Perù Bolivia e Argentina 2005


TRAVELLING IN PERU – BOLIVIA – ARGENTINA

(racconto di viaggio dal 19 novembre al 6 dicembre di Giuliano)

Tutti abbiamo dei sogni nel cassetto, il mio di tantissimi anni fa era quello di andare sul lago di Titicaca in Perù dopo aver letto un servizio sul mensile Panorama Viaggi. Il giorno è arrivato dopo 40 anni e dunque avrei dovuto scoppiare di felicità alla vigilia della partenza, ma purtroppo ormai non è più così.
Guardo attraverso gli occhi di mia madre, ormai novantenne, e noto la sua apprensione nel vedere il solito figlio avventuriero percorrere cieli e mari a lei sconosciuti. Parto, non con la gioia nel cuore, ma sempre con un poco di malinconia dopo aver dato l’ultima carezza agli animali prima di chiudere il cancello. Loro ti guardano e sanno già che siamo i soliti infedeli!
Il volo Alghero-Roma-Madrid-Lima è più lungo nelle attese che nelle ore stesse di volo per Lima.
Tutto tranquillo salvo due vuoti d’aria che ci fanno sobbalzare il cuore…
Finalmente arrivo a Lima, ma.. non è finita, altra corsa verso i desk per proseguire per Arequipa.
Attraversiamo le montagne spoglie di ogni vegetazione, terreni desolati dove non vi è alcun segno di vita e prima dell’arrivo, guardo preoccupato Arequipa in mezzo a questo deserto!
Un viso sorridente con il solito cartello Edna Giuliano Cabras ci attende all’arrivo, sembra abbia vinto al totip, mentre non credo che la nostra faccia stanca faccia presagire grosse somme.
Arriviamo all’albergo e per fortuna troviamo delle ragazze gentilissime che ci accolgono e ci fanno dimenticare la stanchezza del viaggio.
Siamo a 2330 mt sul mare circondati dai vulcani (Misti 5830 mt) ed altri che per fortuna oltre le varie distruzioni hanno lasciato valli fertilissime, pomice leggero per le costruzioni, costruite ormai su roccaforti (costerebbero quanto il resto della casa).
Ora bisogna scoprire la città.
Siamo a due passi dalla solita Plaza des Armas, tutta circondata da portici, dalla Cattedrale, e naturalmente da decine di ragazzi e ragazze che ci assalgono per portarci dentro i negozi o nei ristoranti a tutte le ore. Il primo impatto con il Perù è molto positivo, l’architettura delle case è per me inaspettata. E non è finita. Non abbiamo ancora visitato il Monasterio di S. Catalina, proprio dietro nostro albergo, dove ricche ragazze si sono rifugiate per diventare suore di clausura Dominicane.
Sembra un paesino in miniatura, con piazzette, vie, il lavatoio e giardini e tanti tanti forni e barbecue…ma cosa facevano queste? Pranzi luculliani? In effetti leggiamo che alcune avevano le loro (schiave) per servirle!!
Arequipa sembra essere una delle città più pulite e ordinate del Perù dove crescono anche le cipolle più buone del mondo.
Siamo stati molto bene e dopo aver salutato con affetto le nostre amiche dell’albergo ci imbarchiamo per Cuzco, a 3400 mt (ombelico del mondo), patrimonio dell’umanità, fondata da Manco Càpac è la città turistica più importante del Perù.
Anche qui abbiamo l’albergo vicino a Plaza del Armas, proprio dietro la cattedrale, e l’ingresso è una galleria d’arte. La Piazza, grandissima, la considero la più bella che abbia mai visto.
Anche qui i palazzi antichi che la circondano sono pieni di arcate e di terrazzi di legno completamente intarsiati. Le chiese (bisogna entrare con gli occhiali scuri) altrimenti gli altari dipinti in lamine d’oro vi abbagliano, nonostante gli spagnoli abbiamo fatto razzia della maggior parte dell’oro.
Le vie strette e ciottolate ci proiettano in un’atmosfera di secoli fa, e noi ci lasciamo conquistare dai colori sgargianti del loro artigianato, dai costumi delle donne arrivate dalle campagne per vendere i prodotti e .. purtroppo dalle decine di ragazzini insistenti che ci vogliono vendere le cose più futili.
Ma.. finalmente si parte per la “Città Perduta”, treno turistico per Machu Picchu.
Il treno arranca, ritorna più volte indietro per cambiare binari (è il sistema di scambio), si inoltra nella periferia di Cuzco, dove la povertà ed il degrado ci fanno dimenticare la lucentezza degli ori delle chiese.. Le costruzioni, tutte in mattoni e fango color ocra, sembrano reggersi per la misericordia di Dio!! Speriamo non diluvi troppo, altrimenti, rotolano tutti a valle.
Dopo un po’, finalmente abbandoniamo le “miserie umane” e la natura ci regala gli eterni paesaggi di gole, fiumi, montagne altissime che ci stringono come in una morsa dalla quale sembra che il treno faccia fatica a divincolarsi, ma è un panorama suggestivo nel quale siamo ingoiati come in un sogno e lo viviamo a occhi spalancati.
Arriviamo finalmente ad Agua Calientes, una gola stretta, percorsa da un fiume tempestoso dove sembra che la vita si sia fermata per ricominciare a far rivivere i sogni di noi, poveri turisti, che abbiamo fatto migliaia di miglia solo per avere l’illusione di vivere un momento magico simile a quello degli Inca.
Purtroppo la giornata non promette niente di buono, piove e Machu Picchu è ancora irraggiungibile.
Altra corsa per i biglietti del bus, dell’ingresso a M.P. (tutto da rapina) e via sui bus della (mafia) per la prossima avventura.
La strada è sterrata, senza protezione alcuna, stretta ed non promette niente di buono. Ad una curva, il bus che scende viene a baciarci per un soffio…intanto uno sguardo alle montagne, uno alle valli che ci lasciano senza fiato e con un poco di apprensione raggiungiamo la cima e.. sospiro!
Ora posso filmare con orgoglio la strada sinuosa e le profondità da incubo che ci siamo lasciati alle spalle, le montagne verdi che ci circondano, avvolte dalle nuvole a segno quasi di protezione e finalmente siamo dentro le rovine. Qui non vi annoio sulla descrizione, non ne sono all’altezza, bisogna essere degli studiosi ed essere motivati ed appassionati, ma bene o male tutti conoscono Machu Picchu.
Al ritorno, altro quasi scontro con un altro bus. Arrivo alla stazione di Cuzco prendiamo il taxi sbagliato (abusivo) che gira per la via sbagliata!! Meno male che ci porta lo stesso a destinazione, bisogna purtroppo stare molto attenti.
Machu Picchu ormai è alle spalle, ed il treno per Puno ci attende alla stazione.
Delle ragazze impeccabili in divisa ci attendono all’ingresso di ogni carrozza, ci sentiamo importanti. Sfortunatamente un po’ meno quando guardiamo la business class con la prima carrozza aperta panoramica, ma… a che prezzo? Il panorama sarà uguale per tutti, e le dieci ore di viaggio idem Il panorama lungo il percorso è molto vario. Valli immense, montagne, allevamenti di bestiame, tra cui tanti lama, paesini caratteristici e lontani dalle mete turistiche. Ne attraversiamo uno dove i taxi sono delle bici che trainano una carrozza da due posti, dove i mercati colorati sono un’esplosione di colori e di disordine ai nostri occhi, dove i negozi sono più piccoli che nei suk arabi.
Qui vediamo decine di donne con i figli in spalle che accudiscono il bestiame o lavorano la terra, vediamo una donna con una gallina in braccio (Edna pensa quanto affetto), io forse che la riassicura prima di tirarle il collo…
Tre gruppi folkloristici si alternano sul treno per renderci il viaggio meno pesante e scucirci le solite mance, ma è divertente. La loro musica è la trasformazione in note dei loro costumi.
Arrivo in albergo e solita accoglienza con una tazza di mate di coca, per la stanchezza e per alleviare l’altitudine di 3825 mt. Siamo sul tetto del mondo.
L’avrete capito, siamo sul lago dei miei sogni, il lago Titicaca, il lago più alto del mondo dai 3700 ai 5000 mt sul mare che si estende per 8560 kmq per 176 km fino in Bolivia.
Finalmente si parte per le isole galleggianti degli Uros.
L’acqua del porto è gialla, effetto alghe e inquinamento da scarichi (speriamo arrivino i depuratori).
Fa caldo come sempre ed il mio capellino sudafricano mi protegge la vista e la crapa pelata.
Mi sento orgoglioso di avere coronato il sogno di adolescente, non vengo deluso.
All’arrivo nella prima isola alcuni “donnoni” in costume locale ci accolgono festanti salutandoci come salvatori.. Scendiamo, non a terra. Non si può dire, ma sull’isola galleggiante fatta di totora. E’ una specie di giunco con la quale vengono costruite, intrecciando fra di loro dei quadrati di totora con le radici e legandole fra di loro, finché non formano un unico blocco enorme che verrà poi ancorato ad un’isola più grande. Ci fanno sedere in circolo per spiegarci la storia degli Uros e come vengono costruite le isole. Non vi annoio ancora una volta con le descrizioni, ma vi giuro che è stata un’esperienza veramente istruttiva e fuori dal comune.
Sembrava veramente di galleggiare in un sogno. L’ultimo discendente degli Uros sembra sia morto 50 anni fa, e sembrerebbe che questi siamo scappati dagli Inca per non lavorare e si siano fatti le loro isole di.. sogno!!
Purtroppo per voi non ho ancora finito e.. non sfumatemi… Bus turistico per La Paz in Bolivia, via Copacabana. Se volete fare una gita meravigliosa attorno al lago di Titicaca, per 25 pesos a testa (6 euro) e vedere dei panorami incredibili ve lo consiglio, varrebbe la pena prendere l’aereo dall’Europa, incredibile come con poco si possa veramente ottenere troppo.
Arrivo a Copacabana, confine con la Bolivia, pieno di gioventù backpackers ed io.. mi sento troppo vecchio!!
Solite formalità doganali e poi sosta nel paese. Qui incontriamo un discendente Inca, titolare di un negozio, un bell’uomo che odia gli spagnoli e pertanto si rifiuta di parlarne la lingua, sembrerebbe avere 50 anni, ma ne ha 70 e ci dice perché vive sereno!!
Il nostro bus sparisce su una chiatta per attraversare il lago e noi ci troviamo a piedi.. l’autista non ci spiega, ma capiamo che dobbiamo pagarci una barca se vogliamo raggiungerlo dall’altra parte.
All’arrivo, l’autista ci conta e riconta, ma i conti non tornano, al che, mi “rompo” e gli organizzo la ricerca delle tre svizzere rimaste dall’altra parte… Finalmente arriviamo al La Paz che nel mio immaginario pensavo una città-inferno, in effetti, la periferia è un caos indescrivibile, ma.. non appena ci inoltriamo in cima, rimaniamo tutti a bocca aperta ed il nostro caro autista si ferma per farci fare le foto.
Siamo a 4050 mt, la città è costruita come in un imbuto gigantesco che scende dai 4050 mt fino a 3050 mt delle zone residenziali (dove andremo noi naturalmente) con dieci gradi di differenza di temperatura.
Il paesaggio circostante è bellissimo, tutta una corona di montagne, tra cui molte innevate (si scia a 5600 mt), pertanto mi ricredo e continuo ad ammirare questa natura nel suo contesto incredibile.
Pomeriggio, cena in albergo, non ci fidiamo ad uscire da soli di notte e l’indomani facciamo il city tour per scoprire ancora una volta il lusso dei quartieri bene e la natura sempre piena di molte sorprese.
Ci facciamo portare dal taxi nel quartiere dei negozi di souvenir per fare acquisti. Tutto quello che si vende in Perù ed Argentina sembra arrivi dalla Bolivia dove costa la metà. Rimaniamo un poco delusi in quanto non troviamo tante cose che c’erano a Copacabana, ma pazienza.
Il soggiorno a La Paz è stato piacevole e la considero tra le città più suggestive del mondo forse dopo Città del Capo in Sud Africa.
Consolatevi, siamo arrivati alla penultima tappa. Dobbiamo partire per Salta in Argentina, dove siamo stati l’anno scorso per fare alcune gite e trovare alcuni nostri amici.
Volo per Salta via St. Cruz e arrivo in un posto dove ormai ci sentiamo a casa e dove in effetti ritorniamo negli appartamenti della Signora Silvia, che da amici ci offre un mega appartamento con due bagni, due tv, cameriera.
Usciamo e andiamo nella nostra piazza per incontrare il nostro amico Hugo, 34 anni otto figli che vive sereno e felice con il suo “negozio” abusivo sotto i portici.
Qui passiamo cinque giorni in relax prima di andare a Lima.
Facciamo le gite che non avevamo fatto l’anno prima. Visitiamo Humahuaca dove ci sono le montagne di sette colori ed altre località.
E’ stato bello ma 13 ore di gita ci sembrano troppe.
Non contenti, dobbiamo ancora andare a Cachi e.. non sappiamo che dobbiamo fare oltre 100 km di strada sterrata e di curve mozzafiato senza protezione che Machu Picchu al contrario ci sembra una superstrada.
Il paesaggio anche qui è stupendo, ma sinceramente non guardo volentieri in basso. Lascio immaginare a voi cosa significhi una strada sterrata e precipizi di centinaia di metri a valle.
Arriviamo quasi in cima e ci fermiamo per osservare il volo di sette condors (cercano sicuramente cadaveri nelle vallate).
Chiedo alla guida se facciamo un’altra strada al ritorno, ma.. non ce n’è altra.
Mi consolo al ristorante con il solito complessino e la compagnia di una ragazza inglese ed una di Salta che mi assicura che su quella strada non succedono mai incidenti.
Il ritorno sinceramente è più tranquillo perché l’autista non può correre, viste le curve e la pendenza.
Siamo a casa nel nostro appartamento e finalmente possiamo cucinare a nostro piacimento.
Lasciamo Salta dopo avere invitato il nostro amico e la moglie nel migliore ristorante, Silvia ci ha portati in giro per vedere alcune proprietà, tra cui la casa del figlio e di alcuni amici. Mega parchi e mega ville, ed io mi sono sentito “povero”, ma pensando ad Hugo che fa la lotteria per i figli quando hanno la carne, mi sono sentito nuovamente “ricco”.
Partenza per Lima, la città delle 700 bande di delinquenti giovanili e sinceramente non mi sento molto felice..
Usciti dall’albergo, dobbiamo ancora ricrederci su questa città. Il lungomare è strapieno di migliaia di fiori con i disegni più insoliti, tra cui quelli di Nasca, l’isola degli innamorati, ecc.
Andiamo in taxi alla solita Plaza des Armas, e non crediamo ai nostri occhi, Cusco, stupenda, qui non finiamo di roteare gli occhi tutto intorno alla piazza. Ci imbattiamo in una processione (8 dic) pagano-religiosa, la banda musicale, la madonna, ragazze in costume (moto nude!!) donne anziane in costume, una banda con le mitragliatrici con la scritta El Capone, dei “mammutones” ed altri, tutti che ballavano come forsennati andando a destra e sinistra a suon di musica: è stato veramente stupefacente.
Siamo alla fine e sono sincero che dopo tre settimane non mi dispiace ritornare a casa.
Bene, se siete riusciti ad arrivare in fondo, ricevete i miei MIGLIORI AUGURI DI BUONE FESTE con la speranza che in tutti noi possano ancora albergare speranze semplicità dei bambini che ci hanno guardato negli occhi forse sognando mondi migliori, ma non sapendo che siamo noi a voler essere come loro con i loro sogni e la loro ingenua semplicità non ancora rovinata dal nostro progresso.
Giuliano


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