Cambogia e Vietnam 2005


racconto di viaggio agosto 2005 di Davide B.

Itinerario: Siem Reap – Angkor, Hanoi, Baia di Halong, Hue, Hoi An, Dalat, Saigon, Delta del Mekong

Sono arrivato in Cambogia, dopo diversi scali, per la meta non tanto turistica, precisamente Siem Reap. L’indomani mattina ho fatto il pass, con tanto di foto, per entrare al sito archeologico patrimonio dell’UNESCO. Non credevo ai miei occhi, che al mondo potessero esistere meraviglie del genere. Ebbene sì, sono proprio i templi di Angkor, il sito più grande al mondo, su un’area di 21 km2, che rappresentano l’universo. Per visitarli ho preso una macchina, con tanto di driver sempre a disposizione, al costo di 10 dollari al giorno. Angkor Wat, il più maestoso e, a mio parere, il più fantastico, Angkor Tom e il Bayon, che per visitarlo all’interno della giungla a dorso di elefante è stata un’esperienza unica. Per non parlare dei templi inghiottiti dalla vegetazione, in cui sono state girate alcune scene del film Tomb Raider. Prima di partire per Hanoi, mi sono fermato a visitare il Museo delle mine antiuomo, una cosa terrificante; attualmente la Cambogia è il Paese con più mine antiuomo e per bonificarla ci vorrebbero altri 10 anni. Per le strade ho notato molte persone a cui mancavano gli arti inferiori e superiori e tuttora è consigliabile camminare sui sentieri battuti; di tutto questo, ancora oggi, la gente si chiede il perché. Ne farò riferimento più avanti su quello che ho visto ed è accaduto specialmente in Vietnam. Però mi fa sempre più pensare che i veri colpevoli di queste guerre sono gli Stati Uniti d’America, altro che Peace! La gente è fantastica, a parte un po’ il romperti dei bambini per lasciargli un goccio di Coca cola nella lattina.

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Lasciando la selvaggia Cambogia arrivo ad Hanoi, per fermarmi per 3 giorni in visita e, in serata, ne approfitto, visto il traffico intenso, per andare a vedere lo spettacolo delle marionette sull’acqua: molto bello! Dopo cinque ore di viaggio, una mattina mi trovo immerso in uno scenario sorprendente, ebbene sì, è proprio la baia di Halong: una meraviglia incontaminata in mezzo al mare, con più di 3.000 tra faraglioni e isole. Per visitare questa sorprendente bellezza ho preso un tour di 3 giorni: la prima notte l’ho passata sull’isola di Cat Ba e l’altra su una barca, ammirando le sfumature del tramonto e dell’alba, per poi approfittarne per fare un bel bagno.

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L’indomani mattina sono partito per Hue e, dopo 13 ore di pullman per percorrere 800 km, sono andato a visitare la vecchia cittadella, sempre patrimonio dell’UNESCO, assomigliante alla città proibita di Pechino. Nel pomeriggio ho preso una piccola imbarcazione e ho fatto una crociera sul fiume dei Profumi, per poi visitare, sotto la pioggia, i vari templi che non finiscono mai di stupirmi. L’umidità è sempre alta e verso le 16,00, immancabilmente, la pioggia cade per la sua solita oretta ininterrotta. Il 12/8 arrivo a Hoi An, città molto carina che rimane al centro del Vietnam sulla costa. Per visitare la parte storica è necessario acquistare dei ticket, però bisogna selezionare cosa si vuole vedere. Molto bello è il ponte costruito dai giapponesi e il porto. Il giorno seguente noleggio una moto e mi reco ai siti archeologici di My Son, che rimangono a circa 60 km di distanza. C’è da dire che dopo aver visto, nei giorni iniziali, il fantastico sito di Angkor, non ci sono paragoni, ma mi rifaccio con i paesaggi e gli inconvenienti che si possono trovare per strada! Nel pomeriggio faccio un salto alla beach, ne vale veramente la pena, anche per gustare qualche specialità che offre il mare. In nottata parto per Dalat e mi aspettano 18 ore di bus per percorrere soli 900 km più che altro, ogni 3 ore, di regola, l’autista si ferma mezzora e più per sosta. Dalat rimane ad un’altezza di 1.400 metri sul livello del mare; è una bella cittadina, che mi permetterà di liberarmi dallo stress e dall’afa dei giorni scorsi. Mi sono preso un pomeriggio di riposo per organizzare l’escursione, per l’indomani mattina, alle cascate di Pangkor, che rimangono a 70 km, e che, tra l’altro, visito accompagnato da un driver su motorbike.

CIMG0704A parte le 2 ore impiegate, ne è valsa veramente la pena le cascate sono davvero molto belle! Al ritorno mi fermo a visitare un villaggio caratteristico sul country, poi un monastero su un lago, tipico collinare. La fine della visita la passo in una casa un po’ strana, Crazy House, costruita da un architetto americano un po’ particolare, assomigliante alla casa delle meraviglie. Ed è arrivato il giorno fatidico: si parte per Saigon, o, per meglio dire, Ho Chi Min. Per raggiungerla occorrono 7 ore di viaggio, tra l’altro 2 solo per entrare nell’immensa e incasinata metropoli. Non avevo mai visto un caos così monotono neanche a New York, un’infinità di motorini A Ho Chi Min cerco di rimanerci il minimo indispensabile, è troppo stressante. Ne approfitto, comunque, per visitare il Museo della guerra o, per meglio dire, gli orrori che gli americani hanno combinato con le bombe al Nepal. Molto belli, poi, e che meritano di essere visitati, i vari templi e il palazzo residenziale. Il 16/8 parto, in mattinata, per la visita ai cunicoli di Cu Chil, che rimangono fuori Saigon di 70 km. Arrivati, una guida ci accompagna in una sala, dove ci mostra un filmato originale sulla guerra. Poi, passa a spiegarci, con un plastico, tutta la ramificazione dei cunicoli e la predisposizione delle varie stanze (cucina, toilette, camerate) una cosa sorprendente pensando che si sviluppano su un’area di 200 km. E’ arrivato il momento che aspettavo: la guida ci porta al sito ed entriamo in questi cunicoli. Per entrarvi e girare mi devo mettere a gattoni e mi sono chiesto Ma erano così piccoli, un tempo, i Vietcong o si sacrificavano??? Una volta usciti, la guida ci porta nella zona delle trappole, che i Vietcong mettevano per fare le imboscate agli americani. Tra l’altro ci sono residui di bombe inesplose e crateri causati dall’esplosione di altre bombe. Tutta questa rete di cunicoli è dovuta all’ingegno dei Vietcong per imbrogliare e sconfiggere l’esercito USA. Il giorno seguente parto per un’escursione di ben 3 giorni, presa in agenzia, sul delta del Mekong. Siamo un gruppo di 15 persone: io, l’unico italiano, una coppia australiana, tre ragazzi di New York, due coppie di Parigi e cinque ragazzi di Londra. Iniziamo l’escursione visitando il mercato galleggiante, molto particolare e caratteristico, dove si vedono lanci di frutta tra barca e barca, poi passiamo ad esplorare il vero delta del Mekong. E’ bello e particolare, anche se non tanto igienico, vedere queste case galleggianti, cioè le barche, e le persone che fanno uso del fiume per tutte le mansioni relative all’igiene del corpo, alla pulizia di stoviglie e così via specialmente dato il colore fangoso del fiume Entriamo in una casa e ci offrono frutta a volontà, in cambio noi acquisteremo dei loro souvenir.

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Entriamo poi in un allevamento di coccodrilli, ce n’è di tute le dimensioni, il più piccolo è lungo 10 cm, per arrivare all’esemplare più grande che raggiunge i 6 metri di lunghezza. Usciti dall’allevamento, la guida ci racconta la storia di un film e, arrivando alla trama, scopro che il luogo in cui stiamo andando è proprio il posto in cui hanno girato il film Apocalipse Now! Arrivati, lo spettacolo è sorprendente: le imbarcazioni che fungono da casa che si muovono, per non parlare dei cappellini vietnamiti che le donne indossano, per non parlare poi della florida vegetazione che si rispecchia sul fiume davvero uno spettacolo!

Dando alcuni numeri relativi a questo viaggio, ho passato 28 ore in aereo, per un totale di 25.000 km e 4 scali; 2.600 km in pullman, equivalenti a 60 ore di viaggio, alla velocità media di 43 km orari; 300 km in motorino e 60 ore in nave,  tutto questo in soli 25 giorni e dimenticavo le ore di camminate Sicuramente lo rifarei di nuovo, partirei anche subito! Naturalmente, le cose più belle che ho visto sono state i templi di Angkor e la baia di Halong, per finire con il Mekong La cosa che mi ha sconcertato di più, invece, è stato vedere la popolazione cambogiana sottomessa e non libera di muoversi, avendo sempre paura di saltare sopra a una stupida mina per non parlare delle persone vietnamite con handicap, rimaste colpite dai bombardamenti di agenti chimici al Nepal.

Come ha scritto un ragazzo vietnamita al Museo della guerra di Hanoi: Why???

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