Marocco 2008


diario di viaggio dal 14 al 21 marzo di Marzia

Venerdi’ 14 marzo 2008
Siamo in quattro in questo viaggio, esperienza per noi insolita ma… con Giuly e Anto siamo ormai un gruppo collaudato!!!! Il suolo newyorchese ci ha già visto insieme, anche stavolta è toccato a me dirigere i giochi, cioè fare le selezioni e le prenotazioni con gli altri tre che si fidavano a scatola chiusa. Speriamo che il viaggio vada bene, perché l’inizio è incerto. Partiamo con due ore di ritardo perché sull’aereo si è staccato il sedile del co-pilota…
Il nostro volo da Bergamo atterra a Marrakech molto ritardo, usciamo dal gate un po’ rassegnati che ci toccherà il taxi, addio minibus mandato dal nostro riad. Ma ovviamente loro si informano sugli orari dei voli, non bisogna sempre fare gli italiani mal fidenti. Il nostro cartello con scritto “Riad L’orchidee” è li’ che ci aspetta. Ovviamente dietro il cartello c’è il conducente del nostro minibus….
Il viaggio fino alla Medina dura forse quindici minuti,il minibus non può condurci fino alla porta del riad che ti trova in un vicolo in mezzo a molti altri vicoli. Si ferma in un parcheggio da dove già si respira l’atmosfera cittadina. E’ l’ora di cena e intorno a noi c’è una vera fiumana di persone, che rischia di travolgere noi e le valigie. L’autista ci conduce sani e salvi in un dedalo di stradine fino alla porta del riad. Cerchiamo di memorizzare almeno la strada fino al parcheggio. Destra, sinistra,  ancora sinistra.. facile no? Aspetta, forse era destra sinistra destra….
Il nostro riad ci fa un po’ l’effetto grotta di Ali’ Baba’, che nel mio immaginario doveva essere proprio così. Fuori un muro di anonimi mattoni grigi, poi apri la porta e ti trovi nel paese delle meraviglie.
Nel nostro caso il portone si apre su un ingresso elegantissimo, con tanto di piccola piscina adorna di luci suffuse.
Le nostre due stanze ci aspettano, Capucine al piano terra e Jasmine al primo piano. Portarsi le valigie per una rampa di scale oppure aprire la porta accanto alla piscina??? Da bravi tiriamo a sorte le stanze e a noi tocca lanciare gli zaini appena oltre la piscina anziché tirare i trolley sui gradini… Però la nostra vittoria ha un rovescio della medaglia. Ma solo se il vostro riad ha un ospite francese che decide di studiare l’inglese ad alta voce alle cinque del mattino…
Siamo tutti e quattro affamatissimi, la nostra ospite ci chiede solo l’ora della colazione dell’indomani prima di farci fare una doccia (grazie al cielo anche la registrazione dei nostri passaporti verrà rimandata a domani) e uscire a cena.
Prima di mettere piede in strada ci facciamo dare indicazioni su come raggiungere piazza Jesma El Fna. Facilissimo direi: al parcheggio ci siamo (o no?). Da li, prima a destra, poi a sinistra….e poi…
Abbiamo tutto in testa, ma cicchiamo già alla prima a destra dopo il parcheggio.
Chiedere non ci pare una buona idea, anche perché veniamo subito adescati da troppe persone che vogliono farci vedere anzi portarci alla piazza… e tutti in direzioni diverse!!!!!
Alla fine ci pare che la cosa più intelligente da farsi sia seguire il fiume di gente e di motorini che ci circonda e tenta anche di investirci. Il primo impatto con Marrakech è frastornante ma in un certo senso anche divertente.
Ma almeno la folla sembra andare nella stessa direzione!!!! Sarà quella della piazza? Per grazia divina, si.
L’impatto di vederla la prima volta la sera è notevole. Noi ci arriviamo da Nord e la prima cosa che ci colpisce sono le luci e l’immenso fumo che si leva dalle bancarelle che cucinano il cibo. Vediamo entrambi, prima ancora di vedere cosa le produce. Sono tantissime, una accanto all’altra nel centro della piazza, con tutte le panche disposte intorno. Fanno a gara per accaparrarsi i clienti, tutti cercano di convincerti a mangiare da loro approcciandoti con la prima lingua che gli ispiri (nel nostro caso, sempre spagnolo!!!!!).
Alla fine per sfinimento (e per fame!!!) scegliamo il quarto o quinto che ci circuisce. Mangiamo spiedini di carne e condimenti, la voglia di girare è tanta ma siamo davvero troppo stanchi, anche solo tenere gli occhi aperti è un’impresa.
Decidiamo per le nanne… se troveremo la strada del riad.

Sabato 15 marzo 2008
Oggi volevamo dormire un po’, in fondo è vacanza no? Ma finiamo per ritrovarci a colazione tutti e quattro in anticipo. Noi svegliati dalle “lezioni d’inglese”, i nostri amici… dalla preghiera sotto la loro finestra dell’alba… e da un gallo pavarottiano che ha attaccato a cantare finita la preghiera.
Facciamo il piano della giornata mentre ci mangiamo la deliziosa colazione: caffè e latte, succo d’arancia, frittelle, torta, pane con diverse marmellate, burro e miele.
Usciamo per recarci verso il museo di Marrakech e di nuovo al parcheggio veniamo investiti dal fiume di gente della sera prima. Anzi, è molto di più, perché ora non ci sono solo persone e motorini a fari spenti (anzi, almeno con la luce questi li vediamo e possiamo evitarli) ma anche carrettini che non diresti mai che ci passano nei vicoli così stretti invece ce la fanno… se ti spiaccichi contro il muro!!!
E’ un’atmosfera molto coinvolgente, pare una città che non dorme mai (e forse è vero), ci si può divertire molto camminando guardandosi in giro a parte di prestare comunque molta attenzione. A non guardare dove si va si rischia di essere investiti da un motorino, da una bici, da un carrettino tirato da un asino, o da tutte queste cose assieme!
Grazie alla mappa sulla guida arriviamo al museo, dove per 60 dhm (circa 5,40 euro) facciamo l’ingresso cumulativo per il museo, la Madrasa (o Medersa) Ben Youssef e il Koubba Almoravide.
I tre monumenti sono vicini tra di loro ma la visita ci prende fino a ben oltre l’ora di pranzo.
Ci attardiamo molto guardandoceli senza fretta, soprattutto nel museo che è quello che ci piace di più. Bisogna capirci, abbiamo con noi un’ingegnere edile che come un pazzo fotografa ogni stucco del muro.
Ma lo sapete che tutto il marmo degli edifici viene dall’Italia, non comprato ma barattato con canne da zucchero?
Alle due passate tutti gli stomaci ormai urlano, e decidiamo che pranzare può essere una buona idea. Torniamo in piazza e scegliamo uno dei indirizzi della guida, il caffè Toubkal. E’ un localino senza pretese, con i tavolini proprio sulla piazza. .A dir la verità visto che di sotto è pure un po’ pieno proviamo ad avventurarci sulla terrazza che da sulla piazza, nonostante la routard mi allerti che ci fa un caldo che si schioppa. E come ha ragione… saliamo per trenta secondi a sondare la temperatura e scendiamo di corsa a riprenderci l’ultimo tavolino dove ci stringiamo in quattro. Qui si che si sta bene! Mangiamo pure benissimo spendendo in tutto 180 dhm bevande comprese. A proposito, a Marrakech i camerieri hanno la brutta abitudine di dare per scontato che anche se sei un turista non berrai e tentano di fuggire prima che tu possa ordinare da bere. Fermateli in tempo! Ce la prendiamo comoda, ci facciamo una specie di siesta, godendoci lo spettacolo che ci sfila davanti. A pochi passi da noi, un poliziotto litiga vivacemente in arabo con un marocchino che trasporta qualcosa su un carrettino. L’uomo non sembra per niente intimorito dall’uniforme: gesticola e urla quasi più del poliziotto.
Facciamo una passeggiata fino al Minareto, i suoi giardini sono in piena fioritura e creano un bellissimo effetto di colore.
Dopo tanta cultura, decidiamo di dedicarci alle frivolezze. Passiamo il resto del pomeriggio girellando nei souk, allungando l’occhio su cosa ci piacerebbe comprare l’ultimo giorno, nessuno di noi quattro ha voglia di trascinarsi nel tour gli acquisti!
Io e Luciano decidiamo subito che compreremo un tavolino di legno di cedro, appena ne vediamo alcuni ce ne innamoriamo! Mio papà falegname sarebbe orgoglioso di me! Beh, come portarlo a casa.. quello è un problema che al momento non ci poniamo…
Ci divertiamo molto, noi donnine prendiamo le vie assolutamente a caso, mentre i maschietti si occupano di tenere a mente la giusta direzione.
Dei souk mi colpiscono molto i colori e…. gli odori, mai sgradevoli, forse perché non fa ancora molto caldo. Riconosciamo a naso il souk della pelle e i nostri amici decidono subito che sarà una borsa la loro vittima. Uno dei miei preferiti è invece il souk delle spezie, per i suoi mille colori e profumi.
Intermezziamo la visita ai souk con un te’ alla menta in uno dei tanti bar che ha la terrazza sulla piazza. La giornata ci vola, il tramonto viene in un lampo.
Prima di rientrare decidiamo di cenare sempre al Caffè Toubkal, dove ci eravamo trovati davvero bene a pranzo. Abbiamo camminato talmente tanto che sospettiamo che se rientriamo a fare la doccia addio gambe per uscire di nuovo!!!!!Mangiamo quattro tajine di agnello davvero superbe, spendendo 160 dhm. Veramente avevamo ordinato quattro piatti completamente diversi: una tajine di pollo, una di verdure e una di manzo ma evidentemente la cucina quella sera serviva agnello.. per fortuna l’agnello piace a tutti noi!!!!

Domenica 16 marzo 2008
Oggi giù dal letto presto, la colazione è fissata alle sette del mattino. Alle otto il taxi ci aspetta per portarci a Essaouira. E’ stata la signora del riad a chiamarcelo dietro mia richiesta la sera prima, io poi ho contrattato al telefono la cifra. Da 1400 dhm richiesti inizialmente, sono riuscita a scendere a 1000 dhm…magari si poteva fare di meglio, ma il vero contrattatore della famiglia era in sciopero e mi ha lasciato la patata, sospetto perché non avesse voglia di contrattare in inglese al telefono. O spagnolo, o nada de nada!
Non so perché, ma io mi aspettavo un taxi come quelli di Cuba, quelle macchine che preghi che ce la facciano ad arrivare in fondo. Non era un’ipotesi tanto campata per aria, guardando le uno color “duna” che affollano Marrakech.
Invece, quando la gentile signora del riad ci accompagna al taxi (per me per paura che ci rubi il taxi sbagliato, tutto è possibile!) ci troviamo di fronte a un bel mini van da 6 posti spazioso e quasi nuovo.
La strada per Essaouira è due ore abbondanti, anche in taxi, e lungo la strada non manca l’incontro con le tanto famose capre arrampicatrici marocchine. Le nostre per la verità sono state messe su apposta dai marocchini perché noi le fotografassimo per dar loro qualche spicciolo… varrà lo stesso???
Il nostro tassista ci lascia al porto di Essaouira, concordiamo che alle quattro verrà a prenderci per il viaggio di ritorno. Noi quasi quasi vorremo fermarci un’oretta di più, ma lui insiste che essendo così esposta sull’oceano a marzo fa ancora freddo a pomeriggio inoltrato, quando il sole perde un po’ di forza.. magari insiste solo perché vuole tornare a casa prima, obietto io con gli altri da solita mal fidente, ma in effetti, anche adesso che sono le dieci del mattino, spira un vento mica male.
Abituati al caldo di Marrakech di ieri, ce ne stiamo bardati nelle nostre felpe tutta la mattina.
Passiamo la mattinata girando nella medina di Essaouira e nei suoi souk, è una cittadina davvero affascinante.
Sarà per la maggiore luce o per i mattoni più chiari, ma sembra meno soffocante della medina di Marrakech anche se lo ammetto, pur essendo bellissima non mi affascina come l’altra.
Quando arriviamo al porto, da dove si apre la lunga spiaggia, spira un vento molto forte ma lo spettacolo è comunque splendido. La spiaggia è piena di bagnanti coraggiosi, e molti fanno anche il bagno… e sono tutti marocchini, mica svedesi come mi aspettavo.
Io non resisto alla tentazione di arrotolarmi i jeans al ginocchio e di infilare i piedi in acqua. Non è invitante per un bagno, ma me l’aspettavo decisamente più fredda. Ed è pulitissima.
Camminiamo lungo la spiaggia alla ricerca di un posto che ci ispiri per mangiare, alla fine optiamo per il chiosco del Sofitel Hotel, che fa servizio ristorante anche per chi non è ospite dell’hotel. Il posto pare molto elegante e pretenzioso, ma i prezzi esposti sono ragionevolissimi.
Mentre i miei compagni di viaggio optano per dei fritti misti di pesce io ordino un piatto di sarde alla griglia, il cui profumo mi sta torturando da almeno un’ora praticamente in tutta la città.
Per 55 dhm mi arriva un piatto con dentro sette o otto sarde che fanno la mia felicità. Sono deliziose, me le sbafo tutta contenta mentre i miei compagni di viaggio fotografano anche i cadaveri che mi lascio indietro (e che voi non vedrete perché… che cacchio, un po’ di dignità ci vuole!).
Dopo che abbiamo mangiato il vento si è un po’ calmato… insomma, così ci raccontiamo perché moriamo dalla volta di farci una siesta sulla sabbia! Tiriamo fuori i salviettoni e ci sdraiamo a pancia all’aria sotto il sole, mettiamo anche la sveglia di un’ora per paura di dormire.. ma nessuno doveva dormire, tutti giuravamo di non avere sonno. Alla fine ci siamo svegliati tutti con il suono della sveglia e con la sabbia fino alle orecchie, anzi soprattutto dentro le orecchie….
Ultima puccia con i piedi nell’oceano e poi torniamo verso il porto, per visitare la fortezza con i suoi cannoni.
Mi colpisce soprattutto la vista di Essaouira che si gode dall’alto, con i numerosi gabbiani che passano veloci sopra le nostre teste. E’ uno spettacolo magnifico!
La nostra visita nella deliziosa cittadina si conclude con un tè alla menta in una gelateria vicino al porto gestita da un’italiana che si rammarica che non vogliamo constatare di persona quando è buono il suo gelato che lei importa apposta dall’Italia. Ma il gelato lo possiamo prendere quando vogliamo, il tè solo qui…
Ce lo mescola e ce lo serve personalmente mentre facciamo due chiacchiere e per ironia rimane uno dei migliori tè alla menta mai bevuti in Marocco.
E’ quasi tempo di tornare e la nostra guida aveva ragione: l’aria sta diventando sempre più freddina tanto che anche con felpe e maglioni abbiamo freddo mentre intorno alle dodici riuscivamo a stare senza problemi in maglietta a maniche corte.
Arriviamo a Marrakech giusto in tempo per una capatina in piazza per mangiare qualcosa prima di rientrare al riad.
Stavolta decidiamo di non farci irretire da nessuno, o almeno ci proviamo. Giriamo intorno alle bancarelle dall’esterno, alla ricerca di qualcosa che ci ispiri ma i gestori hanno l’occhio lungo… ci corrono incontro comunque! Alla fine vediamo una bancarella che ci ispira, che cuoce alla griglia delle salamelle che emanano un odore delizioso. Non pensiamo sia maiale, vista la quantità di marocchini che fa la fila per sedersi o farsi fare un panino al volo da portare via, ma non si sa mai e poi chi se ne frega se anche sono di dromedario, hanno un aspetto… da bravi ci mettiamo in fila. Ci sentiamo un pochino in colpa quando i gestori, appena ci vedono, sloggiano una famiglia marocchina che si stava attardando anche se avevano finito di mangiare.. solo un pochino in colpa però, visto che la famiglia non sembra essersela presa anzi, ci fa un gran sorrisone quando si alza.
Mangiamo le nostre salsicce spendendo in quattro la favolosa cifra di 74 dhm e ce ne andiamo a fare una doccia e poi a nanna… dopo la giornata intensa sospetto che puzziamo ormai come le capre arrampicatrici.

Lunedì 17 marzo 2008
Oggi a colazione decidiamo che la prima cosa che faremo nella giornata è andare a saldare come d’accordo il tour alla Sahara Expeditions, così ci togliamo il pensiero.
Tramite la nostra ospite i due maschietti si prenotano anche l’hammam per le cinque del pomeriggio e ci facciamo anche dare indicazioni su come raggiungerlo. E’ vicino alla piazza, dovrebbe essere facile.. dovrebbe.
Le indicazioni che mi avevano dato via mail quelli del tour per raggiungere i loro uffici sono molto chiare per fortuna, e li troviamo senza grossi problemi. L’unico vero ostacolo è cercare di superare a piedi la strada a quattro corsie che divide il Club Med dal Minareto, si rischia davvero la pelle. Bisognerebbe avere due occhi anche dietro per vedere i veicoli che sopraggiungono da ogni parte e che ASSOLUTAMENTE non si fermano per farti passare anche se sei sulle strisce pedonali.
Raggiungiamo l’agenzia, paghiamo, incassiamo la ricevuta e ci confermano che l’appuntamento per l’indomani è alle 7 del mattino davanti ai loro uffici.
Sbrigate queste formalità, decidiamo di avventurarci nella zona della Medina oltre la porta di Bab Agnaou.
Poco oltre la porta il marito contratta per un cappello, perché oggi fa davvero caldissimo ma lui ha lasciato il suo al riad, ci fermiamo a fare due foto alla moschea El Mansour da fuori e quando con la nostra calma arriviamo davanti alle Tombe Saadiane scopriamo che chiuderanno… da lì a 15 minuti!
Chiudono prestissimo, alle 11.45, per riaprire solo alle 14.45. Sulla guida c’era scritto ma non ci eravamo resi conto di aver perso tanto tempo bighellonando in giro dopo aver pagato il tour e fermandoci a fare foto!
Dopo breve consultazione decidiamo di tornare in zona piazza, fare un giro per i souk, pranzare e poi tornare a vedere le Tombe.
Ripartiamo quindi verso la piazza sotto un sole che inizia a essere cocente, sono quasi le dodici ma davvero oggi picchia come un forsennato e accogliamo con gioia l’ombra sotto i souk.
Giriamo per un’oretta, Luciano viene folgorato da un pouf di pelle di dimensioni di un agnello, mentre io lo guardo perplessa. Bello è bello, ma non dovevamo comprare tutto l’ultimo giorno???
Lui mi rassicura che nello zaino ci starà bello compatto dopo aver tolto i piumini che tanto nel deserto ci serviranno e si lancia nella contrattazione mentre noi tre lo guardiamo divertiti. Si perché la contrattazione parte in inglese poi, mistero dei misteri, man mano si infervora diventa non si capisce bene perché una contrattazione in lingua spagnola….Il prezzo parte da 1200 dhm ma il marito non vuole darne più di 300, il marocchino ci rivolta pure il pouf per fare vedere che la pelle è tutta cucita ma nulla, la contrattazione prosegue per venti minuti mentre noi disperati stiamo per sederci in mezzo all’acciottolato.
Alle fine il tutto si chiude a 350 dhm, il marocchino scuote la testa dicendo che con gli italiani e spagnoli c’è poco da fare, e poi si avvicina a me e mi chiede di regalargli almeno 2 o 3 penne, visto che è stato così generoso!!! Dopo 350 dhm e una penna (lo so che non ci credete, ma il marito ha contrattato anche su quante di quelle lasciare..) riusciamo ad andarcene…
I nostri amici, che fanno collezione di cinghiali in tutte le forme e fattezze, adocchiano un cinghiale di legno ma dopo il pouf è una cosa semplice. In cinque minuti Luciano se ne va con il cinghiale e possiamo finalmente andare a mangiare, ormai l’una è passata da un pezzo. Sempre seguendo la routard scegliamo il Tiznit, un caffè a due passi dal souk della scarpe, vicino alla piazza ma soprattutto a due passi da dove siamo noi. E’ un caffè minuscolo che si trova sopra una rampa di scale, i tavolini sono quattro in croce e noi dividiamo il nostro con due francesi. E’ sicuramente il pasto migliore di tutta la vacanza: mangiamo tajine, cus cus e un piatto di olive piccanti e tutto è il cibo migliore mai provato nella vacanza. Alla fine non raggiungiamo i 200 dhm al momento di saldare il conto, con piatti talmente abbondanti che il cus cus avanza pure.
Si avvicina l’orario di apertura delle Tombe, prima andiamo a vedere se riusciamo a trovare l’hamman che dovrebbe essere vicino al Tiznit, a parole.. in effetti lo è ma non è affatto agevole trovarlo, sbagliamo strada almeno tre volte e solo a forza di chiedere -rigorosamente alle donne, che sono le uniche che non tentano di vendertela l’informazione!- lo troviamo.
Ora che sappiamo dov’è e che i ragazzi potranno essere puntuali alle cinque, possiamo andare a vedere le tombe!
Come tutti i monumenti che abbiamo visitato fino ad ora, meritano senz’altro di essere viste, non solo per il prezzo ridicolo che si paga all’ingresso (10 dhm, cioè circa 0,90 euro a testa…) ma perché sono davvero notevoli.
Per la prima volta però troviamo tanti turisti, e facciamo un po’ di coda…
Alle cinque riaccompagniamo i maschietti davanti all’hammam e noi femminucce facciamo una tappa ristoratrice per un tè alla menta e un mega gelato (eh, doveva essere solo il tè ma poi abbiamo visto tutte quelle belle coppe passarci davanti e..) in un caffè con vista piazza. Stanno già allestendo le varie bancarelle per il cibo.
Noi siamo da sole e decidiamo che perderci nei souk può essere una buona idea. Tanto ci è appena arrivato un sms che i mariti saranno pronti solo alle sette.
Quella di perderci era una certezza perché nessuna di noi due ha il minimo senso dell’orientamento, se una si perde l’altra può solo far di peggio. Beh, basta orientarsi prendendo qualche punto di riferimento ci diciamo, e potremo farcela anche noi…
Non funziona mica tanto, perché dopo aver camminato nei souk prendendo vie assolutamente a caso e aver respinto gli articoli più disparati (legali e illegali) che ci venivano offerti ci troviamo davanti al Museo di Marrakech guardandoci perplesse, perché secondo i nostri calcoli dovevamo finire dalla parte opposta… Torniamo indietro e riusciamo a tornare alla piazza; secondo me, va detto, per puro culo.
Non contente ci infiliamo in un’altra delle tante vie che non avevamo mai fatto prima e ci troviamo.. nelle vie delle “bomboniere”. Cestini a forma di cuore, fiocchetti, cornici con grechine..chi l’avrebbe detto che fossero così frou frou in queste cose? I negozi ospitano solo musulmane che esattamente come noi scelgono tra le tante proposte cosa usare alle loro cerimonie di nozze e decidiamo di non fotografare. Ci sembra di invadere troppo la loro privacy, del resto la via è abbastanza nascosta, un motivo magari c’è.
Puntuali andiamo a recuperare i maschietti saunati, scrubbati e..affamati come draghi davanti all’hammam.
Sono stati contentissimi dell’esperienza, ma se non li portiamo subito a mangiare qualcosa ci svengono in braccio. Facciamo una tappa veloce in piazza in una delle bancarelle allestite e poi via di corsa al riad a preparare gli zaini e a nanna presto. Domani alle 6 ci aspetta la colazione.

Martedì 18 marzo 2008
Mi alzo che come nella stanza è buio pesto, non avendo finestre sull’esterno, e nell’accendere la luce…. puff, esplode la lampadina! E l'”esplosione” fa saltare la corrente in tutta la nostra camera… ma questa è sfiga. Provate voi a lavarvi le zampette e a vestirvi al buio con il pavimento disseminato di zaini e sacchi a pelo. Alla fine a tastoni riesco a recuperare la torcia che avevamo preso per il deserto e che ovviamente era molto in fondo allo zaino… e luce fu! Insomma, più o meno, quando l’ho presa su a casa mi pareva un pochino più potente…
Alla fine non ci va di perdere tempo andando in giro a cercare il ragazzo che ci dovrà preparare la colazione di lì a mezz’ora (e per fortuna che non l’abbiamo fatto, perché era già un po’ in danger per quella) e il qualche modo riusciamo a prepararci.
Mentre facciamo colazione il ragazzo si prodiga per farci riavere le luci nella nostra camera, cosa che gli farà guadagnare una mancia un pochino più alta di quella che avevamo in mente, così possiamo finire di mettere via le cose con un minimo di cognizione di causa, visto che qui non torneremo.
Salutiamo e bagagli in spalla ci avviamo verso il solito parcheggio dove dovrebbe aspettarci il nostro taxi. Essendo presto la strada che percorriamo è ancora piena di uomini in preghiera, gli stessi che svegliavano i nostri amici.
Individuiamo il nostro tassista o per meglio dire è lui a individuare noi, si sbraccia appena ci vede per richiamare la nostra attenzione. Fantastico, siamo a posto, carichiamo i bagagli e partiamo. Ma c’è un problema.. mentre siamo per strada, il tassista non sembra volerci portare alla Sahara Expeditions, ma al minibus di un certo Aziz! Vuoi vedere che abbiamo sbagliato taxi??? E difatti, dopo qualche chiarimento, risulta essere proprio così.. questo non è il nostro taxi. Solo che c’era solo quello, che fine ha fatto il nostro?? Vuoi vedere che l’hanno preso le persone che dovevano andare dal famoso Aziz?? E’ un mistero che non chiariremo mai quello, la cosa importante è che riusciamo a far capire al tassista dove dobbiamo andare noi, solo che non sa dov’è. Per fortuna noi sì, glielo spieghiamo e quasi in orario arriviamo davanti agli uffici della Sahara Expeditions, dove ci sono già in attesa diverse persone. Con grande efficienza, dopo neanche dieci minuti d’attesa, ci smistano sui vari minibus a seconda del tour prenotato. Io già a vedere tutta sta gente vado un po’ in fobia: ma perché ho preso un tour e non mi sono affittata un’auto che mi portasse verso Merzouga, già comincio a dirmi??? Il marito che intuisce il mio pensiero mi tiene d’occhio e digrigna i denti, per me prega solo che partiamo il prima possibile così non posso più tornare indietro!
Davanti al nostro mezzo, in attesa dell’autista, facciamo la conoscenza dei nostri compagni di viaggio: due signore newyorchesi, due ragazze coreane, un giapponese e un gruppetto di sei tra ragazzi e ragazze australiani… davvero una bella “insalata russa” di nazionalità!
Comincia il nostro viaggio… ve l’ho detto che in montagna soffro il mal d’auto, specie sui pullman??
Ecco, io me lo ero dimenticato, me lo sono ricordato subito appena imboccata la strada attraverso l’Atlante e le sue cime innevate.
La strada, davvero bella, mi distrae un po’ dalla sensazione che il mio stomaco sia già a dorso di dromedario. Chi avrebbe pensato di vedere la neve in Marocco?
A parte qualche sosta per fare delle foto e fare un break.. pipì, diciamolo pure, la prima vera sosta del viaggio è la kasbah di Ait Ben Haddou.
Spira un vento fortissimo, ma lo stesso gli incontri è uno di quelli che “segnano”…anche per le tonnellate di sabbia che ci riportiamo sul minibus come ricordo!
La prossima tappa è Ouarzazate, dove ci fermiamo a pranzo. Sarà il poco tempo, sarà il vento che spira ancora fortissimo, ma non mi fa battere il cuore. Non quanto la Valley of Dades, in cui ci inoltriamo subito dopo…
L’ambiente che ci circonda, le cosiddette conformazioni rocciose dette Dades, Sono davvero affascinanti e anche se le ore di viaggio che cominciamo ad avere sulle spalle sono tante non le soffriamo a forza di guardarci in giro. E poi io ho anche smesso di avere il mal di bus, cosa volere di più dalla vita?? La nostra prima giornata di viaggio si conclude proprio in questo bel luogo, ci fermiamo in un hotel davvero caratteristico con una bella terrazza che guarda sui Dades. Peccato che quando raggiungiamo le nostre stanze sono fredde gelate. Non hanno riscaldamento, ma nemmeno l’ombra, a parte una stufetta a gas dall’aria mortale nel corridoio (???) e fuori la temperatura è bruscamente calata tanto che noi indossiamo i nostri piumini. Per un attimo ci chiediamo.. com’è alloggiare qui a gennaio??? Per fortuna sul letto ci sono due coperte di lana, sarà una cattiva idea accendere il phon per cercare di scaldare un po’ la stanza? Magari l’idea è pessima, ma lo facciamo lo stesso.

Mercoledì 19 marzo 2008
Quando usciamo dall’hotel stamattina la temperatura è davvero rigida, siamo quasi vicini allo zero. L’autista ci spiega che siamo in quota, ecco perché fa così freddo.. ce n’eravamo accorti!
La temperatura cambia bruscamente, diventando molto calda, appena raggiungiamo la nostra prima tappa della giornata, un’oasi in pieno deserto.
E’ verdissima e rigogliosissima, e al suo interno accoglie un piccolo villaggio berbero. La visita è molto divertente, come in ogni tour che si rispetti si conclude con un piccolo “Vanna Marchi Show”, stavolta sotto forma di berbero che ci vuole vendere i suoi tappeti.
Belli sono belli, ma a piacere il genere secondo me nel souk di Marrakech si pagano meno, soprattutto perché si può contrattare. Qui si contratta poco, perché bisogna pagare le commissioni di vendita alla guida!
La prossima tappa è dopo poco, per il pranzo.
Il pasto è sicuramente il migliore di quelli proposti dal tour, il prezzo il solito che pare quasi convenzionato, circa 10 euro a testa.
Da lì in poi, a parte una breve sosta, è una tirata unica verso Merzouga.
Arriviamo all’hotel le cui tende ci ospiteranno per la notte che ormai non manca molto al tramonto.
Secondo i nostri calcoli dovremmo anche partire! Infatti ci fanno preparare, tirare giù i bagagli che ci servono, bardare ma… dei nostri cammelli nemmeno l’ombra!!! E ormai non è quasi più imbrunito, sta diventando proprio buio… alla fine Luciano riesce a trovare qualcuno dell’hotel che ci spiega quanto segue: i nostri cammelli sono in ritardo perché la sera prima c’è stata una tempesta di sabbia che ha fatto volare via le tende berbere e chi c’era dentro ha dovuto riparare in fretta nell’hotel e dormire lì. Noi quattro ci guardiamo, un po’ preoccupati: non è che ci salta la cammellata???
No, eh??? Intanto si sta facendo davvero buio, e noi siamo QUASI CERTI che ci salterà. Luciano rompe di nuovo le palle al nostro “informatore” ma lui ci rassicura: stasera c’è luna piena quindi eccezionalmente si può fare anche in piena notte! Chiaro, altrimenti mio marito non si chiamerebbe Lucky…quasi quasi è venuto in Marocco solo per poter salire su questo quadrupede Alla fine i nostri cammelli arrivano e noi siamo pronti in pochi minuti a partire. Fa davvero freddo ormai, ma noi siamo ben imbacuccati. La cammellata è un’emozione indescrivibile, con la luna piena il deserto è illuminato quasi a giorno, la sabbia è di un bianco latteo. E’ un peccato non avere le foto che immortalino l’evento, il cui ricordo ci accompagnerà per molto tempo.
Arriviamo alle nostre tende, e veniamo suddivisi tra le stesse. Noi dovremmo dividere la nostra tenda (e anche la tajine di cena!) con le due coreane e il giapponese. Vada per la cena ma quanto alla tenda.. non sono ancora entrata che già Luciano mi batte su una spalla:”io vorrei dormire fuori…”.
Fa un freddo becco, mi gioco il prossimo stipendio che si alzerà pure il vento ma abbiamo i sacchi sarcofago….ce la possiamo fare!
Per farcela ce la facciamo, io diciamo che a un certo punto svengo lì dove sono, davanti alla tajine mentre le coreane ancora ci stanno raccontando un po’ di loro, avranno pensato che sono proprio un bel tipo ma ragazzi, quando ho sonno non c’è nulla da fare. Mi allungo nel mio sacco a pelo e buona notte a tutti. In piena notte apro un occhio, che si riempie subito di sabbia!!! C’è una mezza bufera di sabbia, mi guardo in giro e a parte me, Luciano e un beduino a parecchi metri da noi non c’è nessuno che dorme fuori. Beata incoscienza! Ficco di nuovo la testa nel cappuccio del sarcofago e vado avanti a dormire.

Giovedì 20 marzo 2008
La parte più dura ma anche più bella della giornata è il risveglio all’alba.
I colori che la sabbia assume alla luce tenue del mattino sembrano usciti direttamente da photoshop.
Unica nota dolente: fa ancora molto freddo!
A essere precisi le note dolenti sono due: la seconda è che siamo degli storditi. Quando la notte precedente abbiamo disfatto i sacchi a pelo, non ci siamo minimamente preoccupati di riporre i sacchi protettivi. E con il vento che c’è stato durante la notte, disperiamo di poterli trovare. Mai disperare però….soprattutto se sono arancione bello deciso! Alla fine ne vediamo uno, sopra una duna poco distante.
Luciano parte subito al recupero del sacco perduto…. Mentre sta salendo io vedo il secondo porta sacco a pochi metri dal primo e da lui!!! Mi sbraccio, urlo, gli faccio mille segnali ma lui niente. Scende con il primo, e vede il secondo solo quando è ormai è arrivato accanto a me.
E quello???
“non ce la posso fare” ansima.
“Vado io!” ci dice uno dei beduini mentre noi lo guardiamo attoniti partire con i suoi sandaletti e incespicarsi sulle dune che pare Asterix dopo che ha bevuto la pozione. Ma che è???? Alla fine il beduino si guadagna la mancia, anche i nostri amici hanno perso uno dei loro sacchi ma di quello nemmeno l’ombra….. eh, quando uno ha più c**o che anima, come dice rassegnato il nostro amico.
Alla fine si fa l’ora di partire, per una cosa o per l’altra sono l’ultima a dover salire sul dromedario ma il mio.. non sembra volerne sapere. Tira il morso e si agita come un ossesso, nonostante due beduini cerchino di calmarlo e io li guardo con una faccia che esprime chiaramente il mio pensiero: mica penserete che io salga su quel coso???.
Ma siamo in uno stato islamico, dove meno diritti per le donne vuol almeno dire che la cavalleria ancora non è morta. Vanno da un robusto giovane e senza mezzi termini gli dicono:”You must give your ride to woman!”. Eccerto, voglio dire, la woman qui presente è mezza felice e mezza si sente una merda, questo questo ragazzo non l’ha mai visto né conosciuto e gli tocca il dromedario recalcitrante.. poteva essere almeno mio marito a cedere il dromedario.
Alla fine il giovane dromedario, non ancora abituato al morso, si calma e la carovana può partire.
Quando arriviamo all’hotel ci aspetta una buona colazione, anche se forse un po’ scarsina, e poi ci aspetta il lungo ritorno per Marrakech.
Ci fermiamo sugli Atlas Dades per il pranzo e qui finalmente siamo liberi di far colazione dove ci pare e piace. Appena scendiamo dal minibus ci si avvicina uno che indica la mia routard e il suo ristorante, e tenta di dirmi che è segnato. Meglio controllare, che la routard avvertiva pure che tanti si spacciano di esserci ma non è vero. E invece c’è ed è anche consigliatissimo. Letto questo ci facciamo irretire e in effetti mangiamo benissimo, spendendo 3 o 4 euro a testa.
La sosta totale è un’ora, ma visto che quando si tratta di partire nessuno è davanti al minibus io e Giuly, il mio amico, decidiamo di andare a prendere delle caramelle in una bancarella poco vicino.
Non ci riusciremo e rischieremo pure di essere lasciati a terra, perché il proprietario della bancarella stava facendo un pisolino e non c’è stato verso di svegliarlo per avere la sua merce. Non solo, ma le sentiamo su dai nostri rispettivi compagni perché siamo stati via 15 minuti (eh??? saranno stati 5..mi pare…), il minibus ci aspettava con il motore acceso e nessuno dei due rispondeva al cellulare.
Coda tra le gambe, con la figura dei soliti italiani, risaliamo e il minibus può finalmente partire.
E siamo di nuovo sull’alto Atlante, dove il mio stomaco se ne va a spasso. Che strazio, mi pare il viaggio più lungo della mia vita. Un paio di volte riesco a far fermare l’autista però…
Arriviamo a Marrakech che è tardissimo, in città c’è un casino allucinante. L’autista ci dice che è festa, anche se non so bene di cosa, ma il traffico sembra impazzito. Le auto sono ferme in fila e suonano, le persone invadono la strada e dribblano pericolosamente le auto ferme. E noi, dopo aver salutato i nostri compagni di viaggio, abbiamo un riad da cercare di cui abbiamo solo la via…
Fermiamo due o tre taxi, ma tutti ci danno la stessa risposta: non ci portano, c’è troppo traffico, e poi tanto è vicino… e ci indicano la direzione di porta Bab Agnaou. Ci rassegniamo quindi, zaini in spalla ce ne andiamo a piedi, sopravvivere nell’attraversare le strade intasate di traffico non è davvero uno scherzo. Il vero incubo inizia appena attraversiamo la porta: siccome abbiamo le valigie ogni sorta di ragazzino ci salta addosso per portarci a un riad! Teniamo duro e stringiamo i denti, attenendoci alla nostra tattica di chiedere solo alle donne (che non solo ci aiutano, ma sgridano anche i ragazzini quando esagerano!).
Superiamo le tombe Saadiane, la direzione pare giusta per la via, però nessuna sembra sapere dov’è il nostro riad! E se non avrà l’indicazione sulla porta come molti, la vedo dura.. mica possiamo suonare di porta in porta! oltretutto anche fermarsi a ragionare non aiuta, perché equivale ad attirarsi un cumulo di ragazzini addosso. Tentiamo l’ultima, poi ci rassegneremo a telefonare al riad per farci venire a prendere, magari davanti alle tombe. Mentre sto chiedendo a una signora della via dove si trova il riad, il proverbiale culo di mio marito interviene di nuovo a tirarci fuori dai pasticci, stavolta dà il meglio di se.. Luciano si affianca una giovane donna, chiedendogli se conosce il Riad Rose de Sables. E lei: “io lavoro li, seguitemi.”
Ed è andata davvero così, non ci resta che inchinarci davanti alla fortuna dell’ingegnere che non lo abbandona mai. Anche perché, tra parentesi, non l’avremmo mai trovato: in un vicolo cieco in mezzo ad altri due o tre vicoli senza nome, stava un portone senza nessuna insegna sopra. E noi abbiamo incontrato proprio la responsabile del riad che ci offre subito un tè alla menta per farci rinfrescare.
Tra l’altro il riad è una piacevole sorpresa, se possibile è ancora più bello del precedente.
Decidiamo di lasciare i bagagli e uscire a cena subito. Cosa di meglio per festeggiare l’ultima sera a Marrakech che fare il bis da Hassam e le sue spettacolari salamine?

Venerdì 21 marzo 2008
Oggi è l’ultimo giorno di vacanza.. profonda tristezza.
Prepariamo i bagagli per liberare le camere,concordiamo con la signora che gestisce il nostro riad che alle sei torneremo a prenderli e un taxi sarà fuori ad aspettarci.
Oggi shopping day. Nel pomeriggio ci infileremo anche un po’ di cultura, con la visita agli ultimi palazzi che non vogliamo perderci, sono vicini al nostro riad quindi li vedremo prima di tornare a prendere i nostri bagagli. Ma prima, ci aspettano gli acquisti rimandati fino ad ora (quasi rimandati, c’era sempre la questione pouf di pelle…).
Ci catapultiamo nei souk e noi abbiamo la questione irrisolta del tavolino. Vogliamo portarcene a casa uno, più li vediamo e più ci piacciono. Abbiamo indagato presso il riad quale prezzo può stare in piedi, vagliato il genere, stiamo anche per sceglierne uno ma poi è amore a prima vista tra noi e un altro tavolino. Vi risparmio la trattativa serratissima che ne segue, alla fine riusciamo a portarci via il nostro tavolino e solo dopo ci poniamo il problema: ma come lo porteremo a casa?? In un modo o nell’altro faremo. E l’abbiamo fatto: ora è nel nostro salotto.
Trattativa seguente: una vera valigia (perché borsa è riduttivo) di pelle da parte dei nostri amici.
In una vena ottimistica proviamo anche a infilarci il tavolino per vedere se possiamo trasportarlo così.. è grande, ma non così grande! Seguono vari piccoli acquisti. L’ultima trattativa della giornata, mentre ormai stiamo lasciando per l’ultima volta la piazza, capita per caso: vengo fermata da una donna marocchina che vuole una delle mollettine che porto in testa, in cambio mi vuole dare uno dei suoi braccialetti! Veramente non so che farmene del suo braccialetto, ma mi dispiaceva un sacco deluderla.
Così lo scambio è fatto e ognuna se ne va per la sua strada.
Dopo il nostro ultimo pranzo in piazza Jesma El Fna torniamo verso il nostro riad per vedere gli ultimi due palazzi che non vogliamo perderci, il palazzo della Bahia e il Dar si Said. Il primo ci piace moltissimo, del secondo mi piace molto il cortile interno e l’esposizione di oggetti dell’epoca, mentre l’architettura non è poi così notevole… se si è visto tutto il resto.
La visite ci portano via il resto del pomeriggio e dobbiamo rientrare al nostro RIAD. Il proprietario, un signore francese molto simpatico che è pronto a portarci all’aeroporto, ci aiuta a caricare l’auto proprio mentre… inizia a piovere!!!! veniamo così salutati da un temporale mentre lasciamo Marrakech.
Il resto è un noiosissimo volo di ritorno.

Qualche dato economico:
Il viaggio ci è costato 650 euro a testa, escluso solo lo shopping ma compreso davvero tutto il resto.
Il costo é fatto da:
150 euro a testa volo+assicurazione. Viaggiando non sotto Pasqua si può spendere decisamente di meno. Noi abbiamo volato con Myair da Orio al serio.
Circa 35 euro a testa a notte 5 pernottamenti a Marrakech in due riad prenotati tramite booking.com:
Riad Rose des sables, http://www.riad-lorchidee.com/. Bellissimi entrambi, li consiglierei.
110 euro a testa è costato lo shared tour 3 giorni/2 notti con la sahara expeditions, prenotato tramite l’intermediario hostelsclub.com.
Ci siamo trovati bene con loro.
il resto è andato in: spostamenti, cibo e bevande ecc…

Per ogni info: martiab@libero.it


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