Oman 2015


3096 km on the road

racconto di viaggio dal 10 al 25 gennaio di Roberto Buracchini

L’ITINERARIO

10 GENNAIO:   VOLO ROMA – DUBAI
11 GENNAIO:   AL-SEEB — MUTRAH — AL-KHOUD
12 GENNAIO:   AL-SAWADI —  BARKA — AL-KHOUD
13 GENNAIO:   GRAND MOSQUE — NAKHAL — RUSTAQ
14 GENNAIO:   RUSTAQ — AL-HAZM
15 GENNAIO:   AL-AYN — BAHLA FORT — NIZWA
16 GENNAIO:  NIZWA — WADI GHOUL — AL-HAMRA – MISFAT
17 GENNAIO:  SINAW – MASIRA ISLAND
18 GENNAIO: GHASHAR SHIK BEACH (MASIRAH ISLAND)
19 GENNAIO: KHASIT BEACH (MASIRAH ISLAND)
20 GENNAIO: HILF — AL-ASHKARAH
21 GENNAIO: JALAN BANI — AL KAMIL — WADI BANI KALID – SUR
22 GENNAIO: SUR —  AYJAH — RAS AL HADD — RAS AL JINZ
23 GENNAIO: QALHAT — WADI SHAB — DIBAB — AL MALAWEH
24 GENNAIO: MUTRAH — OLD MUSCAT — HAL HAMRA BEACH
25 GENNAIO: FLY TO DUBAI — FLY TO ROME

ALCUNE IMMAGINI DALL’OMAN:
Il richiamo del muezzin
Le auto che suonano ai ristoratori x il take way ( versione locale del MACDRIVE )
Le partite di domino bevendo karak
Le serate con Mansur a Masirah fumando narghilè
I bimbi omaniti improvvisatosi guide turistiche tra le rovine di Al-Kamil
Le donne beduine con le loro maschere sul ferry per Shanna’a
La tempesta di sabbia sulla strada per Al-Ashkarah
Le strade e i villaggi vuoti del Venerdì, giorno di preghiera
I villaggi dei monti Hajars.
Le immancabili capre sulle strade omanite
I cammelli attraversando le strade del deserto
Le saline di Shanna’a
I forti omaniti con le loro torri
I paesaggi desertici
La fine sabbia bianca di Masirah
Il mercato degli animali di Nizwa al Venerdì mattina

 

Costi APROX. (Costi x due persone) – 1 OMR = 2.28 €
PERNOTTAMENTI                     TOT      95 OMR  (siamo stati ospiti con couchsurfing x 8 notti)
COSTO BENZINA                        TOT       24 OMR  (0.120 OMR/LITRO)
INGRESSI                                      TOT      11 OMR
TRAGHETTO MASIRAH A/R    TOT       28 OMR
SHOPPING                                    TOT     70 OMR
PASTI                                            TOT   150 OMR (UN PASTO X 2 SI AGGIARVA SUI 3/4 OMR)
SHISHA CAFFE TE E VARIE      TOT       50 OMR
SPESE TOTALI IN LOCO             428 OMR *2.28     TOT   974 €
NOLEGGIO AUTO x 14 giorni                                                                    390 €    (con rentalcars.com)
VISTO D’INGRESSO PAGATO IN EURO ALL’AEROPORTO              104 €   (cambio svantaggioso)
TOTALE SPESE IN VIAGGIO                                                      1468€    (734€ cadauno)
VOLO  EMIRATES                                                                          1132 €   (comprato un mese prima)
TOTALE SPESE X 2 PERSONE TUTTO COMPRESO              2600 €   (1300€ cadauno)

Prima di partire già sapevamo che l’Oman non sarebbe stata una meta economica, ma con qualche  accortezza ce la siamo cavata piuttosto bene. Sicuramente molto meglio dei 100$ che considera la Lonely Planet (tra l’altro sconsigliatissima per questa destinazione). Fortunatamente abbiamo avuto la possibilità di essere ospiti per ben 8 notti risparmiando un bel po’ di soldi nel pernottamento (che non è poi così economico). Abbiamo pagato per una doppia, da un minimo di 10 omr del’ Al-Ashkarah hotel ad un massimo di 20 omr per la camera del Sur hotel. Per il pranzo e la cena nessun problema se ci si affida ai tantissimi ristorantini turchi, indiani o pakistani, la spesa non supera mai i 4 omr per un pasto completo per due persone. Se mangiate negli alberghi con cucina internazionale possono chiedervi anche 5/8 omr per un pasto completo. L’ingresso ai forti è sempre 0.500 omr mentre il costo del ferry governativo per Masirah (da pagare solo con carta di credito) è piuttosto caro, anche se ne vale la pena. Per una scheda telefonica omanita (quasi indispensabile visto l’assenza di Skype) si spende 2 omr, mentre per un caffé o un te bastano solamente 0.100 omr. Per quanto mi riguarda comunque una coppia che viaggia in Oman difficilmente scenderà al di sotto di 50€ al giorno cadauno. Noi ce l’abbiamo fatta solo perché siamo stati ospiti con couchsurfing e abbiamo evitato le escursioni costose come la notte nel deserto o le uscite in barca.

CLIMA
A parte le prime due giornate parzialmente nuvolose lungo la costa nei pressi di Muscat, e una forte pioggia notturna mentre eravamo a Masirah Island, abbiamo incontrato un clima mite con temperature diurne che si aggiravano intorno ai 24/25C°. Nell’isola e nei dintorni del deserto penso che durante il mezzogiorno le temperature abbiamo raggiunto in alcuni casi anche i 30C. Durante la notte le temperature si abbassano e a Nizwa abbiamo riscontrato anche 12C, ma nulla di paragonabile con il nostro inverno. Abbiamo potuto fare il bagno durante il giorno sia a Masirah Island che nella costa. Essendo inverno però abbiamo trovato molto vento che ha compromesso l’escursione alle isole Damanayat e abbiamo rischiato di non avvistare le tartarughe di Ras Al-Jinz. A dir la verità, clima perfetto anche se un paio di gradi in più non mi sarebbero dispiaciuti.

SICUREZZA
L’Oman è un Paese molto tranquillo, non abbiamo percepito il minimo rischio e la gente è molto accogliente. Spesso nei villaggi più solitari ti si avvicinano per chiederti nazionalità e il motivo della visita in Oman. Nel Paese viene praticato camping libero, sia nelle spiagge che in montagna, senza nessun problema. Il rischio di essere derubati è inesistente, viaggiate tranquillamente come a casa vostra. Nel Souq di Nizwa, alle 23.00 quando i negozi erano tutti chiusi, la merce era esposta comunque fuori, senza il minimo rischio di essere derubata. Incredibile.

LA CUCINA
L’Oman non ha una vera e propria cucina, i piatti che puoi trovare nel Paese sono soprattutto provenienti da altri Paesi. Sono molto numerosi i ristoranti indiani, pakistani e turchi. Della cucina omanita c’è da ricordare il dolce tipico chiamato HALVA e il KARAK, che sarebbe una copia molto più speziato del CHAI indiano. Caffé omanita quasi imbevibile, mentre i numerosi coffe shop offrono dei buoni chai indiani.

TRASPORTI
Ecco la nota dolente dell’OMAN. C’è una rete scadente di autobus governativi che copre solo le tratte tra le città principali. Ma una volta giunti in città c’è da trovare il modo di spostarsi per visitare le zone limitrofe. Ci sono i taxi collettivi che fanno la spola solo tra le città della costa, mentre fuori dalla costa i taxi privati pur non essendo carissimi non sempre sono a disposizione. Il Venerdì per esempio non circolano fino alle 16.00. Nell’isola di Masirah abbiamo visto a mala pena un paio di taxi, mentre lungo le strade interne del deserto non ne abbiamo visti neppure uno. C’è da dire che qualcuno si sposta in autostop, ma devi avere tempo a disposizione. La soluzione migliore potrebbe essere usare i bus della ONTC tra le città e poi noleggiare un’auto all’occasione x 2/3 giorni. Noi abbiamo preferito essere il più liberi possibile, noleggiando un’auto per 14 giorni al costo di circa 28€ al giorno. Naturalmente noleggiando volta per volta il costo è superiore. Circa 30/32€

SI PARTE !!!!!!!!

10 GENNAIO:   VOLO ROMA – DUBAI

Quest’anno a differenza degli ultimi viaggi siamo stati fino all’ultimo momento indecisi sulla meta. Poi ai primi di dicembre, finalmente la situazione si è sbloccata e abbiamo deciso di visitare uno dei Paesi della penisola arabica: IL SULTANATO DELL’OMAN. Con un volo della ineccepibile EMIRATES, abbiamo lasciato Roma su un gigantesco A380 alle ore 20.30 del giorno Sabato 10 Gennaio. Volo perfetto di una comodità mai trovata, personale gentilissimo (conosciuta una simpatica messicana) e raggiunto Dubai alle 5.00 del mattino.

11 GENNAIO:   AL-SEEB — MUTRAH — AL-KHOUD

L’aeroporto di Dubai ci accoglie con il richiamo alla preghiera del Muezzin, mentre ci apprestiamo a raggiungere il Gate B9 da dove partirà il nostro volo per Muscat. Approfittiamo delle tre ore di scalo per dormire un po’ sulle scomode sedie dell’aeroporto e veniamo improvvisamente svegliati dalla hostess della Emirates. In perfetto orario, dopo 40 minuti di volo a bassa quota, raggiungiamo la capitale del Sultanato dell’Oman. Paghiamo la tassa d’ingresso per 30 giorni di turismo, con euro in contanti e naturalmente, qualche Rial per strada lo perdiamo. Il visto fino a 10 giorni costa 5 OMR mentre quello fino ai trenta giorni costa 20 OMR, che al cambio ufficiale sarebbero 45€. Ma con il cambio dell’aeroporto diventano 51€. Poco male e yalla yalla…… Dopo aver ritirato il bagaglio di Elisa, io viaggio naturalmente con il mio Stelvio 30lt come unico bagaglio a mano, ci dirigiamo verso il banco della Budget, dove abbiamo prenotato un’auto per 14 giorni al costo di 390€ con km illimitati. In uno degli ATM dell’aeroporto, ritiriamo 100 OMR e compriamo una buona road map del Paese per 4,500 OMR. Dopo essersi liberati degli indumenti invernali nei bagni pubblici, ci mettiamo in cammino e dopo circa 20 minuti raggiungiamo la cittadina di Al-Seeb, dove ci accomodiamo lungo mare per un buon succo di mango. A prima vista le strade omanite sono molto buone, la highway che abbiamo percorso è stata ottima e anche le indicazioni stradali, in inglese e arabo sono state sufficienti per raggiungere la nostra prima meta. Visitiamo le strette vie del Souq con i suoi colori e odori mediorientali e poi ci sistemiamo fronte mare per un pranzo a base di calamari e gamberetti in salsa piccante. Dopo pranzo veniamo colti da un forte desiderio di dormire e il caffè al ristorante non c’è d’aiuto. Ci addormentiamo in macchina per circa un’oretta all’ombra di un caseggiato e alle 15.30 raggiungiamo Al-Khoud, dove saremo ospiti di Riel, un simpatico infermiere filippino. Ci accomodiamo nella sua casa dove ci accoglie con un te ed insieme ad un quarto couchsurfer, usciamo per una visita notturna al Souq di Mutrah. Aykan, è un turco nato a Berlino e sta terminando il suo viaggio di 6 mesi in Asia. Si aggrega alle nostre avventure omanite per il momento ed insieme raggiungiamo la Corniche della capitale. Il Souq di Mutrah è forse il luogo più turistico dell’intero Oman e credo di aver visto più turisti in queste due ore che in tutto l’intero viaggio, ma ne vale comunque la pena. Il bello è che i venditori non sono assolutamente invadenti, a parte qualche sporadico indiano che ti invita a visitare il proprio negozio. Ci perdiamo per il coloratissimo Souq, pregustando il momento dello shopping finale, poi decidiamo di fare una passeggiata lungo la Corniche, dove è ancorata la nave del sultano Qaboos. In lontananza, una nave da crociera della Costa è ancorata al molo, ma per fortuna i partecipanti a quest’ora saranno dentro a godersi lo spettacolo che gli offre la crociera. Da Mutrah, raggiungiamo Qurm, un quartiere occidentale della capitale, dove ci rilassiamo sulla terrazza di un coffe shop fumando il tipico shisha con vista sul golfo omanita. Rientriamo ad Al-Khoud per assaporare un ottimo Shawarma in uno dei tanti turkish restaurant che Riel conosce molto bene. La qualità è ottima il prezzo idem (0.900 OMR). Dopo 36 ore, finalmente siamo nuovamente sdraiati su un letto, anche se un po’ sgonfio, e dormiremo sicuramente molto profondamente.

12 GENNAIO:   AL-SAWADI —  BARKA — AL-KHOUD

Dormita colossale di 10 ore. Ci voleva proprio dopo la notte passata in bianco di Sabato. Ci svegliamo con odore di pane tostato nell’aria. Riel, l’infermiere filippino, ci ha preparato con nostra sorpresa un’ottima colazione a base di uova, formaggio e pane tostato, con l’immancabile caffè solubile. Dopo averci pensato su tutta la notte, Aykan e Riel decidono di aggregarsi a noi per l’uscita di oggi. La nostra idea è di raggiungere il Sawadi Beach Resort, da dove escono delle barche che per 18 omr ti portano alle inabitate isole Damanayat. Prendiamo la highway che collega Muscat a Shoar e dopo circa 40 minuti svoltiamo a destro verso la spiaggia. Parcheggiamo nei pressi di un parco giochi per bambini e ci godiamo la vista offerta dalle isole situate a pochi metri dalla costa. Un piccolo forte domina l’isola maggiore. Ma quelle di fronte a noi non sono le Damanayat, l’arcipelago, che volevamo raggiungere si trova a circa un’ora di navigazione. Visto il vento forte e il mare mosso, le imbarcazioni non escono anche se qualche intrepido vecchio pescatore ci propone un’uscita di un’ora al costo di 5 omr cadauno. Oggi però non è proprio sicuro uscire in mare e decidiamo di passeggiare lungo la spiaggia cosparsa da migliaia di conchiglie. Io, insieme ad Aykan ne approfittiamo comunque per un bagno nonostante le onde mentre Elisa e Riel si dedicano alla ricerca di conchiglie sulla sabbia. Una volta asciugatosi i nostri costumi, prendiamo un caldo chai nei pressi del parcheggio dove una schiera di giovanotti omaniti cercano di pulire al meglio la loro automobile. Ciò che ci sorprende di più è che in giro c’è veramente poca gente, solo qualche famiglia, forse 10 max 15 persone e tutti quanti ci salutano dandoci il benvenuto in Oman. Prima domanda di ogni breve conversazione: Where are you from? Dopo aver rinunciato all’escursione alle isole che avrebbe occupato tutto il giorno, decidiamo di dirigersi verso la cittadina di Barka, dove pensiamo di trovare qualcosa da mangiare. Nei pressi del fish market si trova un piccolo forte visitabile gratuitamente mentre il Souq è vuoto, visto l’ora. Nella via principale verso la highway troviamo un ristorante pakistano (Al- Mann – O – Al-Salwa Restaurant) dove ci fanno accomodare in una saletta chiusa con delle tende colorate. Ottima scelta, cucina buona, abbondante e il conto per 4 persone non supera i 6 omr. Aykan, il turco offre il pranzo a tutti, visto che sta usufruendo della camera di Riel e della nostra automobile per visitare alcuni luoghi. Lo ringraziamo e ci mettiamo in cammino. Sulla strada del ritorno verso Al-Khoud ci fermiamo nei pressi della Palace Roundabout, dove visitiamo la Zulf moschea caratterizzata dalle sue cupole color verde smeraldo. Luogo di pace e di spiritualità, la moschea ci regala una mezz’ora di pace e di tranquillità tra pappagalli e palme da datteri. Rientriamo ad Al-Khoud verso le 18.00, ci facciamo una doccia e approfittiamo del Wi-Fi per dare notizie in Italia. Alle 20.00 usciamo per la cena in centro Al-Khoud, dove il solito turkish restaurant ci aspetta con i suoi magnifici Shawarma. Terminata la cena, chiediamo al turco proprietario del locale dove sia possibile fumare in zona la shisha. Non c’è da camminare molto, basta raggiungere l’angolo opposto dove entriamo nel giardino del Rende-vouz Hotel and Restaurant. C’è un sacco di omaniti nel giardino che si godono la shisha guardando il Barcellona al grande schermo. Tra gli altri anche un tavolo con un piccolo gruppo di western. Stasera assaggeremo limone e menta.

13 GENNAIO:  GRAND MOSQUE — NAKHAL — RUSTAQ

Dopo una colazione a base di omlet e tè, sempre gentilmente preparata da Riel, usciamo tutti e quattro con la nostra automobile in direzione della Grande Moschea. Questa Moschea è un capolavoro dell’architettura islamica, e dono del sultano Qaboos al proprio popolo. Dopo aver letto e sentito parlare molo bene del sultano, ci siamo informati in loco di Qaboos Bin Said, colui che da più di quaranta anni ha in mano le sorti del sultanato. Sembra che tutti ne vadano fieri e viene considerato un illuminato tra la società araba e mediorientale. Purtroppo, al momento si trova in una clinica privata di Berlino per motivi di salute. La preoccupazione maggiore per il suo popolo è che non avendo eredi al trono, la sua morte potrebbe creare dei problemi nel futuro del Paese. Comunque, lasciamo da parte il sultano, e godiamoci la pace e lo spettacolo che offre la moschea. La visita della moschea è possibile solo dalle 9.00 alle 11.00 del mattino escluso naturalmente il Venerdì, giorno di preghiera per i musulmani. Inutile dire che per visitarla c’è bisogno di un abbigliamento decente, per gli uomini evitare i pantaloni corti e le canottiere, mentre le donne devono assolutamente avere la testa coperta da un velo e maniche lunghe. In compagnia di Riel e Aykan, entriamo nella maestosa sala, dove i fedeli vengono a pregare. Il suolo della sala è ricoperto da un tappeto dell’Iran di 70×60 metri, mentre dalla cupola centrale scende un maestoso lampadario di cristallo. Con una capacità di 20.000 fedeli è considerato il simbolo dell’Oman ed è stata la moschea più grande al mondo fino a che non le è stato rubato il primato dalla nuova moschea di Abu Dhabi. Il suo minareto misura più di 45 metri e insieme agli altri più piccoli minareti, costituiscono i 5 pilastri della religione islamica. La testimonianza di fede (SHAHADA) Le preghiere rituali (SALAH) L’elemosina (ZAKAT) Il digiuno durante il Ramadan (SAWM) Il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita (HAJJ). Questa visita è assolutamente da non perdere se ci si trova da queste parti, anche solo per uno scalo nella capitale omanita. All’uscita, salutiamo i nostri due compagni di avventure i questi due giorni e ringraziamo Riel per la sua ospitalità. Mentre loro se ne andranno verso le spiagge ad est di Muscat, noi proseguiremo lungo la costa fino a Barka, dove abbiamo intensione di rifermarsi al ristorante pakistano di ieri, per poi proseguire verso sud in direzione di Nakhal. Dopo l’ottimo pranzo a base di Beef Tikka e Chicken grilled Shashlic, raggiungiamo il forte di Nakhal, situato ai piedi dei monti Hajars occidentali. Il forte di Nakhal, è stato costruito nel 1834 dall’imam Said Bin Sultan. Dalle torri del forte, è possibile ammirare la pianura di Batinah, che si estende fino al mare. Adagiato ai piedi dei Monti Hajars, è uno dei forti più visitati dell’Oman, è ben tenuto, e il suo ingresso costa 500 baiza. Dopo aver lasciato il forte, chiediamo informazioni su come arrivare alle sorgenti calde di Ath-Thowra, dove dell’acqua calda fuoriesce dalle pareti del Wadi. Il luogo è frequentato dalle famiglie omanite che sono intente ad assaporare le loro carni cotte alla griglia. Noi ne approfittiamo delle tiepide acque per un po’ di fishing pedicure, offerto dai piccoli pesciolini che abitano le acque delle sorgenti. Lasciamo Nakhal e raggiungiamo Al-Rustaq alle 17.00, dove con qualche indecisione, individuiamo la casa di Dave e Christine, la coppia di expat che ci ospiteranno per le prossime due notti. Stasera, ci sarà una festa in casa per salutare uno dei professori collega di Dave, che si trasferisce in Corea del Sud. Tra gli invitati un signore italiano di nome Mario, insegnante di Economia presso il Collegio di Al-Rustaq. Un po’ di Turkish food, un paio di birre e tanto whisky (non per noi due) e la serata passa allegramente nella terrazza, suonando alcune canzoni con la chitarra. E noi comprendiamo sempre più cosa significa vita da EXPAT in un Paese Arabo.

14 GENNAIO: RUSTAQ — AL-HAZM

Dopo la festa di ieri sera, ci svegliamo con calma, e lasciamo la casa non prima delle 10.00. Raggiungiamo il Souq del pesce, dove una diecina di venditori omaniti, sono intenti a contrattare il prezzo della loro merce con i compratori. Enormi barracuda, tonni di varie dimensioni, pesci vela, Amur, sgombri e tantissimi crostacei, sono in mostra nei piccoli banchi rialzati del mercato. Oggi non è proprio il giorno ufficiale del mercato settimanale, e quindi sono in pochi ad esporre merci, ma i pesci hanno veramente un aspetto invitante. Lasciamo il Souq e ci incamminiamo verso il forte, dove il simpatico responsabile ci fa entrare, pagando le solite 500 Baiza. Un altro capolavoro dell’architettura, come quello di Nakhal, questo forte, nasconde un sacco di insidie al suo interno, mentre dalle sue torri, è possibile ammirare uno dei migliori scorci sulle piantagioni circostanti. Sulla strada del ritorno, ci addentriamo tra le vie di Al-Rustaq, ed incontriamo una scolaresca che sta tenendo una lezione di arabo, in un cortile di una casa abbandonata. Le maestre, giovanissime, invitano Elisa a raggiungerle, anche se il loro inglese è veramente insufficiente. Chiedono di scattare due foto poi si riordinano improvvisamente mentre un’anziana signora esce dalla porta di un fatiscente edificio a lato del piazzale. Lasciamo il disturbo e proseguiamo verso la nostra auto. A pochi passi dal centro, raggiungiamo una piccola moschea, dove una sorgente di acqua calda invita i pellegrini alle abluzioni prima della preghiera. Naturalmente ci sono due zone diverse per i bagni, una per gli uomini, situata nei pressi della sorgente e un’altra riservata alle donne, 100 metri più a valle. Scambiamo due chiacchere con un omanita, appena uscito dalla preghiera di mezzogiorno, il quale ci invita a visitare il castello di Al-Hzm, situato 15 km dalla cittadina. Seguiamo il suo consiglio, non prima però di assaporare un ottimo piatto di mutton rice. Una volta raggiunto Al-Hzm, un omanita vestito in abiti tradizionali, ci accoglie al castello con dei datteri e una tazza di caffè, ma ricordatevi di scuotere la tazza vuota, mentre la restituite, altrimenti sarete serviti per altre due volte. Secondo l’omanita che ci accompagna nelle prime 3 stanze, all’interno del castello, si aggirerebbero i famosi spiriti benigni; i JINN. I parole povere sarebbero gli spiriti o i geni delle lampade descritti accuratamente nei testi arabi, primo fra tutti LE MILLE E UNA NOTTE. Visitiamo il labirintico castello con gli occhi bene aperti, sperando vivamente di trovarne uno per poter esprimere qualche desiderio, ma nulla da fare. Con il richiamo del Muezzin in sottofondo, ci godiamo la splendida vista che ci offre la terrazza superiore del castello, poi rientriamo verso Al-Rustaq dove ci attendono Dave e Christine. Stasera usciremo tutti e 4 per una cena a base di pollo e montone. Offriremo noi la cena, che non raggiunge i 5 omr.

15 GENNAIO:  AL-AYN — BAHLA FORT — NIZWA

Oggi sarà un giorno di spostamento, piuttosto lungo. Percorriamo la bellissima statale 10 fino alla città di Ibri, per poi imboccare una deviazione, non segnalata naturalmente, per il villaggio di Al-Ayn. Devo essere sincero, le strade sono ben tenute, in ottime condizioni, ma la segnaletica lascia un po’ a desiderare, soprattutto nelle zone remote. Ci è capitato spesso di sbagliare strada, pur avendo una buona mappa e a volte rimane molto difficile individuare i luoghi d’interesse. Se chiedi ad un indiano che incontri per strada è finita, non ti aiuta assolutamente e soprattutto non riesce a dire di no, quindi se chiedi se va bene la strada lui risponderà di SI anche se non è vero. Gli omaniti invece sono molto più gentili, anche se a volte non sono a conoscenza di certi siti turistici. Nel caso delle tombe di Al-Ayn e Bat, è stato piuttosto difficoltoso incontrarle, ma finalmente dall’auto le abbiamo individuate proprio mentre pensavamo di tornare indietro, su un’altra strada. Le tombe, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, si trovano ai piedi dello spettacolare Jebel Misht e sono una chicca per gli appassionati di archeologia. Sembra che risalgano al periodo compreso tra il 3000 e il 2000 a.C. e potevano ospitare le salme di ben 200 persone. Raggiungiamo le tombe con una passeggiata attraversando piantagioni e il letto di un fiume, poi risaliamo la collina fino al sito archeologico. Da Al-Ayn, rientriamo nella strada principale, e prima di raggiungere Nizwa, nostra meta finale, ci fermiamo a Bahla, dove ne approfittiamo per un pranzo a base di thali indiano. Considerata una delle città fortificate più belle del mondo (forse anche troppo) Bahla, è caratterizzata da 7km di cinta muraria e, secondo una leggenda, è stata costruita da una donna, circa 7 secoli fa. Anch’esso, dichiarato Patrimonio dell’Umanità, regala una visita emozionante ed è senza dubbio il più grande forte che abbiamo visitato fino ad ora. Peccato che non ci sia neppure un opuscolo o qualche indicatore, per capire meglio a cosa servissero ogni singola stanza. Resta comunque impressa negli occhi la meravigliosa vista del forte, che offre la nuova porta della città. Alle 17.30 raggiungiamo Nizwa e grazie alle indicazioni di Kendrick (il filippino che ci ospiterà le prossime due notti) raggiungiamo il Supermercato Lulu, dove ci troviamo con un gremito gruppo di professori filippini residenti a Nizwa. Dopo la cena approfittiamo del nostro ospitante, per conoscere meglio la vita di Nizwa, ma anche qualche luogo nascosto tra le isole del suo Paese.

16 GENNAIO:  NIZWA — WADI GHOUL — AL-HAMRA – MISFAT

Fortunatamente, senza averlo programmato, siamo giunti a Nizwa proprio durante il giorno del mercato settimanale del venerdì. Insieme a Kendrick, raggiungiamo la zona del Souq di buon’ora per osservare meglio il mercato degli animali. La scena che ci si presenta di fronte, è alquanto suggestiva. Un enorme cerchio, formato dagli omaniti compratori e una serie di venditori che girano in cerchio, con pecore e agnelli in braccio, formano un quadretto eccezionale. Mi siedo accanto ad un compratore e cerco di capirci qualcosa, ma il mio sguardo viene subito attratto da una signora con uno splendido abito. Infatti, fino ad adesso non avevamo visto nessuna donna beduina o comunque dei villaggi remoti delle montagne, che oltre ad indossare abiti più colorati del consueto nero, sono caratterizzate dalle loro maschere che coprono il volto. Un paio di gruppi di francesi si aggirano tra la folla accompagnati dai loro autisti che in fretta si dirigono al Souq per comprare datteri e halva (dolce tipico omanita), poi risalgono nelle loro jeep bianche e svaniscono come degli extraterrestri. Noi, dedichiamo invece un paio d’ore alla visita del Souq, ci dirigiamo in un patio, dove i più giovani omaniti sono intenti a vendere i volatili: piccioni, colombe, canarini e tanti altri tipi di uccelli, tutti messi in mostra per gli acquirenti. Sembra che ogni omanita abbia in casa almeno una gabbia con uccelli. In uno dei tanti banchi del Souq ci fermiamo a degustare un caffè offerto dal negoziante accompagnato da un assaggio di halva. Ci ripromettiamo che prima di andarsene compreremo un po’ di questo dolce da riportare in Italia. Alle 11.30, lasciamo Nizwa per dirigersi in direzione del Jebel Shams, che però già sappiamo di non poter raggiungere fino alla vetta (necessario un 4×4). Kendrick però ci dice che ne vale proprio la pena attraversare le strade del Wadi Ghoul, dove possiamo ammirare alcuni piccoli villaggi di montagna abbandonati. In alcuni casi, devo ingranare la prima marcia per poter proseguire sulle ripide salite del Wadi Ghoul e in meno di un’ora, raggiungiamo un altopiano dove lasciamo la nostra auto. Da qui è necessario un 4×4 e chi vuole raggiungere la vetta può magari chiedere un passaggio ai fuoristrada che passano. Ammiriamo il panorama che ci offre il Wadi e al rientro metto a dura prova i freni della nostra Toyota Yaris. Ci soffermiamo per un paio di foto lungo la strada, dove un piccolo villaggio abbandonato, si confonde tra le rocce delle montagne e le palme da datteri. Dopo qualche km, raggiungiamo il vecchio centro di Al-Hamra, dove il villaggio semiabbandonato in stile yemenita ci invita ad esplorare il dedalo di vie deserte. In una delle case, ci accoglie una famiglia omanita che ci offre del caffè e dei datteri. Nessuno naturalmente parla inglese. Ci fermiamo per un pranzo lungo la via principale del villaggio, anche se non è stato facile trovare un ristorante aperto. Oggi è venerdì e fino alle 4 i locali sono chiusi. Ricordatevelo! Oggi mutton kebab per tutti. A pochi minuti di guida da Al-Hamra, si trova un altro spettacolare villaggio di montagna: Misfat al Abriyyin, in stato di conservazione migliore del precedente e soprattutto un villaggio dove ancora gli abitanti ci vivono, spostandosi con gli asini o a piedi lungo le pareti in cemento dei falaji. Adagiato sulle ripide pareti di un wadi, Misfat è un gioiello dei monti Hajars occidentali, con le torri strategiche a difendere gli abitanti, sparse qua e là tra le rocce della montagna. Dopo essersi inoltrati tra le piantagioni e i falaji di Misfat, attraversiamo con la nostra auto il wadi per godere della migliore vista sul villaggio. Da questa parte Misfat ricorda un presepe vivente. Rientriamo a Nizwa per incontrarsi di nuovo con i filippini amici di Kendrick. Stasera ceneremo nei pressi del Souq, seduti nel bel mezzo del mercato serale delle auto usate. Mangiamo spiedini di pollo, manzo e calamari, mentre diamo un’occhiata alle autovetture in mostra. Prima di andare a dormire, assaggiamo una delle specialità omanite; il Karak. Tè allo zenzero o alle spezie in generale. Lascio il gruppo di filippini per avvicinarmi ad un secondo gruppo di omaniti che stanno sorseggiando il loro tè tra una mossa e l’altra di domino. MI invitano a giocare, ma io mi limito a sedere accanto e ad osservare, prima di andare a dormire.

17 GENNAIO:  SINAW – MASIRA ISLAND

Ci svegliamo alle sette e facciamo una ricca colazione in compagna di Kendrick. Ringraziamo il simpatico filippino per la sua ospitalità, e prima delle 8 ci mettiamo in strada. Prima di lasciare Nizwa, facciamo il pieno con appena 9€ e ci dirigiamo verso Sinaw. Percorriamo per un paio d’ore un’ottima strada, fino al centro della cittadina, dove ci riposiamo per un caffè. Giusto a lato del coffe shop, un barbiere, mi invita ad entrare e non mi faccio scappare l’occasione di farmi radere la barba in stile omanita. Ottimo risultato ad una spesa minima: poco più di 2€. Da Sinaw, prendiamo la statale 32 che si addentra per 190km all’interno del Ramlat Al-Wihibah, un piatto e desolato deserto che ci accompagna fino alla cittadina di Muhut. Solo qualche piccola duna, qualche cespuglio e un paio d’incontri ravvicinati con dromedari, interrompono la routine del viaggio. A Muhut, ci fermiamo per un pranzo a base di Chicken curry e alle 14.00 siamo al porto di Shannah. Acquistiamo il biglietto presso l’edificio statale che si trova prima del ponte sulla sinistra e attendiamo la partenza del ferry. Alle 15.00 in punto salpiamo verso Hilf, unica cittadina di Masirah Island. Durante la navigazione, conosciamo un simpatico omanita dell’equipaggio, che passa la maggior parte dell’anno nel canale di Masirah. Ci fa conoscere il capitano, un estone che ci fa entrare in cabina e ci fa accomodare ai posti di comando. Solo perché oggi il mare è perfettamente piatto e non ci sono grossi problemi. Dopo un’ora di navigazione raggiungiamo Hilf e noi ci dirigiamo direttamente verso sud. Grazie a delle ricerche on-line abbiamo evitato di pernottare in uno dei tre alberghi della cittadina, e abbiamo optato per un camping situato a Masirah Sur. Adagiato in mezzo al nulla e di fronte al mare, questo piccolo ma efficace campeggio sarà la nostra casa per i prossimi giorni. Vogliamo esplorare bene l’isola e le baie della costa. Ad accoglierci c’è un indiano del Kerala di nome Luky, che ci fa accomodare nel nostro spartano bungalow. Il campeggio è deserto, non c’è anima viva in giro a parte gli uccelli e un paio di dromedari. La lunghissima spiaggia ci attende per una bellissima passeggiata sotto il tramonto. Per cena, Luky ci prepara dell’ottimo pesce con riso. Per finire la serata in bellezza, fumiamo shisha sotto le stelle di Masirah, in attesa di andare a letto.

18 GENNAIO: GHASHAR SHIK BEACH (MASIRAH ISLAND)

Mi sveglio molto presto, e decido di uscire per una passeggiata in attesa che esca il sole. Nella spiaggia del campeggio, non è possibile fare il bagno, perché la bassa marea rende impossibile la balneazione. Ma per gli amanti del birdwatching queste basse acque sono un paradiso. Mentre passeggio, stormi di fenicotteri e di piccoli uccelli svolazzano di fronte a me, mentre ad est sta facendo capolino il sole. Non appena nasce il sole, tra le dune della spiaggia, intravedo due dromedari che cerco di raggiungere; troppo tardi, oramai stanno scomparendo nell’entroterra ed io rientro in campeggio. Alle 8.00, come d’accordo con Luky, rientro per la colazione. Sarà una colazione abbondate, che ci farà saltare anche il pranzo; Pancake, pane burro, marmellata, frutta, caffè, succo di frutta e etc etc. Alle 9.30 saliamo sulla nostra auto e dopo un paio di soste raggiungiamo la nostra la meta. Dopo una serie di ricerche sul web, visto che sulla guida non c’è assolutamente scritto nulla, avevo visto un paio di foto di un piccolo villaggio abbandonato nel sud dell’isola. Non potete immaginare lo stupore, quando imbocco la strada per raggiungere il villaggio di pescatori. Dal bivio si può già notare lo splendido colore dell’acqua che contrasta con l’abbagliante bianco della sabbia. Parcheggiamo l’auto nei pressi di una baracca e ci incamminiamo nella soffice sabbia: sembra borotalco. Raccogliamo alcuni legni e qualche corda e ci prepariamo la nostra capanna per affrontare il sole di mezzogiorno. Ne approfitto subito per un bagno indimenticabile, tra aironi, beccacce e fenicotteri. I colori del mare sono incredibili, e più che in una cartolina, mi sembra di essere dentro un sogno. La mattinata passa tra un bagno e una passeggiata, mentre la bassa marea si porta via l’acqua. Nelle prime ore del pomeriggio, dovrò camminare per almeno 3/400 metri prima di potermi immergere nelle acque turchesi del canale di Masirah. Elisa, nel frattempo cerca di scambiare due parole con tre ragazze sedute su una barca, ma lo scoglio della lingua in questi casi è troppo grande. I colori dei vestiti delle ragazze, ci riportano per un attimo in India. Decidiamo di spostarsi e dare un’occhiata alle spiagge del sud est e dopo aver aggirato il faro, ci fermiamo per un ulteriore bagno nei pressi di Arf, dove una bianchissima e fine spiaggia ci aspetta con le immancabili imbarcazioni dei pescatori. Giusto il tempo di un’altra passeggiata e poi risaliamo la costa orientale fino ad Amq, dove svoltiamo a sinistra per rientrare al nostro campeggio. Stasera, faremo cena con Dal e chapati, poi la solita shisha prima di andare a dormire. Durante la cena, l’omanita che gestisce il Camp, ci da delle importantissimi informazioni sulle stelle e ci invita a visitare la spiaggia di 5km che si estende a nordest. Prima di salutarci, ci consegna una maschera per praticare snorkeling. Lo ringraziamo e continuiamo a gustare la nostra cena. Anche stasera, andremo a letto molto presto; sono le 21.30, ma da queste parti c’è ben poco da fare, a parte ammirare lo spettacolo del cielo stellato, in completo silenzio.

19 GENNAIO: KHASIT BEACH (MASIRA ISLAND)

Seconda mattinata al Masirah Beach Camp. Mi sveglio alle 07.15 e mi regalo una bellissima passeggiata in riva al mare. Facciamo colazione e prima delle 09.00 ci mettiamo in strada in direzione di Hilf. Facciamo rifornimento e acquistiamo della frutta per passare la giornata in spiaggia. Diamo un’occhiata alla spiaggia situata nei pressi del Masirah Island Resort. Spiaggia lunghissima, ma niente di eccezionale, e soprattutto nulla a che vedere con le spiagge del sud. Come già immaginavamo, ci dirigiamo nuovamente verso le spiagge meridionali e ci fermiamo nei pressi di Khasit, dove una bianchissima e fine spiaggia ci attende. All’arrivo in spiaggia, facciamo due passi e liberiamo una tartaruga impigliata in delle rete. Non mi era mai capitata una cosa del genere, e l’adrenalina è salita alle stelle. Tutto dipendeva da noi. Non avevamo con noi neppure un coltellino o similari ma con la forza e con il tempo ce l’abbiamo fatta. All’inizio, la tartaruga sembrava molto disorientata, ma poi finalmente ha ripreso la strada verso il mare e si è immersa. Grazie alla maschera dataci da Mansur ieri sera, possiamo ammirare dei bellissimi coralli a pochi metri dalla riva e faccio incontri ravvicinati con pesci e murene. Bellissimo!!! Passiamo la mattinata in tranquillità, raccogliendo alcune conchiglie e immergendosi di tanto in tanto nelle acque turchesi del mar d’Arabia. Nel primo pomeriggio, però decidiamo di ritornare nei pressi di Ghashar Shik, la magnifica spiaggia di ieri mattina. Anche se la bassa marea si è portata via un bel po’ di mare, approfittiamo per esplorare con la maschera i coralli e i pesci della zona. Aspettiamo l’ora del rientro tra un bagno e l’altro, passeggiando tra gli stormi di gabbiani e beccacce, poi al tramonto rientriamo al Camp. All’arrivo, troviamo un gruppetto di ragazzi che stanno bevendo un caffè, e sentendo che sono italiani iniziamo la conversazione. Alla fine scopriamo che si tratta di Paolo, il gestore di Casa Oman, di cui avevamo sentito parlare da alcuni amici viaggiatori. Ci invita a visitarlo a Ras Al-Had, anche se alla fine il giorno che saremo là lui si troverà a Muscat, poi parliamo un po’ di Viaggiare liberi e degli incontri, ai quali sarebbe intenzionato a partecipare. Noi lo aspettiamo a braccia aperte. Salutiamo il gruppo che fa rientro a Hilf, mentre noi ci apprestiamo a consumare la nostra cena in compagnia di Mansur e dei suoi cugini provenienti da Nizwa. Divideremo il tavolo e il narghilè con i tre simpatici omaniti e passeremo una serata rilassante a parlare di viaggi. Dopo i saluti, paghiamo il conto a Mansur dei 3 giorni passati al Camp e ce ne andiamo a dormire, in attesa di rientrare nella terraferma.

20 GENNAIO: HILF — AL-ASHKARAH

Questa notte, un forte vento ha portato pioggia sull’isola e al mattino Luky ci dice che a Muscat ci sono state inondazioni piuttosto consistenti. Ci svegliamo sotto una tempesta di sabbia e il nostro pensiero va alla traversata in traghetto. Dopo colazione ci dirigiamo verso il molo di Hilf e ci rendiamo conto subito che i collegamenti sono limitati. I ferry privati non escono in mare, creando una lunga coda anche per l’acquisto del ferry governativo. Dopo un’ora e mezza di spintoni e qualche parola di troppo, finalmente compriamo il nostro biglietto. Ma la partenza è prevista per le 12.00 e sono solo le 9.30 . In un angolo dell’ufficio, vediamo Paolo di Casa Oman, che sta cercando di comprare anche lui il biglietto. Visto il forte vento e la sabbia trasportate in giro, non c’è neppure la possibilità di fare due passi e decidiamo di fare degli acquisti all’interno di un supermercato, poi ci sediamo per un caffè e approfittiamo del Wi-Fi del negozio accanto per spendere la nostra ultima ora a Masirah. Alle 11.30 procediamo all’imbarco. La situazione è un po’ tesa, ci vengono consegnati delle pasticche per il mal di mare, sacchetti in caso di mal di pancia e alla tv iniziano a spiegare come comportarsi in caso di naufragio (cosa che non era stata fatta all’andata). Il traghetto, a differenza del viaggio di andata è pieno e si sono creati dei piccoli problemi per la sistemazione delle donne che viaggiavano. Infatti il catamarano è suddiviso in due parti (una per uomini e l’altra per donne o famiglie) e alcuni uomini si sono dovuti sistemare nella family zone… A volte questa loro rigidità è un po’ troppo eccessiva, ma le culture vanno rispettate. Dunque nelle due file ai finestrini vengono sistemate le donne, tra l’altro tutte in abiti coloratissimi con maschere tipiche dei villaggi rurali, mentre gli uomini nelle 3 file al centro del traghetto. Il viaggio è iniziato subito con un lieve scontro con l’altro catamarano ancorato nel porto, ma per fortuna con nessuna conseguenza, poi fortunatamente, lungo tutto il tragitto, il mare non era poi così movimentato, e il passaggio fino a Shannah è risultato piuttosto tranquillo. Ad accompagnarci una serie di puntate di Mr. Bean che hanno reso l’atmosfera più allegra. A dir la verità già la presenza delle beduine avevano reso l’atmosfera allegra, tipica di un qualsiasi carnevale… Una volta giunti nella terraferma, prendiamo la statale 35 dove avevamo intenzione di scendere per ammirare le dune del deserto; ma la tempesta di sabbia ci ha fatto proseguire dritti, augurandosi di arrivare alla fine al più presto. Il problema principale di questo tratto stradale, è stato superare, con la nostra auto, le dune di sabbia che si sono create lungo la strada a causa della tempesta. Mi sono messo dietro ad un 4×4 che ha attraversato la prima piccola duna senza problemi e abbiamo pensato seriamente di tornare indietro. Dopo aver visto passare una Toyota simile alla nostra, anche se con qualche difficoltà. Decidiamo di provare anche noi. Dopo la prima volta, le successive saranno un gioco da ragazzi anche se a ripensarci dopo abbiamo messo a rischio la salute nostra e dell’automobile. Di sicuro, anche se fossimo rimasti insabbiati, un’anima gentile con la 4×4 ci avrebbe aiutato di sicuro, comunque, sarebbe meglio non rischiare troppo. Dopo circa 100 km a passo lento, raggiungiamo Khuwaymah, dove ci fermiamo in un polveroso ristorante yemenita. Sembra che la tempesta stia passando, e dopo aver mangiato tuna and rice usciamo che sembra quasi tutto finito. Con un paio di ore di ritardo sulla tabella di marcia, raggiungiamo il villaggio costiero di Al-Ashkarah, dove ci sistemiamo nell’unico albergo. La doppia con bagno privato ci viene consegnata sotto pagamento di 10 Omr. Usciamo prima che tramonti il sole per le strette vie del villaggio; facciamo conoscenza con un gruppo di bimbi che chiedono di essere fotografati. Passiamo del tempo in loro compagnia, poi ci dirigiamo verso il centro, dove sono concentrati i coffee shop. Ci sediamo per un chai sotto lo sguardo incredulo dei passanti. Chiediamo al gestore del caffè di dove siano originarie tutte quelle persone e ci viene spiegato che l’80% degli abitanti del villaggio vengono dal Bangladesh. Mentre assaporiamo il nostro tè, ammiriamo la gente che accorre al richiamo del muezzin, mentre una cosa ci salta alla mente. Non abbiamo visto nessuna donna in giro da circa 4 ore.

21 GENNAIO: JALAN BANI — AL KAMIL — WADI BANI KALID – SUR

Oggi devo dire che è stata una delle giornate più interessanti dell’intero viaggio. Usciti dall’hotel di Al-Ashkarah, abbiamo preso la strada in direzione di Sur, e all’altezza di Jalan Bani Bu Ali, abbiamo deciso di fare una deviazione per visitare un forte in rovina e una moschea molto singolare. La moschea è caratterizzata da 52 cupole e un falaji che la attraversa, adibito alle abluzioni dei pellegrini. Scattiamo qualche foto e poi ci fermiamo per un caffè. Un simpatico signore che si siede vicino a noi, appena giunto con una bicicletta, ci pagherà i due chai e ci invita a ripassare di lì prima di rientrare in Italia. Non so se sarà possibile, comunque lo ringraziamo e ci mettiamo in strada nuovamente. Dopo pochi chilometri, un paio di torri e le rovine di un villaggio, ci invitano a fermare la nostra auto nei pressi della cittadina di AL-Kamil. Entriamo nelle strette vie della zona vecchia e veniamo subito abbordati da un gruppo di bambini in bicicletta. Ci hanno portato in giro tra le torri e i falaji di Al-Kamil, abbiamo visitato una piccola moschea e abbiamo immerso i nostri piedi nell’acqua calda di uno dei falaji del villaggio. Ringraziando le guide improvvisate, rientriamo alla nostra auto e compriamo qualcosa per il pic-nic da consumare al Wadi Bani Kalid. Le acque cristalline e calde provenienti dai monti Hajar, ci invitano ad immergersi. Considerato uno dei luoghi più visitati del Paese, il wadi, con i suoi falaji, le piantagioni di datteri e le pozze d’acqua, richiama un consistente numero di turisti. Noi ci dirigiamo verso le grotte, allontanandoci dalla piscina principale, e ci accomodiamo per il pic-nic. Prima del tramonto, riprendiamo la strada verso Sur, ma non appena imboccata la Muscat-Sur High way un paio di dune rosse sulla nostra destra ci catturano l’attenzione. Qui infatti siamo ai margini delle Wahiba Sands e decidiamo di fare un’ennesima deviazione nonostante l’ora tarda. Prendiamo la prima pista a destra che troviamo, ben battuta, senza problemi di insabbiarsi e raggiungiamo i piedi di una grande duna. Ci concediamo una passeggiata nelle dune del deserto sotto il tramonto e alle 18030 riprendiamo la strada in direzione di Sur. Un’ora circa di strada e parcheggiamo la nostra autovettura nei pressi del portone del Sur Hotel. Per 20 omr ci accomodiamo nella doppia con bagno privato, dotata di qualsiasi FACILITIES.. Così ci ha garantito il pakistano della reception. Prima della cena facciamo un giro nel labirintico Souq delle donne, dove le signore sono intente a comprare vestiti e abiti. Tutte rigorosamente coperte in volto. Ci perdiamo tra le vie e dopo un’oretta circa ci ritroviamo alle spalle del nostro hotel dove consumiamo la nostra cena a base di pesce, naturalmente!

22 GENNAIO: SUR —  AYJAH — RAS AL HADD — RAS AL JINZ

Questa mattina, per colazione, decidiamo di dirigersi verso una delle pasticcerie, avvistate ieri sera nei pressi del Souq. Prendiamo un vassoio di Baklawa e un paio di dolcetti al cocco, poi ci sediamo in uno dei tantissimi coffe shop e ordiniamo un caffè. Oggi, almeno per l’intera mattinata, lasciamo l’auto in disparte, e ci incamminiamo verso la cornice di Sur. Sembra che il mare sia piuttosto mosso e potrebbe rovinarci i piani di oggi pomeriggio. Percorriamo l’intero lungomare, accompagnati dai gabbiani, e raggiungiamo dopo circa mezz’ora, il ponte che attraversa la laguna in direzione di Ayjah. Un omanita ci invita ad entrare a visitare i cantieri dei Dhow, imbarcazioni tipiche della zona. Al momento stanno costruendo un enorme barca commissionata da un ricco signore del Qatar. Facciamo una visita in compagnia di Mubarack e poi ci dirigiamo verso la torre di avvistamento, dalla quale si gode di una vista eccezionale sulle due cittadine di Sur e Ayjah. All’altezza del Plaza Hotel, risaliamo la collinetta, fino a raggiungere la torre. La baia di Sur, con quella più piccola di Ayjah, confluiscono nella laguna retrostante alle città, proprio nel punto in cui, il ponte sospeso, unisce i due insediamenti. Facciamo due passi anche per Ayjah, dove incontriamo un eccentrico omanita che ci invita a scattare foto all’interno del forte impugnando fucili e spade. Pian piano, rientriamo verso Sur, passando attraverso le strette vie della cittadina e alle 14.00 ci mettiamo in cammino verso Ras Al-Hadd. Proviamo a contattare Paolo di Casa Oman, giusto per una visita di cortesia, ma al momento si trova a Muscat, quindi ci sediamo in un ristorantino dove pranziamo con Chicken Biryani. Raggiungiamo la lunga spiaggia ad ovest del villaggio, dove avevamo intenzione di passare il pomeriggio sdraiati al sole. Ma come immaginavamo, il forte vento e il mare mosso smontano un po’ i nostri piani, anche se ne approfittiamo per una lunga passeggiata fino al Ras Al-Hadd Hotel. Ci sorprende il fatto che la spiaggia sia completamente cosparsa di gusci d’uova di tartarughe. Non ne avevamo mai vista una così grossa quantità, ma sapevamo della presenza di molte tartarughe nella zona. Abbondoniamo dopo un paio d’ore l’idea di stendersi al sole, e decidiamo di consumare un po’ di benzina. Sì, infatti invece di chiamare al centro di Ras al Jinz Turtle Reserve, decidiamo di presentarsi di persona. In poco più di 20 minuti raggiungiamo il Naseem Camp, dove facciamo una visita di perlustrazione ai bungalow. Ottimo alloggio per trovarsi nei pressi della riserva, ma a mio parere leggermente costoso. Ci chiedo 50 Omr colazione e cena inclusa. Prenotiamo la nostra visita notturna alla Riserva e poi rientriamo a Sur per una doccia e un po’ di relax. Faremo cena al turkish restaurant a alto della HSBC Bank, con degli ottimi Chicken and Beef Shawarma. Alle 19.30 circa, ripartiamo nuovamente verso Ras Al Jinz, dove ci invitano a sedersi e ad aspettare il momento propizio. Anche se non è la stagione ideale per avvistare le tartarughe, c’è da dire che la Riserva è famosa proprio perché, nelle sue spiagge approdano più di 20.000 esemplari all’anno. Dicono che non ci sia giorno che approdi almeno un esemplare alla spiaggia. Ma oggi, le condizioni sono tutte a sfavore. Il vento, il freddo, la pioggia della scorsa notte e la luna… Ci dicono che rispetto alla media stagionale ci sono almeno 5 gradi in meno stanotte e si sente a dir la verità, e questo potrebbe far sì che le tartarughe non si facciano vedere. Alla fine alle 21.50, dopo un paio d’ore di attesa, ci invitano a comprare il biglietto (che fanno pagare solo in caso di avvistamento degli esemplari) e ci incamminiamo con un gruppo di 8 persone verso la spiaggia. Normalmente il tragitto di circa 1 km viene coperto a piedi, ma visto che c’è una navetta a disposizione dei disabili o gli anziani, stasera i ranger preferiscono non stancarsi troppo. All’arrivo in spiaggia individuiamo subito un esemplare di circa 35kg. Il ranger ci introduce alla vita di questo fantastico animale e ci invita a stare in silenzio. Come ci spiegherà la guida, stasera sarà molto difficile che la tartaruga deponga le uova, le condizioni non sono assolutamente buone, ma come avviene sempre, la tartaruga ci prova per ben due volte, localizzando il luogo che poi abbandonerà, per immergersi nuovamente in mare. Un’esperienza bellissima e indimenticabile. Alle 12.00 siamo nuovamente a Sur, dove ci fermiamo per una Shisha in un ristorante iraniano situato nei pressi del cinema.

23 GENNAIO: QALHAT — WADI SHAB — DIBAB — AL MALAWEH

Stamani lasceremo Sur, per raggiungere la capitale nel pomeriggio. Come prima cosa, ripassiamo per il Turco dove facciamo colazione con un bel piatto di pollo e chapati e poi ci mettiamo in strada. Dopo pochi chilometri, ci fermiamo lungo la Highway per ammirare le rovine della città antica di Qalhat. Per molti potrebbe essere una sosta insignificante, per gli amanti di storia e di archeologia può invece essere motivo di emozioni forti. Infatti ai piedi della tomba di Bibi Miriam si sono accampati in anni assai lontani, viaggiatori del calibro dei Polo e di Ibn Battuta, famoso viaggiatore marocchino che visitò l’intera Asia durante la sua vita. Chi ha letto i suoi libri di viaggio come chi ha letto il milione mi può capire. Riprendiamo la strada in direzione nord ovest e dopo circa mezz’ora raggiungiamo Tiwi, dove usciamo per visitare il famoso Wadi Shab. In arabo il suo nome significa GOLA TRA LE RUPI e nome più appropriato non gli poteva essere dato. Con una barchetta, attraversiamo la prima parte del wadi e poi ci incamminiamo verso la parte alta. Il sentiero si snoda attraverso piantagioni e falaji e in alcuni tratti c’è anche da superare dei massi un po’ più alti. Nulla di difficile ma bisogna essere in buona forma fisica naturalmente. Raggiungiamo le pozze più alte dove ci immergiamo nelle fredde acque del wadi Ammiriamo la maestosità della natura in completo silenzio e dopo un po’ di relax tra le pareti del canyon, rientriamo verso la nostra auto. Questa mattina ci siamo dimenticati di comprare qualcosa per il pranzo, è venerdì, e i ristoranti sono chiusi: proviamo ad uscire nei pressi di Fins, ma a parte una moschea con i pellegrini in attesa dell’inizio della preghiera, non c’è anima viva. Il problema è il non aver comprato neppure l’acqua, ma un omanita ci invita a bere dalle fontane della moschea. Ho letto in varie parti, che l’acqua omanita è potabile e non ci sono rischi e quindi ne approfittiamo. Il sapore non è dei migliori, ma ce n’era veramente bisogno. Dopo un altro tentativo al villaggio di Dibab, anch’esso andato male, dedichiamo giusto qualche minuto al Sinkhole Park con le sue acque salmastre di color verde-azzurro. È tipo un cenote messicano, dove la gente può immergersi e fare il bagno, c’è chi ha provato a raggiungere la fine, ma nessuno sembra esserci riuscito. La leggenda parla di un meteorite, la scienza di una formazione calcarea creatasi dopo lo sprofondamento del terreno. Alle 15.30 finalmente raggiungiamo Qurayyat, dove nei pressi di un benzinaio, un ristorante pakistano sta aprendo le porte. Entriamo e mangiamo finalmente qualcosa. Dopo un paio di ore di guida su un’ottima strada, raggiungiamo Al-Malaweh north un quartiere di Muscat situato a 10 minuti dall’aeroporto. Nei pressi del THE WAVE ci incontriamo con Zaneeth, la ragazza di Singapore che ci ospiterà per le nostre ultime due notti omanite. Dopo le presentazioni, raggiungiamo casa e decidiamo di uscire in direzione di Barka, dove si tiene l’annuale MUSCAT FESTIVAL. Un enorme parco ospita un luna park, un Souq, creato per l’occasione e tanti divertimenti per le famiglie. Mi sembra di tornare indietro di qualche anno, tutti stanno seduti nei prati con i loro tappeti, mangiando e bevendo e soprattutto socializzando. Facciamo qualche conoscenza, anche se non è facile con le famiglie omanite, ceniamo con del pollo e del chapati e visitiamo il Souq. Dopo la simpatica serata, impiegheremo 3 ore per rientrare a casa. Mai vista tanta gente così per strada. Chilometri e chilometri di code sia sulle strade secondarie che sulla Highway.

24 GENNAIO: MUTRAH — OLD MUSCAT — HAL HAMRA BEACH

La giornata di oggi la dedicheremo alla visita della capitale. Muscat è una cittadina di circa 1 milione di abitanti. Considerando i 2 milioni e mezzo dell’intero Paese, si può dire che quasi la metà degli abitanti dell’Oman vivano a Muscat. Ma nonostante ciò, la città è divisa in tanti distretti e si estende per ben 50 km costieri, rendendo la vita di città molto piacevole. Il problema per i visitatori è che le maggiori attrazioni sono sparse qua e là e senza un mezzo privato si rischia di saltare da un taxi all’altro. Ennesimo motivo per cui abbiamo noleggiato un’autovettura. Avendo già visitato la Grand Mosque, ci dirigiamo verso Mutrah, dove ci attende il più animato fish market dell’Oman. Nonostante Mutrah sia la parte principale della città si respira un area da villaggio e il mercato del pesce che si anima ogni mattina lo evidenzia. Facciamo due passi tra i banchi del pesci, poi ci dirigiamo lungo la Cornice e all’altezza del Souq attraversiamo la strada. Come già preventivato, facciamo degli acquisti, anche se per gli amanti dello Shopping c’è poco da scherzare. I prezzi non sono dei più convenienti, e strappare un po’ di sconto non è cosa poi poi così facile. Dopo un chai all’interno del Souq e qualche acquisto, usciamo e rientriamo alla macchina. Sono le 12.00 e decidiamo di dirigersi verso la città vecchia dove ci attende il maestoso palazzo reale e gli edifici governativi. In giro non c’è nessuno, la zona è quasi deserta e noi facciamo due passi tra gli edifici e i forti che caratterizzano questa parte della città. Facciamo pranzo con samosa e falafel in un coffee shop di Ruwi e poi ci dirigiamo per l’ultimo bagno omanita. Destinazione Ras Al-Hamra bay, dove passiamo le nostre ultime ore in spiaggia. Stasera ce ne andremo ad Al-Khuwair, quartiere di Muscat dove si concentrano buoni ristoranti turchi. Facciamo cena con Zaneeth e una sua amica, la quale ci offre la cena senza modo di replicare. Tentiamo di offrirle qualcosa, ma la simpatica malese di Kota Kinabalu, ci dice che possiamo ripagarla solo ospitandola in Toscana. Noi la invitiamo e l’aspettiamo a braccia aperte. Prima di andare a dormire ci fermiamo al Muscat City Center, dove insieme a Zaneeth, ci facciamo la nostra ultima fumata di shisha.

25 GENNAIO: FLY TO DUBAI — FLY TO ROME

Ultimissime ore in Oman. Raggiungiamo l’aeroporto internazionale di Muscat alle 8.20, lasciamo la nostra auto e iniziamo le procedura per l’imbarco. Alle 10.30, in orario perfetto, decolliamo in direzione Dubai dove ci attende uno scalo di 3.45. Ancora una volta, l’aeroporto di Dubai ci accoglie con il rischiamo del Muezzin, mentre i nostri pensieri sono ancora rivolti alle giornate trascorse in Oman. Dopo 6 ore di volo atterriamo a Roma Fiumicino, dove ad attenderci ci sono Federica, Mirko, Marco e Alessandra. Mai avuto un comitato d’accoglienza così gremito.

CONCLUSIONI

Quando abbiamo comprato il biglietto per l’Oman, eravamo un po’ titubanti. Un po’ per il modo di viaggiare che avremmo dovuto affrontare, un po’ per i costi trovati on-line che ci sembravano un po’ proibitivi per i nostri budget. Alla fine devo dire che la scelta di questo Paese è stata molto azzeccata. Per chi volesse entrare in contatto con la cultura araba, credo che non ci sia Paese migliore come primo impatto, la gente è tranquilla, il Paese molto sicuro e si viaggia in tranquillità. A chi mi aveva detto che 15 giorni sarebbero stati troppi rispondo che a dir la verità io avrei speso ancora una settimana almeno in giro l’Oman. Ci sono luoghi al di fuori delle rotte turistiche molto interessanti e soprattutto se si viaggia con calma e si vuole visitare anche le regioni del Dhofar o del Musndam, c’è veramente bisogno di un po’ più di tempo. Il Paese sta iniziando ad avere turismo, ma a dir la verità è quasi concentrato nelle attrazioni principali, snobbando le bellissime spiagge costiere e desertiche. Quasi tutti i turisti trovati in giro si erano affidati ad un tour organizzato di 7/9 giorni con dei ritmi per noi elevati. Il viaggiatore zaino in spalla è quasi inesistente, visto la mancanza di trasporti pubblici e sistemazioni economiche. C’è qualcuno che si affida all’autostop e si accampa dove gli capita, ma sono in pochi e la maggior parte sono polacchi: non chiedetemi il perché… Nonostante alcuni difetti, consiglierei a tutti un viaggio in Oman, suggerendo di noleggiarsi un auto e scoprire il più possibile il Paese in autonomia. Sperando che il Sultano mantenga la promessa di uno sviluppo eco e sostenibile del Sultanato, ci auguriamo che la natura incontaminata del Paese sia salvaguardata il più possibile.

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