Città del Messico: sensazioni latinoamericane

Tempo fa alcuni amici mi chiesero di scrivere di Bangkok, e dopo la mia quinta visita ne scrissi (qui). Poi (gli stessi) mi chiesero di parlare di Bali, e dopo otto viaggi nell’isola ne parlai (qui).
Nessuno mi ha mai chiesto di scrivere di Città del Messico, ma dopo la terza volta, sono io a volervela raccontare.
Diciamo la verità, scrivere di Bangkok, di Bali, fa moda… fa figo, ci vanno tutti e tutti ne parlano.
Città del Messico invece, una delle più grandi metropoli del mondo, è uno di quei posti che non si fila quasi nessuno, nemmeno molti dei numerosi turisti e viaggiatori che regolarmente visitano il Messico. Ed è un vero peccato, perché il cosiddetto “De-Efe” come la chiamano i messicani, oltre che bella e affascinante, è la città culturalmente più interessante e rilevante dell’intera America Latina. Viene spesso ingiustamente trascurata quando in realtà è una città che ha moltissimo da offrire.
A me piacque fin dalla prima volta, nel 2006. Ci arrivai di sabato, e immaginate l’impatto di passeggiare per le strade di una città i cui oltre venti milioni di abitanti sembra si siano riversati tutti contemporaneamente in centro. Una moltitudine di persone, simili tra loro, appartenenti a quella che viene definita “la raza“: al contrario di molte metropoli del mondo, Città del Messico non si può dire certo multietnica, piuttosto il contrario, ha una popolazione quasi totalmente uniforme. E questo, per me, è uno dei suoi punti di fascino.

Non è facile raccontare questa città senza cadere in luoghi comuni, perché, almeno per me, è uno di quei posti che più che vedere, si sentono, si captano. Situazioni, atmosfere, usanze, facce. E’ uno di quei posti dove si potrebbero passare ore a guardare le persone. Ed è nello Zocalo, la piazza principale (Plaza de la Constitution), che si concentrano tutti gli aspetti e i personaggi che ne fanno un luogo unico: guaritori, pseudo-sciamani e varia umanità che compie riti strani e arcaici con incenso ed erbe varie, lettura di carte, pulizia dell’anima; lustrascarpe, uomini in cerca di lavoro seduti con un cartello con su scritto il loro mestiere; danzatori in costume azteco che ballano le danze antiche, suonatori di carillon, venditori di tacos e di succhi di frutta, guide improvvisate, e gli immancabili manifestanti.
Ogni volta che ci sono andata, erano momenti in cui c’erano manifestazioni, politiche o sociali, tensioni o proteste di qualche tipo. Sono arrivata alla conclusione che sia così sempre, perché ha ragione un mio amico quando dice che il Messico è “il paese rivoluzionario per eccellenza”. E queste proteste, da tutto il paese, si concentrano sempre prima o poi nello Zocalo. Intorno ci sono numerosi bagni pubblici usati da tutte queste persone che arrivano da ogni angolo del paese, ed è curioso vedere sempre la fila fuori.

Nelle mie tre visite, ho sempre alloggiato nei pressi dello Zocalo. In realtà più per l’idea di essere in centro che altro, certo da lì si possono visitare alcune delle principali attrattive, ma la sera è una zona piuttosto tranquilla, pochi locali e ristoranti aperti, numerose ottime pasticcerie-panetterie. Ottimamente collegata con la metro a tutto il resto della città.
La metropolitana, appunto, un altro mondo a sé, dove non è strano vedere personale sanitario che gratuitamente vaccina le persone (e anche lì c’è sempre una lunga fila), venditori di qualsiasi cosa e campagne educative di qualche tipo.

Città del Messico è, anche, Frida Kahlo. Tra la pittrice scomparsa e la città c’è un legame indissolubile che si manifesta ovunque. La sua casa-museo si trova nel quartiere di Coyoacan; è una visita davvero interessante, da fare preferibilmente nei giorni feriali perché la domenica c’è una fila lunghissima (la domenica tutti i musei e siti archeologici messicani sono gratuiti per i cittadini e per gli stranieri residenti nel paese).
Io l’avevo vista nel 2006, trascurando però di visitare il quartiere. Durante l’ultimo viaggio lo scorso ottobre invece ho approfittato per passare due giornate a zonzo per questa zona. Coyoacan si trova piuttosto distante dal centro (circa mezz’ora di metro più 3/4 km a piedi…) e in realtà una volta era un paesino separato, che con la crescita abnorme della metropoli nel giro di pochi decenni è stato inglobato. Ma è riuscito a mantenere una sua identità, casette basse e stradine tranquille con poco traffico, la piazzetta tipicamente coloniale con la chiesa e i portici, e un interessante mercato. Mi è piaciuto molto; inoltre c’è una delle strade laterali alla piazza dove c’è una serie di ristoranti di strada con ottima cucina.

Tra le cosiddette “visite istituzionali”, a mio parere da non perdere, il Templo Mayor (su un lato dello Zocalo), l’antico tempio azteco distrutto dai conquistadores su cui poi eressero la nuova città; gli affreschi di Diego Rivera esposti nel Palacio Nacional (sempre nello Zocalo); il Museo di Antropologia, interessantissimo; una visita sulla Torre Latinoamericana per ammirare la città dall’alto, e soprattutto il sito archeologico di Teotihuacan, a circa 50km, dove passare una giornata.
Ci sono molti altri posti da vedere ma a me piace soprattutto girare per le strade e le piazze a osservare la gente, mangiare il cibo di strada nelle numerose bancarelle (ottimo oltretutto, ma io amo il cibo messicano) e perdermi un po’ nella confusione e nell’anonimato della metropoli…

Vorrei descrivervi le sensazioni che si provano arrivando in aereo in questa immensa città ma preferisco usare le parole di Pino Cacucci (da “La polvere del Messico“) che lo fa molto meglio di me:
“…atterrarci di notte significa sorvolare per mezz’ora una distesa di luci senza capire quando sia cominciata, dove fosse il principio e dove mai finisse, perché saltando dall’altra parte della fusoliera vedi la stessa cosa, e quando vira è sempre lo stesso mare di finestre, lampioni, fari, fuochi di bivacchi o di immondizie, l’impressione di un accampamento per un formidabile esercito di invasori giunti da chissà quale pianeta. E i lunghi, interminabili minuti a volo radente sui tetti, chiedendoti come sia possibile che prima o poi salti fuori una pista in mezzo a questo magma di casupole basse… e se mai c’è stato un aeroporto, pensi che se lo sia ingoiato come sta facendo con le montagne attorno… “

Durante il mio ultimo viaggio lo scorso ottobre/novembre, erano in pieno svolgimento le grandi proteste contro il governo a causa della sparizione (a settembre 2014) di 43 studenti nello stato di Guerrero.
Il 20 novembre, mio ultimo giorno di viaggio, era prevista nel pomeriggio una grande manifestazione nello Zocalo, con persone provenienti da tutto il paese. Io avevo il volo verso l’ora di pranzo, e le ultime immagini di un viaggio bellissimo sono state le numerose persone e delegazioni di giornalisti incrociati sulla strada verso l’aeroporto, e le squadre di polizia ed esercito in assetto antisommossa sparse per tutta la città. Il giorno dopo, al mio arrivo in Italia, sono andata subito a cercare qualche immagine della manifestazione…

Per informazioni pratiche sui trasporti in città: Città del Messico: arrivo, aeroporto e trasporti


2 commenti

  1. Complimenti Alessandra, un bel racconto. Si percepiscono a leggere i sentimenti che hai provato. Non ci sono mai stato, ma la sensazione nel leggerti è di una metropoli che ha subito uno sviluppo demografico molto più veloce di quello di ammodernamento, e questo aspetto la mantiene genuina, vera, sudamericana, messicana!!! Con tutte le sue imperfezioni rimane lei, senza trucchi e senza inganni.

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