Portogallo 2013


diario di viaggio dall’8 al 22 agosto di Irene

Cabo da Roca8 Agosto, giovedì
Comincia da Ostia questo viaggio di piena estate, all’alba di una giornata di sole e di una notte insonne, con il taxi che ci porta a Fiumicino per prendere il volo Swiss Air Roma – Lisbona con scalo a Zurigo. Io ed Ale abbiamo prenotato soltanto una settimana prima e ci siamo dovuti accontentare di un volo carissimo con lo scalo ma le 4 ore sono volate indenni. Io ho preso la mia prima Rough Guide, lui la sua ennesima Lonely Planet da collezione.
Arriviamo a Lisbona pronti ad “aggredire” la città con tutte le buone intenzioni, facciamola card ricaricabile e prendiamo la metro dall’aeroporto fino al Rossio, nel centro di Lisbona, dove si trova la Baixa Guesthouse, proprio a due passi daPraça de Figueira. Facciamo una doccia e usciamo: sono “solo” le 16.30, abbiamo guadagnato un’ora di fuso, qui è come a Greenwich! Fa caldo ma c’è un po’ di venticello, abbiamo fame, data l’ora e l’annusata di aperitivo che ci hanno dato in aereo, così prendiamo subito un panino col filetto di baccalà per recuperare energie. Il primo approccio con la città lo facciamo percorrendo il Chiado fino a Praça do Comercio, poi alla Sé, la cattedrale romanica con le due torri merlate. La città si inerpica su per i colli (ne ha 7 come Roma!) e non si fa altro che andar su e giù tra scale e ripide salite o discese spezzastinchi!
Cerchiamo un supermercato per comprare acqua, frutta e yogurt e poi ci dirigiamo a Praçados Restauradores dove prendiamo l’elevador da Gloria che ci porta su al Bairro Alto e lì, nei vicoletti pieni di gente, locali e vinerie, troviamo un posticino, Mascote de Atalaia, dove fanno i petiscos, assaggi di pietanze varie, un po’ come le tapas in Spagna. Ci portano quello che scopriamo essere il tipico antipasto di Lisbona, con olive, salamini e formaggio, poi due coccetti, uno con tonno fresco e peperoni e l’altro con baccalà, crostini e pomodori. Buoni assai! Bevo un bicchiere di ottimo vino rosso e torno barcollando alla Baixa dove crollo senza pietà, finalmente!

261 Lisbona9 Agosto, venerdì
Splende il sole e decidiamo di andare verso il mare. Dalla stazione di Cais do Sodré (ad ovest di Praça do Comercio, spalle al mare) prendiamo il trenino per Cascais (35 minuti per 2,55 euro). Il trenino però ci costa molto di più visto che dimentichiamo la macchina fotografica di Ale sul sediolino. Inutile la corsa per cercare di fermare il treno e ripescare la Canon… non siamo a Napoli ma a quanto pare non cambia molto, ahimé. Un po’ malmostosi passeggiamo per Cascais che, a parte il sole e il mare non ha granché, è una piccola Montecarlo, turistica e ben tenuta ma non vale certo la pena di una lunga sosta. Decidiamo infatti di andare alla spiaggia di Carcavelos, almeno prendiamo un po’ di sole e ci si rilassa! Qualche fermata a ritroso con il trenino e 300 mt a piedi per raggiungere la spiaggia più grande e affollata della zona! Ci mettiamo abbastanza vicini alla riva ma la marea lentamente sale spingendoci continuamente in su fino ad arrivare a pochi metri dai bar e ristoranti che ci sono lungo la spiaggia. Non è granché questo primo approccio col mare portoghese, ghiacciato e dispettoso ma almeno ci abbiamo provato! Di nuovo trenino e si torna a Lisbona, dove compro un favoloso mango per la mia merenda! Doccia e riposino, poi si prende il panoramico Tram 28 per andare all’Alfama. Arriviamo fin su al Castello e nelle vicinanze ceniamo, all’aperto perché fa troppo caldo, ma non siamo fortunati perché il ristorantino non è nulla di che. Solito antipasto che rifiutiamo e poi pesce e verdure. Alla parete c’è appesa una lavagnetta con su scritto: “Prosciutto e melone, tipico portoghese”. Ah beh, forse sarebbe stato meglio prendere questa specialità ma del senno di poi…. Caliamo alla Baixa e andiamo a riposare cullati dal dolce sciabordio del ventilatore a remi della nostra Guesthouse!

10  Agosto, sabato
La Baixa Guesthouse è comodissima, scendo nel cucinino per prepararmi il tè e lo bevo davanti al pc gentilmente messo a disposizione dai gestori indiani, così scrivo qualcosa per aggiornare amici e parenti. Poi si va alla stazione Rossio a prendere il treno per Sintra (2,15 euro, 45 minuti). Cosa c’è da vedere a Sintra, a parte la cittadina piena di palazzi e giardini?? C’è il Castelo dos Mouros, patrimonio dell’umanità, in cima ad una collina, abbarbicato su uno sperone di roccia che domina tutta la valle di Sintra. E noi come decidiamo di arrivare fin su al Castelo, con una temperatura di 38°C e sole implacabile? Ma a piedi, obviously! Un’ora e ¼ di salita e sudore per arrivare alle mura ma non finisce lì perché in realtà del Castelo rimane proprio il percorso lungo le mura da una torre all’altra, tutto in tondo, saliscendi e un panorama bellissimo, fino al mare, tra vallate verdi punteggiate di residenze principesche e palazzi moreschi. Sono sfranta ma ne è valsa la pena! Un tizio che fa parte di un gruppo di Avventure Nel Mondo ci tira una foto con mano sismica ma incredibilmente la foto viene fuori a fuoco e pure carina! Che risate!
La discesa dal castello avviene sempre pedibus fino al centro dove, affamati, troviamo un localino molto carino, il Tasca do Xico, in Beco da Judiaria, dove pranziamo al tavolino all’aperto, nel vicolo pieno di turisti, con polpette di bacalhao, tortine di gamberi e un’insalata (perché siamo salutisti, noi!) Poi però facciamo la sosta (non potendo fare la siesta) alla Fabrica das Verdadeiras Queijadas da Sapa dove gustiamo pastel de nata, con crema pasticciera e le tipiche queijadas con cannella e formaggio e la j moscia che sbaglio sempre a pronunciare, abituata allo spagnolo. Mo’ sì! Mo’ ci piglia l’abbiocco ma abbiamo a disposizione solo un muretto alla fermata del bus 403 dalla stazione (ne passa uno ogni ora ed è passato da 10 minuti) per andare a Cabo da Roca. Dopo 45 minuti di viaggio, gli ultimi 20 di curve, siamo nel punto più occidentale d’Europa. Il paesaggio vale davvero la pena: coste alte e frastagliate, faraglioni da fare invidia a quelli di Capri, vento e aria tersa, mare blu vivido e colori che mi hanno ricordato le Cliffsof Moher ma forse qui mi piace di più!
Dopo un’oretta di vento, foto e polmoni pieni, riprendiamo il viaggio per rientrare a Lisbona, patendo il freddo nel treno con aria condizionata al massimo tanto che l’arietta calda dei  32° che troviamo al Rossio ci è sembrata proprio piacevole!
Doccia e poi, a fatica, rimettiamo in moto le gambe per andare a cena al Chiado, in un locale trovato tramite TripAdvisor, tale Faca&Garfo in Rua da Condessa. Mangiamo pesce spada e tonno molto buoni, piatti abbondanti, 13 euri a testa, antipasto e bibite incluse. Per digerire, due passi (ancora???) dietro la zona Restauradores e poi finalmente nanna.

2013-08-10 13.25.5111 Agosto, domenica
Decidiamo di passare la domenica mattina in giro per l’Alfama alla scoperta dei vicoli pittoreschi e panoramici e la cosa ci riesce in parte perché non riusciamo a trovare quelli che ricordavo dalla mia precedente gita a Lisbona. Riesco a ritrovare però la zona di Sao Vicente da Fora e così visitiamo il monastero con la cisterna, le tombe reali (tutta roba recentissima) e la raccolta di azulejos con le favole di La Fontaine. In realtà la cosa più bella è la terrazza panoramica sul Tago e su tutta Lisbona, illuminata da un sole cocente in un cielo limpidissimo e blu. Passeggiamo poi per i vicoli nei dintorni fino al belvedere del convento da Graça nel largo Graça, da cui si ammira un altro superbo panorama stavolta sul lato interno della città.
Soddisfatti ce ne scendiamo di nuovo a valle per uno spuntino e dedichiamo il pomeriggio al Parque dos Naçoes. Da Restauradores, la metro blu ci porta a Oriente e da lì, attraverso un centro commerciale gigantesco, accediamo al Parque, tripudio dell’architettura contemporanea, spazio sterminato dedicato a varie attività culturali e non solo. La prima tappa è l’Oceanario, il più grande acquario d’Europa, dove mi perdo estasiata tra migliaia di animali marini mai visti prima tra cui le tartarughe giganti che mi lasciano a bocca aperta! E poi mante, squali, tonni, meduse nere o incolori e vari tipi di molluschi buffissimi che avrei osservato per ore anche perché alla mia veneranda età non ho mai visto un fondale marino con tale varietà di pesci (oddio, menomale perché tra squali e meduse non sarei stata proprio serena) a parte un pezzetto di barriera corallina a Zanzibar. Il fascino è poi cresciuto quando ho scoperto che alcune meduse sono immortali, anzi ringiovaniscono iniziando ogni volta un nuovo ciclo di vita! Che spettacolo la natura! Alessandro mi guarda stranito… chissà che pensa di me.
Usciti dall’Oceanario facciamo due passi fotografando la funivia che sorvola tutto il Parque e la foce del Tago, da un lato all’altro. Cedo ad una bifana (panino con carne di maiale) al Mac e poi si torna in centro città per l’ultima cena, che decidiamo di fare al Bairro Alto, da Hà Piteu, con i soliti petiscos di pesce e gli antipastini di olive e formaggio. Il Bairro è pieno di localini e gente, vivo fino a tarda notte così come tutto il Chiado che percorriamo a piedi fin giù alla baixa (non sia mai le gambe dovessero perdere l’allenamento!) e ci imbattiamo nella solita fila sconfinata alla solita gelateria di fronte alla Fnac che uno si chiede quanto possa essere buono ‘sto gelato lisboeta!?? Da ride! Ci riproveremo poi, alla fine del viaggio, nella vera ultima serata a Lisbona.

12 Agosto, lunedì
Stamani si parte per un’altra mèta. Si salutano Lisbona e la Baixa Guesthouse e da Restauradores si prende la metro fino a Jardin Zoologico dove c’è la stazione di Rede Expressos e da lì bus per Porto, 3 ore e mezza, 19 euro. Viaggio comodo e tranquillo, arriviamo a Porto alle 14.30, in piena controra, ma il venticello fresco ci aiuta durante la camminata alla ricerca del Residencial Santa Clara dove finalmente possiamo mollare gli zainoni ed iniziare la nostra esplorazione!
Anche qui è tutto tremendamente in pendenza, niente pericolo di sentire la nostalgia di Lisbona! Arroccata sul fianco della collina che domina il fiume Douro, la città dei ponti (come viene chiamata) degrada dalla parte alta fino alla Ribeira attraverso una serie di vicoli labirintici molto particolari, acciottolati o con scalinate di pietra, pieni di vita e di panni stesi al vento, le case colorate e l’odore di pesce grigliato che permea l’aria in qualunque ora del giorno. L’impatto è molto piacevole, mi innamoro all’istante della vista sul ponte de Dom Luis I, che collega la città a Vila Nova de Gaia dove si trovano tutte le cantine del famoso vino Porto. La Ribeira, ovvero il lungofiume, è zeppa di turisti, si sgomita tra i tavolini di bar e trattorie, tra le bancarelle e gli artisti di strada. C’è vita e questo mi piace, Porto pulsa, il suo battito mi arriva.
Nel frattempo visitiamo la cattedrale e la chiesa di San Francesco con l’altare roccocò in legno dorato e le catacombe del 1800… cioè… dico… ma per favore! E il bello è che si fanno pure pagare per farle vedere! La stanchezza alle gambe si fa sentire e ci sediamo su una panchina per un ghiacciolo poi riprendiamo la maratona attraversando il ponte e guardando dei ragazzini che si tuffano per attirare i turisti. Si fa, così, ora di cena e su consiglio di Ilenia che è stata qui la scorsa settimana, andiamo alla Churasqueria do Infante a Mourinho da Ribeira, dove ceniamo con baccalà fritto e tonno grigliato, insalata e patatine il tutto in abbondante quantità. Mentre Ale beve le solite bollicine gelate io mando giù un calice di vino rosso della casa un po’ acidulo che dopo una mezzoretta inizia a darmi noia: nausea forte e giramenti di testa, a stento mi reggo in piedi ma ho bisogno di tornare in albergo e così, abbarbicata al pover’uomo cui mi accompagno, lento pede, passettino dopo passettino maledicendo la salita e il Residencial Santa Clara, conquisto la mia parte del letto e crollo (im)pietosamente alle 22 circa di questa prima, intensa giornata nella città dei ponti.

093 Porto13 Agosto, martedì
Sveglia tranquilla, mi sento bene, indosso pantalone comodo e si va alla stazione di Sao Bento per prendere il treno urbano che ci porta a Braga, 3,70 euro, 1 ora e un quarto di tragitto.
A Braga fa un caldo pazzesco, manca la brezza delle città di mare, il sole picchia feroce. Menomale che l’uomo della Vergine è sempre provvisto di bottiglia di acqua ghiacciata fugando qualunque mio timore di disidratazione!
La cittadina è moderna, nulla di che, c’è la solita Sé e poi viali alberati, aiuole e fiori colorati, il Mac e un sacco di ristorantini. Il motivo di questa escursione è un “sasso” che Ale non poteva perdersi: la Fonte do Idolo, una fontana romana del I sec. d.C. che ovviamente è diventata la calamita di attrazione di migliaia di turisti, anche perché fanno parte del complesso archeologico pure delle terme romane (due pietre risistemate) presentate come chissà quale reperto più unico che raro. Noi, ovviamente, le visitiamo, grondando di sudore poi finalmente si fugge per tornare a Porto dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Il tempo di un riposino e una doccia e giù per i vicoli che sanno di pesce, fino alla Ribeira che, di sera, fa tutto un altro effetto, con la luna e il ponte illuminato. Torniamo a cena alla Churrasqueria ma stavolta non prendo vino, così posso concedermi un cicchetto di Porto sul lungofiume, al tavolino di un barettino carino all’aperto, mentre Ale mi racconta del suo passato da rockettaro in questa serata dall’aria mite con tutto il mondo che mi gira intorno inconsapevole della mia serenità.

14 agosto, mercoledì
Sveglia alle 8 perché stamani si lascia Porto (no voliooooooo!) senza nemmeno esser riuscita ad entrare dalla FNAC (scandalo!) e si va a Coimbra. Ci mettiamo un po’ per ritrovare la stazione della Rede Expressos perché a Porto ancora non sono riuscita ad orientarmi nonostante il fiume. Sì lo so che il mio senso dell’orientamento è latitante, anche un po’ tangente se vogliamo ma non stiamo a sottilizzare… due ore di bus e siamo a Coimbra, un nome esotico per una deliziosa cittadina anch’essa abbarbicata su una collina dunque tutta in salita. Cosa è, una candid camera? Incomincio a pensare seriamente che questa non sarà propriamente una vacanza se si continua così! Menomale che siamo riusciti a mollare i bagagli alla stazione dei bus, per 5 euro. Fa molto caldo, mangiamo un’insalata in piazzetta e poi ci inoltriamo su per vicoletti e scalinate. Ci sono archi medievali, stradine di ciottoli, una salita ripida e stretta che si chiama non a caso Quebra Costas ovvero “spezza reni” e che collega la Baixa alla parte alta dove c’è l’Università, la più antica del Portogallo. Girovagando troviamo poi una romantica stradina con tanti ombrellini appesi, colorati e ricamati dove faccio mille fotografie.
Arriviamo così alla piazza che dà sul ponte di Santa Clara e sul fiume Mondego. Lì c’è una luce bellissima creata dall’azzurro del cielo, il blu del fiume, il bianco degli edifici ed io mi riempio i polmoni di aria con un grande sorriso come mi accade ogni volta che il sole illumina il mare o un corso d’acqua che va verso di lui… ma non c’è tempo, bisogna correre, mi dice il mio Bianconiglio personale, tornare a recuperare i bagagli e raggiungere la stazione! Un chilometrino a piedi con lo zainone sulle spalle e 38 gradi afosi mi danno la mazzata finale: per oggi ho dato! Treno fino a Pinhal Novo e poi da lì intercidades fino ad Evora.
Un taxi ci porta al centrale hotel Burgos, doccia e giù per la cena al primo posto che troviamo, dove mangiamo il porco all’alentejana ovvero con patate e vongole. Sogno il letto, ora voglio solo dormire. Notte!

2013-08-19 15.24.0015 Agosto, giovedì
Sveglia con calma (anche perché ad Evora cosa ci sarà mai da fare??), colazione in piazza con pastel de nata e queijadas, buone ma non paragonabili a quelle di Sintra, e poi giretto alla Sé, al tempio romano ovvero il “sasso” grazie al quale siamo arrivati qui.
Sul muro di una stradina leggo la scritta “Evora is a tourist trap!”. Sorrido. Beh, sì, troppo cara e decisamente turistica ma si sa, ubi templum romanum…
Per non lasciare nulla di intentato decidiamo di passeggiare per tutta la città, stradina dopo stradina, tutte uguali, con le casette bianche bordate di giallo ocra che mi sembra di stare in Mexico. Non c’è nessuno e così camminando camminando, stavolta senza salite, ci prendiamo in giro e ci facciamo un po’ di risate specie quando Ale fa una sosta per… sistemare un sanpietrino fuori posto lungo il marciapiede! Era proprio il tassello che mi mancava, adesso è tutto più chiaro!
Ci fermiamo al baretto nella piazza con la fontana e facciamo un pranzetto frugale, io una crepe con formaggio e prosciutto, buonina se non fosse per la salsa di pomodoro che ci hanno messo dentro. Poi si torna in hotel per sfuggire alla calura afosa e recuperare le forze. Quando finalmente inizia a calare il sole, mettiamo il naso fuori della tana per cercare un ristorante tipico consigliatoci dal gestore dell’hotel: la Adega do Alentejano, in rua Gabriel Victor do monte Pereira 21, dove fanno un ottimo porco preto con le patate. Ricevo un messaggio di buon ferragosto da Franco e Maria che mi emoziona e poi si torna nella tana di questa città che è patrimonio mondiale dell’Unesco ed io ancora mi domando perché.

16 Agosto, venerdì
Sono disperata: oggi si lascia Evora!
Beh, tutte le cose belle finiscono prima o poi… e così ci tocca prendere un bus per l’Algarve, nella fattispecie per Faro, città dove abbiamo deciso (o piuttosto siamo stati costretti a decidere) di soggiornare, visto che nella settimana di Ferragosto è tutto pieno al mare. Bus Evora – Faro, 4 ore, 16 euro. Il viaggio vola. Arriviamo a Faro alle 14, sotto un sole impegnativo, e ci sistemiamo all’Hotel Sol Algarve, a pochi metri dalla stazione dei bus e dal centro pedonale. Non perdiamo molto tempo, io mangio un toast, Ale trangugia i suoi biscotti e subito giù, in piena controra (aridaje) nella città vecchia, dentro la cinta muraria araba medioevale, dove ci sono una Sé (ma dai) e il Palazzo Vescovile. A quest’ora è tutto deserto e Ale può fare le sue foto senza esseri umani che “inquinino” il paesaggio da cartolina! Poi si va ad esplorare la zona del porto e si cerca di capire dove si trova  il molo dei traghetti che vanno alle isole del Parco Naturale Ria Formosa, nella laguna che separa la città dal mare. Durante la perlustrazione scopriamo (o meglio Ale individua) un ristorante di pesce, gestito da una associazione di vivaisti, che espone in bella vista granchi giganti e pesce di ogni taglia e tipo. E’ iddu! Prenotiamo per la sera e torniamo in hotel per una spremuta di arance fresche e riposino, giusto per ricordarci che siamo in vacanza, parola che fa inorridire il mio compagno di viaggio per cui il viaggio non deve e non può mai essere vacanza (“amma suffrì”, se vabbé, facciamoglielo credere, io mi riposo e non voglio mica sapere nulla!)
Dopo aver recuperato energie mi metto finalmente il mio vestito bianco lungo e mi sento meno avventuriera scalatrice! Ci tocca solo fare pochi metri per raggiungere il ristorante Vivmar e sederci al tavolino all’aperto che hanno riservato per noi. Stasera scegliamo di assaggiare la cataplana de marisco, una zuppa di gamberi, vongole, cozze, peperoni, cipolle, salsa di pomodoro e non so cosa altro messa nella cataplana appunto, ovvero una specie di wok in rame coperto da un’altra semisfera, che si chiude ermeticamente. Costa 30 euro per due persone, sarà la fame ma ci lecchiamo le orecchie e torniamo alla tana satolli e soddisfatti.

17 agosto, sabato
Finalmente è arrivato il grande giorno: oggi si va al MARE!!! Dopo un’abbondante colazione con annesso furto di panino al prosciutto e formaggio, uova sode e arance per il packet lunch, ci dirigiamo al molo dei traghetti e prendiamo quello di Animaris per la Ilha Deserta, 10 euro a/r attraverso il parco de la Ria Formosa, la laguna patrimonio dell’umanità, habitat naturale per tantissime specie di uccelli, un puzzle di lingue di sabbia, isolotti, canali e insenature. E’ davvero bella e dopo 45 minuti di barca ci troviamo in Paradiso! Non è proprio deserta ma il colpo d’occhio mi toglie il fiato: una spiaggia di sabbia bianca, ampia, lunga, qualche fila di ombrelloni di paglia e un mare smeraldo che riflette tutta la luce di questa splendida giornata! Il tempo distendere il pareo in terra e mi immergo in questo mare che non mi sembra nemmeno tanto freddo tanta era la voglia di esserci! Dopo il bagno facciamo una passeggiata lunga lunga (perché non sia mai dovessimo perdere l’allenamento!) e poi relax, sole, lettura, bibitina fresca, chiacchiere e conchiglie. Ale legge il suo Lilin, ascolta il suo Ipod e cura la sua abbronzatura. Ogni tanto si lamenta che lui al mare non ci sta fino a tardi ma io faccio spallucce! Che voglio di più dalla vita?? Che tutto questo duri il più possibile!!
E invece alle 17.30 ci mettiamo in coda per tornare in città ma stavolta i traghetti son pieni e abbiamo la fortuna di essere imbarcati su un gommone che ci riporta indietro in soli 20 minuti di vento! Wow!!
Si va a fare doccia e bere spremutina e poi si torna da Vivmar, prenotato già la sera prima vista la bontà della cataplana e la quantità di gente che ci va. Stavolta la mia goduria è totale perché ordiniamo il granchio… spettacolare!! Delle chele enormi e succose, la testa ripiena di una crema con verdurine e contorno di insalatina ma non ci basta, stasera anche gamberoni alla griglia, così, per dessert. Il tutto per 20 euro a testa, spesi col sorriso!
Giretto per Faro nuova, tutta piastrellata, linda e pinta, piena di barettini e ristorantini, gelaterie e localini, la gente magna insomma, non che ci sia molto di altro da fare! Ma io sono incredibilmente soddisfatta di questa giornata e me ne vado a nanna gongolante come non mai!

18 Agosto, domenica
Stamani si va al mare a Farol, perché per Culatra, che dicono esser più bella, ci sono solo due traghetti al giorno e il primo ce lo siamo persi dato che partiva “di buon’ora”! Questo traghetto è lentissimo e impiega quasi un’ora. Peccato non essersi informati sugli acquataxi che sono molto più veloci, ma vanno prenotati prima e non lo sapevamo. Beh, poco male, abbiamo una giornata intera davanti, inutile affrettarsi e poi è domenica e infatti… la spiaggia è affollatissima, l’acqua sporchina, la riva piena di insettini volanti non identificati e la Ilha Deserta un lontano ricordo! Pazienza, si cerca un angolo con meno gente, in fondo alla spiaggia da dove, camminando per un paio di ore, si arriverebbe a Culatra. Fa molto caldo, si annaspa, passeggio a ritmo di salsa per una mezzora poi torno alla mia lettura e la giornata di mare passa. Verso le 17 andiamo alla ricerca di una bibita fresca e facciamo un giretto nel villaggio vacanze di Farol, con tutte le casette in mezzo a viali di sabbia e cactus, dominati dal faro bianco e rosso.
Altra ora di traghetto nella Ria Formosa e solito tran tran di doccia e cena da Vivmar per la terza sera (non riusciamo a uscire da questa dipendenza!) stavolta però prendiamo un granchio a testa perché devo proprio togliermi tutta la voglia e finisco la serata leccandomi le dita.

19 Agosto, lunedì
Oggi si prende il bus per Tavira, 1 ora, 4,25 euro. Arriviamo alle 12 (essendo partiti con molta calma dopo la lenta colazione senza che Ale mi desse il pilotto o si lamentasse per la mia rilassatezza… sono basita!) e ci becchiamo tutti i 40 gradi del caso. Tavira è una tranquilla cittadina tutta bianca sul fiume, con eleganti ponti, piazzette affollate di tavolini e le barche dei pescatori piene di reti. Il mercato del pesce è purtroppo chiuso al mattino ma la città è una bomboniera, turistica e ben tenuta oltre che ben incastonata dal punto di vista paesaggistico. Mangiamo un gelato, caro ma buono e scopriamo, con nostra immensa gioia, che la cittadella vecchia, ancora chiusa dalle mura, è in cima ad una collina; così riprendiamo il nostro allenamento in salita fino alla piazzetta della chiesa di Santa Maria do Castelo, con la Torre con l’orologio e un delizioso giardinetto tra le mura del castello, dove troviamo un po’ di refrigerio dalla calura della controra (ariridaje!).
Finito il giro dei “sassi” così che Ale si plachi, possiamo finalmente prendere il traghetto che in 20 minuti ci porta alla Ilha de Tavira. La spiaggia è bella ma piena di gente, mare pulito ma onde alte. Fa caldissimo e non c’è un alito di vento, dopo un paio di ore cediamo al refresco al baretto, io solita schweppes e Ale solita coca zero. Si torna a Tavira city e di lì un’ora di bus per tornare a Faro. Stasera la cena non sarà da Vivmar ma all’interno delle mura, da Modesto a largo do Castelo, dove mangio un ottimo pollo alla brace. Ed anche oggi è volata.

241 Tavira20 Agosto, martedì
Oggi, per mia somma gioia, si torna alla Ilha Deserta! Ancora 40°, arriviamo con calma in spiaggia dove ci sistemiamo abbastanza vicini alla riva con il nostro ombrelloncino azzurro gentilmente offerto da receptionist dell’hotel. L’esperienza ci insegna che qui la marea nel corso della giornata scende e che quindi piano piano la spiaggia diventa più grande e si forma una secca con pozze di acqua tiepida in cui poter passeggiare.
Raccolgo conchiglie da portare a Flo e Leo e poi mi stendo a leggere il mio libro mentre Ale poggia il suo Lilin sul telo fiorato e fa la sua pennica con l’Ipod a palla nelle orecchie (ma dormirà sul serio con tutto quel casino nella testa?? Mistero!). Io, si sa, non riesco mai a star ferma per più di due minuti di fila e così, mentre leggo mi giro a guardare il mare e ciò che mi circonda. Non ho nemmeno il tempo di rendermi conto che un’onda sta salendo infidamente verso di noi, fiduciosa che tanto si fermerà e la risacca la riporterà indietro, che in pochi secondi si consuma la tragedia: balzo in piedi, tiro via il mio zaino e lo zaino di Ale, afferro l’Ipod, do una manata ad Ale che ovviamente non mi sente chiamarlo e mi allontano mentre l’acqua impietosa ricopre i teli, e tutto ciò che vi è rimasto sopra… in particolar modo il libro immacolato di Lilin che Ale stava leggendo prima di isolarsi nel suo mondo rock!
Lui è lì, in piedi, tenendo tra l’indice e il pollice il libro che cola litri di acqua e di sabbia. Il libro! Quello che, come la guida del Portogallo, nemmeno mi aveva fatto toccare perché lo aprivo troppo, lo sciupavo, facevo le orecchie, lo inumidivo con le mani sudate… quel libro adesso, per la benedetta legge del contrappasso e perché una giustizia divina ESISTE, è ridotto proprio male e la faccia di Ale è uno spettacolo… ci provo a non ridere…. a non ridergli in faccia perlomeno… ma non ce la faccio, resisto pochi minuti e poi… poi non ho più smesso!!!
La sera ceniamo al ristorante indiano dove finalmente mangio riso e poi una buonissima samosa di verdure. Tre passi per digerire e poi in hotel a preparare gli zaini ché domani si parte. Uffi.

21 agosto, mercoledì
Oggi si torna nella bella Lisbona, stavolta scegliamo il bus della EVA, 3 ore e mezza, 20 euro. Giungiamo alle 14.30 (ariririridaje!) e portiamo i bagagli all’ostello Anjos City Centre, metro Anjos, estremamente spartano, gestito da Nepalesi, pulito e con bagno in comune, 15 euro a testa.
Macchisenefrega, noi ci lanciamo subito in strada per sfruttare ogni minuto e veder quel che non abbiamo ancora visto di questa città dalle mille scale e salite. Prima mèta: Alfama e i suoi vicoli labirintici, scopriamo quelli del Fado con i ritratti e le foto dei cantanti più famosi e poi i vicoli decorati dall’artista Camilla Watson, con le foto in bianco e nero degli abitanti del luogo, specie vecchiette dalle facce simpatiche. Ci sono poi murales e scorci davvero pittoreschi! Mi piace troppo!
Caliamo dall’Alfama alla Baixa e di lì saliamo al Chiado e prendiamo finalmente il gelato da Santini, entrando anche noi nella fila tante volte vista e schivata. Il gelato è caro ma merita! E poi lì di fronte cosa c’è? La Fnac!! Stavolta c’è tempo, ci entriamo e mi tolgo lo sfizio di farci un giro e guardarmi libri e cd! Anche questo rito è concluso! Poi si va al Carmo, ci sediamo per un refresco e si torna in ostello (pedibus) per prendere un maglioncino per la serata; sarà inutile, il caldo afoso continuerà fino a notte!
Di nuovo in centro a piedi, stavolta si affronta tutta la scalinata della Calçada du Duque fino al Bairro Alto dove ceniamo alla Mascote di Atalaia, stesso posto della prima sera, chiudendo il cerchio. Stavolta però il tonno non c’era, il baccalà non mi andava e ho preso la carne fritta all’aglio che mi ha tenuto compagnia fino a Roma!
A letto presto perché alle 5 del mattino abbiamo il taxi per l’aeroporto ma io alle 2 e mezza sono sveglia. E’ sempre così per me, prima di una partenza. Se poi è un ritorno, non ne parliamo proprio.

22 Agosto, giovedì
Taxi puntuale, 15 minuti, 10 euro.
Volo Tap su Zurigo e poi Swiss Air su Roma mia.
Giornata di sole, è ancora estate, è di nuovo Ostia. Recupero la macchina e torno a casa, un po’ stordita, le gambe irreparabilmente assuefatte alle salite, un sorriso sereno sul volto rilassato e abbronzato da due settimane di cielo limpido, sole caldo e zero nuvole fuori e dentro di me.


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