezza, taglia tutta l’Argentina, collegando l’estremo Nord di La Quiaca con l’estremo Sud Ushuaia nella Terra del Fuoco. Vediamo Molinos, Angastaco, sino ad entrare sempre più nella zona denominata Valles Calchaquies: zona selvaggia che merita veramente una visita. La parte più incredibile è quella della Quebrada de las Flechas. Conformazioni di roccia e argilla lavorate da pioggia e vento nel tempo, simile alla Valle della Luna cilena per molti aspetti. Non c’è nessuno, siamo solo noi su una strada sterrata e deserta. Da un belvedere c’è una vista mozzafiato su chilometri di rocce con forme incredibili. Il sole sta tramontando quando arriviamo alla cittadina di San Carlos (130km da Cachi). Questo era fino a poche decine di anni fa il centro più importante della regione. Oggi è Cafayate, che ha conquistato il primato grazie alla grande produzione di vino, soprattutto il bianco ottimo Torrontes. Proprio qui arriviamo che sono le 19,00 circa, dopo ben 300km di strada percorsa da stamattina e 150km solo da Cachi. Alloggiamo nel semplice, ma molto economico, Hospedaje ElCriollo che per di più possiede uno dei ristoranti più convenienti della città.

Giorno 27 Agosto:
sveglia, colazione e con molta comodità io e Patrizia facciamo un giro per la città, soprattutto sulla piazza principale. Abbiamo l’appuntamento con gli altri 2 e la guida alle 10,30. Colazione nella panetteria a fianco all’albergo, ottime brioches fresche che non dimenticherò…Tutti insieme visitiamo due bodegas (case vinicole di produzione) con degustazioni varie. Pranziamo abbastanza presto, cosicché potremo muoverci per la Quebrada de las Conchas (o di Cafayate) nel primo pomeriggio, con il favore della luce per la posizione del sole e meno gente rispetto al mattino.
Il rientro verso Salta si svolge sulla Ruta68. Sono 183km i cui primi 40 costituiscono la zona più interessante da visitare. Anche oggi ci attende una giornata indimenticabile. Le tante foto ammirate della Quebrada ci appaiono davanti dal vivo. I vari punti da osservare con le forme più bizzarre si susseguono. Lo sguardo si perde, talmente è tanta la varietà delle cose da vedere. Los Medanos, El Obelisco, Los Castillos solo per citarne alcuni e gli ultimi due come gran finale: El Anfiteatro e la Garganta del Diablo. Mi hanno particolarmente impressionato queste due profonde gole scavate nella roccia con le loro pareti scoscese altissime. Abbiamo potuto ammirarle con pochissima gente e siamo stati fortunati. Arriviamo a Salta dopo aver trascorso due bei giorni. Torniamo a cenare da Dona Salta dove ci troviamo molto bene.

Giorno 28 Agosto:
ormai purtroppo siamo all’ultimo tour previsto nella nostra vacanza. Giornata nella Quebrada del Toro in sostituzione al giro con il Tren a las Nubes. Nuovamente servizio semiprivato con altri due turisti. Questa volta sono due ragazze nuovamente di Buones Aires. Solita partenza alle 7,00 – 7,15 circa. Meta la città di Sant’Antonio a Las Cobres, 3775m, immersa nella Puna Argentina, zona desertica altiplanica al confine con il Cile. Seguiremo la Quebrada parallelamente alle rotaie del treno su una strada mista con tratti in asfalto e tratti in terra. Circa 170km da percorrere in andata e ritorno. Visita al bel paesino andino di Santa Rosa del Tastil ed alle omonime e suggestive rovine Incas a quota 3300m. Il paesaggio qui è dominato dal Nevado de Acay, colosso di 5950m. Arriviamo a quota 4080, il punto massimo di oggi come altezza. E’ il passo Abra Blanca, da cui si scende un po’ per raggiungere Sant’Antonio, cittadina sperduta nella Puna, cresciuta grazie alla ferrovia un tempo commerciale e oggi mantenuta in vita dalle vicine miniere di borace e dal  presidio militare di frontiera. Come si può vivere cosi distanti da tutto?! Tutto per noi inconcepibile proprio per il nostro stile di vita. Quello che è strano è che alla fine ci si può domandare cosa in fondo sia meglio. Tanta povertà questo è sicuro, ma anche tanta semplicità , pochi fronzoli. Una vita di persone semplici, capaci ad accontentarsi, ma forse purtroppo anche obbligate a farlo.
Rientriamo a Salta dopo pranzo e dopo esserci congedati dalle due ragazze, che proseguiranno per un’altra meta, iniziando un altro tour. L’ultima serata un po’ malinconica, la passeremo con una cena al ristorante La Posta, in un caldo clima ormai primaverile: strade piene di gente che passeggia e temperatura più che gradevole.

Giorno 29 Agosto:
è l’ultimo risveglio a Salta. Oggi sarà veramente una giornata che passeremo ad ingannare il tempo, senza fretta. L’unico “impegno”  pianificato che abbiamo, è l’andare al MAAM (museo andino dell’alta montagna) che si trova sulla Piazza 9 di Luglio. Qui c’è un’interessante esposizione che racconta a grandi linee la storia del popolo Incas. Ma il museo è importante soprattutto per contenere le mummie perfettamente conservate di 3 bambini sacrificati  sulla cima del Vulcano Llullaillaco a quota 6739m e ritrovate pochi anni fa.  Impressionante e commovente.
La giornata scorre serenamente, passeggiamo e ci riposiamo. La sera abbiamo il volo interno per Buenos Aires: comincia il lungo ritorno a casa.

Giorno 30-31 Agosto:
Buenos Aires, risveglio nella metropoli. Oggi è domenica, molti negozi sono chiusi. Quando usciamo dall’Hotel Frossard in pieno Microcentro, la città è ancora assopita. C’è poca gente e si cammina tranquilli nell’Av. Florida , dove regna solitamente il caos per l’alta concentrazione di attività commerciali. Andiamo nella Plaza de Mayo, alla Casa Rosada, il comune. Buenos Aires la conosciamo già, almeno per i punti di maggiore interesse, in virtù del nostro primo viaggio in Argentina del 2005. Facciamo un bella passeggiata lungo tutto Puerto Madero, assolato e caldo.
Qui pranziamo all’Estilo Campo, un bel ristorante, uno dei tanti di questa antica zona portuale oggi bella e totalmente riqualificata. Non possiamo partire senza aver  mangiato dell’asado… E’ ormai fine pomeriggio. In taxi ci facciamo accompagnare all’aeroporto internazionale Ezeiza.
Alle 21,30, abbiamo il volo di rientro. E’ ora di tornare in Italia e riprendere la nostra vita di sempre. Abbiamo veramente “staccato”, con una vacanza molto diversa dalle nostre abitudini quotidiane. Proprio per questo il ricordo di questo periodo non si potrà mai cancellare. I luoghi, la gente, le emozioni: immagini indelebili e un’esperienza indimenticabile.

Ciao
Gianluca

gtenive@tin.it


Ultimo aggiornamento 14 Ottobre 2024 da cipiaceviaggiare

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