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Venezuela 2010

Venezuela 2010


racconto di viaggio dal 31 luglio al 16 agosto di Dafne

Ancora un po’ stordita dalle 11 ore di volo mi allungo per sbirciare fuori dal finestrino.. mancano pochissimi metri  ed è esattamente in quell’istante che i miei occhi realizzano dove siamo: stiamo per atterrare in terra venezuelana!! Un piccolo sogno che finalmente diventa realtà.
Recuperati i nostri zaini ci incamminiamo verso l’uscita, ancora non sappiamo bene come muoverci, ma l’entusiasmo è alle stelle e la voglia di avventura prende forma passo dopo passo. Questa volta ci siamo affidati ad un’agenzia locale, la Energy Tour, che si rivelerà un’ottima scelta.
Ad attenderci un intermediario, che ci consiglia subito una persona fidata a cui rivolgersi per cambiare gli euro. Prestate attenzione, in aeroporto le occasioni di cambio sono ovunque, ma il bolivar falso è sempre in agguato. Se non avete riferimenti meglio affidarsi ai cambi ufficiali.
Accompagnati da qualche goccia di pioggia e dalla tipica umidità equatoriale ci spostiamo verso il terminal dei voli nazionali.. destinazione Ciudad Bolivar. Ad attenderci Cosimo e Beatriz, i nostri angeli custodi pronti ad assicurarsi in ogni fase del nostro viaggio che tutto proceda per il meglio, contribuendo a rendere la nostra esperienza unica e indimenticabile. La prima notte dormiamo da loro, Posada San Francesco, una casa grande e accogliente arredata con tipici e divertenti monili locali. La sensazione è familiare.. siamo oltre oceano, ma è come se fossimo a casa.

L’indomani ci attende il volo per Canaima e dall’aereo rimango subito affascinata dalla sua laguna: una distesa d’acqua alimentata dalle acque del Rio Churun che si gettano impetuose da un basso altopiano. Impossibile descrivere la sensazione, ma giusto il tempo di scaraventare gli zaini sul letto e ci ritroviamo a schizzarci nelle sue acque color sangue di piccione.
Nel tentativo di non soffocare dalle risate per il colore un po’ inquietante e per il fondale un po’ sospetto, mi rendo conto che siamo completamente soli, accanto a me Ale e Dilly, gli amici di sempre, e gli occhi sorridenti di alcuni bambini Pèmon che giocano sulla spiaggia. Il cielo si è appena schiarito e il silenzio della giungla viene cullato dal piacevole fragore delle cascate: non posso che essere al settimo cielo. Che la vacanza abbia inizio! Ad interrompere questo idillio i primi segnali dei mosquitos (o puri puri), l’unica nota negativa di tutto il viaggio. Esseri simili alle zanzare, ma più piccoli, insidiosi, onnipresenti, inutili, odiati da tutti e resistenti a qualunque tipo di repellente, che hanno la straordinaria capacità di farti grattare per ore, giorni e notti.. ma tutto sommato anche loro partecipano al folclore locale.
Nel pomeriggio ci imbarchiamo su una lancia in direzione del Salto Sapo, che raggiungiamo dopo una breve cammino. Si tratta di una delle poche cascate che è possibile attraversare a piedi. Diverse persone ci avevano allertati sulla possibilità di bagnarsi, ma è stato come entrare in un autolavaggio!! Improvvisamente bambina e posseduta dagli spiriti delle scimmie urlatrici… ho percorso quei 120 metri correndo, inciampando, urlando e bevendo litri d’acqua. Il divertimento stile ‘acquapark’ lascia poi spazio alla suggestione del paesaggio che ti incanta appena raggiungi la sponda opposta.

Salto Sapo_1Risalendo ancora si arriva in cima alla cascata. Nel riprendere fiato rimaniamo sopraffatti dal panorama: un gioco di linee, colori, forme, suoni e profumi che ti strega.. per un attimo ho avuto la sensazione di ammirare la rappresentazione  pittorica dell’eden!
Carichi di tutte queste emozioni trascorriamo la notte nello splendido Tapui Lodge, immerso nella natura ai piedi delle cascate. Eravamo pronti al peggio, per cui la pulizia delle stanze, la doccia calda, la prelibatezza dei pasti, la gentilezza e la cordialità delle persone ci hanno davvero sorpresi.

Il giorno dopo siamo pronti per l’escursione verso il Salto Angel, la cascata più alta del mondo. La nostra guida Carlos, che ringrazio ancora moltissimo, ci presenta i nostri compagni di avventura. Fin da subito si respira un goliardico clima internazionale e tutti insieme ci incamminiamo verso le canoe. Uno sguardo rapido alla mappa in legno e poi via di fantasia!
Sono 4 ore di risalita intervallata da una piacevole passeggiata in mezzo alla sabana. Sgranchirsi le gambe è un sollievo perché tutto il corpo dopo ore di immobilità assume lo stesso profilo della panchetta in legno. La navigazione è spettacolare. Gli sguardi si perdono oltre i confini dei Tepuyes, i tipici altopiani venezuelani.  Piramidi che all’alba dell’uomo, quando Africa e America erano ancora una sola grande terra, una mano gigantesca ha troncato prima della sommità. La giungla, le distese di verde e le pennellate del cielo delimitano i confini di questo sogno ad occhi aperti. Sono estasiata e vorrei che questo momento non finisse mai.
Sul finire il fiume si restringe, trasformandosi in una sorta di torrente. La corrente più agitata vincola i passaggi in prossimità della riva, rallegrando il tragitto con secchiate d’acqua e continui rischi di decapitazione da ramo! Le risate e l’eccitazione dell’intera ciurma sono ormai irrefrenabili, la meta è sempre più vicina e gli animi si sono sintonizzati sulla frequenza ‘suspence’.
All’improvviso, ma con devastante semplicità, l’incontro. Due anime che si riconoscono, come se quella meraviglia fosse lì da sempre e ci stesse solo aspettando. Maestoso, imponente, in attesa anche lui di qualcosa. E si, da questa prospettiva sembra anche irraggiungibile!!!
Poco dopo, infatti, ancora concentratissima nel tentativo mancato di immortalare quelle immagini come una professionista del National Geographic, approdiamo sulla sponda e in pochi secondi veniamo sbarcati in mezzo alla giungla. Con noi solo la macchina fotografica e l’immancabile poncho, d’altronde Agosto è il periodo delle piogge.

Salto Angel_1La giungla è un ambiente che mi ha sempre affascinato. Così impervia, scura, umida, apparentemente immobile, ma invece brulicante di vita, ossigeno e biodiversità. Inizia la nostra risalita verso l’angelo. Bastano pochi passi per realizzare che arrancheremo nel fango, su massi, tronchi e radici scivolose per almeno un’oretta. Nonostante la pendenza sia davvero interessante, veniamo superati da alcuni “uomini-stambecco”, una specie rara, probabilmente in via di estinzione. Nell’ultimo tratto le risate, le parole e gli scherzi sono inversamente proporzionali al battito cardiaco e al fiatone (un pensiero nostalgico alla scarsa attività sportiva annuale e a qualche sigaretta superflua), ma non nego che verso la fine, quando il respiro della cascata diventa sempre più assordante, mi sono fatta persuadere da un passo sempre più sostenuto, dimenticandomi di tutta la fatica.
Ai suoi piedi l’altezza è impressionante. Credo che la gioia di quei momenti valga tutto il viaggio. Impossibile descrivere le sensazioni, andateci!
Il tempo di respirarne il fascino e arriva la notizia che il sole sta per tramontare. Ormai traboccanti di buon umore iniziamo una vera e propria corsa contro il tempo.. chi vincerà?? Mah, sto ancora ripensando alla mia caduta con onda d’urto in una pozza di fango. D’altronde l’equilibrio sul tronco, il buio e gli occhiali da sole graduati non hanno sicuramente aiutato. Ma poco importa, dopo alcuni minuti ero immersa nel torrente a lavarmi. Il guado notturno è un’esperienza da provare, state solo attenti a dove mettete i piedi!
Direi anche di stare attenti a quale gruppo seguite, così eviterete di ritrovarvi nell’accampamento sbagliato.
Tutto sembra pronto per la prima notte in amaca. Una cena frugale, gustosa, da consumare allegramente con i compagni di un’indimenticabile giornata e poi ci si imbusta in questi strani “bozzoli” perché la notte si prevede alquanto impegnativa. Purtroppo ha piovuto ininterrottamente fino all’alba e nonostante la tettoia e una coperta, il freddo e l’umidità sono state le vere protagoniste. Se avete qualche problema con chi russa, ricordatevi di portare i tappi! (Su cinquanta persone ci sarà sicuramente qualche trattore..). Avvolta nella mia amaca, divertita ma un po’ insaccata, ho atteso ‘trepidante’ il suono della sveglia alle 5! Le risate per i vissuti notturni non sono mancate a colazione, ma il risveglio è talmente suggestivo che consiglio a chiunque questa esperienza.
Tempo di impacchettare lo zaino e rimettersi i vestiti bagnati della sera prima e siamo già sulla lancia, con la prua rivolta verso un malinconico tragitto di ritorno.

Tepui_1Riprendiamo il nostro piccolo aereo e nel pomeriggio ci ritroviamo a passeggiare per le vie del centro di Ciudad Bolivar. Uno sguardo rapido alla chiesa, ai riti quotidiani dei pescatori, al mercatino e arriva il momento di adagiare la testa stanca sul cuscino.
L’indomani partiamo insieme a Cosimo verso il delta dell’Orinoco. Trascorriamo due notti al Ranch San Andres, dove ci siamo sentiti davvero coccolati. I cottage sono spaziosi, puliti e i pasti più che buoni. Due giorni di pace e tranquillità, chiacchiere e birra. Consiglio una passeggiata a cavallo nelle praterie che circondano il ranch. Al tramonto l’orizzonte si tinge di rosso e gli occhi si perdono nel verde sconfinato. Migliaia di rospi gracidano all’unisono e l’anima si impregna di libertà.. ora siamo più che soddisfatti di aver scelto il Venezuela!
La mattina seguente ci attende una giornata di navigazione sul Delta dell’Orinoco, che si dispiega in migliaia di canali e isolette, intrecci di mangrovie, paludi e foreste inestricabili. Tucani, farfalle, scimmie, uccelli dalla fisionomia preistorica (hoatzin), lontre, tartarughe, delfini d’acqua dolce, iguana, piccoli alligatori (babas) e piranha sono solo alcune delle meraviglie che potrete incontrare. Immancabile un bel bagno, in modo da sfatare tutte le leggende sulla voracità dei piranha (mah!!). Con la barca ci siamo avvicinati alla comunità Warao, attratti dal fascino che esercitano le abitudini di una popolazione che da tempi remoti abita le sponde dell’Orinoco. Non sono molto espansivi, probabilmente intimiditi e forse un po’ seccati dagli ennesimi turisti di passaggio. Interessante la pelle di giaguaro che volevano venderci..

Delta Orinoco_1Questo piccolo assaggio del Delta Amacuro ci lascia il retrogusto di un breve viaggio lungo la preistoria del mondo. Per percorrerlo tutto ci vorrebbero giorni, forse mesi.
Ormai è tempo di salutare la madre terra e dare il benvenuto al fratello mare. E che mare!!! Dall’aereo formato monovolume che collega Caracas a Los Roques rimaniamo senza fiato. Una distesa di infinite sfumature di verde e azzurro ci fanno pregustare i momenti paradisiaci che ci attendono. Al mini aeroporto veniamo accolti da una colonia di pellicani e da Emanuel, gestore della posada Corsaria, una delle poche a conduzione venezuelana. Gli italiani hanno colonizzato Gran Roque, l’unica isola abitata di tutto l’arcipelago. Non aspettatevi attrazioni turistiche, sull’isola troverete solo un porticciolo, una piazzetta centrale, qualche negozietto, il generatore e alcuni localini sulla spiaggia.
Durante i “posada tour” serali, ci siamo resi conto che forse la nostra posada appartiene al gruppo di quelle più spartane, ma l’arredamento e la sua semplicità si sposano perfettamente con l’atmosfera dell’isola. La gentilezza e la simpatia dei ragazzi che ci lavorano non ci hanno fatto mancare nulla. Un grazie speciale alla cuoca, chef di primo livello, che è riuscita a sorprendermi preparando ogni giorno squisiti manicaretti per le mie seccanti richieste da vegetariana.
La vita a Los Roques scorre all’insegna del relax, della spensieratezza e per chi vuole del romanticismo. Ogni giorno si possono visitare isolotti diversi, basta organizzarsi la sera prima. Naturalmente le escursioni alle isole più lontane e solitamente più belle sono anche quelle più care, ma non andarci sarebbe un insulto alla natura. Solitamente ogni posada si premura di preparare il ‘frigo’ per i propri ospiti, pieno di ghiaccio e qualche bene di prima necessità per arrivare indenni fino a sera. Sandwiches, frutta, acqua e bibite diventano beni essenziali quando vieni sbarcato su un’isola deserta con solo tre sedie e un ombrellone stile Fantozzi.

Los Roques_1Ogni isola è un gioiello. Tra le nostre preferite ci sono sicuramente Madrizquì e la sua sabbia borotalco, Cayo de Agua e la sua lingua di sabbia, Sarky e il suo mare cristallino e il parco marino di Sebastopol. Ma nulla hanno da invidiare lo snorkeling con le tartarughe a Noronkys, il ristorantino di Krasquì e una mezza giornata su un banco di sabbia (Cayo Muerto) stile settimana enigmistica. Sole, ancora sole, mare e snorkeling. In generale la barriera corallina si presenta in buono stato, anche se il punto più interessante è Boca de Cote, dove ad essere fortunati si può nuotare insieme agli squali limone. In realtà esistono mari più ricchi sia di flora che di fauna. Ma un’immersione al giorno con maschera e pinne vale sempre la pena.
Quando il sole tramonta munitevi di macchina fotografica perché il mare, il cielo e la sabbia sembrano incendiarsi. La sagoma di Gran Roque si staglia decisa tra queste pennellate di rosa, rosso e viola e ogni sera il sole si tuffa all’orizzonte, sigillando ogni volta la fine di una giornata perfetta. Davvero indimenticabile!

Cayo de Agua_1Indimenticabile come il nostro viaggio in Venezuela!

Per concludere il racconto vorrei rispondere alle FAQ che mi sono state fatte dagli amici al nostro rientro.
Il Venezuela non è un paese così pericoloso. A dispetto delle informazioni allarmanti che si leggono spesso sui giornali e sui vari siti, non abbiamo mai avuto la sensazione di essere in pericolo e non siamo mai stati importunati da nessuno. Anzi, le persone incontrate sono sempre state ospitali e disponibili. Dai racconti degli stessi abitanti è vivamente sconsigliato avventurarsi da soli nelle grandi città. Off-limits Caracas e Isla Margarita, la criminalità è diffusa e verso le 17.00 esiste un tacito coprifuoco per chiunque. Ma il resto del paese è assolutamente sicuro. Prudenza e accortezza sono sempre necessarie quando si viaggia  in questi paesi, la faccia inconfondibile del turista può attrarre i male intenzionati. Ma il nostro viaggio lo consiglierei a chiunque.
Agosto è il periodo delle piogge e questo spesso scoraggia, me per prima. In realtà piove spesso di notte e di giorno può capitare di essere sorpresi da brevi temporali, ma il tempo cambia repentinamente e per quanto detesti la pioggia non è mai stato un fastidio. Non credo sia fortuna, gli esperti dicono che è sempre così. Inoltre questo è il periodo migliore per visitare questa terra: i corsi d’acqua e le cascate sono alla loro massima portata. In altri periodi alcuni posti sono irraggiungibili e dopo tanti chilometri sarebbe un peccato perdersi tali bellezze.
Un ringraziamento speciale vorrei farlo alla Energy Tour, Cosimo e Beatriz, due persone splendide, fidate, che ricordo con grande affetto. Sul loro sito è possibile consultare i tour e farsi inviare i preventivi. Per la nostra esperienza le guide a cui si affidano sono professionali e particolarmente gentili, due caratteristiche da non sottovalutare quando ci si avventura in luoghi sprovvisti dei soliti comfort. Grazie ancora!


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