Indonesia per la prima volta
(diario di viaggio 21 giugno – 11 luglio di Roberto B.)
E’ il secondo diario di viaggio che scrivo e sento un certo imbarazzo perché dopo un viaggio straordinario come quello dell’anno scorso in Madagascar ho notato che si è portati (penso che succeda così a tutti) al paragone; inevitabile. Questo è stato particolarmente sofferto a livello decisionale in quanto sono partito da Walea, passando per Palau, Sipadan, Palawan etc. sino ad approdare dietro consiglio di un sommo viaggiatore appunto a Cubadak. Devo premettere che il viaggio è stato abbastanza sofferto perché i voli interni da K. Lumpur o Singapore verso Padang quasi mai coincidono con l’arrivo da Malpensa. Io ho fatto Malpensa-Singapore; Singapore–K. Lumpur; a K. Lumpur ho dovuto pernottare una notte in attesa del volo Air Asia per Padang. Comunque so per certo che c’è un volo diretto Singapore – Padang con la Tiger, comunque entrambi (sia Air Asia che Tiger ) sono voli low cost e nemmeno troppo cari. All’arrivo a Padang ci imbarchiamo su una vettura che ci porta verso sud per circa 2 ore in mezzo ad una miriade di suoni e di gente sempre indaffarata, il clacson dell’autista non penso sia manuale; quando accende penso parta in automatico; sono arrivato al molo d’imbarco frastornato ma anche contento di essere in vista della meta. A 10 minuti c’è Cubadak. Siamo sbarcati sul pontile e ci è apparso subito un paesaggio mozzafiato. Il paradiso village è inserito in un ansa di circa un chilometro con di fronte, a circa 2 chilometri la costa di Sumatra, per cui tutta l’ansa è sempre come un olio e mai battuta dalle onde che si infrangono da sud sulla barriera. Il villaggio è di 12 bungalows molto spaziosi ed inseriti tra la spiaggia e la foresta impenetrabile su un tappeto erboso curatissimo tra cui troneggiano gli alti fusti delle palme e vari fiori tropicali, molto molto bello. Al centro c’è la mensa con ovviamente cucina attigua dove ci si raduna per il pranzo e la cena.
Qui devo fare una sosta per parlare un po’ della cucina stessa. Se uno va a Cubadak deve dimenticarsi di dimagrire o stare nei limiti consentiti di peso. Io in 15 giorni non ho mai mangiato un piatto uguale. C’è un’attenzione quasi maniacale da parte dei proprietari nei confronti della cucina ed in anni e anni di esperimenti sono riusciti a far coesistere piatti tradizionali della cucina internazionale di Padang con qualche nota di cinese ed un pizzico di piemontese con nascosto qualche retrogusto indiano. Penso che se devo dare una votazione alla cucina mi deve scappare un 10 e lode, straordinaria. Il mare di Cubadak sembra fatto apposta per quelli come noi (io e mia moglie) che sono un po’ imbranati ed amano fare snorkeling in pieno relax e senza temere le correnti o pericoli vari dovuti al mare aperto. La barriera è molto bella anche se penso che in Indonesia vi siano siti migliori; io non mi stancavo di viaggiare con la testa sotto a vedere ogni specie di pesci, persino mia moglie che di solito dopo mezz’ora da forfait, riusciva a stare anche per due ore, confortata anche dal fatto che l’acqua è sempre 29 gradi per cui si sta meglio dentro che fuori. Sotto sono riuscito a vedere ogni varietà di coralli anche se i prevalenti sono quelli bitorzoluti dal colore giallo-marrone, rosso scuro e blu, ed una varietà infinita di pesci. L’acqua a Cubadak è sempre verde perché vi sono i coralli che vanno a toccare la risacca e subito dopo c’è la foresta, per cui il color turchese degradante verso sfumature di azzurro qui non esiste. Esiste invece in tre isolette vicine dove ci ha portato Federica a fare snorkeling e lì ho visto i colori cangianti di cui parlavo sopra con spiagge dal colore bianco accecante e sabbia finissima bianca. Qui, in queste 3 isolette i coralli cambiano rispetto a Cubadak, comunque in ambedue i casi sono fantastici e, secondo me, contornati da una natura così selvaggia e incontaminata, li definirei unici. In definitiva i 15 giorni che ho passato a Cubadak sono volati troppo presto ed il rimpianto mi resta ed il paragone con il viaggio precedente è sfumato nello scrivere anche perché scrivendo pensavo: non si possono fare paragoni, ed è vero; ogni posto vale per quello che ti da in quel momento o per le sensazioni che possono scaturire con un personaggio anziché un altro. E poi le sensazioni non si possono trasmettere ad altri perché ognuno vede la vacanza o il mare a modo suo ed è arduo persino consigliare a qualcuno, vai a Cubadak anziché Tsarabanjina oppure il contrario perché si rischia di far pensare a qualcuno qualcosa che dopo sul posto lui magari troverà non corrispondente. Un aspetto negativo di Cubadak: ho trovato due giorni di pioggia tropicale pur essendo nel pieno della stagione secca. Non che la pioggia mi abbia disturbato più di tanto, anzi fa piacere a volte vedere il clima mutevole equatoriale; il problema era che essendo di fronte le colline di Sumatra ed essendo una conca, tutti i fiumi da quella sponda scaricavano un po’ di quello sporco di foresta e l’acqua stentava un po’ a ritornare limpida; alla fine non è un grosso problema perché noi abbiamo approfittato proprio di quei giorni per fare le escursioni fuori porta. In conclusione vacanza irripetibile con ospiti come Nanni e Federica impareggiabili. Ah! Dimenticavo. All’approdo (fine del pontile) esiste un posto di ritrovo, lettura bar piacevolissimo. Io facevo tappa li per poi tuffarmi nelle mie ispezioni sottomarine, anche perché il sole picchia e quando non stai in acqua fa piacere un po’ d’ombra, e soprattutto alla sera dalle 18.30 in poi Nanni si scatena nell’offrire drinks ed aperitivi fritti di ogni specie, davvero piacevole e di ottimo gusto. Il resto della mia vacanza l’ho trascorsa a Singapore. Ho alloggiato al gallery hotel ed è stata una buona scelta perché è ad un tiro di schioppo dal river e lì è il posto più bello alla sera perché vi sono i vari ristoranti, c’è tanta gente e poi c’è quel magnifico ponte sospeso che non ricordo più come si chiama. Io comunque mi son guardato bene di scegliere un ristorante locale e mi sono tuffato alla ricerca di un ristorante italiano perché avevo una gran voglia di mangiare una pizza e un po’ di pane. L’ho trovato in unity street dai cugini (due cugini siciliani -Robertson Walk) ed ho mangiato ogni ben di dio. Voi non ci crederete ma roba da gambero rosso, anche se un po’ cari. Il giorno seguente ho visitato l’acquario a Sentosa island, il seguente lo zoo e little India e l’ultimo Chinatown. Non dico altro su Singapore anche perché magari dopo 15 giorni di mare visitare una città anche se molto bella come Singapore sicuramente si vede sotto un ottica falsata e non è che sia rimasto del tutto entusiasta; l’ho trovata pulitissima, svizzera, al centro del mondo, ma stancante. Al prossimo viaggio. Ciao.