Libia 2008


“Esplorando il FEZZAN”

(racconto di viaggio di Lorenzo)

Questo articolo non vuole essere una guida, ce ne sono a bizzeffe, ma semplicemente un racconto di viaggio attraverso il deserto più bello del mondo: quello libico.
Non preoccupatevi, non vi porterò via più di qualche minuto, ma vorrei farvi partecipi delle mie emozioni che sono state veramente tante e che mi accompagneranno per sempre.
Mettetevi comodi, si parte!!!
Lasciato l’aeroporto di Tripoli voliamo verso Sebah, 800km circa più a sud che è situata alle porte del deserto. Ah, a proposito, scordatevi di trasformarvi in improvvisati “uomini blu” ma affidatevi ad una buona guida tuareg, che se veramente buona, vi farà sballare! Solo loro sanno veramente dove andare e cosa fare a meno che siate dei provetti autisti, meccanici e non ultimo dei provetti conoscitori del posto: col deserto non si scherza! Fidatevi.
Siamo con due fuoristrada più un terzo guidato dal cuoco, pure lui un tuareg (coi Rayban) ma tuareg vero.
Siccome di deserti ne ho visti, sono un po’ ….non dico prevenuto ma piuttosto in attesa di essere stupito, avanti Libia stupiscimi!!
Bene, infatti ci dirigiamo verso il campo Dar Auis situato alle propaggini dell’Acacus e se devo essere sincero per i primi 200 km mi sono chiesto che cosa ci fossi venuto a fare in Libia: strada asfaltata di una monotonia stucchevole. Vuoi vedere che ho buttato i soldi? Mia moglie, molto più tranquilla di me, dice che non ho pazienza ed alla fine aveva ragione: eccome se ne aveva!!!!!
Lasciata la strada asfaltata, non so dove, nel deserto non ci sono indicazioni, il nostro bel tuareg, che parla un ottimo italiano, gira di botto a sinistra e taglia di brutto nel deserto, che da un tavolo da biliardo si trasforma a poco a poco in una autentica meraviglia!! E mia moglie: ”hai visto, uomo di poca fede??”
Ok,ok che carattere!!!
E’ difficile descrivere i colori, la luce, l’atmosfera quasi surreale e quel senso vastità e solitudine che ci avvolge sempre più man mano che ci addentriamo. C’è persino un po’ di timore tanto che scherzando ci diciamo “pensa se ci mollassero qui!!” Non passano che pochi minuti e ci fermiamo in un posto pazzesco, (vuoi vedere che ho indovinato?) la guida scende dal gippone e invece in un attimo ti preparano thè verde, biscotti, caffè e, udite udite, una magnifica scatola di datteri enormi che più buoni non si può. Il tutto di fronte ad un paesaggio incantevole: manca solo una buona sigaretta! Detto fatto: cominciamo alla grande.
Si prosegue verso il campo tendato di Dar Auis situato in un anfiteatro naturale ai piedi di formazioni rocciose. Il campo è buono tenendo in considerazione dove si trova. Non mi soffermerò sulla vita al campo perché non c’è nulla di particolare se non le splendide stellate che solo nel deserto si possono ammirare, il the dopo cena attorno al falò dove ci si raccontano le esperienze di viaggio oppure il silenzio che quasi puoi sentire il battito del cuore, la pace interiore che ne deriva: è difficile arrabbiarsi in un luogo simile. Ritorni bambino anche se fai il commercialista.
I giorni seguenti li trascorriamo alla ”mercè” del nostro autista girovagando nell’Acacus che è una catena montuosa che si snoda da nord a sud per circa ottocento chilometri e qui la faccenda cambia perché si entra nel mondo delle fate e degli gnomi: non c’è un luogo che non faccia rimanere a bocca aperta, con panorami che sembrano usciti da un altro pianeta o inventati da uno scultore pazzo; la natura si è talmente sbizzarrita che ci si chiede come può essere possibile assistere ad un tale spettacolo.
La sabbia dorata finissima si incunea all’interno di queste magnifiche gole per chilometri e chilometri invadendo prepotentemente le montagne che hanno delle forme a dir poco stravaganti.
Ma è la luce abbagliante, i graffiti che risalgono a seimila anni fa con scene di caccia, animali di ogni tipo compresi tutti quelli delle savane africane, i colori delle rocce che cambiano in continuazione, la sabbia vuoi gialla vuoi arancio con dei disegni incredibili creati dal vento, immense pietraie di roccia nera che spuntano dal nulla e sono dove non dovrebbero essere, il silenzio surreale, il senso di onnipotenza che traspare ad ogni angolo. Il luogo è talmente irreale e primordiale che se all’improvviso dovesse spuntare un tirannosaurus rex ci sembrerebbe normale. Non riesco neanche ad immaginare come doveva essere questo luogo con le foreste e i fiumi.
Scendiamo dalla macchina e la guida ci consiglia di fare una lunga passeggiata a piedi, lui ci aspetta un paio di chilometri più avanti.
Siamo immersi in questo luogo e ci rendiamo conto di quanto siamo insignificanti al cospetto di questa natura selvaggia. Ne faremo altre di queste passeggiate. Siamo felici.
Non contenti di tutto ciò ci fermiamo in un luogo spettacolare con una vista unica di queste vallate e che ti fanno? Il cuoco è arrivato 2 ore prima di noi e ci fa trovare una tavolata con riso, pollo, insalate di verdure con tonno, acqua freschissima e, non ci crederete pane fatto al momento e cotto sotto la sabbia. Segue il rito del the che non manca mai e mentre ti abbuffi sei sovrastato, quasi oppresso dalla meraviglia di quello che ti circonda.
Sono letteralmente incantato, e questo si ripete nei giorni a seguire e la guida sembra fare a gara con se stessa per scovare luoghi di una bellezza stupefacente che ti domandi “ma chi è questo,…mago Merlino??, vuoi vedere che ti porta a vedere la tana del drago?” Lui sorride della nostra meraviglia però si vede che è contento e ci confessa che spesso riesce ad emozionarsi ancora nonostante sia nato e vissuto lì. ”E te credo“ come dicono a Roma!!
“Volete vedere una famiglia tuareg?” Ci chiede. Indovinate la risposta. Lui parte a razzo, fa inversione (!!) e si infila solo lui sa dove finché arriviamo da questa famiglia e passiamo una piacevolissima mezz’ora.
Il tempo vola, mannaggia, ma cerco di non farci caso e mi domando cosa si inventerà domani mago Merlino.
Non si smentisce e partiamo per l’Erg Murzuq più a est facendo delle autentiche scorribande su e giù per le dune: sembra di essere al luna park però nel più completo silenzio. Vedere scomparire l’altro fuoristrada e vederlo spuntare di nuovo come se uscisse da sotto le dune è emozionante.
Ci fermiamo solo Dio sa dove in pieno deserto la guida si ferma: siamo pronti ad una nuova sorpresa: si mette a scavare sotto la sabbia e……. ma no non è possibile, non ci credo!!!
La sabbia man mano che scava cambia colore, passa dal giallo al rosa e più sotto bianca !!??
Ragazzi giuro che è la verità. Lui ride e ci fa coraggio, ne raccoglie un po’ per colore, prende dalla macchina dei vasetti di vetro e si mette lì in pieno deserto a riempirli facendo delle greche e disegni geometrici, li richiude e ce li piazza in mano dicendo che è un suo regalo!! Fate voi.
E tutto intorno c’è questo deserto che non è spettacolare come l’Acacus per la sua morfologia ma è sconvolgente per i suoi colori ocra, giallo, rosa, albicocca persino viola che cambia in continuazione col passare delle ore.
Dove sono le fate, gli elfi e gli gnomi? Mandiamo la guida a chiamarli e lui ci dice che non ci sono ma io non ci credo.
Poi nei giorni successivi le solite colazioni con the, caffè, biscotti, gli immancabili datteri; i soliti pranzi e, dimenticavo, le pause the del pomeriggio con tanto di tappeto steso sulla sabbia in luoghi che ormai non sono quasi più una sorpresa ma una semplice consapevolezza, quasi una normalità: non ci meravigliamo più di nulla. Un’ultima, (si fa per dire) sorpresa: dopo ore di dune e sabbia arrivati alla sommità di una duna ecco spuntare dall’altra parte un piccolo palmeto, quattro-cinque palme su uno strato di calcare. Alle spalle due piccole colline di un centinaio di metri d’altezza di pietra nera!!! in mezzo ad un mare di sabbia!!!
Cosa ci fanno lì e chi ce le ha messe ….. boh ai posteri……
Arriviamo nella zona dei laghi a circa centocinquanta chilometri da Sebah: un altro scherzo della natura ma ormai siamo abituati ve l’ho detto!
Facciamo il bagno nel lago, come spiaggia abbiamo le immense dune (normale no??) e notiamo che l’acqua in superficie è semplicemente gelata mentre i nostri piedi bollono e ci sono pure dei gamberetti rossi.
Tutto normale: dov’è Merlino??? Ah eccolo, mi pareva!!!!
Fate conto che abbiamo girato solo una piccolissima parte, immaginatevi cosa conosce Merlino!!
Fine del discorso, baci e abbracci e l’immancabile arrivederci ma Merlino non c’è.
Sarà andato a chiamare le fate? NO eccolo arrivare con diverse scatole di datteri che ci sono piaciuti tanto ce le piazza in mano e ci dice “buon rientro in Italia se ritornerete mi troverete qui”
Grazie Merlino sei grande.
Ecco perché vi dicevo all’inizio che la guida ed il rapporto che si crea con lui è di fondamentale importanza. Senza Merlino probabilmente sarebbe stato un viaggio diverso ed invece ci ha fatto scoprire quello che ora secondo me è il più bel deserto del mondo.
E questo è tutto grazie della pazienza e spero di avervi fatto dimenticare per qualche minuto il tran tran quotidiano.
Saluti a tutti
Lorenzo

lorenzoscoglio@alice.it


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