Perù 2016


PERU’ 2016: dalle ALPI alle ANDE

(racconto di viaggio dal 7 al 23 agosto, di Gianluca)

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SINTESI del PROGRAMMA di VIAGGIO:
7 AGO : volo ITALIA (Malpensa) – LIMA (via Madrid) (IBERIA-LAN)
8 AGO: arrivo LIMA – VOLO interno per CUZCO (LCPERU) – CITY tour
9 AGO: Cuzco Valle sagra taxi (Pisac, Saline di Maras, Moray, Ollantaytambo)/Aguas Calientes (treno) Incarail.
10 AGO: Machu Picchu/Aguas Calientes – Ollantaytambo (treno Incarail)/Chinchero – Cusco (taxi)
11 AGO: Volo per Lima  LcPeru’ mattina – pomeriggio tour LIMA (Miraflores)
12 AGO: trasferimento Lima – Huaraz –  Marcará (BUS LIMA-HUARAZ 8-9h. Moviltours)
13 AGO: Marcara’ (Cordillera Negra: giornata acclimatamento)
14 AGO: 1° giorno di trekking (Quebrada Ulta – Piano sotto Laguna Yanayacu)
15 AGO: 2° giorno di trekking (Piano quota 4350m – Laguna Ichic Ulta 4200 m)
16 AGO: 3° giorno di trekking (Laguna Ichic Ulta – Rif. Contrahierba 4100m)
17 AGO: 4° giorno di trekking (Rif. Contrahierba – Yanama 3400m)
18 AGO: 5° giorno di trekking (Yanama – passo Portachuelo- Cebollapampa – Rif. Perù)
19 AGO: 6° giorno di trekking (Rif. Perù- ascensione Nevado PISCO 5760m)
20 AGO: 7° giorno di trekking (Rif.Perù – Laguna 69 – Cebollapampa – Marcarà/auto)
21 AGO: trasferimento (Marcarà – Huaraz -Lima) taxi-BUS ORE 9:00
22 AGO: LIMA, mattina city tour, pomeriggio trasferimento e volo per Europa (via Madrid – operato da Iberia)
23 AGO: MADRID, volo per MILANO Malpensa (Iberia)

VARIE NOTIZIE SPICCIOLE:
MONETA CORRENTE: Nuevo Sol, cambio ad agosto 2016: 1 euro = circa 3,7 Soles.
Uso carta di credito ben accetto quasi ovunque nelle zone turistiche. Consigliate le carte ricaricabili per ragioni di maggiore sicurezza. In alcuni esercizi commerciali previste commissioni di ricarico nel caso di utilizzo carta. Nessun problema a cambiare euro. Ben accettato anche per acquisti cash il dollaro.
Denaro contante: cambi presenti ovunque nei centri abitati principali, da evitare se possibile negli aeroporti (tassi sconvenienti). Cusco ad esempio, ha tantissimi cambia valute. Sono sicuri e se ne trovano molti ad esempio in Av. Del Sol, la lunga via centrale. Non abbiamo utilizzato sportelli automatici per scelta, peraltro anche questi sono molto presenti nelle città. Attenzione ai biglietti e monete false, purtroppo “troppo” diffusi e spesso difficili da riconoscere per i ns occhi non “allenati”. Il costo della vita è nettamente inferiore al nostro: nelle zone piu’ turistiche, come normalmente capita, i prezzi lievitano rispetto agli standard di vita comune.
Acquisti: si può anche contrattare su certi articoli, soprattutto nei mercati.
Mance: normalmente applicato già il 10% di servizio nei ristoranti (verificare sullo scontrino). Le mance in generale non sono obbligatorie, ma è pratica comune lasciarne a guide, camerieri facchini e autisti laddove si sia soddisfatti del servizio ricevuto.

FUSO ORARIO, LINGUA: 7 ore in meno rispetto all’Italia. Lingua Spagnolo, castillano. Diffusi dialetti locali Quetcha incomprensibili. La gente è comunque molto disponibile ad aiutare per qualsiasi necessià’.

CLIMA: stagione invernale da Giugno a Settembre, varia molto da zona a zona. E’ questa la stagione secca, ideale per visite e per il trekking. Temperature variabili a seconda della zona. Lima: umido, nebbia spesso presente, fresco la sera, caldo durante il giorno, non piove mai (stagione invernale). Cordillera Blanca: freddo dopo il tramonto e la notte. Durante il giorno il sole (se presente) scalda, ma l’aria è sempre fresca. Cusco e Valle Sacra: temperatura gradevole durante il giorno, fresco la sera. Cusco è alta ben oltre 3300m s.l.m. e lo sono la maggior parte delle zone limitrofe. Macchu Picchu: clima più mite che a Cusco, ma più umido, piove più facilmente.

DOCUMENTI: passaporto in regola con le norme vigenti, non occorre visto per permanenze al di sotto dei 90gg.

ABBIGLIAMENTO: è consigliabile un abbigliamento a “cipolla”. Con il sole in generale la temperatura è gradevole, ma occorre essere pronti a tutte le situazioni essendo il Perù molto vario a livello climatico a seconda della regione visitata. Il Perù è con clima sub tropicale, ma data la presenza di altopiani e zone di alta montagna, la temperatura nonché il clima ne risente. Nella zona andina infatti, occorre abbigliamenti da montagna, tanto più caldo a seconda del percorso da svolgere o la zona da visitare. Nel caso di andinismo poi è ovviamente da valutare nello specifico quali siano le condizioni locali a cui si va incontro.

VARIE: il Perù conta circa 35 milioni di abitanti. Solo Lima ne ha più di 10. Pertanto già le cifre indicano quante siano le differenze di densità fra i grossi centri abitati e le zone montane o agricole.

SICUREZZA: Lima è la classica metropoli che pertanto va considerata sicura solamente in certi quartieri come ad esempio Miraflores o Barranco. Altrove è bene fare molta attenzione soprattutto dopo il tramonto. Discorso un po’ differente se si tratta della zona di Cusco e dintorni. Trattasi di luoghi molto turistici e pertanto mediamente sicuri. Occorre prestare attenzione al di fuori delle zone più frequentate verso sera e tenere gli occhi aperti soprattutto per i possibili borseggiatori, spesso in agguato nei mercati o laddove c’è più gente concentrata: i turisti come accade un po’ ovunque, comunemente sono considerati facili e ricchi bersagli.

IL VIAGGIO:
Le sospirate e a lungo preparate vacanze estive sono finalmente arrivate. Rieccoci io e Patrizia, in viaggio verso il Sud America dopo alcuni anni dall’ultima esperienza in questo continente e che ci aveva portato in Bolivia, Cile ed Argentina. Non sarà il classico tour in Perù. Per ragioni di tempo e di obbiettivi scelti da noi come prioritari, divideremo i poco più di 15gg a disposizione in due parti. La prima sarà dedicata alla visita della zona di Cusco, Valle Sacra e dell’imperdibile sito archeologico di Machu Picchu. Una visita che riguarderà pertanto le zone abitate nell’antichità dalle popolazioni precolombiane, prima fra tutti dagli Incas. La seconda si svolgerà nella zona della cittadina di Huaraz, Cordillera Blanca, la regione andina a nord del Perù. Un trekking di 6 giorni sulle Ande peruviane, ad ammirare una parte della seconda catena montuosa più alta della terra dopo l’Himalaya. Solo nella zona che visiteremo si contano oltre 14 cime che superano i 6000m! Qui il monte Huascaran Sud, con i suoi 6768m risulta essere il più alto di tutto il Perù, ma anche la cima più alta in territorio subtropicale di tutta la terra. Enormi masse d’immacolati ghiacciai ricoprono grandi superfici: anch’essi purtroppo, non risultano indenni ai cambiamenti climatici negativi che affliggono il nostro pianeta. Ci aspettiamo un interessante viaggio, vario e di grande interesse storico e paesaggistico in uno dei più affascinanti stati del Sud-America.

Tappa x tappa:
7-8 AGOSTO:
Voli: MILANO MALPENSA – LIMA (via Madrid operato da Iberia-Lan) – CUSCO
Il giorno tanto atteso è arrivato. Sarà un lungo viaggio che parte alle 9 di mattina da casa, Torino. 7 ore di fusorario da mettere in conto (si tirano indietro le lancette…) e 3 voli da prendere.
Infatti per ottimizzare i tempi non ci fermeremo a Lima, ma proseguiremo subito per Cusco con un volo interno. Il lungo viaggio verso il continente sud americano per fortuna avviene senza intoppi e a Lima ritiriamo i bagagli senza brutte sorprese. Il timore che non arrivi un bagaglio è sempre la grande incognita di questi lunghi viaggi, soprattutto se si cambia il volo. L’attesa al nastro dei bagagli è sempre adrenalinica un brutto momento che odio, ma che fa parte del “gioco”. Nuovo check in per il volo interno Lima-Cusco, quest’ultimo acquistato comodamente online dall’Italia con una delle varie compagnie peruviane, la LcPeru’ (http://www.lcperu.pe/). Tutto procede per il meglio, un po’ di ritardo nella partenza ed alle 12,30 ora locale, finalmente dopo circa 36 ore di viaggio… siamo a Cusco! Una grande città che conta circa 400-500 mila abitanti. Si è sviluppata molto negli ultimi anni nelle periferie, ma nonostante ciò mantiene un centro storico di assoluto valore architettonico in stile coloniale e numerosi siti precolombiani nelle immediate vicinanze. Non a caso è da anni patrimonio dell’Unesco. Fu la capitale dell’Impero Inca ed è considerata la capitale storica del Perù. Siamo un po’ stanchi e sicuramente l’impatto con l’altezza (siamo ad oltre 3300m) non aiuta. Qui occorre acclimatarsi nel miglior modo possibile ed è buona regola rallentare in tutti i movimenti per evitare di stressare troppo il nostro organismo abituato a vivere a quote decisamente inferiori. La giornata è bella, soleggiata e calda. All’uscita dell’aeroporto ci attende l’autista per il trasferimento in hotel: una comodità che ci siamo organizzati dall’Italia, cosi come gli altri vari trasferimenti in zona. Questo permette di ottimizzare i tempi. Ho avuto il contatto locale su indicazione dell’agenzia di trekking di Huaraz.

Cusco è un luogo meraviglioso, il centro merita di essere girato a piedi, possibilmente con calma e scoprendo ogni angolo nascosto. Ci sono tanti turisti e questo è decisamente normale, considerando luogo e periodo. Non per niente ci troviamo in una delle città peruviane più visitate. Alloggiamo nell’hotel Tierra Viva Centro (ve ne sono tre solo a Cusco), una catena di hotel carini, tre stelle. Il nostro molto comodo e centrale. Dopo esserci sistemati in hotel andiamo immediatamente a sbrigare due questioni pratiche che abbiamo ancora in sospeso: acquistare il boleto turistico e cambiare gli euro in soles. La prima cosa la risolviamo velocemente alla Consettur, l’ufficio competente che vende i ticket e che si trova in pieno centro. Di cosa si tratta? E’ un biglietto multiplo che permette l’entrata fino a 16 luoghi d’interesse turistico che si trovano nella città di Cusco e nelle vicinanze. Ve ne sono 2 tipi: il generale completo, che dura 5 giorni con 16 possibili siti da visitare tra Cusco e dintorni (sono esclusi dei solo Koricancha, Santo Domingo e le saline di Maray) ed il parziale diviso in tre circuiti differenti e della durata solamente giornaliera. E’ bene scegliere quello che più è indicato in funzione di cosa e quanto si vuole visitare.
info: http://www.cosituc.gob.pe, https://www.cuscoperu.com/en/useful-information/touristic-tickets/cusco-touristic-ticket.
Noi acquistiamo il generale che da maggiori possibilità, anche se sappiamo di non poterlo sfruttare completamente per ragioni di tempo. Il cambio denaro lo facciamo in una delle tante agenzie che si trovano in Av. Del Sol, la strada principale che parte praticamente in corrispondenza della Plaza de Armas, cambi sicuramente molto più convenienti che in aeroporto. Finalmente liberi, dedichiamo tutto il resto del tempo alla visita del centro di Cusco: città dall’atmosfera magica, conserva ancora oggi edifici, piazze e strade dell’epoca coloniale. Il centro storico è testimonianza del passato glorioso e della cultura Inca. Trova la sua massima espressione nella Plaza de Armas, sempre gremita di visitatori da tutto il mondo, curiosi di vivere la leggenda e l’atmosfera dell’Impero precolombiano. Si contano cinque principali siti Incas nelle immediate vicinanze. Per ragioni di tempo oggi visitiamo bene solo il primo, il più vicino e che si trova nel mezzo della città. Si tratta di Koricancha e la chiesa di Santo Domingo edificata praticamente al di sopra: fu il tempio più importante nell’Impero Inca, dedicato principalmente a Inti, il Dio Sole.  Gli altri quattro siti importanti immediatamente nei paraggi di Cusco li vedremo quasi tutti domani. Abbiamo in programma infatti il tour della Valle Sacra e sono di strada. Sono Sacsayhuaman, il più imponente nei paraggi di Cusco. Questo luogo serviva da protezione per la città: domina infatti tutta la zona dall’alto e per questo motivo è anche un ottimo punto panoramico. Il secondo è Puca Pucara, un rudere militare che faceva parte del sistema di difesa della città imperiale di Cusco. Il terzo è Tambomachay. Quest’ultimo sembra sia stato un luogo di villeggiatura per l’élite Inca. Infine resta Qenqo, un vasto promontorio roccioso non distante da Cusco.

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Oggi pomeriggio ci siamo affrettati il più possibile nel girovagare prima che diventi buio. Infatti a questa latitudine, alle 18,15-18,30 cala la notte. L’ultima visita odierna è al tipico e folcloristico mercato di San Pedro, dove oltre alla vendita di souvenir c’è la possibilità di vedere i caratteristici banchetti di frutta, verdura, carne, spezie, pane, dolci, ecc… Uno spaccato di vita reale imperdibile. Siamo veramente stanchi ed affamati. E’ venuto buio e la città si colora di luci tenui e si carica di un’atmosfera magica: per questo motivo non va dimenticata una visita alla Plaza de Armas. La gente rientra a casa dal lavoro, traffico rumoroso, bus collettivi ovunque, i banchetti del cibo di strada si organizzano per la cena. Vita quotidiana di un luogo molto suggestivo. Dal nostro autista ci siamo fatti suggerire un ristorante possibilmente non turistico. Andiamo alla Cusquenita, Av. Tullumayo, tipico, frequentato da gente del posto e per questo ci sentiamo di consigliarlo. Suonano anche dal vivo, ma sinceramente non resistiamo a lungo, siamo veramente “cotti” e ci limitiamo a mangiare. Assaggio il Cuy, piatto tipicamente peruviano. Trattasi del porcellino d’India che in molti in Italia hanno come animale domestico… In Perù i porcellini d’India vengono allevati come conigli e cucinati durante le occasioni speciali. Il Cuy qui è una prelibatezza, ma capisco che la scelta possa essere discutibile. Effettivamente quando me lo servono… e non scendo troppo nei particolari… mi sento un po’ un “assassino”. Patrizia assaggia un altro piatto classico, il Lechon, cioè un pezzo di maialino da latte. Assaggio anche la birra Cusquena, una delle più tipiche peruviane. Sono le 21 locali quando finalmente possiamo coricarci in un letto dopo quasi due giorni! Prima giornata in Perù volata via e molto ricca di emozioni. Domani Valle Sacra: alle 7 ci viene a prendere Darwin, l’autista, per fare il tour che abbiamo già programmato dall’Italia. La scelta infatti è andata sulla soluzione fai da te con taxi a noleggio per tutto il giorno. Tour indipendente a Sacsayhuaman, Pisac, Maras saline, Moray e Ollantaytambo. Il tour sarà anche il trasferimento per Ollantaytambo, cittadina da cui prenderemo il treno alle 16:30 per Aguas Calientes (comunemente conosciuta anche come Machu Picchu pueblo).

9 AGOSTO:
Cuzco Valle sagra  taxi (Pisac, Saline di Maras, Moray, Ollantaytambo)/Aguas Calientes (treno) Incarail.
Dopo una notte di riposo ristoratore, ci alziamo presto anche perché la differenza di fusorario ce lo permette ancora senza problemi! Colazione molto abbondante ed appuntamento alle 7 col taxi per il tour-trasferimento nella Valle Sacra. Conosciamo Hugo, l’autista che ci accompagnerà oggi. Partendo presto possiamo visitare tutto ciò che ci siamo prefissati con calma ed andare al sito di Pisac con ancora pochissima gente. Infatti dopo una brevissima sosta a Sacsayhuaman, il sito vicinissimo a Cusco, ci dirigiamo direttamente lì. Strada molto panoramica e piena di begli scorci. Alle 8 circa attraversiamo i villaggio di Pisac. Molto tipico e situato all’imbocco della Valle sacra, attraversata dal fiume Urubamba. Il villaggio è divenuto molto famoso turisticamente soprattutto per il mercato che si tiene ogni martedì e giovedì. Data la massa di persone che si muove ogni giorno, ormai però c’è un mercato pressoché ogni giorno. Purtroppo come spesso accade in questi casi il turismo condiziona negativamente l’evoluzione di queste tipiche tradizioni locali. Visto che non siamo amanti della confusione, siamo voluti arrivare in paese presto, cosicché da poter fare un giro veloce del mercato dopo la visita del sito Incas che si trova ad alcuni km sopra il centro abitato. In quest’ultimo non c’è ancora tanta gente, l’aria è limpida, frizzante e la giornata è abbastanza soleggiata. Siamo ad oltre 3600m di altezza. Per ora non abbiamo problemi evidenti di acclimatamento, nonostante il grosso stress fisico derivante dal lungo viaggio e dalla salita immediata in quota. E’ fondamentale stare bene, queste giornate sono anche preparatorie alla seconda parte del viaggio in Cordillera Blanca. Giriamo tranquilli il sito per un’oretta, ammirando soprattutto i famosi terrazzamenti che ricoprono le pendici del promontorio dove esso sorge. Si crede che la fortezza di Písac difendesse l’entrata meridionale della Valle sacra. Un sistema di protezione studiato appositamente e che si completava insieme agli altri due siti militari di Choquequirao e della famosa fortezza di Ollantaytambo: quest’ultima la visiteremo nel pomeriggio. Quando scendiamo la tortuosa strada verso il paese che si trova al di sotto dei 3000m (ore 9 circa) comincia la lunga “processione” di auto e pulmini gremiti di turisti verso il sito. Anche il mercato di Pisac è ancora semideserto. Molti banchi sono ancora in allestimento. Facciamo un rapido giretto e come immaginavamo notiamo come ormai sia quasi tutto dedicato alla vendita di souvenir. Raggiunta nuovamente l’auto, proseguiamo il viaggio lungo la Valle Sacra costeggiando il fiume Urubamba sino all’omonimo centro abitato. Da qua risaliamo nuovamente ad oltre 3500m di altezza per raggiungere l’abitato del piccolo pueblo di Maras famosissimo perché a poca distanza si trova una “chicca” unica nel Perù. Mi riferisco alle note saline: personalmente lo ritengo uno dei più posti più particolari ed incredibili visitati nella Valle Sacra. La presenza del sole poi, ne esalta incredibilmente i colori. Noi siamo abbastanza fortunati e possiamo apprezzare anche nelle vicinanze i numerosi campi di grano ormai pronti al raccolto. Peccato per il sole che a tratti è un po’ coperto dalle nuvole. Il piccolo vallone che contiene le saline è un esplosione di tonalità di bianco. Le saline erano utilizzate già dall’epoca degli Inca. Sono circa 3.000 piccolissimi stagni che vengono fatti riempire con acqua salata che sgorga da una fonte vicina, e che evaporando lentamente, lascia un deposito salino che si solidifica e viene successivamente raccolto. Proseguiamo la nostra visita nel vicino villaggio di Moray e da lì nel vicino omonimo sito (pochi chilometri su strada sterrata, che alcune agenzie propongono come trasferimento-gita in mountain bike). L’ingresso è incluso nel Boleto Turistico. È un complesso archeologico unico per la sua natura e genere. Sembra che si trattasse di un vero e proprio centro di ricerca sperimentale sulle coltivazioni: due depressioni naturali gigantesche di forma circolare, profonde circa 150 metri con gradoni concentrici. Alti ciascuno circa 1,5 metri di altezza, con un perfetto sistema di irrigazione e di drenaggio dell’acqua piovana. Una sorta di anfiteatro: un impressionante lavoro geometrico, una meraviglia soprattutto se vista dall’alto. Tra il livello più superficiale e quello più interno c’è una differenza nella temperatura media annuale di 15 gradi. Sembra si tratti parzialmente di costruzioni addirittura pre-incaiche. Patrizia finalmente riesce a mangiare una classica specialità del cibo di strada peruviano: la pannocchia bollita, servita normalmente con un pezzo di formaggio. A me sinceramente non attira molto… sono molto più carnivoro! Le ore scorrono velocemente: la mattinata è letteralmente volata via… Giusto il tempo di scendere nuovamente a fondo valle e proseguire da Urubamba verso l’ultima sosta odierna: Ollantaytambo. Qui alle 16,30 inoltre abbiamo il treno per Aguas Calientes. Lungo la strada che percorre sempre la Valle Sacra l’autista ci fa notare una chicca che si trova sul suo lato destro. Si tratta del famoso e molto discusso Skylodge Adventure Suites: sono tre moduli cilindrici appesi su una parete pressoché verticale a circa 400m di altezza. E’ un singolare hotel di lusso in cui anche i prezzi sono vertiginosi. Per gli amanti di qualcosa di diverso e con tanto denaro da spendere: se mi è concesso, per provare forti emozioni si può spendere decisamente meno!!!! Verso le 14,30 circa arriviamo nel piccolo e caratteristico villaggio di  Ollantaytambo. Abbiamo giusto il tempo per visitare il sito. E’ molto bello: un’ottima posizione che domina la vallata. Una strategica cittadella fortificata famosa storicamente per essere stata segnata da una pesante sconfitta dei conquistadores spagnoli durante una delle tante battaglie contro gli Incas. Il cielo si è completamente rasserenato, grazie anche al forte vento che spazza le nuvole. Ci congediamo dal nostro autista Hugo che rientra a Cusco. Andiamo nella vicinissima stazione dei treni per ritirare i biglietti già acquistati online. Anche qua occorre sempre mostrare il passaporto e ci viene chiesta anche la carta di credito utilizzata per il pagamento, questo per garantire ulteriormente la validità della nostra prenotazione. Evidentemente il rischio di contraffazioni ticket in tutte le attrazioni turistiche è molto alto. Treno per M.P.: viene definito l’unico modo per raggiungere il sito. Sembra non sia esattamente corretto. Vi è la possibilità di arrivarci con bus collettivi ed percorrendo un pezzo a piedi. Sicuramente un viaggio molto più lungo e complicato, ma decisamente economico. Alternativa può essere l’Incatrail (il percorso di trekking più famoso per raggiungere il sito a piedi in più giorni) o tramite un altro dei numerosi sentieri simili e meno frequentati. Per i molto ricchi, infine, si può arrivare direttamente al villaggio di Aguas Calientes anche in elicottero!!! Il treno è un ottimo sistema, anche se abbastanza costoso. Vi sono tre compagnie. La Perurail e la Incarail sono le principali. La prima parte poco dopo Cusco. La seconda solo da Ollantaytambo. Come nel nostro caso la scelta è legata al fatto di poter visitare la Valle Sacra facendo varie soste, cosa che col treno non è possibile. Sicuramente è buona cosa acquistare i biglietti con lungo anticipo, soprattutto se non ci si appoggia ad un’agenzia ed il tempo è poco. Quelle ufficiali legate alle compagnie sono anche già a Lima: abbiamo visto due agenzie Perurail già nell’aeroporto e dentro il centro commerciale Larcomar di Miraflores a Lima). (http://www.perurail.com e http://incarail.com). Se invece si vogliono acquistare i ticket in modo indipendente, la cosa è assolutamente fattibile già dall’Italia sui siti ufficiali delle compagnie. Per ragioni pratiche di orari e fermate noi abbiamo viaggiato con l’Incarail. Attenzione alle limitazioni dei bagagli: tutte le compagnie hanno delle regole rigide ed occorre portarsi dietro il minimo indispensabile. Da Ollantaytambo sono circa 1,5 ore di treno. Panoramico e confortevole anche se caro dato il breve tragitto da compiere. Alle 18,15 circa arriviamo ad Agua Calientes. E’ ormai buio. Il villaggio è strategico per salire a Machu Picchu, ma nulla di più. Non offre niente al di fuori di hotel, b&b e ristoranti. Si trova a circa 2050m, posto molto umido incassato in un vallone verdeggiante ed attraversato dal solito Rio Urubamba che ha già fatto non pochi danni in passato in caso di piena. Essendo abbastanza tardi, per fortuna non dobbiamo preoccuparci né di prendere i ticket dell’ingresso a Machu Picchu né quelli della navetta per raggiungerlo: anch’essi acquistati già da tempo su internet. Ci sinceriamo solamente di dove sia la fermata ufficiale di quest’ultima per evitare brutte sorprese l’indomani mattina. Il nostro programma è questo: prendere una delle prime corse (partenza dalle 5:30), ingresso al sito verso le 6:30 (apertura ufficiale ore 7, ma aprono sempre prima, vista la grande affluenza di visitatori), visita indipendente sino alle 9 e dopo salita al Cerro M.P. di cui abbiamo acquistato l’accesso come estensione al normale ticket. Qui occorre aprire una bella e doverosa parentesi.

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Acquisto biglietti Machu Picchu: si possono acquistare comodamente online senza doversi appoggiare a nessuno. Mi raccomando però: il solo sito ufficiale del  Ministero della Cultura peruviano è http://www.machupicchu.gob.pe/ (risulta spesso un po’ lento, ma funziona). Gli altri che possono apparire con una ricerca sono tutte agenzie intermediarie. I biglietti non si possono acquistare direttamente all’ingresso del sito (solo online, a Cusco o ad Aguas Calientes). Occorre pertanto arrivarci già muniti, altrimenti non si entra! Occorre nuovamente il passaporto per dimostrare la propria identità. Vi sono varie limitazioni sulle dimensioni degli zaini e sull’introduzione di cibo e bevande (tutto spiegato sul sito internet ufficiale). Sono previsti max 2500 ingressi ogni giorno. Solo 400 (2 turni da 200) per l’estensione alla salita al Wayna Picchu: il famoso “panettone” che si vede dietro al sito (un picco molto ripido, poco distante dalla spianata del sito archeologico che ha un sentiero, stretto e molto esposto e che permette di raggiungere la vetta: circa 45minuti/un’oretta di salita. Ve ne sono poi solo 800 (2 turni da 400) per l’estensione alla salita al Cerro Machu Picchu, un promontorio che domina dall’alto tutta la zona del sito, vallate sottostanti da cui arriva anche l’Incatrail (tempo circa 3-4 ore tra andata e ritorno). Sia in hotel che la gente del posto ci hanno detto che in realtà gli ingressi sono molti di più: il tetto è dichiarato, ma sembra venga quotidianamente “sforato”. Spero non sia realmente cosi: purtroppo però sembra che la miriade di agenzie a Cusco ecc, abbiano “canali alternativi” per ottenere i ticket, idem si dica per l’Incatrail. Chiudo questa doverosa parentesi, per arrivare ad un’altra nota dolente: il bus per il sito di Machu Picchu. Prima di partire dall’Italia, ci siamo informati molto a riguardo. Da Aguas Calientes al sito si arriva o a piedi (1-1,5 ore) o con la strada sterrata di collegamento. 8 km in salita, percorsi solamente da una società che ha l’esclusiva. La Consettur. Ci sono una decina di navette che dalle 5,30 alle 15,30 vanno su e giù di continuo per portare i turisti al sito. Il ticket si acquista o in paese Aguas Calientes o a Cusco, oppure direttamente online sul sito della compagnia (http://www.consettur.com). Sapevamo che per prendere le prime corse ci si deve mettere in coda molto presto. Ma anche in questo, la grande quantità di turisti ha complicato il tutto. Infatti mentre sino all’anno scorso bastava presentarsi un’ora o poco più prima, da quest’anno ci si deve mettere in coda verso le 2,30/3 del mattino per salire sulle prime corse alle 5,30. Follia… solo in apparenza, ma è la realtà che abbiamo provato! Per questa ragione stanchi per la giornata molto intensa andiamo a dormire prestissimo, tempo di sistemarci in hotel… Sveglia puntata alle 2,30!!!!!!

10 AGOSTO:
Machu Picchu/Aguas Calientes – Ollantaytambo (treno Incarail)/Chinchero – Cusco (taxi)
Favoriti nuovamente dal fusorario non ancora assorbito, ci svegliamo abbastanza in forma (diciamo cosi…) sono le 2,30… NO COMMENT… Alle 2,50 siamo già in coda. Aguas Calientes è ancora parzialmente buia. L’assurdo è che abbiamo già circa una ventina di persone davanti! Nel giro di poco più di un’ora la coda diventerà già di almeno 300 persone!!! Non parliamo più tardi. Sembra pazzesco, ma è la verità vissuta da noi di persona. Tanti optano per andare su a piedi: per aspettare ore può valer la pena alle 4-5 del mattino mettersi per strada ed arrivare al sito in 1-1,5 ore. Il problema è che oltre alla fatica essendoci una tremenda umidità si arriva in cima molto sudati… Noi riusciamo comunque ad ottenere quello che ci siamo prefissati ed alle 5,35 saliamo già sul secondo bus. Alle 6 siamo in coda davanti all’ingresso (l’ennesima…). Sta lentamente albeggiando, il cielo è parzialmente coperto e qualcuno parla di un grosso peggioramento a fine mattinata. Speriamo il tempo regga qualche ora. Siamo emozionati, anche Patrizia nonostante sia una “fortunata” che lo sta visitando per la seconda volta nella vita. Avremo già una settantina di persone davanti (tanti sono infatti arrivati a piedi). Alle 6,30 aprono il cancello. Controllo ticket e passaporto: per fortuna entriamo velocemente nel giro di 15-20 minuti. Se si hanno zaini o borse troppo grandi c’è un deposito bagagli all’esterno. Attenzione: dentro non si mangia, non ci sono cestini per l’immondizia ed i guardiani controllano molto. Non ci sono bagni… si deve all’occorrenza uscire dal sito e rientrare. Raccomandato portare acqua: lassù costa una fortuna, c’è un solo bar all’ingresso. Siamo a meno di 2500 m di altezza, c’è molta umidità. Il sito si visita secondo un senso stabilito, non si può tornare indietro: anche in questo caso i guardiani sono severi. Al mattino presto c’è meno controllo, dopo con l’aumentare della gente anche loro divengono molto meno tolleranti. Per questo ci godiamo le prime ore. Siamo dentro! Uno spettacolo tanto atteso. L’immaginazione si trasforma in realtà. Siamo finalmente a Machu Picchu: fa parte dei patrimoni dell’umanità già dal 1983. Nel 2007 è stato eletto come una delle Sette meraviglie del mondo moderno. Credo sia uno dei luoghi più suggestivi da visitare almeno una volta nella vita: il sito archeologico inca più famoso del Perù. Dall’ingresso si percorrono un centinaio di metri prima d’intravedere le rovine e salendo una lunga scalinata ci si trova ad ammirare il complesso dalla famosa “casa del custode”: punto d’osservazione migliore da dove c’è la visione d’insieme delle classiche foto che tutti conoscono. Ogni attesa e la levataccia viene ripagata: c’è veramente ancora pochissima gente e si visita ogni angolo benissimo. Il tempo regge e ci lascia girovagare liberamente. E’ proprio vero: qualcuno potrà sminuire dicendo che sono solo delle rovine di pietra, ma qui ci si sente in un luogo speciale. Sarà la posizione strategica, nascosta tra le montagne, l’alone di misticismo o la storia di un grande popolo che ne è alla base, non lo so, ma qui le emozioni che si provano sono veramente tante. A chiunque è capitato almeno una volta nella vita di vedere un’immagine di Machu Picchu ed in questo momento, la stessa immagine, ce l’abbiamo dinanzi a noi nella realtà. Ancora oggi non si conosce con certezza la funzione della città e la sua esistenza è incredibilmente sfuggita ai conquistatori spagnoli. Ha sempre goduto di una difesa naturale dagli sguardi dei nemici e restò inesplorata sino al non troppo lontano 1911. Non essendo stato saccheggiato dagli spagnoli quando conquistarono questi territori, è particolarmente importante come sito culturale ed è considerato un luogo sacro. La maggior affluenza avviene a fine mattinata, quando arriva la massa di turisti direttamente da Cusco. Il tempo vola. Completato il giro ci rechiamo all’ingresso speciale per l’accesso al sentiero del Cerro M.P.: è recintato ed il guardiano nella casetta vuole nuovamente biglietto e passaporto. Si viene registrati con firma di entrata ed uscita. Cosi facendo nessuno può restare all’interno dell’aerea oltre l’orario di apertura. Abbiamo l’accesso con il secondo ed ultimo turno delle 9-10 del mattino.

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Purtroppo il tempo sta peggiorando. Il sentiero è praticamente una lunghissima e tortuosa scalinata con più punti belvedere che dominano le vallate sottostanti ed il sito dall’alto. Dopo un’ora di cammino aimé comincia a sollevarsi una nebbia tremenda e ciò che è peggio, comincia anche a piovere forte. Ancora mezz’oretta e saremmo in punta, ma sinceramente non vogliamo rischiare: ci attende una lunga discesa su scalini di pietra che possono risultare scivolosi. Siamo già contenti cosi. Il tempo di salita e discesa completa è normalmente di 3-4ore. Quando siamo nuovamente alla base delle rovine, la miriade di persone che entrano nel sito si trovano immerse in una fitta nebbia che rende pressoché impossibile una visuale d’insieme. C’è un sacco di confusione, pertanto decidiamo di rientrare subito ad Aguas Calientes. Sono ormai le 11,30. Abbiamo tempo per fare tutto con calma, visto che il treno per Ollantaytambo è alle 14,30. In paese ci concediamo un meritato pranzo (io assaggio un altro piatto tipico: l’alpaca a la plancha) ed un po’ di riposo, cercando di far asciugare un po’ alcuni indumenti inumiditi dalla pioggia. L’esperienza è stata stupenda. Ripercorriamo a ritroso il percorso di ieri sul treno ed arriviamo puntualissimi. Qui c’è un bel sole e ci attende nuovamente l’autista Hugo con la sua auto per riportarci a Cusco. Durante il rientro facciamo una breve sosta nel sito archeologico di Chinchero: bel paesino ad oltre 3800m di altezza. Il sole sta tramontando ed accende tutti i colori del lussureggiante paesaggio intorno. Arriviamo a Cusco che sono le 19 passate, buio e tanto caos per strada. Siamo stanchissimi. Non vediamo l’ora di andare a dormire! Domani termina già la parte di viaggio dedicata a questa zona. Si rientra a Lima a fine mattinata.

11 AGOSTO:
Volo per Lima  Lcperu’ (mattina)/tour LIMA-Miraflores (pomeriggio)
Il secondo ed ultimo risveglio a Cusco: una notte riposante dopo le corse dei giorni scorsi… e direi proprio che ci voleva. Siamo partiti da pochi giorni e siamo stati coinvolti in una full-immersion di visite ed emozioni. Facciamo un’abbondante quanto graditissima colazione. Oggi rientriamo a Lima. Avendo il volo a fine mattinata sfruttiamo il tempo a disposizione per fare un bel giro nel centro e vagabondando nel vicinissimo mercato di San Pedro che rivisitiamo. Questo è un luogo in cui ci si puo’ “perdere” nelle scene di vita quotidiana: entriamo, è ancora presto, sono aperti quasi esclusivamente solo i banchi alimentari e quelli che propongono le colazioni. Ci piace vedere la abitudini della gente del posto. Qui è comune iniziare la giornata mangiando zuppe di verdura con pollo, il cosiddetto caldo de pollo o de galina. Per noi “fini” palati europei, questi cibi locali nonché gli odori che si respirano nell’aria non sono cosi invoglianti. Ricordo a tale proposito che non sono neppure le 8! Cusco è veramente una bella città, peccato non avere almeno ancora una giornata da dedicarci. La lasciamo a malincuore. Dopo questo breve giro cittadino, ci rechiamo nel vicino aeroporto (circa 20 minuti d’auto dal centro). Salutiamo il nostro autista Darwin che ci ha accompagnato oggi e svolgiamo le pratiche per il check-in. Il volo sarà tranquillo e da oltre 3000m ci troviamo catapultati al livello del mare: Lima, caldo molto umido e la solita nebbia della stagione invernale che avvolge spessissimo la metropoli. Qui praticamente non piove mai. Dall’aeroporto a Miraflores, quartiere residenziale dove soggiorniamo ci vogliono circa 45minuti o più (dipende dall’orario). Lima è l’unica metropoli peruviana: un agglomerato urbano di 10 milioni di persone. Città coloniale, la più europea e multirazziale di tutte le altre località del paese. Poiché arriva a toccare delle aree desertiche, alcuni la considerano la più estesa città al mondo costruita su un deserto. Si trova sul livello del mare, dal quale è separata da una spettacolare scogliera a strapiombo di circa 100 m di altezza, che nel corso dei secoli l’ha sempre protetta dagli imponenti tsunami dell’oceano pacifico. Il Perù infatti è soggetto a disastrosi terremoti. Miraflores è un quartiere residenziale, considetato molto sicuro. E’ di recente costruzione in molte zone ed è pieno di ristoranti, attività commerciali e hotel. L’ideale per i turisti alla ricerca di un posto tranquillo, dove poter passeggiare senza problemi. Il nostro albergo è molto vicino alle scogliere ed al lungomare. Facciamo una bellissima passeggiata fino al centro commerciale Larcomar, costruito proprio all’interno della scogliera, passando dal famoso Parque de l’Amor dove ci sono mosaici e frasi tra le più famose dei poeti di lingua spagnola, nonché l’affascinante scultura El Beso. La spiaggia sottostante è piena di ragazzi che fanno surf approfittando delle onde oceaniche. Peccato per la neblina (nebbia) che nasconde il cielo. Dopo questo rilassante pomeriggio, torniamo nella zona dell’hotel ed andiamo per cena a mangiare gli anticuchos. Siamo molto vicini al locale Tia Grimanesa: semplice e molto conosciuto. L’anticucho è uno spiedino sul quale vengono infilzate delle fette di cuore di mucca o di petto di pollo entrambi cucinati alla brace. Un classico piatto dello street food peruviano e non solo: è molto popolare anche in Bolivia. Dolce, per restare nella tradizione, ci facciamo una bella scorpacciata di churros in un vicino locale (si tratta di una pastella fritta semplicemente spolverata di zucchero o anche volendo ripiena). La giornata è volata e chiudiamo questa piccola parentesi in Lima. Domattina bus per il nord. Circa 8-9 ore di viaggio che ci porterà nella Cordillera Blanca: saliamo in montagna per la seconda parte del nostro viaggio…

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12 AGOSTO:
trasferimento Lima – Huaraz – Marcará/Cordillera Blanca (BUS LIMA-HUARAZ 8-9h. Moviltours).
Quella di oggi sarà una lunga tappa di trasferimento. Alle ore 9 abbiamo l’autobus a lunga percorrenza della compagnia Moviltours, diretto a Huaraz. Anche in questo caso abbiamo già acquistato i biglietti comodamente online prima di partire dall’Italia. Il trasporto di questo tipo è molto diffuso in tutto il sud America: pratico ed economico. Scegliamo il viaggio diurno per poter vedere un po’ di paesaggio. Col senno di poi mi sento di dire che è meglio percorrere certi tragitti durante la notte. Si ottimizzano i tempi e c’è meno traffico ad uscire dal “delirio” di Lima. Sarà una giornata lunga, sedili comodi, ma copriamo un lungo percorso. Arriviamo ormai col buio a  Huaraz, la “capitale” della Cordillera. Conta circa 120000 abitanti, sorge a circa 3100m a poca distanza dal Huascarán che con i 6.768m della cima sud è il più alto monte del paese. E’ tristemente nota per gli enormi danni subiti da un devastante terremoto nel 1970. E’ il centro principale per il trekking, l’andinismo (alpinismo delle Ande) e tutto l’outdoor in genere. Qui ci sono una miriade di agenzie pronte a cercare di soddisfare e soprattutto procacciare… più clienti si possa. Per questo è bene cercarne una affidabile e non fidarsi di quelle che promettono tanto con prezzi troppo bassi. Noi non ci fermiamo qua, proseguiamo in auto per Marcarà. Una piccola cittadina a circa 30 km da Huaraz. Scendiamo anche un po’ di quota: siamo a circa 2760m. Siamo felici di vivere la realtà di un Perù più genuino. Siamo infatti ancora un po’ frastornati dall’atmosfera troppo artefatta vissuta nella zona di Cusco e causata dal turismo di massa. A Marcarà sorge il Centro Andinismo Renato Casarotto. Nato dopo vari anni di attivitá educative della popolazione locale, soprattutto fra i giovani amanti della montagna e patrocinato dalla famosa Operazione Mato Grosso (O.M.G.). Quest’ultimo è un movimento che offre a giovani e ragazzi la possibilità di numerose esperienze formative, un aiuto notevole in queste aree particolarmente povere. Il Centro Casarotto è un fabbricato molto recente che gode di un panorama stupendo sulla Cordillera Blanca da un lato e sulla Cordillera Negra dall’altro. Ci sono tutti i servizi necessari: hotel, ristorante e l’agenzia turistica specializzata nei trekking ed andinismo. É dedicato a Renato Casarotto, grande alpinista Vicentino morto di ritorno dal K2 in Himalaya. Uno degli alpinisti che ha scritto pagine di leggendarie scalate fra cui innumeravoli prime ascensioni in varie cime andine. La gestione del Centro è affidata alle Guide dell’Associazione Don Bosco Andes 6000. Siamo in un punto strategico per la partenza di escursioni, scalate e trekking. Intorno a questo progetto, l’OMG ha costruito anche 4 rifugi (Perù, Ishinca, Huascaran, Contrahierba) e 1 bivacco (Longoni) nella Cordillera Blanca, oggi gestiti da volontari Italiani e Peruviani. Tutti in luoghi bellissimi e strategici dal punto di vista escursionistico ed alpinistico. Cosa lodevole è che tutti gli introiti di questi Rifugi Andini, sono destinati alla costruzione della case delle famiglie povere delle alte valli andine ed aiuti vari alle comunità locali. Ci siamo appoggiati con estrema tranquillità all’organizzazione del trekking con l’Associazione Don Bosco Andes 6000, proprio in funzione delle premesse di cui ho scritto sopra. Ad esperienza completata non possiamo che aggiungere che siamo rimasti estremamente contenti sia dal lato pratico che dal lato umano. Il lungo viaggio da Lima a Marcarà termina alle 18,30 circa. Siamo stanchi: è stato molto più lungo del previsto, solo per uscire da Lima ci sono volute 3 ore a causa del traffico allucinante! Ci sistemiamo in camera, ci diamo una rinfrescata e conosciamo subito il simpatico “Bigi”, volontario italiano che segue la gestione logistica e ricettività del centro Casarotto durante questo periodo. Finalmente vediamo anche Quique, guida alpina, giovane e preparato responsabile dell’l’Associazione Don Bosco Andes 6000: sono mesi che ci scriviamo email per accordarci sul percorso e su tutti i dettagli. Ceniamo nel ristorante del centro e finalmente ci rilassiamo un po’. Domani ci attende la prima giornata in Cordillera dedicata all’acclimatamento. Breve camminata in Cordillera Negra, la sorella “minore” della Blanca, cosi chiamata perché priva quasi completamente di ghiacciai nonostante raggiunga quote notevoli che sfiorano i 5000m.

Info: andesdbosco@hotmail.com
Compagnie autobus a lunga percorrenza più affidabili:
http://www.moviltours.com.pe/
https://www.oltursa.com.pe/
http://www.cruzdelsur.com.pe

13 AGOSTO:
Marcarà (Cordillera Negra: giornata acclimatamento).
Trascorriamo una notte riposante e veramente ristoratrice. E’ presto quando mi alzo, sono solo le 6,30… Patrizia sta ancora riposando. Vado a vedere che tempo fa. Ieri sera purtroppo piovigginava e ci hanno detto che nei giorni passati il tempo è stato piuttosto inclemente soprattutto in quota. Ha anche nevicato!!!! Speriamo che il cambio della luna riporti un po’ di stabilità e ci conceda una finestra di bel tempo nei prossimi giorni. Con grande felicità vedo che il cielo è tutto sereno! Lo spettacolo che si gode dalla terrazza sul tetto del Centro Casarotto è da favola: il sole sta cominciando ad illuminare le cime intorno, primo fra tutti il Huascaran con la sua enorme massa di ghiaccio che ne ricopre buona parte delle pendici. L’aria è ancora fresca e spumeggiante. Fatta la colazione conosciamo la nostra guida. Oggi ci accompagnerà per una breve camminata e farà altrettanto durante il trekking. Si chiama Nilo, 24 anni, aspirante guida alpina. A ottobre ha l’ultima sessione del corso per passare guida dopo un lungo percorso di pratica/studio che qui dura circa 3 anni. Sono le 8,30 quando c’incamminiamo verso il sentiero non distante dal paese. Il sole scalda già molto: non dobbiamo farci ingannare dall’altezza. Siamo pur sempre in una regione sub tropicale e pertanto le condizioni climatiche sono ben differenti dalle nostre. Sarà una bella passeggiata di circa 5 ore. Raggiungiamo quota 3500: un bellissimo belvedere sulla vallata sottostante e le cime della Cordillera. Ci troviamo in una zona agricola, dove vi sono vari campi di grano ed avena ormai maturi per la raccolta che qui avviene ancora rigorosamente fatta a mano. Immagini veramente d’altri tempi. Torniamo a Marcarà verso le 15. Impolverati ed accaldati non vediamo l’ora di farci una bella doccia a cui seguirà la preparazione dei borsoni e delle attrezzature da portare nel trekking. Concludiamo il pomeriggio con un’interessante visita nel vicino villaggio di Jangas dove sorgono i laboratori della Pietra di Anta e la Cooperativa che si occupa di costruzione di mobili e relativa esposizione. Il tutto gestito ed organizzato dall’ OMG. Lavori veramente pregevoli eseguiti da giovani artigiani locali. Rientrati a Marcarà ci troviamo con Quique per fare il briefing relativo al nostro trekking. Siamo pronti non ci resta che partire domattina alle 8,30. La giornata è volata via: cena ed un po’ di relax.

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PREMESSA SUL TREKKING/NUMERI TOTALI:
Il trekking è quello denominato dei “quattordici 6000”, si svolge in 7 giorni. Punto di partenza Yanayacu, Quebrada Ulta, sulla strada per il passo Punta Olimpica sino a Llanganuco (lagune). 6 giorni di camminate su facili sentieri raggiungendo quote considerevoli (5000m) ed uno dedicato alla salita alpinistica del Nevado Pisco di 5752m. Passeremo 3 notti in tenda e 3 notti in rifugio (1 nel rif. Contrahierba e 2 nel rif. Perù: entrambi gestiti da volontari OMG). L’itinerario è escursionistico e a tappe che si realizzeranno attorno al Huascaran Sur e Norte e al Chopicalqui: i più elevati nevados della Cordillera Blanca oltre alla catena del Nevado Contrahierba. Intorno al percorso ci saranno molte altre cime ghiacciate, con la possibilità di scorgere ben quattordici “6000” (da qui il nome del trekking). Si seguono sentieri per lo più facili e tranquilli, adatti a ogni buon escursionista, con pernottamenti presso campi tendati e rifugi in quota tra scenari spettacolari. Inoltre nella prima parte, quella che attraversa il passo Punta Yanayacu e che conduce a Yanama, s’incontrano numerose testimonianze archeologiche preincaiche. Una fra tutte è la rocca di Quisuar, molto vicina al rifugio Contrahierba. Quest’ultimo è il più recente di quelli costruiti dall’organizzazione OMG (inaugurato negli ultimi anni). Questo percorso di 6 giorni è ideale per ammirare una delle sezioni più grandiose e ricche di fascino della catena andina. Al termine del trekking, dal rifugio Perù, può essere programmata la salita del Nevado Pisco (5752 m), salita alpinistica classificata PD o del Cerro Mirador (5200 m) classificata EE. In questa zona ci si ritrova letteralmente circondati dalle pareti ghiacciate tra le più spettacolari del mondo. Oltre al Huascaran e Chopicalqui, si trovano i 3 Huandoy ed il Chacraraju. Non molto distante ci sono l’Arternsoraju e l’Alpamayo: insomma il meglio delle cime andine.

Dislivello complessivo in salita: circa 3200m secondo le scelte di percorso.
Dislivello complessivo in discesa: circa 4300m secondo le scelte di percorso.
Punto di partenza: Puente 3940m, nella Quebrada Ulta.
Punto di arrivo: Cebollapampa 3900m
Quota massima: passi Yanayacu 4850m e Tres Condores circa 4950m.
Pernottamenti: in tenda e nei rifugi Contrahierba e Perù.
Materiale da trekking e da alpinismo per la salita al Nevado Pisco.
Difficoltà E, possibili tratti (facoltativi) EE.
Cartina consigliata: Oesterreichischer Alpenverein (OAV, www.alpenvereinskarten.at) scala 1:100.000, 0/3a Cordillera Blanca Nord (Perù).

14 AGOSTO: 1° giorno di trekking
Strada Quebrada Ulta 3940 m – Piano sotto Laguna Yanayacu 4250m
“Il mio zaino non è solo carico di materiali e di viveri: dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto il meglio di me stesso: porto me stesso, nel bene e nel male”.
(Renato Casarotto)
Oggi partiamo per il nostro trekking. L’emozione è forte: non è il primo che facciamo all’estero ed in quota, abbiamo avuto la fortuna di fare altre 3 esperienze in Himalaya e Karakorum. Ma come sappiamo, si riparte sempre da zero: ogni viaggio è una cosa a se. Abbiamo cercato di prepararci fisicamente in Italia. E’ dalla scorsa primavera che ci alleniamo al meglio per essere in forma. La giornata è nuovamente bella. Carichiamo il van con le nostre borse, zaini ecc… e conosciamo anche il cuoco, Luciano, che si è aggiunto stamattina. Il trasferimento in auto dura circa un’oretta. Si segue la valle del Rio Santa o Callejon de Huaylas e si svolta a Carhuaz sulla strada della Quebrada Ulta che conduce alla passo Punta Olimpica. Passiamo molto vicini al Huascaran che cosi risulta ancor più impressionante. Nilo, la guida, ci racconta di come anche in Perù il clima sia cambiato. Tempo più instabile rispetto a qualche anno fa e troppo caldo. Tutto ciò aumenta anche i pericoli in montagna. Il surriscaldamento rende instabili le grandi masse di ghiaccio che scaricano molto di più sulle varie pareti. Questo determina un aumento dei pericoli. L’associazione guide peruviana vieta di portare clienti in molte vie. Solo pochi giorni fa, proprio sul Huascaran sono purtroppo morte 4 persone: 2 guide e due clienti. Un seracco si è staccato e li ha sepolti. Entriamo nell’omonimo parco: per accedervi vi sono vari ingressi, tutti con guardiani. Occorre pagare un biglietto. Dopo pochi minuti di salita sulla panoramicissima strada che conduce al Passo Punta Olimpica ci fermiamo in località Puente a quota 3940m sotto i primi tornanti del valico Qui parte il sentiero per la Punta Yanayacu. Ci stanno aspettando due arrieros con 4 asini e due cavalli. Tutti solo per trasportare il necessario del trekking! Sono padre e figlio, due altre persone semplici e riservate. La giornata è bella e c’è un caldo sole “traditore” che a queste altezze punisce chi non usa la crema! Siamo sotto la spettacolare piramide di roccia e ghiaccio del Nevado Ulta. Cominciamo a camminare, il sentiero sale gradatamente: è il percorso ideale per iniziare. Nilo ha un ottimo passo “adattato” alle nostre possibilità. Sappiamo benissimo che è buona norma rallentare tutti i movimenti: ogni forzatura più si sale e più può creare problemi di adattamento. Proprio per rendere tutto più graduale abbiamo condiviso la proposta di Nilo di dormire ad una quota più bassa. Anziché raggiungere la prevista Laguna Yanayacu a 4515m ci fermiamo alla spianata sottostante a quota 4250 circa. La raggiungiamo senza grossi problemi in poco meno di 2 ore e 300m di dislivello. Passeremo il pomeriggio a goderci il panorama su parte della catena montuosa costituita dal Nevado Contrahierba (conta 5 cime la cui più alta supera i 6000m), il Chopicalqui e varie altre. La zona è molto verde. Vi sono molte piante chiamate Quenual, tipiche delle regioni subtropicali andine. Cresce e riesce a sopravvivere anche alle basse temperature ed a quote molto elevate al limite dei ghiacciai: presenta una stranissima corteccia rossiccia che si sfoglia creando una sorta di manto protettivo. Nonostante la quota stiamo bene. Appena il sole scende la temperatura cambia e di molto. Inoltre il cielo si sta coprendo e dopo aver ammirato un bel tramonto ci troviamo in mezzo alle nuvole. Intanto viene buio: è ora della prima cena del trekking. Verrà “servita” alle ore 18,30 nel “locale” ristorante…: la tenda cucina per capirci…!!! Mentre mangiamo aimé inizia anche un bel temporale: fuori c’è un tempo da lupi. Prevediamo una prima nottata movimentata. Luciano, il cuoco, ci delizia con un pasto buono, abbondante e per questo molto gradito. Stiamo cominciando a prendere confidenza un po’ con tutti. Ci piace “rompere” il muro che c’è fra gli accompagnatori ed i clienti. Alle 1930 siamo già rinchiusi nella tenda. Fuori piove, nevischia e c’è un vento fortissimo, non aggiungo altro… speriamo solo che smetta per domattina, altrimenti avremo un brutto risveglio!

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 1°TAPPA NEL DETTAGLIO:
Strada Quebrada Ulta 3940m – Piano sotto Laguna Yanayacu 4250m

Dislivello in salita: 300m circa.
Tempo: trasferimento in mezzo privato di 1,5 ore + salita 2 ore circa
Difficoltà: E.
Materiale di tappa: da escursionismo.
Note: Dalla strada carrozzabile che da Huaraz, Marcarà e Yungay sale al passo Punta Olimpica, la prima tappa segue un facile e ben segnato sentiero fino alla vasta spianata alla base della morena che porta alla Laguna Yanayacu ai piedi dei Nevados Chopicalqui e Contrahierbas. Un inizio tranquillo, adatto all’acclimatamento. Notte in Tenda.

15 AGOSTO: 2° GIORNO DI TREKKING
Piano 4350m – Laguna Yanayacu 4515 m – Punta/passo Yanayacu 4850 m – Laguna Ichic Ulta 4200m
Abbiamo passato una notte come prevedibile, piuttosto movimentata… Fuori ha smesso di piovere verso le 23 e subito dopo si è alzato un forte vento che ha spazzato tutte le nuvole. Il cielo si è rasserenato e la temperatura è velocemente scesa. Credo che stanotte sia andata intorno ai -7°/-8° sottozero! Non male per essere a metà agosto. E’ il primo risveglio in tenda del viaggio. Sono le 6,30 circa quando, non senza indugi, usciamo all’esterno. L’aria è molto fredda e non essendoci ancora il sole nella vallata, fatichiamo a scaldarci. Colazione ed ultimi preparativi. Oggi ci attende il primo passo in quota del trekking. Arriveremo a 4850m. Sembra impossibile, ma oggi è ferragosto. Sensazione strana se si pensa a questa giornata ed al come viene vissuta dalla maggior parte dei nostri parenti ed amici. Alle 7,45 partiamo. Fa freddo niente da obbiettare alle lamentele di Patrizia che patisce molto e che sta sicuramente “soffrendo” più di me. Ci vuole più di un’ora prima che il sole salga a sufficienza da cominciare a scaldarci. Il Chopicalqui è vicinissimo ed imponente, come l’immensa parete sud del Huascaran che ritroviamo contraddistinta dalla sua lunghissima ed inviolata cresta. Raggiungiamo la Laguna Yanayacu in circa 45 minuti. Quota 4515m. In tutta la zona il terreno è ricoperto da una spruzzata di neve, il che ci fa apprezzare il fatto dell’aver dormito ad una quota più bassa. Il cielo purtroppo a tratti è coperto da un po’ di nebbia, soprattutto verso il colle che dovremo raggiungere. La salita dal lago è su sfasciumi e lastroni di roccia. Il Passo o Cima Yanayacu è da secoli un punto strategico commerciale per collegare la vallata Ulta con quella che conduce all’abitato di Yanama. La salita è costante senza strappi e la quota notevole comincia a farsi sentire. Alle 10,30, dopo 2h45 minuti siamo al colle. Un’insellatura nata in un taglio della cresta rocciosa che si sviluppa su tutta la zona. Il panorama è bellissimo: si apre a perdita d’occhio, verso la vallata sottostante che a breve percorreremo. Peccato per le nebbie basse che oscurano a tratti la visuale sul Nevado Contrahierba. Facciamo una sosta per rifocillarci e soprattutto per bere. Qui riprendono a funzionare i cellulari e purtroppo al nostro cuoco Luciano arriva una bruttissima notizia: suo suocero è morto, pertanto dovrà abbandonarci e rientrare alla svelta a casa dalla sua famiglia. Ci dispiace molto per lui soprattutto per come ha ricevuto la notizia. Sarà l’intraprendente Nilo a prendere il suo posto. Lui del resto nonostante la sua giovane età, ha esperienza anche in questo senso: anni di gavetta da cuoco e portatore d’alta quota. Scendiamo dal colle alla volta di un lago glaciale posto alla base dalla morena del ghiacciaio Contrahierba. Da quest’ultimo spesso si scaricano sul paretone roccioso sottostante impressionanti slavine di ghiaccio. Alle 12,30 siamo al nuovo campo tendato. Salutiamo con dispiacere Luciano che nel frattempo ha preparato le sue cose e ci lascia. Da qui anche noi riusciamo a telefonare a casa. Il sole è caldo e ci godiamo le ore finali del pomeriggio: relax completo. La temperatura è decisamente più mite di ieri, nonostante ci si trovi a 4200m. Cena alle 18,30, prima che venga buio. Nilo è assolutamente all’altezza della situazione. Verso le 20 siamo in tenda, domani ci aspetta una tappa con poco dislivello in salita, ma lunga. Arriveremo al rifugio Contrahierba. Avremo qualche gradita comodità in più.

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2°TAPPA NEL DETTAGLIO:
piano campo tendato 4350m – Laguna Yanayacu 4515m – Passo Yanayacu 4850m – Laguna Ichic Ulta 4200m

Dislivello in salita: 650m circa.
Dislivello in discesa: 650m circa.
Tempo: 4,5 ore complessivo (circa 2,45 ore salita al passo ed 1,45 ore discesa alla laguna).
Difficoltà: E.
Note: percorso di alta spettacolarità che valica un passo sullo spartiacque principale tra gli oceani Pacifico e Atlantico transitato fin dall’antichità, la Punta Yanayacu 4850m. Il sentiero, percorribile anche da carovane di asini, sfrutta sistemi di cenge create da strati rocciosi e assume a tratti l’aspetto di via tagliata sugli abissi: come nella più tipica iconografia andina. Attorno, le moli gigantesche e ghiacciate del Huascaran, Chopicalqui e Contrahierba. La salita dal campo inferiore alla Laguna Yanuyacu si svolge su un bel sentiero al di sopra di una morena. Dal lago si prosegue sulla destra a mezzacosta. Il colle è già visibile e via via il sentiero è più accidentato e ripido. Si sviluppa su terreno spesso sdrucciolevole che diventa ripido sino ad incassarsi alla base di un paretone roccioso verticale. Si cammina su alcune cengie rocciose che conducono al colle che consiste, quest’ultimo, in una stretta fenditura naturale sulla parete citata pocanzi. La discesa avviene sul lato sinistro idrografico della vallata. La prima parte in un’aerea traccia scavata su una parete rocciosa (quota 4600m circa) e la seconda su un sentiero ben tracciato che perde quota gradualmente sino alla laguna sottostante meta odierna. Ci si accampa presso le Lagunas Ichic Ulta, di fronte all’imponente paretona rocciosa, morena dell’imponente e molto ritirato negli ultimi dieci anni, ghiacciaio Contrahierba. Si possono ammirare innumerevoli cascate frutto dello scioglimento delle nevi perenni soprastanti. (Notte in tenda).

16 AGOSTO: 3° GIORNO DI TREKKING
Camino de las Cascadas/Laguna Ichic Ulta 4200m – Rifugio Contrahierba 4140m
Nottata decisamente più tranquilla della precedente. Abbiamo dormito bene, nonostante i disagi che possono creare la tenda, il materassino ed il sacco a pelo. La temperatura è stata decisamente più accettabile ed il risveglio con il sole che sorge dietro le creste ci ha dato immediatamente sensazioni positive. Completiamo le solite operazioni di preparazione e chiusura bagagli e zaino per la giornata dopo una buona colazione preparata dal nostro cuoco-guida Nilo, con tanto di apprezzatissimi pancakes. La tappa di oggi parte in discesa, nella verde e rigogliosa Ichic Ulta. Perdiamo quota sino a circa 3700m circa. Un bel sentiero che scende gradatamente e non ci “massacra le ginocchia”. Questo tratto è pieno di cascate che si trovano sul lato destro della vallata, alimentate dall’acqua dei vasti ghiacciai soprastanti. Anche oggi non troviamo altri trekkers. Questo percorso è recente e non ancora molto pubblicizzato. Studiato dalle Guide dell’Associazione Andes 6000. La maggior parte delle agenzie di Huaraz propone il famoso Santa Cruz, un trekking molto famoso, che però proprio per questa ragione è sovraffollato. Raggiunto il fondovalle dovremo proseguire praticamente in piano per un lungo tratto e sul bordo di un piccolo canale d’irrigazione in cemento. Per raggiungerlo occorre però passare sul lato destro della vallata ed attraversare un torrente. Problema: il ponte al punto d’attraversamento è crollato! L’acqua però’ è alta, il fondo sconnesso e pieno di sassi nascosti dall’acqua che scende impetuosa. Io e Patrizia ci offriamo di attraversarlo a piedi nudi, ma Nilo ci consiglia di aspettare gli arrieros e di sfruttare uno dei due cavalli al seguito che è tenuto quasi completamente scarico proprio per evenienze di questo tipo. Nel frattempo che attendiamo l’arrivo della “cavalleria”, assistiamo ad una scena d’altri tempi: in un campo adiacente al greto del torrente un uomo e presumiamo le due figlie che non avranno più di 6-7anni, stanno raccogliendo gli escrementi delle mucche riponendo gli stessi in sacchi di iuta. Il tutto sarà utilizzato (ipotizziamo…) come concime per qualche campo coltivato in zona. Piccoli episodi questi, per sottolineare come tutto qui sia ancora estremamente semplice e se vogliamo primitivo rispetto a ciò che vediamo dalle nostre parti. Nel frattempo arrivano i “nostri” e così affrontiamo il guado a cavallo, cosicché da non poterci lamentare del non aver provato anche questa esperienza. Raggiunto il canale d’irrigazione lo seguiamo per circa un paio di chilometri (tratto semi pianeggiante) sino ad un bivio dove si trova un sentiero che sale verso il rifugio Contrahierba. Risaliamo: dobbiamo superare i circa 550m di dislivello che ci dividono dalla meta. Tempo splendido, vista stupenda che si apre oltre ai soliti Chopicalqui, Huascaran (che stiamo circumnavigando), anche sui lontani, ma bene visibili e favolosi: Huandoy, Alpamayo, Artensoraju e tante altre vette stupende. Verso la 14,30 arriviamo a destinazione. Il rifugio si trova su un’ampia spianata alla base della morena del Nevado Contrahierba. Una balconata naturale con un panorama mozzafiato. Qui in zona vi sono diversi resti di civiltà preincaiche molto presenti in queste vallate. Non per niente il rifugio, ultimo costruito dall’Operazione Mato Grosso ed inaugurato da pochi anni, riprende lo stile ad “incastro” delle pietre nella facciata e nel basamento, tipico delle popolazioni preincaiche. Siamo risaliti a 4140m. Il rifugio è gestito da un ragazzo della OMG che arriva dalla provincia di Lecco. Passerà qui tutta la stagione, un’esperienza di vita sicuramente importante e se mi è concesso molto formativa a livello umano. Nel rifugio troviamo anche un gruppo di 6 escursionisti italiani, che arrivano da un altro percorso e che nei prossimi due giorni ripercorreranno il nostro a ritroso. Proprio parlando con loro scopriamo che c’è stato un terremoto ad Arequipa la notte precedente. Vi sono anche alcuni morti. Il Perù purtroppo è molto sismico: abbiamo timore diano la notizia in Italia con la conseguente preoccupazione delle nostre famiglie. Purtroppo siamo nuovamente isolati e non si riesce a chiamare casa. Mi auguro si capisca che noi ci troviamo almeno a 1500 km di distanza! Assistiamo ad un tramonto da cartolina: abbiamo le più belle cime della Cordillera Blanca a poca distanza e ben visibili. Approfittiamo della comodità del rifugio per andare a dormire un po’ più tardi delle altre sere: piccole soddisfazioni…!!!!

3°TAPPA NEL DETTAGLIO:
Laguna Ichic Ulta 4200m – Camino de las Cascadas  – Rifugio Contrahierba 4140m

Dislivello in salita: 400m circa.
Dislivello in discesa: 500m circa.
Tempo: 3,30-4 ore
Difficoltà: E.
Note: la tappa che conduce al Rifugio Contrahierba immerge l’escursionista in un paesaggio molto particolare contraddistinto dalla meraviglia delle innumerevoli cascate che cadono dalle pareti alla base del grande ghiacciaio del Nevado Contrahierba. Qui si trovano numerose rovine preincaiche. La prima parte è in discesa, si perdono circa 500m lungo il lato sinistro della valle Ichic Ulta su un bel sentiero, largo e ben tracciato dato il passaggio frequente di carovane di asini e bestiame. Guadagnato il fondovalle si attraversa il torrente (attenzione: probabile guado da fare) e ci si porta sulla destra idrografica (2 ore). Da qui si segue a mezzacosta un canale d’irrigazione a tratti immersi nella vegetazione lussureggiante a tratti più fitta. Tutto ciò in netto contrasto con il severo ambiente glaciale d’alta montagna presente al di sopra a poche centinaia di metri. Lungo il canale dopo circa 2 km, s’imbocca un sentiero che percorre un vallone laterale. Quest’ultimo sale costante e gradatamente, a tratti si trovano alcune piccole conifere. Si giunge a quota 4000m circa, guadagnando il costone dove sorgono le rovine preincaiche del sito denominato Quisuar. Da qui seguendo la sommità del  grande costone che parte dalle rovine si raggiunge il rifugio in circa mezzo’ora di ottimo sentiero (1,5h circa dall’inizio della salita). Il Rifugio Contrahierba (4140m), ultimo costruito dall’OMG in ordine di tempo, è molto celebre per il suo muro costruito secondo la tecnica preincaica delle vicine rovine archeologiche. (notte in rifugio)

17 AGOSTO: 4° GIORNO DI TREKKING
Rifugio Contrahierba 4140m – Passo Pupash 4060m –Yanama 3400m
Inizia una nuova e sicuramente emozionante giornata. Quelle trascorse sino ad ora lo sono state e non ci aspettiamo di meno. Lasciamo il rifugio Contrahierba, la giornata è bella ed assolata. Il sorgere del sole ci ha regalato un’immagine stupenda di tutte le meravigliose cime intorno a noi. La tappa di oggi si svolgerà quasi tutta in discesa con arrivo nel villaggio di Yanama. Prima però ci rechiamo a poche centinaia di metri dal rifugio, dove un archeologo ed alcuni altri peruviani, stanno ricostruendo ormai da due anni una porzione in replica del vicino sito precolombiano di Quisuar. Ammiriamo il tutto, non fosse altro che per l’impegno che richiede la realizzazione. Un ulteriore sforzo voluto dall’organizzazione Mato Grosso per valorizzare il territorio. Terminata la visita comincia la discesa, passiamo dalle rovine di Quisuar: restano alcune mura che definiscono la forma originale di alcuni edifici. Da qui proseguiamo verso il vicino colle Pupash, a quota 4060m.  Da qui si vedono nei promontori circostanti altri numerosi resti di villaggi antichi. Dal colle scendiamo verso Yanama. Più perdiamo quota e più aumenta la temperatura, fa caldo e tanto! Arriviamo nel villaggio verso le 11, dopo una tranquilla camminata di circa 2,5 ore. Abbiamo incontrato molti greggi di capre e pecore. Se ne occupano di solito le donne dei villaggi che conducono il bestiame negli alti pascoli quotidianamente. Il distretto di Yanama è nella provincia di Yungay (regione di Ancash). Conta circa 7000 abitanti di cui solamente 600-700 nell’omonimo villaggio: il resto è sparso nei piccoli centri agricoli nei paraggi. Scrivo questi dati per evidenziare in quale realtà ci siamo trovati. E’ stata a mio parere una delle più belle giornate vissute in Perù, proprio per avere avuto la possibilità di vivere da spettatori la realtà e le abitudini del luogo, senza le solite influenze esterne portate dal turismo di massa. Una boccata d’ossigeno in tutti i sensi, anche per il fatto che siamo scesi di quota. Fa molto caldo, ma sentiamo come l’aria sia meno “sottile” e questo ci servirà per riossigenarci in vista della risalita di domani in quota e soprattutto del giorno seguente al Nevado Pisco. Nilo è nato a Yanama, ci fa vedere la scuola dove ha fatto l’equivalente delle nostre elementari e medie inferiori. Incontriamo per strada un paio dei suoi vecchi insegnanti. Sono circa tre mesi che non torna qua e siamo contenti per lui, perché oggi potrà rivedere la sua famiglia. Il suo lavoro lo costringe a stare lontano, una scelta di vita che però apprezzo molto, non fosse altro che per l’impegno e la passione che mette nel suo lavoro. Ci piace questo posto, semplice e vivace. Prima di arrivare nella zona dove campeggiamo, visitiamo la bella piazzetta del paese, messa a nuovo di recente e la vicina stupenda chiesa, con il bellissimo campanile fatto interamente con un mosaico che riprende la forma del mantello azzurro della Madonna. Anche a Yanama si vede l’impegno e lo sforzo dell’OMG per valorizzare il territorio e chi ci vive. Montiamo le tende a lato del campo di calcio del paese. Siamo davanti all’altra scuola del luogo, si tratta però di superiori. Siamo circondati da varie cascine. Intorno a noi prati verdi, bestiame al pascolo e la stupenda vista sulla Cordillera. Fa caldissimo, in tenda non si riesce a resistere. Fuori però c’è una bella brezza rigenerante. Passiamo tutto il pomeriggio ad oziare. Il campetto da calcio è una specie di luogo di ritrovo per le donne del posto che vengono a ricamare, cucire o anche solo a chiaccherare e per i giovani dai piu’ piccoli agli adolescenti che ad orari diversi vengono a giocare. Semplicità, non mi viene un altro termine per definire le sensazioni che ci trasmettono. Un’altra giornata è letteralmente volata via. A Yanama salutiamo anche i due arrieros che con oggi concludono la loro prestazione con noi. Vivono poco distanti da qua, stasera rientrano a casa. Domani infatti avremo un lungo trasferimento in auto verso la seconda e conclusiva parte del trekking.

perù perù perù

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4°TAPPA NEL DETTAGLIO:
Rifugio Contrahierba 4140m – Passo Pupash 4060m – Yanama 3400m

Dislivello in salita: 0
Dislivello in discesa: 750 m circa.
Tempo: 3 ore
Difficoltà: E.
Materiale di tappa: da escursionismo.
Note: dal rifugio Contrahierba, dopo avere visitato la vicina ricostruzione del villaggio preincaico di Quisuar, si scende, dedicando altre soste nelle numerose rovine preincaiche che s’incontrano lungo il tragitto. Si segue (consigliato) un percorso più lungo alternativo, ma anche più panoramico e che perde quota molto gradatamente raggiungendo il villaggio di Yanama. Il sentiero sino al sito di Quisuar è ben definito ed è quello già percorso ieri. Abbandonato quest’ultimo al bivio indicato con palina, si cambia percorso e si prosegue a destra per raggiungere il passo Pupash. Occorre all’inizio seguire una scomoda traccia poco visibile fra l’erba alta e che attraversa delle coltivazioni ed un paio di valloncelli (1,5 ore comprese soste per le visite). Dopo mezz’oretta si ritrova un sentiero evidente che conduce sul fondo di un vallone e da li a poco con una leggera salita sino al colle sopracitato. Giunti su quest’ultimo si scende gradatamente su un ampio sentiero sino al villaggio di Yanama. Continua la vista su un’infinità di nevados della Cordillera Blanca settentrionale. (circa 1-1,5 ore). Ultima notte in tenda.

18 AGOSTO: 5° GIORNO DI TREKKING
trasferimento (auto): Yanama 3400m – passo Portachuelo 4767m – Cebollapampa 3900m
Cebollapampa 3900m – Rifugio Perù 4675m
Dopo la solita colazione e preparazione bagagli, non ci avviamo a piedi, ma in auto. Oggi infatti dobbiamo fare un trasferimento nella valle Llanganuco, che fa sempre parte del parco Huascaran, ma è divisa rispetto a dove siamo noi dal passo Portachuelo. Parte pertanto la seconda parte del trekking. Il percorso è di circa 60km, la strada è molto tortuosa, sterrata ed accidentata. Questo nonostante sia la sola via di comunicazione fra le due vallate. Saliamo sul van: oltre a noi tre ci sono l’autista ed un altro ragazzo, entrambi di Huaraz. Al colle si può ammirare dall’alto la stupenda vallata sottostante nonché numerose cime, tra cui nuovamente il Huascaran che stiamo circumnavigando. Vediamo anche in lontananza il rifugio Perù, dove arriveremo oggi ed il Nevado Pisco, obbiettivo di domani: peccato che ci siano delle nebbie che coprono a tratti le cime intorno ai 6000m o poco più sotto. Se la strada fino a qua era brutta, ora sarà decisamente peggiore: dovremo perdere circa 900m di dislivello in un susseguirsi di tornanti infiniti e per di più su una pista sterrata ricavata su un ripido crinale non distante dal Nevado Chopicalqui. Stretta e con pochissime protezioni… incrociando se non bastasse, vari altri veicoli: non vediamo l’ora di arrivare in fondo! Finalmente dopo circa 2,5 ore di viaggio non troppo rilassato, arriviamo quasi alla base del crinale che conduce al colle. Veniamo scaricati in un tornante da dove si scende di una cinquantina di metri di dislivello arrivando direttamente a Cebollapampa, l’ampio pianoro da cui parte il sentiero per il rifugio Perù. Faremo il primo tratto da soli. Nilo prosegue sul van sino ad andare poco più avanti a recuperare il “nuovo” arriero con il suo asino che dovrà portare il nostro bagaglio. Uno solo, infatti abbiamo ridotto tutto al minimo necessario per questi due giorni, il resto prosegue direttamente a Marcarà. Ci fa strano camminare soli noi due, cosa che non avveniva da tempo e per di più in un luogo cosi lontano dai sentieri delle nostre Alpi. Da Cebollapampa sale sulla sinistra della vallata un polveroso sentiero che si alza velocemente di quota. Dopo circa un’ora di cammino ci raggiunge Nilo che ovviamente senza di noi è salito come un treno in corsa! Saliamo ulteriormente di quota: sentiamo decisamente la differenza rispetto a ieri a Yanama. In circa 2,5 ore siamo al rifugio. Luogo visto e rivisto in fotografia in tutti i mesi di preparazione del viaggio. Forse proprio per l’averci fantasticato sopra, rende tutto ancora più emozionante. Siamo ai piedi della morena del ghiacciaio dei Huandoy e Pisco. Alla base del piccolo promontorio su cui è stato costruito il rifugio c’è il grande piano dove vengono montati i campi tendati dei trekking. Per salire al Pisco si può ancora fare un campo intermedio a circa 4900m o campo morena, che però per motivi logistici in pochi sfruttano. Il rifugio Perù è il primo ad essere stato costruito dall’OMG, nel lontano 1996. Entrati finalmente nel suo interno abbiamo modo di cambiarci e riscaldarci un po’. L’altezza è già considerevole ed è bene non raffreddarsi troppo. Conosciamo i ragazzi italiani dell’OMG che gestiscono la struttura. Sono in cinque. Sicuramente per loro un’esperienza molto forte in tutti i sensi, soprattutto per Federica, la responsabile che è colei che trascorrerà qui più tempo: da maggio a settembre per capirci. Ci sistemiamo in una delle camerate. E’ la più piccola del rifugio, 12 posti letto. Non pernotterà tantissima gente questa notte: molto gentilmente i ragazzi dello staff ce la danno in “esclusiva”, cosicché abbiamo persino il bagno privato! Dorme con noi anche Nilo. Abbiamo quasi tutto il pomeriggio a disposizione e questa è una buona cosa per avere più ore per acclimatarsi. Domani infatti cercherò di salire in cima al Nevado Pisco insieme a Nilo (per lui è “solamente” la 5° volta quest’anno…), Patrizia invece come previsto non verrà. Il percorso è abbastanza lungo e spero di reggere allo sforzo che non è indifferente vista soprattutto l’altezza che si raggiunge. Purtroppo le nebbie coprono la punta anche se dal rifugio si può ammirare il sottostante ghiacciaio. Quest’anno è stata un’annata piuttosto avara di nevicate nel periodo delle piogge. Pertanto quest’ultimo è un po’ più accidentato e vi sono alcuni crepacci da aggirare normalmente non presenti. Il clima anche qua risente dei problemi noti un po’ ovunque e questi immensi ghiacciai stanno inesorabilmente ritirandosi. Quest’anno per di più c’è stato El Niño: un fenomeno climatico periodico (in media avviene ogni 5-7 anni) e che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico (zona America Latina). Tipico nei mesi di dicembre e gennaio e che provoca conseguenti inondazioni nelle aree costiere direttamente interessate e siccità nelle zone più interne. Il pericolo inoltre è che normalmente è seguito dalla cosiddetta Niña, che a sua volta provoca l’effetto contrario: abbassamento repentino delle temperature e forte rischio di disastri ambientali nel caso sia particolarmente violenta. Tornando alla nostra giornata, io mi preparo con calma tutta l’attrezzatura per non correre il rischio di dimenticare qualcosa. Nel rifugio c’è ancora parecchia gente: tanti però stanno per scendere a valle. Domattina siamo solo io e Nilo a scalare il Pisco partendo dal rifugio. E’ comunque possibile che ci sia qualcuno che parte dal campo tendato sottostante. Cena prestissimo, sono solo le 18 e la definirei più una merenda…: il motivo è la sveglia che sarà a mezzanotte! Partenza prevista all’una e pertanto si deve cercare di riposare il più possibile. Speriamo che il tempo sia bello. Cala la notte, fuori non fa eccessivamente freddo e ci sono le stelle in cielo. Una bella serata con la luna piena che illumina tutto questo stupendo paesaggio intorno a noi.

5°TAPPA NEL DETTAGLIO:
trasferimento in auto: Yanama 3400m, passo Portachuelo de Llanganuco 4767m, Cebollapampa 3900m

Dislivello auto:  salita circa 1400m, discesa circa 900m
Tempo: 2,5-3 ore trasferimento su mezzo privato
Note: da Yanama ci si sposta alla seconda parte del trekking, nell’adiacente Valle di Llanganuco, per mezzo di un Bus o Taxi. L’antica mulattiera percorsa nei secoli scorsi è oggi sostituita da una carrozzabile sterrata che risulta a tratti molto tortuosa e sconnessa. Raggiunto il passo Portachuelo alla notevole quota di circa 4800m, si ridiscende alla spianata nel fondovalle che prende il nome di Cebollapampa (cebolla è una pianta molto diffusa in zona). Percorso “mozzafiato” su una strada con numerosi  tornanti, molto panoramica, ma sterrata, stretta e praticamente quasi priva di protezioni. Spettacolare la vista dal colle sulla vallata di Llanganuco e le montagne circostanti. Raggiunta la base della salita al colle, s’incontra un tornante da dove parte un sentiero che permette di raggiungere dopo pochi minuti di discesa la splendida Cebollapampa. Da qui si ricomincia a salire a piedi verso il rifugio Perù al Pisco.
Cebollapampa 3900m – Rifugio Perù al Pisco 4675m
Dislivello in salita: circa 800m
Tempo: 2,5-3 ore
Difficoltà: E.
Materiale di tappa: da escursionismo
Note: tappa tranquilla di accesso al rifugio Perù al Pisco. Il  trasferimento in auto attraverso il Passo Portachuelo mette il fisico al dura prova: in poco tempo si arriva alla considerevole altezza di quasi 4800m per poi ridiscendere velocemente di quasi 1000m! L’auto ferma poco sopra a Cebollapampa: un tornante ad alcune centinaia di metri dalla spianata. Da qui si perdono circa 50 m di dislivello e guadagnato il piano si deve porre attenzione ai segnali che indicano il rifugio Pisco. Vi sono infatti due sentieri: quello a sinistra va al rifugio Perù, quello a destra segue il pianoro in direzione della Laguna 69. La polverosa mulattiera sale molto rapidamente ed in breve tempo si prende quota (circa 0,45-1ora quota circa 4100-4200). Si raggiunge un valloncello laterale, il sentiero ora prosegue sul suo lato sinistro salendo linearmente su una piccola cresta. Si raggiunge un colletto (1-1,5 ore, quota 4500 m circa), lo si supera entrando in una piccola conca dove inizia un terreno simile ad una morena seppur sempre si cammini su un bel sentiero. Risaliti lungo questa conca si raggiunge un altro colletto (quota 4600m circa: pilone votivo della Madonna) e da cui si può vedere, poco più in alto, chiaramente il rifugio. In circa 0,30/0,45 minuti lo si raggiunge dopo aver percorso un piccolo falsopiano, che porta inizialmente al campo base (dove vengono solitamente montate le tende dei gruppi). Qui c’è il bivio del sentiero con indicazione per il rif. Perù: un ultimo tratto in salita che peraltro è anche lo stesso che conduce alla morena del Pisco. Il rifugio offre vitto e alloggio, 80 posti letto ed è gestito sempre dall’Organizzazione Mato Grosso. E’ posto tappa per le salite alpinistiche al Nevado Pisco, i 3 Huandoy oppure per interessanti e noti percorsi di trekking, come quello che porta alla Laguna 69 o alla Laguna Corazón al Huandoy Sur. (notte in rifugio).

19 AGOSTO: 6° GIORNO DI TREKKING
Rifugio Peru’ 4675m – ascensione Nevado PISCO 5752m
Sveglia a dir poco da panico: MEZZANOTTE! Ho riposato abbastanza bene dalle 19:30 dormicchiando. Nilo si è coricato un’oretta: mi spiega che ogni qualvolta deve fare un’ascensione non riesce a chiudere occhio. Ci vestiamo e facciamo colazione, Patrizia può ricominciare a dormire. Mentre mangiamo vediamo passare un gruppo di 6 persone che arriva sicuramente dal campo tendato nella spianata sotto il rifugio. Non saremo soli a salire. All’una come previsto siamo fuori dal rifugio e c’incamminiamo sul sentiero che risale la morena. C’è una bellissima luna piena a tal punto che le frontali all’inizio quasi non servono. La salita al Pisco può essere, volendo, affrontata anche più tardi: partenza alle 2-3 se si sale abbastanza velocemente. Non sicuramente il mio caso. Ciò che conta è essere in punta quando albeggia e pertanto salire e scendere sul ghiacciaio prima che il sole diventi troppo forte. Affrontiamo il primo tratto di sentiero appena sopra il rifugio che permette di rimontare la dorsale della morena. Ci vuole circa mezz’ora. Da qui occorre imboccare uno stretto, ripido ed al quanto sdrucciolevole canalino. Per fortuna c’è una catena con cui ci si aiuta per i primi 10-15m. Da lì in poi si scende ulteriormente, ma la pendenza diminuisce. Alla base del canale occorre fare molta attenzione sul dove proseguire. La morena è veramente un labirinto di pietre e terra, in più ci si trova al buio ed i punti di riferimento sono pochissimi. Per fortuna Nilo conosce bene il percorso e non sbaglia. Siamo scesi di un centinaio di metri, proseguiamo saltando da un masso all’altro. E’ meglio accendere la frontale che ora serve molto: la  mia è nuova e vedo con piacere che fa una luce stupenda. Talmente luminosa che Nilo davanti a me non ha bisogno della sua! La fatica si fa sentire: questa morena non smentisce la sua fama di “spacca gambe”. Saliamo passo dopo passo, l’altezza aumenta, l’aria si assottiglia, ma procediamo abbastanza bene. Vediamo più avanti a noi le luci delle frontali del gruppo che ci precede. Nilo mi fa notare che hanno sbagliato percorso e si sono andati ad infilare in un canale ripido ed esposto per risalire sulla cresta soprastante. Inutili rischi da affrontare perché non si conosce il percorso. Raggiungiamo anche noi, per fortuna con la traccia di sentiero esatta, la dorsale sul fianco destro della morena. Da qua inizia una parte con la progressione facilitata, grazie alla traccia più evidente e meno rocciosa. In mezz’ora circa si arriva all’attacco del ghiacciaio (5100 m circa) percorrendo i tratti che lo precedono su alcune rocce glaciali che dimostrano di quanto si sia ritirato rispetto ad un passato non troppo remoto. Purtroppo nel frattempo il cielo si è lentamente quasi coperto del tutto e spero non siano segni premonitori negativi. Non fa eccessivamente freddo: saremo intorno agli zero gradi o poco meno. Probabile che la temperatura diminuisca ulteriormente dal colle in su, dove lo spazio si apre. Raggiungiamo il gruppo di ragazzi che ci ha preceduto. Sono 6 venezuelani. Ci mettiamo imbragatura, ramponi e ci leghiamo. Si ricomincia a salire. Il primo tratto è su ghiaccio piuttosto crostoso e duro, man mano che si sale per fortuna si trova neve compatta dove i ramponi “mordono” bene e non si rischia di scivolare. Arriviamo al colle: siamo ormai a circa 5300m, un po’ di stanchezza comincia a farsi sentire dopo oltre 3,5 ore di cammino. Il cielo aimé si è coperto completamente. Fa anche più freddo e come mi aveva anticipato Nilo, al colle tira un bel vento gelido. Se non bastasse scende un po’ di pulviscolo gelato. Non ci voleva. Il mio pensiero va a quanto manca… Il colle è molto ampio, si prosegue sulla destra per un tratto semi pianeggiante e che permette di riprendere un po’ di fiato. Di li a poco il crestone diventa più ripido e si devono superare alcuni grossi crepacci ed aggirare degli impressionanti seracchi. La pendenza è buona e c’è da annotare solo un punto in cui c’è una parete con pendenza intorno ai 50° alta circa 20-30m. Quest’ultima si presenta in modo diverso a secondo degli anni e dell’innevamento. La fatica aumenta e la progressione è più lenta. Vedo più su di noi le tre cordate dei venezuelani, avranno una ventina di minuti di vantaggio. Il tempo passa e comincia ad albeggiare. Verso le sei per fortuna le condizioni migliorano, il cielo ricomincia ad aprirsi e percorriamo gli ultimi metri con il sole che comincia ad apparire dietro la Cordillera. Che dire: la fatica la sento ed eccome, sono stanco, ma ci siamo quasi, “stringo i denti” e proseguo. Quando Nilo mi fa capire che la cima è “solamente là dietro…”, mi pervade una sensazione d’euforia ed eccitazione che non è possibile descrivere a parole. Occorre veramente solo l’ultimo piccolo sforzo, il sole comincia ad illuminare la neve ed intravedo il gruppo di venezuelani a pochi metri che festeggiano: ci siamo! Non mi sembra vero… 5,5 ore e siamo in cima, soste comprese: è andata molto bene. Complimenti ed abbracci con tutti e soprattutto con Nilo con cui ho condiviso ogni momento: una sincera e reciproca soddisfazione. Un premio eccezionale è il panorama tutto intorno a noi e che lascia senza fiato. 360° di stupende montagne: Huascaran, Huandoy, Alpamayo, Artensoraju (la montagna presa come riferimento per il simbolo della Paramount), Chacraraju e Chopicalqui per nominare le più famose. Immagini che mi resteranno per sempre impresse nella mente. Facciamo le foto di rito e mi godo ancora alcuni minuti prima di cominciare la lunga discesa. Sino al colle nessun problema, l’ambiente con la luce solare è cambiato molto. Da lì un’altra rapida discesa sino alla fine del ghiacciaio. Ci sleghiamo e ci leviamo ramponi e piccozze. Da qui inizia il tratto sulla morena. Interminabile. Sono le 11 quando arriviamo al rifugio. In anticipo rispetto a quanto prevedevamo. Infatti Patrizia sarebbe dovuta venire in cima alla morena verso le 11,30. Invece la ritroviamo ancora dentro al rifugio. Sarà veramente un pomeriggio di meritato riposo. Abbondante cena che comprende anche degli spettacolari spaghetti al ragù e per brindare al successo ci facciamo preparare un bel pisco sour. E’ il più famoso cocktail peruviano. A base del liquore pisco, limone, zucchero e bianco dell’uovo. Domani ultimo giorno di trekking e rientro a Marcarà.

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6°TAPPA nel DETTAGLIO: salita al NEVADO PISCO 5752m
Attrezzatura d’alpinismo
Difficoltà:
PD
Esposizione prevalente: Sud-Ovest
Quota partenza (m): 4675 Rif. Perù (oppure campo morena 4900m: logisticamente sconsigliato e poco sfruttato dalle agenzie, salvo si abbia tenda e mangiare personale al seguito).
Quota vetta (m): 5752m
Dislivello complessivo (m): oltre +1200/-1200m (salita: tiene conto di alcune perdite di dislivello, quota sulla morena), discesa (seguendo il percorso della salita). (cartografia: Alpenvereinskarte tav. 0/3a – Cordillera Blanca Nord).
Percorso: dal rif. Perù salire la ripida morena fino al suo culmine (sentiero ben segnato), raggiungere quota 4800m circa e ridiscendere dall’altro lato (stretto e ripido canalino molto sdrucciolevole: catena per il primo tratto. Attenzione soprattutto al ritorno quando c’è maggiore stanchezza…). Si scende ancora un po’ perdendo circa 100m di dislivello. Si attraversa la gigantesca ed accidentata morena seguendo gli ometti e le poche tracce di sentiero non sempre facilmente visibili, soprattutto al buio: porre molta attenzione. Puntare verso l’evidente colle che separa uno dei tre Huandoy dal Pisco. Si raggiunge la base del ghiacciaio, che si trova a circa 200 m di dislivello dall’insellatura, risalendo dal fondo della morena su una sorta di dorsale che parte poco sopra ad uno dei due laghi glaciali presenti in zona. Dopo circa 2,5 ore si raggiunge il ghiaccio (quota 5100m circa, variabile a seconda delle condizioni stagionali). Da qui si calzano i ramponi ed in cordata si percorre la prima parte sino al colle (un’altra ora, totale 3,5 dal rifugio). Lampada frontale sempre necessaria. La traccia non sempre ben visibile: si devono superare a zig-zag alcuni grossi seracchi su un terreno che all’inizio è molto duro. Sotto il colle il terreno si trasforma in neve dura. Dall’ampio colle (quota 5300m circa: 3,5ore circa dal rifugio), risalire un tratto in falsopiano piegando a dx sino ad imboccare il glaciale crestone esposto a SW (pendenze variabili da 30°- 50°/55° in un solo tratto). Occorre oltrepassare alcuni grandi crepacci e seracchi. La cima è un grande panettone ghiacciato da cui c’è un’incredibile vista sulle principali vette della Cordillera Blanca: un premio per la fatica fatta (tempo totale dal rifugio 5,5 ore soste comprese).
Discesa per la via di salita (considerare altre 3,5-4ore circa essendo l’ultima parte impegnativa svolgendosi sull’impervia morena). (notte in rifugio)

20 AGOSTO: 7° GIORNO DI TREKKING
Rifugio Perù – Laguna 69 – Cebollapampa – Marcarà (auto)
Quella appena trascorsa è stata una notte di vero riposo. Dopo la faticaccia di ieri ho dormito bene, vari risvegli come al solito, ma nessun problema a riaddormentarmi. Anche Patrizia sembra in forma. Oggi sarà l’ultima tappa e ci sono tutte le premesse perché sia un gran bel finale del trekking. Fuori c’è già un gran bel sole ed il Nevado Pisco è sempre lì che ci domina dall’alto con il sua manto bianco. Il rifugio è semivuoto. Anche lo staff oggi potrà starsene un po’ tranquillo. Ci godiamo l’ultima colazione in quota ed alle 8,30 dopo i doverosi saluti ci avviamo. Sono stati due giorni veramente pieni di emozioni. Se penso che l’idea di venire qua è proprio partita dall’aver letto circa due anni fa un interessante articolo sulla rivista del Cai che ne parlava approfonditamente. Ci dirigiamo non sul sentiero fatto all’andata da Cebollapampa, ma su un altro che procede leggermente in discesa sulla sinistra ed aimé nuovamente sull’impervia morena sotto il Pisco. Per fortuna il tratto è meno accidentato di quello che si percorre per raggiungere il ghiacciaio. Raggiunto un bellissimo lago glaciale da cui c’è una vista sull’ impressionante parete nord del Huascaran (via Casarotto per capirci…) si comincia a salire alla base di un pendio scosceso. Un sentiero evidente che sale ripido. Da qui in breve si raggiunge quota 4900m circa. Si aggira una spalla rocciosa che forma un piccolo colletto e si abbandona definitivamente la vista stupenda sul vallone dove si trova il rif. Perù ed i ghiacciai soprastanti. Mi volto ancora per uno sguardo, faccio una foto con la memoria perché ci tengo a fermare questo momento che racchiude un po’ tutto ciò che abbiamo vissuto in questi giorni. Proseguiamo a mezzacosta su un pendio scosceso che gradatamente sale sul Paso Tres Condores a quota 4950m circa. Sfioriamo i 5000m ancora un volta prima di scendere a valle. Purtroppo alcune nebbie mosse dal vento coprono a tratti le cime circostanti tra cui l’impressionante Chacraraju. Dopo pochi minuti di discesa su un evidente sentiero che ci fa perdere in fretta quota, appare nel basso la suggestiva Laguna 69. Uno stupendo lago di montagna dalle acque azzurre e cristalline. Speriamo che quando lo raggiungeremo ci sia un bel sole che ne accende i colori. Lo raggiungiamo alle 11 circa: purtroppo le fastidiose nuvole non lasciano che il sole illumini come vorremmo lo specchio d’acqua. Attendiamo impazienti svariati minuti, sino a quando, finalmente, ci appare dinanzi l’immagine da cartolina. La Laguna 69 è uno dei laghi più famosi e visitati della Cordillera Blanca. Lo si può raggiungere in giornata partendo molto presto in bus da Huaraz e proseguendo a piedi da Cebollapampa, con una salita di circa 3-4 ore e superando circa 700m di dislivello. E’ un classico tour giornaliero offerto da quasi tutte le agenzie di trekking. Il nome singolare del lago deriva dal numero assegnatogli dopo il censimento avvenuto a seguito del disastro del 1970. In quell’anno infatti fu proprio un lago che, tracimando, provocò un’inondazione spaventosa nella vallata di Huaraz e come conseguenza migliaia di vittime. Le autorità locali registrarono gli oltre 400 specchi d’acqua presenti in zona, numerandoli e nel caso di necessità provvedendo a metterli in sicurezza. Ci troviamo a circa 4600m proprio sotto l’impressionante paretone di ghiaccio del Chacraraju. Appagati dalla stupendo paesaggio ammirato, verso le 12 cominciamo a scendere. Lungo il sentiero incontriamo una miriade di persone che sale per arrivare al lago. Sono quelli che citavo pocanzi e che arrivano per un daily tour da Huaraz. Per noi ormai si tratta solo più di scendere su un bel sentiero e ci separano circa 2 ore all’arrivo. Man mano che perdiamo quota fa sempre più caldo. Quando ci troviamo a poche centinaia di metri da Cebollapampa, Patrizia ha “la bella idea” d’inciamparsi in un’apparentemente innocua pietra affiorante. Risultato: caduta di faccia con un taglio a lato del sopracciglio! Un bello spavento per tutti. Per fortuna smette di sanguinare abbastanza in fretta e sembra che il taglietto non sia eccessivo. Un bel sospiro di sollievo: sarebbe stato veramente un peccato finire in malo modo un così bel trekking. Da Cebollapampa dobbiamo proseguire ancora alcuni minuti sino al posto di controllo dei guardiaparco che non devono aver lasciato transitare il nostro furgone. Da qui sarà un rientro di circa un’ora e mezza la cui prima parte avviene su un polverosissimo sterrato. Rientriamo dopo una settimana a Marcarà. Ci attende finalmente una vera ed apprezzatissima doccia oltre ad un comodo letto con le lenzuola! Purtroppo domattina rientreremo già a Lima. Abbiamo un po’ di tempo per prepararci i bagagli per il viaggio, questo già in previsione anche del volo verso l’Italia che si avvicina, aimé , molto velocemente!
Ci dobbiamo congedare anche da Nilo: abbiamo condiviso giornate fantastiche ed emozionanti e di questo porteremo un bellissimo ricordo con noi.

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7° TAPPA finale nel dettaglio:
Rifugio Perù 4675m – Passo Tres Condores 4950m – Laguna 69 4600m – Lagune Llanganuco 3900m – Marcará
Dislivello in salita: 300 m circa.
Dislivello in discesa: 1100 m circa.
Tempo: 5-6 ore + 1,5ore trasferimento auto
Difficoltà: E.
Materiale di tappa: da escursionismo.
Percorso: bellissima e panoramicissima tappa. Si scende dal rif. Perù alcune decine di metri sulla sottostante morena, la stessa del ghiacciaio del Pisco/Huandoy. Dopo un tratto di sentiero poco segnato e di pietraia, si arriva al lato di sinistra della vallata, da cui parte una traccia molto più evidente. Si comincia a salire sino ad un colletto a quota 4850 m circa. Gran bella vista su tutte le cime intorno (1,5 ora circa). Da qui si prosegue a mezza costa salendo leggermente per un tratto che conduce sempre su tracce di sentiero e con vari ometti come indicazione al passo Tres Condores (4950 m). (circa 2,5 dal rifugio). La vista si apre sulla spettacolare ed impressionante parete ghiacciata del Chacraraju. Comincia la discesa su un bel sentiero che permette velocemente di perdere quota. In circa 45 minuti si arriva alla sottostante Laguna 69 (circa 3,5 ore dal rifugio). Stupendo spettacolo di sfumature di azzurro che esplodono letteralmente quando lo specchio d’acqua viene illuminato dai raggi del sole. Dalla laguna, che si trova a quota 4600m, si scende su un bel sentiero, molto frequentato alla sottostante Cebollapampa che si raggiunge in circa 1,5-2 ore.(quota 3900 m)

21 AGOSTO:
trasferimento  (MARCARA’-HUARAZ-LIMA)  taxi-BUS ORE 9:00
Ultimo risveglio nella Cordillera. Colazione al Centro Casarotto dopo una magnifica notte riposante. Lasciamo Marcarà dopo aver salutato Bigi e Quique. Non nascondo un po’ di commozione nel farlo. Questa seconda parte del nostro viaggio in Perù ci ha dato molto, soprattutto a livello umano. Una vacanza che possiamo dividere decisamente in due parti distinte: la prima nel Perù più classico e turistico, stupendo, ma dove si vive aimé la solita atmosfera un po’ artefatta, che nasce di conseguenza all’afflusso sempre maggiore di stranieri. La seconda è ancora legata alle tradizioni locali ed alla vita di tutti i giorni. Giorni di completa estraneazione dalla nostra vita di tutti i giorni. Rientro nella caotica Lima. Oltre 8 ore di bus, una lunga giornata. Domani sera ci attende il volo per l’Europa.
Per fortuna al nostro arrivo nella capitale peruviana vediamo con piacere che è assente la nebbia e finalmente vediamo qualcosa in più. Dormiamo nuovamente a Miraflores e ne approfittiamo dopo esserci sistemati in hotel per fare un giro nelle vie commerciali gremite di gente che passeggia. Cena a base di carne alla griglia in uno dei tantissimi locali del quartiere.

22 AGOSTO:
LIMA, city tour (mattina), trasferimento e volo per l’Italia (via Madrid – operato da Iberia) pomeriggio.
L’ultima notte in Perù è trascorsa velocemente e ci siamo nuovamente riposati. Alle 9,30 abbiamo la partenza del city tour con l’autobus al centro commerciale Malecon. E’ una specie di city sightseeing hopon-hopoff, con la differenza però che non si può salire e scendere quanto si vuole, ma si deve seguire il gruppo con una visita guidata. Ci sono solo tre orari: mattina, pomeriggio e serale. Durata circa 4 ore. I biglietti li abbiamo acquistati già online sul sito di tripadvisor, Viator. Questo per essere sicuri di avere il posto ed anche immaginando di risparmiare qualcosa. Purtroppo riceviamo una brutta sorpresa: paradossalmente il ticket costa meno farlo in loco che online ed il nostro ci permetterebbe di fare solo il giro breve. Per fortuna la persona del bus addetto ai biglietti comprende il problema e ci fa molto gentilmente un upgrade gratuito, cosicché possiamo fare il tour più lungo al prezzo del botteghino. Il tour inizia con un giro nel quartiere Miraflores e San Isidro. Qui si fa la prima sosta guidata. Dopo si prosegue per il centro. Ottima la visita guidata per poter avere un’infarinatura della storia della città. Visitiamo la Plaza Mayor, vediamo la Catedral, il palazzo del Governo con il cambio della guardia. Entriamo anche al bellissimo monastero di San Francisco. Il centro storico è bene visitarlo accompagnati, Lima in queste zone non è considerata sicura al contrario dei quartieri come Miraflores o San Isidro. La giornata è bella la nebbia non c’è: ci godiamo un gran bel sole. Fa caldo nonostante sia ancora inverno. Ma a Lima l’inverno non è particolarmente rigido. E’ una zona semidesertica dove peraltro non piove mai. Rientrati dal tour abbiamo tempo di mangiare pranzo con calma al Malecon  che offre svariate possibilità in merito. Alle 15,30 dopo essere rientrati in hotel, ci viene a prendere l’auto per il trasferimento in aeroporto. Abbiamo il volo alle 19,30. Da Miraflores se non c’è traffico, in 30-45 minuti max ci si arriva.

23 AGOSTO:
MADRID, volo per MILANO Malpensa (Iberia)
Il volo intercontinentale va bene, nessun problema ed in perfetto orario. Ci resta la tratta per Milano. Così si chiude questa bella vacanza. Un ritorno in sud America dopo l’ultimo viaggio del 2009. Il Perù è veramente bello: meriterebbe un’altra visita e chissà che non si riesca ad organizzare in un futuro non troppo lontano…
Grazie a Patrizia per essere come sempre un’ottima compagna di viaggio.
Ciao
Gianluca


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