Burkina Faso 2011


Viaggio in Burkina Faso (terra delle persone integre)

(racconto di viaggio dal 15 gennaio al 5 febbraio di Roberto Buracchini)

FORSE NON TROVIAMO LA FELICITA’ OGNI GIORNO, MA LA COSA IMPORTANTE E’ RIMANERE GENEROSI
Gaston Kabore

L’ITINERARIO

15 GENNAIO ROMA – CASABLANCA
16 GENNAIO CASABLANCA – OUAGADOUGOU
17 GENNAIO OUAGADOUGOU
18 GENNAIO OUAGADOUGOU
19 GENNAIO BANI – DORI
20 GENNAIO DORI – GOROM GOROM – DORI
21 GENNAIO DORI – OUAGADOUGOU
22 GENNAIO TIEBELE’
23 GENNAIO LAONGO – ZINIARE’
24 GENNAIO OUAGADOUGOU – BOBO DIOULASSO
25 GENNAIO BOBO – KOUMI – KORO – BOBO
26 GENNAIO BANFORA – FABEDOUGOU – KARFIGUELA – BANFORA
27 GENNAIO BANFORA – TANGRELA – TOUMUSSOURI – BANFORA
28 GENNAIO BANFORA – SINDOU – TOUMUSSOURI – BANFORA
29 GENNAIO BANFORA – LOROPENI’ – GAOUA
30 GENNAIO GAOUA – DOUDOU – PAYS LOBI – GAOUA
31 GENNAIO GAOUA – KAMPTI – OBIRE’ – GAOUA
01 FEBBRAIO GAOUA – BOROMO
02 FEBBRAIO BOROMO – PARC NATIONAL DES DEUX BALES – BOROMO
03 FEBBRAIO BOROMO – OUAGADOUGOU
04 FEBBRAIO OUAGADOUGOU
05 FEBBRAIO OUAGADOUGOU – CASABLANCA – ROMA

COSTI per persona (anche nel diario sono x persona) 1€ = 655cfa
(Il Burkina, nonostante sia uno dei Paesi più poveri al mondo, non è assolutamente tra i più economici che io abbia visitato; siamo stati ospiti 7 notti da un carissimo amico e quindi abbiamo risparmiato un po’, ma per visitare i pochi luoghi interessanti che offre il Paese, è necessario noleggiare un motorino o una macchina e le più delle volte una guida. Meglio affidarsi subito ad una guida ufficiale proposta dall’albergo, che stare tutto il giorno a discutere con i vari procacciatori che si aggirano tra le città. Per il cambio moneta suggerisco Marina Market a Ouga’ e Bobo, in banca troppe commissioni e con bancomat c’è 10 € di commissioni a prelievo).
Noleggio motorino almeno 6000cfa al giorno
Tariffa guida almeno 5000cfa al giorno
La benzina (carissima) 680cfa al litro
Una birra fredda 700-1000cfa
Sacchetto d’acqua 100cfa
Bottiglia d’acqua LAFI 500-700cfa
Una baguette 125/200cfa
Un mango 100/400cfa
Un pasto x strada 400-600cfa
Un pasto al ristorante 2000-4000cfa
Entrate musei e moschee 1000/2000cfa
Corsa in taxi in capitale 500/1000cfa
Corsa in taxi a Bobo 300cfa
PERNOTTAMENTI TOT 57.000cfa
EXTRA IN LOCO TOT 329.000cfa (PASTI MOTO BENZINA ESCURSIONI GUIDA INGRESSI)
TOTALE SPESE TOT 386.000cfa /655 =590€+660€ di volo aereo con royal air maroc
VISTO PER UNICA ENTRATA IN BURKINA FASO 125€ TRAMITE AGENZIA

SPECIALITA’ GASTRONOMICHE:
Riz souce e Riz Gras – Tò (polenta di miglio o sorgo) – Fotou (polenta di Ignam) – Attièkè (manioca grattugiata) – Allocò (banane fritte) – Poulet a la television (allo spiedo) – Poulet braisè e Poulet Soutè – Pintade (faraona ottima) – Brochette di carne e di pesce (soprattutto Capitone).
Da provare il DOLO’ (birra casalinga fatta con il miglio servita in grosse zucche)
LE PAROLE E LE FRASI RICORRENTI IN BURKINA FASO:
NASSARA O LE BLANC: PER INDICARE NOI OCCIDENTALI
PAS DE PROBLEM: PER GLI AFRICANI NON ESISTONO DEI PROBLEMI
BIDON BIDON: I BIMBI TI CORRONO DIETRO PER CHIEDERTI LA BOTTIGLIA VUOTA D’ACQUA

SI PARTE !!!!!!!!

15 GENNAIO ROMA – CASABLANCA
Alle 16.40 di sabato 15 gennaio 2011, partiamo in orario per Casablanca, con un volo Royal Air Maroc. Raggiungiamo la cittadina marocchina in perfetto orario alle 19.00, ma il nostro volo successivo, che ripartirà per la capitale del Burkina Faso, ha un ritardo di circa un’ora. Alle 21.15, partiamo per la nostra meta finale e raggiungiamo Ouagadougou, alle 00.45. Controllo del passaporto effettuato con molta tranquillità e relativa velocità, poi ritiro dei bagagli senza nessun problema nel fatiscente aeroporto di Ougà. Ad attenderci all’uscita, dopo il controllo della vaccinazione febbre gialla, il nostro caro amico e dottore Alberto, che abbraccio felicemente. Dopo circa 20 minuti a ZIG ZAG tra le buie strade della periferia della città, raggiungiamo la casa di Alberto, messa a disposizione dall’Università di Brescia. Prima di andare a letto, lunga conversazione con il nostro caro amico, felicissimo di accoglierci nella sua casetta burkinabè

16 GENNAIO OUAGADOUGOU
Nonostante l’ora tardi della scorsa notte, mi sveglio alle 7.00 del mattino e mi faccio subito una doccia per iniziare al meglio la giornata. Esco in giardino per leggere un po’, aspetto che si sveglino Alberto ed Elisa, e poi facciamo colazione insieme con un buon caffé, una papaya e del succo di mango. Finalmente usciamo per le strade di questa strana città. Il quartiere dove abita Alberto (secteur 11) si trova nella zona est della città nelle vicinanze del mercato Baskuy e dell’Hangar 11, dove è possibile comperare prodotti locali di arte contemporanea burkinabè. Veniamo bloccati sulla Charles de Gaulle per una corsa ciclistica domenicale, e raggiungiamo la casa di Elena con circa un’ora di ritardo. Dopo aver recuperato la cooperatrice di Lecco, ce ne andiamo in centro a visitare il Grand Marchè dove veniamo assaliti dai soliti procacciatori d’affari. Passiamo un paio d’ore tra i vari settori del mercato, suddivisi per tipo di prodotti da vendere, poi con una breve passeggiata raggiungiamo la Grand Mosque. Cambiamo dei soldi al Marina Market, il supermercato dei libanesi, e poi diamo un’occhiata alla incompleta moschea cittadina. Per tutta la giornata, veniamo scortati da Ali, un simpatico studente, che non ci lascia un attimo, e che alla fine riuscirà a guadagnare un paio di brochette di carne e una coca cola. Il Maquis dove ci fermiamo per il pranzo è piuttosto squallido, c’è solo un piccolo tavolino e 4 seggiole, Ali se sta seduto in terra, e la carne viene comprata dalla cameriera ad un mercato vicino che aveva raggiunto con il motorino. Aspettiamo 45 minuti prima che la ragazza rientri con un sacchetto di plastica e 20 piccole brochette (5000cfa in totale). Il pomeriggio sarà caratterizzato da un evento piuttosto particolare. Avevamo deciso di andare ad un concerto presso il centro culturale burkinabè, ma mentre eravamo sulla strada, Alberto viene chiamato con urgenza da una dottoressa dell’ospedale, che è in panico per un caso piuttosto grave di malaria, e quindi cambiamo destinazione. Nel frattempo, ci racconta che la notte mentre noi dormivamo era stato in ospedale per veder morire nelle proprie braccia un bambino malnutrito. Uno strano abbassamento di pressione mi colpisce all’improvviso, e mi risveglio, sdraiato lungo una strada polverosa nei pressi del Barrage3 Questa esperienza africana non è di certo incominciata nel migliore dei modi, ma dopo un paio d’ore indimenticabili, con una forte voglia di vomitare, e tanta confusione in testa, il nostro caro dottore mi rassicura un po’ e mi riporta a casa. Bevo dell’acqua zuccherata, mi riposo un po’ nel divano e mi risveglio molto più tranquillo. Forse il grosso cambiamento climatico, lo stress del viaggio, il non aver dormito per due notti o forse anche grazie al fantastico LARYAM (antimalarico), erano imputabili tra le cause del mio piccolo malore. Tutto risolto: il dottore mi consiglia di cambiare cura antimalarica con un antibiotico (BASSADO) anche se secondo lui l’antimalarico non è assolutamente la causa del mio svenimento. La serata musicale al centro culturale viene rimandata a momenti migliori anche se secondo me potevamo andare tranquillamente…

17 GENNAIO OUAGADOUGOU
Mi sveglio alle 7.30 del mattino, e mi sento decisamente meglio della sera scorsa. Facciamo conoscenza con Teresa, la simpatica burkinabè che sbriga i lavori di casa e dopo le prime presentazioni, io ed Elisa, ci prepariamo un’ottima colazione a base di mango e papaya. Usciamo a fare delle compere al mercato di Baskuy, situato nella periferia est della città, con il suo forte carattere africano, è un mercato, pieno di colori e di odori. Compriamo con l’aiuto di Teresa, della verdura e della frutta, e rientrando a casa, ci fermiamo a visitare una scuola materna del quartiere. Lasciamo la spesa in casa e usciamo nuovamente per strada, camminando nella caotica Avenue Yatenga. Rientriamo a casa alle 13.00 circa e facciamo pranzo insieme ad Alberto con cous cous, ottimamente preparato da Elisa. Ci facciamo accompagnare da Alberto alla stazione degli autobus TCV; peccato, che questa compagnia, non effettua corse per le destinazioni del nord, prossima tappa. Con un taxi, raggiungiamo la stazione degli autobus STMB, dove prenotiamo il nostro biglietto (4000cfa) per Dori, con partenza mercoledì mattina ore 7.30. Passiamo per il Marina Market a fare delle compere per la casa di Alberto, visto che ci ospiterà per qualche giorno e poi ci incamminiamo verso la Place des Nations Unies. Beviamo un succo di ananas al Jardin de l’amitè, dove conosciamo un simpatico rasta, componente di un gruppo che suona ogni martedì sera presso il giardino. Salutiamo il musicista, non prima di lasciarsi i reciproci contatti telefonici e non, e ci dirigiamo verso il Programma Nazionale Tubercolosi, dove incontriamo Alberto, intento a sbrigare le ultime faccende lavorative. Dopo essere rientrati per una doccia rinfrescante, usciamo camminando lunghe le buie strade della periferia e raggiungiamo Le Rubi, un Bar Dancing su Av. Yatenga. La città è molto tranquilla, non percepiamo minimamente nessun tipo di pericolo e alla fine potrò constatare che il Burkina è uno dei Paesi più sicuri che abbia visitato. Non ci sono grossi problemi a camminare neppure di notte su queste strade di periferia e la gente ti saluta in ogni momento. Mangiamo pollo e un paio di birre a testa per un valore di 2000cfa a persona, con un po’ di musica sullo sfondo.

18 GENNAIO OUAGADOUGOU
Terzo giorno nella capitale. Anche se questa capitale ha molto poco da offrire, è piacevole scoprire la vita quotidiana della gente che la vive, e poi le sue strade sono molto tranquille e anche se lo smog è un grosso problema, Ouagadougou non può essere assolutamente paragonata ad una metropoli africana; oserei dire che è un grosso paese di provincia. Usciamo di casa alle 9.00 in cerca di un taxi che ci accompagni al museo nazionale. Il museo è situato dall’altra parte della città rispetto al nostro quartiere e il passaggio in taxi difficilmente scende sotto i 2000cfa. Il fatiscente museo ci accoglie con la solita nube di polvere rossa, alzata dal vento di stagione e dopo l’acquisto del biglietto (2000cfa), iniziamo la nostra visita, accompagnati dalla immancabile guida burkinabè. Ben diverso dalla miniatura in plastico che accoglie il visitatore alla biglietteria, il museo, ha comunque delle cose interessanti da offrire. C’è una sala dedicata interamente alle maschere delle varie regioni che stimolano la nostra curiosità e poi un’altra sala interessante, che ripercorre la vita quotidiana di una donna di villaggio. Tutto ciò è solo un assaggio di ciò che vedremo prossimamente, fuori dalla capitale. All’uscita dal museo, con un taxi, raggiungiamo la cattedrale della città che, a parte le solite conversazioni con i gentilissimi burkinabè, ha veramente poco da offrire. I luoghi d’interesse della capitale sono veramente pochi, e quei pochi che esistono, sono situati a lunghe distanze uno dall’altro. Il taxi è obbligatorio da queste parti o meglio ancora un mezzo proprio.

19 GENNAIO BANI – DORI
La sveglia non suona, ma per fortuna ci sveglia il nostro amico Alberto, che tra l’altro ha anche preparato la colazione. Ci accompagna alla stazione degli autobus STMB, che è una buona compagnia per raggiungere il nord. Lasciamo la capitale attraverso una buona strada asfaltata e in poco più di 3 ore raggiungiamo il villaggio di Bani, situato a 35km da Dori. Il villaggio è famoso per le sue moschee ed è uno dei centri più importanti del Sahel per il popolo musulmano. Scendiamo dal bus, lungo la strada, e veniamo subito affidati ad un bambino che ci accompagna all’hotel Fofo, dove si trova anche l’ufficio nazionale del turismo, con il suo simpatico responsabile Cisse. Lasciamo i nostri zaini in una camera dell’hotel, e iniziamo la visita delle moschee. Bani non è molto grande, e la sua grande moschea fa da padrona nel paesaggio brullo del Sahel. Visitiamo l’interno della moschea principale e poi saliamo sulla collina del villaggio, dove sono disposte tutte le altre 7 moschee in rovina, ma visto il gran caldo scendiamo al villaggio, dirigendoci verso il pozzo. Un anziano signore ci invita a visitare il suo orto e ci fa una lezione di geografia virtuale, invitandoci a raccontargli qualcosa di importante del nostro Paese. Passiamo un po’ di tempo con l’anziano e un gruppo di bambini che si sono riuniti sotto l’ombra dell’immancabile mango, e poi rientriamo all’hotel Fofo. Cisse ci fa preparare una pentola piena di SPAGUETTI al pomodoro misto a polvere e ci sdraiamo sul suo tappeto per la preghiera. Ci offre un buon tè caldo e compriamo un paio di cartoline delle moschee. La visita alle moschee, il pranzo, la guida in francese e le due cartoline ci costeranno 6800cfa in totale. Attraversiamo la strada e ci sediamo all’ombra di un albero in attesa di un’OCCASIONE per raggiungere Dori. Saliamo dopo un paio d’ore d’attesa su un bus locale che per 1000cfa ci porta fino alla cittadina, porta d’accesso del vero Sahel. La guida ci aveva avvertito di non dare troppa confidenza alle false guide che ci avrebbero atteso alla stazione e di recarsi direttamente all’hotel, ma ancora una volta questo Paese ci sorprende con la sua tranquillità. Non c’è nessuno che ci infastidisce all’arrivo e raggiungiamo il Sahel Aubergement (3000cfa con bagno) da soli, dopo un paio di indicazioni offerte da una simpatica signora, lungo la strada. Dopo una doccia calda, raggiungiamo il vicino Relais, un bar con pista centrale, dove un paio di burkinabè stanno ballando in attesa della loro cena. Noi visto il pranzo, decidiamo di mangiare due piatti di pollo alla brace, patate fritte e un paio di birre a testa, per un totale di 9000cfa. Salutiamo il burkinabè che si era aggregato al nostro tavolo, cercando di venderci un passaggio a Gorom Gorom e poi rientriamo in hotel.

20 GENNAIO DORI – GOROM GOROM – DORI
Dopo una notte un po’ movimentata, visto il disturbo intestinale di Elisa, ci svegliamo che sono gia passate le ore 7.00 e dopo una veloce colazione all’hotel, ci dirigiamo alla Gare. Come spesso accade da queste parti, ma non solo, la prima cosa che ci viene detto è che ormai è tardi per raggiungere Gorom, e non ci sono più taxi Brusse; noi non ci diamo certamente per vinti e cerchiamo di informarci in giro, ma tutto ci viene proposto, tranne un semplice trasporto per Gorom. Passiamo un’ora circa a cercare una soluzione, decidiamo di stazionare lungo la strada, cercando un’Occasione (come le chiamano da queste parti) ma sembra che sia poco probabile raggiungere il villaggio di Gorom. Che strano, la guida diceva che il giovedì, giorno di mercato, ci sarebbero stati molti taxi Brusse per raggiungere Gorom, ma sembra che questa settimana non sia proprio facile raggiungerlo. Alle 9.30 passa un Pick-up, con dentro due burkinabè e tre turisti. Chiediamo se è possibile salire sul cassone e raggiungere Gorom, e dopo alcune trattative sul prezzo ci lasciano salire. Inizierà così una giornata di contrattazioni, finti contratti scritti e stracciati, minacce di essere lasciati a Gorom Gorom e tanto altro ancora. Fatto sta che dopo aver lasciato Dori, a pochi km dal centro, l’autista si ferma lungo la strada, per aspettare un amico che deve portargli il cellulare che aveva lasciato a casa. Dopo aver ripreso il cammino, ci fermiamo nuovamente dopo pochi minuti e veniamo a conoscenza che i 3 turisti sono italiani e che oltre alla visita del mercato di Gorom, hanno incluso nel prezzo giornaliero anche la visita ad alcuni villaggi del Sahel. Rimaniamo d’accordo che ormai passeremo tutta la giornata con loro e contribuiremo, oltre al passaggio A/R per Gorom (4000cfa), anche ad una parte per pagare guida e autista (3000cfa). Tutto ok, se non fosse che il prezzo cambia continuamente, e sia la guida che l’autista, cercano sempre di cambiare programma e di rimediare qualche cfa in più. Comunque, dopo la visita la primo villaggio, interessantissimo, con il suo verde orto in contrasto con il color della terra saheliana, arriviamo a Gorom alle 11.30 (non paghiamo nessuna tassa d’entrata ma veniamo registrati dalla polizia locale). Facciamo subito un giro per il coloratissimo mercato, frequentato da numerose etnie diverse tra loro: i vistosi tuareg, i Peul e i Bella, antichi schiavi dei tuareg, e poi le bellissime e colorate donne Fula con i loro copricapo e tutta la loro argenteria. La cosa più interessante è senza dubbio la zona del sale, dove blocchi pesantissimi di sale grezzo vengono tagliati da grosse spade, dai tuareg, provenienti dal deserto algerino, dopo giorni di viaggio (adesso in camion, prima con il cammello). Con una passeggiata di 15 minuti raggiungiamo il recinto del mercato del bestiame, dove sembra essere ritornati indietro nel tempo (non credo che sia cambiato molto nel corso degli anni, se non fosse per qualche squillo di cellulare avvertito di tanto in tanto). Siamo gli unici occidentali all’interno del recinto e ci mescoliamo tra la gente del posto e la grande quantità do ovini e bovini, venduti con i metodi ancora antichi. Lasciato il surreale mercato, raggiungiamo un piccolo ristorante, dove mangiamo un piatto di patate dolci e spezie. Dopo qualche compere al mercato, inizia la lunghissima trattativa pomeridiana. Sembra che i tre italiani avessero in programma la visita ad altri villaggi, sulla strada del rientro, ma i due burkinabè sembrano non voler capire. Nonostante avessero scritto tutto quanto, l’autista minaccia di lasciarci a Gorom, senza comunque essere mai aggressivo. Partiamo dal mercato con l’idea di tirare dritto fino a Dori, ma ad un certo punto svoltiamo a sinistra e ci fermiamo sul ciglio della strada per l’ennesima trattativa. Se aggiungiamo 5000cfa, ci accompagnano anche al villaggio dalle capanne dipinte. Considerando che i 3 italiani avevano già fatto la loro offerta, siamo io ed Elisa a proporre il nuovo prezzo, per non incappare in ulteriori scocciature. Visitiamo finalmente il villaggio di Korizena e poi veniamo accompagnati anche ad Assakane, per poi rientrare a Dori alle 18.30. Tutto sommato è stata un’interessante giornata, alla fine abbiamo pagato 7500cfa a persona per raggiungere in auto Gorom e visitare due villaggi del Sahel (considerando che solo il passaggio a Gorom in taxi è stimato sui 4000cfa a/r a persona c’è anche poco da lamentarsi perché abbiamo avuto la possibilità di visitare anche i villaggi e abbiamo avuto a disposizione una guida e un mezzo proprio) Però devo ammetterlo, non è proprio facile arrivare ad una decisione da queste parti e poi il modo di viaggiare è leggermente diverso: dovremmo abituarci nei prossimi giorni.
PAS DE PROBLEM.

21 GENNAIO DORI – OUAGADOUGOU
Mi sveglio alle 6.30 ed esco dopo una doccia gelata a passeggiare per le polverose strade di Dori. La notte ha fatto molto caldo e non ho dormito molto bene. Attendo che si svegli Elisa e alle 7.30 andiamo a fare colazione al ristorante annesso all’hotel. Oggi, venerdì, è giorno di mercato e, anche se non ha niente a che vedere con il mercato di Gorom, il modesto Grand Marchè di Dori, merita qualche ora tra le varie bancarelle. Elisa, acquista qualche stoffa africana, dai mille colori e poi continuiamo la visita del mercato tra spezie, carne, frutta e verdura e una gran quantità di cianfrusaglie. Alle 11 ce ne andiamo alla stazione degli autobus della STAF, e dopo l’appello fatto dall’aiuto autista, prendiamo il nostro posto a sedere (meglio sempre prenotare con un giorno di anticipo, molte compagnie ti fanno salire in base alla riservazione e se non arrivi in tempo il giorno della partenza, vendono il tuo posto ad un altro; quindi almeno 30 minuti prima vedete di essere in stazione). Sorprendentemente, anche questa volta, il bus parte in perfetto orario e raggiungiamo Ouga alle 15.00. Dopo aver contrattato il prezzo con un taxi (600cfa) raggiungiamo la casa di Alberto, dove ad aprirci c’è la simpatica Teresa.
Facciamo immediatamente una doccia per scacciare tutta la polvere del Sahel e usciamo per un giro al Marchè de Baskuy. Alle 19.00 rientra Alberto, curioso di sapere del nostro minitour, poi usciamo per assaporare l’ennesima delizia burkinabè. Stasera opto per Tò in salsa di arachidi con la solita Brakina o So.b.bra (le birre nazionali). Ce ne andiamo a letto non molto tardi, visto che domani ci alzeremo all’alba per affrontare di prima mattina il viaggio verso sud, in direzione del villaggio di Tiebelé.

22 GENNAIO TIEBELE’
Facciamo colazione in compagnia di Alberto e poi raggiungiamo le amiche di Alberto che ci attendono a casa di Elena. Oggi saremo in compagnia di Federica, una pediatra che lavora all’ospedale San Camillo e di Elena, una cooperatrice internazionale che lavora in un progetto di educazione infantile nei villaggi burkinabè. Con un’ora di ritardo (neanche troppo) partiamo in direzione sud, ma non appena lasciamo la capitale, la strada fino a Komboussì è un continuo zig zag di terra rossa, ai lati della strada principale. Inizia così un altro faticoso viaggio tra buche, polvere, mucche, asini e ogni tipo di trasporto possibile. Raggiungiamo la cittadina di Po’ dopo 3 ore 30 minuti di viaggio e svoltiamo a sinistra per affrontare gli ultimi 38 km di strada rossa che ci portano fino al villaggio di Tiebelé. I piccoli villaggi che incominciamo ad incontrare lungo la strada sono solo un assaggio del pittoresco spettacolo che ci offrirà più tardi il pittoresco villaggio del re di Tiebelé. Alle porte del villaggio, veniamo assaliti dalle guide che stazionano lungo la strada, ma una serie di telefonate di Alberto, mentre beviamo una birra nei pressi della piccola rotonda, ci risolvono tutto. Amoukitù, una guida ufficiale che il nostro amico aveva conosciuto nei mesi passati ci viene incontro al bar dove stiamo sorseggiando la nostra birra e finalmente le finte guide iniziano a dileguarsi. Raggiungiamo il recinto del villaggio, facciamo le solite presentazioni ed iniziamo la visita del villaggio, non prima però di aver chiesto il consenso agli anziani (L’ingresso non vi sarà mai negato, ma è una prassi chiedere agli anziani 2000cfa + 500 la guida). La visita al villaggio è davvero interessante, ci viene raccontato tutta una serie di riti ed iniziazioni caratteristiche del luogo, che ancora oggi vengono praticate all’interno della comunità. I colori rosso, nero e bianco che caratterizzano le abitazioni di Tiebelé, sono ciò che attirano l’attenzione di noi occidentali, e anche le forme rotondeggianti delle case sono molto caratteristiche. Le colorazioni delle abitazioni vengono eseguite dalle donne della comunità dopo aver fatto macerare sull’acqua per molti giorni dei frutti che si trovano nella zona. Entriamo a visitare una proprietà, ed entriamo attraverso la stretta e rotonda porta di accesso. All’interno, gli occhi si abituano lentamente al buio della casetta, e a parte i problemi di claustrofobia, la visita rimarrà senza dubbio impressa nei vostri occhi. Saliamo su uno dei tetti del villaggio per uno sguardo alla campagna circostante e poi, dopo aver salutato la nostra guida, ci fermiamo per un pranzo a base di cous cous all’Auberge Kunkulo. Il rientro alla capitale, si rivelerà piuttosto faticoso; gli ultimi 80km, quando ormai il sole se né gia andato, la polvere, le deviazioni e i grandi camion, ci complicano un po’ le cose. Dopo 4 ore e 45 minuti, stanchi del viaggio, raggiungiamo finalmente casa, soddisfatti comunque della bellissima visita ad un caratteristico villaggio africano, unico per le sue decorazioni.

23 GENNAIO LAONGO – ZINIARE’
Oggi è domenica, ma nonostante ciò Alberto ha da sbrigare alcune faccende in ufficio. Ci facciamo accompagnare al Centre Ville per poter cambiare dei soldi al solito Marina Market e vista l’occasione, compriamo anche qualcosa per la casa di Alberto (succhi, biscotti necessari per la colazione). Poi, con un taxi, raggiungiamo la stazione degli autobus TCV dove prenotiamo il biglietto per Bobo-Dioulasso (6000cfa). Facciamo delle compere al mercato lungo la strada e finalmente trovo la crema COCOA BUTTER, che mi era stata richiesta da Ricky (non avrei voluto dire che non l’avevo trovata). Ne compro un barattolo per lui che gli spedirò prossimamente dall’Italia e ne approfittiamo per provarne una anche per noi. Aspettiamo Alberto che rientri per il pranzo e dopo il pranzo usciamo per andare a visitare Laongo. In meno di un’ora raggiungiamo l’entrata del parco, che è caratterizzato da una serie di sculture, scolpite sulle rocce, fatte da artisti di tutto il mondo. Sotto un solo cocente effettuiamo la visita (2000cfa senza guida) e poi al rientro ci fermiamo a Ziniarè. Il simpatico giardinetto sul retro del Bar Pyramide ci invita ad una fresca birra pomeridiana e passiamo un paio d’ore a goderci il via vai domenicale della gente del luogo. Tra una conversazione e l’altra, sempre con i soliti burkinabè che si avvicinano per fare conoscenza, anche stasera facciamo un po’ tardi e ci rimettiamo in strada quando è ormai buio. Eseguendo il solito slalom tra biciclette, carretti asini e mucche, raggiungiamo il nostro ristorante, dove facciamo cena con spiedini di capitone e banane fritte. Il ristorante (Le Paradisiene) è più caro rispetto alla media burkinabè ma il cibo è veramente ottimo (4500cfa + birra). Salutiamo le amiche di Alberto e poi ce ne torniamo a casa, anzi ci proviamo; perché la macchina ad un certo punto si ferma ad un semaforo e non vuole ripartire (PAS DE PROBLEM). Grazie sempre alla generosità del popolo burkinabè, sei giovani venditori di schede telefoniche, che stazionano al semaforo, riusciamo a ripartire dopo vari tentativi di spinta. Ringraziamo i giovani aiutanti e ce ne andiamo a letto, pronti per l’avventura nel sud-ovest.

24 GENNAIO OUAGADOUGOU – BOBO DIOULASSO
Sveglia alle 5.30 per affrontare al meglio la giornata africana. Alberto ci accompagna con la sua auto fino alla stazione della TCV, compagnia ben attrezzata che ha almeno 6 corse giornaliere per e da Bobo. Ci fermiamo a metà strada, dopo 2 ore e mezzo alla Gare di Boromo e ne approfittiamo per comprare un paio di baguette e i soliti dolcetti rotondi al sesamo. Dopo altre 2 ore di perfetta strada asfaltata, raggiungiamo Bobo, con 20 minuti di anticipo rispetto al previsto. Quest’Africa mi stupisce ogni giorno (POSITIVAMENTE). All’arrivo in stazione riserviamo subito il biglietto per Banfora e con un taxi (200cfa) raggiungiamo l’hotel Ville Rose. Il generoso receptionist sembra veramente dispiaciuto del fatto che non abbia camere a disposizione per le prossime due notti e ci chiede se vogliamo che telefoni ad una villa situata nello stesso quartiere (A cote). Ci affidiamo a lui senza dover andare troppo in giro e dopo essere stati certi che c’era una camera libera, veniamo accompagnati da un altro signore fino alla Villa Alpha Yaya (9000cfa doppia con bagno e TV con un solo canale). Nel biglietto da visita della villa c’è scritto UN OASIS DE TRANQUILITE’ e capisco anche il perché. Frequentato da solo burkinabè, e senza nessun tipo di insegna ad indicare che è un hotel (forse non lo è veramente) è un’ottima sistemazione, pulita e tranquilla nel tranquillo quartiere di Sikasso-Sira (anche i tassisti non conoscevano l’esistenza dell’hotel). Dopo aver sistemato le nostre cose, usciamo sotto il sole, per le vie di Bobo. Come prima cosa, mangiamo qualcosa lungo la strada; riz souce con arachidi e legumi (250cfa) senza forchetta ovviamente. Poi, una veloce lavata di mano e ci incamminiamo verso il simbolo della cittadina: la moschea. Veniamo subito agganciati da un tipo che, senza chiacchierare troppo, si accoda dietro di noi. Facciamo finta di niente, raggiungiamo la moschea, dove il caloroso imam ci invita ad entrare nella moschea. Dopo quella di Bani, un’altra visita all’interno di una moschea, cosa rara per il mondo islamico. La visita dura una mezz’ora circa, mentre il tipo è ancora alle nostre spalle. Saliamo sul tetto della moschea insieme all’imam che ci descrive ottimamente tutti i particolari dell’architettura saheliana, tipica della moschea di Bobo. All’uscita, veniamo agganciati da un gruppo di bambini, ai quali regalo 20 minuti del mio tempo organizzando un improvvisato circo con palloncini e scenette (deformazione professionale). Sempre seguiti dal piccolo tipo alle nostre spalle, raggiungiamo il Grand Marchè e passiamo un po’ di tempo al suo interno. In fin dei conti la situazione è molto tranquilla, non veniamo assaliti dai soliti procacciatori, anche se qualcuno, giustamente, ci invita a visitare il proprio negozietto. Elisa, senza perdere l’occasione, compra della stoffa africana, io invece mi limito a scambiare contatti telefonici e non con i commercianti e mi perdo tra i negozietti di strumenti musicali. Dopo essere usciti dal mercato, ci fermiamo per un caffé nei pressi della cattedrale, la quale, in seguito, ci accoglie con il suo elevato campanile. E’ una struttura enorme, senza però un vero carattere, e sembra un capannone industriale adibito a falegnameria. Pian piano, sotto le luci di uno splendido tramonto, rientriamo in hotel, passando per la stazione dei treni SITRAIL (c’è un unico treno settimanale che parte da Ouga e raggiunge Abidjan in Costa d’Avorio; sospeso per la crisi ivoriana). Questa sera ce ne andiamo a piedi a Le Bois d’Ebene, dove speravamo di incontrare artisti musicali, ma alla fine ci accontenteremo di un’ottima faraona allo spiedo e un concerto di Youssou N’Dour riprodotto sul muro della pista da ballo.

25 GENNAIO BOBO – KOUMI – KORO – BOBO
Alle 7.30 usciamo per una ricca colazione a base di Omelette, caffè-latte, pane e marmellata e uno squisito succo di mango (1400cfa), e alle 9.00 in punto raggiungiamo a piedi il Museè Provincial du Houèt. La breve visita al museo, costa 1000cfa a persona e consiste in alcune maschere burkinabè, alcune fotografie dei primi esploratori, utensili della vita quotidiana e anche una parte dedicata all’arte contemporanea. Nel cortile, un’abitazione tipica dell’etnia Bobo e una dei Peul, ben tenute e visitabili all’interno. All’uscita dal museo, su Place de la Nation, prendiamo un taxi, e raggiungiamo il museo della musica, dove assistiamo ad un video sulle varie applicazioni degli strumenti locali, nella vita quotidiana dei burkinabè. Alla fine della visione, entriamo in una grande sala, dove sono esposti tantissimi strumenti di etnie differenti e con le proprie caratteristiche. Scambiamo due parole con lo chef del museo, e decidiamo di affidarci a lui per la visita a dei villaggi vicini a Bobo. In pochi minuti arriva una guida, con la quale concordiamo, sempre per iscritto, il prezzo e il da farsi. Noleggio moto 7000cfa (benzina a parte). Costo della guida 8000cfa. Visita ai 2 villaggi 5000cfa (Koro e Koumi). In totale saranno 25000cfa con benzina, che non mi sembrano assolutamente poco, ma per visitare i villaggi è l’unico modo. Potevamo evitare di prendere la guida, ma avremmo corso il rischio di perderci per le stradine che conducono a Koro e poi per noleggiare un motorino sembra che sia obbligatorio passare per le guide.. Comunque pas de problem. Come prima cosa, dopo 1 km, rimaniamo a piedi per mancanza di benzina nel nostro mezzo, poi, dopo il pieno effettuato alla Total, ci dirigiamo verso Koumi, villaggio turistico, che si raggiunge percorrendo 14 km di strada asfaltata in direzione di Sikasso (Mali). Visitiamo il villaggio, formato dalle tipiche abitazioni Bobo a due piani, in argille e scopriamo alcune delle tradizioni del villaggio (cattolico-animista). Incontriamo delle donne che lavorano per preparare l’occorrente di una dote, che sarà consegnata nei prossimi giorni ad una famiglia che si appresta a ricevere una nuova sposa. Poi salutiamo lo chef del villaggio e riprendiamo la strada verso Bobo, dove ci fermiamo per comprare un paio di banane e delle frittelle ripiene. Dopo il pranzo frugale, riprendiamo la strada in direzione est e dopo 12km svoltiamo su una stradina rossa che ci porta fino al villaggio. Paghiamo la tassa d’ingresso e ci arrampichiamo sulla collina di pietre, dove è situato il villaggio di Koro. Molto meno caratteristico di Koumi, ha la particolarità di trovarsi in cima ad una collina, raggiungibile solo a piedi, scalando le varie rocce (immaginate per portare l’acqua del pozzo in testa, che fatica che devono fare le donne!!!!!!!!). Alle 1730, raggiungiamo il nostro alloggio accompagnati da Momu, la nostra guida giornaliera, lo salutiamo, invitandolo a raggiungerci per il concerto di musica tradizionale che si terrà al museo della musica la sera stessa, e poi ci facciamo una doccia rinfrescante. Sorseggiando la solita Brakina, assistiamo ad altri burkinabè (Momu non si è fatto vedere) le splendide danze effettuate dai giovani ragazzi di un villaggio del sud. Salutiamo tutta la simpatica compagnia e con un taxi, rientriamo al nostro albergo (le tariffe dei taxi di notte hanno un sovrapprezzo di almeno 100cfa).

26 GENNAIO BANFORA – FABEDOUGOU – KARFIGUELA – BANFORA
Nuovo giorno, nuovi cambi di programma e di itinerario. Con il bus delle 7.00 raggiungiamo di prima mattina Banfora che non sono ancora le 8.30. La nostra intenzione era quella di raggiungere in giornata Sindou, ma fare progetti da queste parti è sempre un gran giuoco. Soprattutto ci siamo accorti che non è buona cosa includere tante cose da fare in una giornata, anche perché molte volte non è assolutamente possibile, oppure ti devi sbattere così tanto che non ne vale assolutamente la pena. E così dall’arrivo a Banfora cambia un po’ il nostro modo di vedere questo viaggio-avventura in Burkina. All’arrivo, dopo varie domande in giro tra la gente, veniamo a conoscenza del fatto che il minibus o taxi brusse in partenza per Sindou esiste davvero, ma parte alle 18.00 (cosa che mi verrà confermata in seguito da una cooperatrice internazionale belga che lavora proprio a Sindou). E quindi si cambia. Ce ne andiamo a Le Calypso (4500cfa con bagno e davvero pulito) dove ad attenderci su uno dei tavoli del giardino c’è Sibiri. E cosa vuole questo Sibiri? Un’occasione di lavoro per i prossimi giorni naturalmente. E’ una guida ufficiale dell’ONTB e anche se al principio siamo un po’ titubanti, alla fine decidiamo di passare i prossimi giorni nel sud del Paese con lui. Ci mettiamo a tavolino con una birra gelata e dopo un’ora di trattative anche simpatiche, firmiamo un contratto scritto per i prossimi 3 giorni. Noleggio moto e guida per la cifra di 7000cfa a persona al giorno. Come prima cosa, faccio il giro di Banfora con Sibiri per trovare una moto da affittare, visto che sembra che non ce ne siano molte in giro. L’importante è non avere fretta, tutto si risolverà. Intanto conosco quasi tutti i meccanici di Banfora con numero di telefono al seguito e un paio di anziani signori intenti a prendere il caffé ad un maquis. Finalmente, dopo un’oretta circa, mentre ormai stavo prendendo gusto a parlare con i due anziani, arriva la moto e che moto. SI PARTE!!!!!! Prima tappa, Market, per acquistare acqua e pane, poi diretti verso i Domes de Fabedougou. Percorriamo una stretta strada rossa tra le splendide piantagioni di canna da zucchero e dopo circa 40 minuti di moto raggiungiamo i Domes (qui di sicuro per arrivarci da soli avremmo impiegato tutto il giorno; non ci sono indicazioni e siamo passati anche attraverso le piantagioni della canna da zucchero). L’entrata costa 1000cfa e ci incamminiamo verso le formazioni rocciose. Raggiungiamo la vetta delle formazioni gustandoci un bel pezzo di dolcissima canna da zucchero, e ci godiamo il panorama della natura circostante. Sembra che le formazioni rocciose, si siano create dopo anni ed anni di erosioni dovute agli agenti atmosferici, ma un’altra teoria dice che prima da queste parti ci fosse un mare che raggiungeva anche il Mali, e che il prosciugamento dello stesso avesse creato queste formazioni. Lungo le piantagioni della canna, lasciamo il sito, e dopo una mezz’ora circa raggiungiamo le cascate. Paghiamo l’entrata al parco (1000cfa) e dopo le solite presentazioni e scambio di numeri telefonici, saliamo verso le piscine situate al di sopra delle cascate. In un primo momento ci fermiamo nella parte più bassa delle piscine, dove ne approfitto subito per fare un bel bagno rinfrescante; poi saliamo ancora per raggiungere le piscine superiori, e abbandonarci al completo relax (finalmente). Passiamo il pomeriggio tra un bagno e l’altro poi, prima del tramonto, lasciamo le cascate per rientrare in paese. Rientriamo sotto la luce splendida del tramonto e dopo una bella doccia (siamo pieni di polvere) usciamo per la cena. Mangiamo cous cous e pollo in salsa di mostarda. Ottima cena ed economica in un buon locale situato ai margini della strada principale di Banfora

27 GENNAIO BANFORA – TANGRELA – TOUMUSSOURI – BANFORA
Alle 5.30 suona la sveglia e usciamo fuori dal nostro alloggio, per una colazione super abbondante. Attendiamo al tavolo Sibiri, la nostra guida, che arriva con 40 minuti di ritardo; neanche tanto male per lo standard. Partiamo alle 7.10 dall’hotel e in poco più di 20 minuti raggiungiamo il lago Tangrela, con la nostra moto. Mentre arriviamo, una macchina con 4 ragazze francesi e la loro guida, ci dicono che loro hanno avvistato un gruppo di ippopotami e quindi ci affrettiamo a raggiungere il Campament Rencat, da dove partono le canoe per la visita al lago. Sotto le luci tenue del sole appena sorto, iniziamo la visita al lago; il silenzio della natura viene interrotto solamente dal rumore del remo che infrange sulle acque basse del Tangrela. Incrociamo un paio di pescatori con la loro canoa e ben presto raggiungiamo un’insenatura del lago, dove avvistiamo il gruppo di ippopotami. Il pesante respiro degli animali provoca una grossa quantità di bollicine che risalgono in superficie e lo spettacolo è assicurato. Rimaniamo in silenzio per alcuni minuti, e ci godiamo in silenzio questi momenti di completa armonia con la natura. Rientriamo lentamente a riva, prendiamo un caffé al Campament, e mi basta toccare per un secondo un djembe, che si crea subito un gruppetto musicale con due tamburi, un balano e un paio di cantanti. Fin dalla mattina, la musica entra nella vita africana, e noi ci lasciamo andare con piacere ascoltando il ritmo musicale. Lasciamo il lago salutando il simpatico gruppetto che si era creato, e raggiungiamo Toumussouri, un piccolo villaggio dove si trova un enorme baobab con una circonferenza di 20 metri. Il guardiano dell’albero SACRO ci invita ad entrare all’interno. L’albero è la casa di una colonia di pipistrelli e c’è tutta una serie di oggetti adibiti alle varie cerimonie sacre del villaggio. All’uscita dall’albero, veniamo assaliti da un gruppetto di bambini, con i quali passiamo alcuni minuti divertentissimi. Salgo un paio di loro sulla moto, e li scarrozzo per il villaggio, sotto lo sguardo attonito dei più anziani, poi, rientriamo a Banfora e facciamo pranzo con riso e salsa di arachidi (deliziosa per i miei gusti). Dopo aver discusso sul da farsi, con Elisa decidiamo di passare un altro pomeriggio alle cascate, il caldo infernale del sud non ci dà tregua e preferiamo rilassarci e rinfrescarci un po’ sulle acque delle cascate. All’ora del tramonto rientriamo a Banfora e ci informiamo sui trasporti per Gaoua, i quali sembrano essere molto scarsi. Potrebbe essercene uno nel pomeriggio, che arriva più o meno alle 19, ma ci avvertono che è meglio presentarsi in stazione fin dal mattino, per evitare di rimanere senza posto a sedere nell’unico taxi brusse che porta fino a Gaoua. Rientriamo per una doccia e stasera invitiamo anche Sibiri a cenare con noi. Nel tragitto verso il centro di Banfora, veniamo bloccati dalla polizia, la quale ci sequestra immediatamente la moto, visto che non funziona il faro posteriore. La tranquillità di Sibiri, si trasforma subito in panico, quando non riesce in nessun modo a mettere al posto le cose. Noi ci rifiutiamo di pagare qualsiasi cifra, anche perché il motorino è in affitto e l’hotel dovrà provvedere a risolvere la cosa. Ci incamminiamo verso il ristorante per la cena e Sibiri ci tranquillizza con un semplice “pas de problem”. Tutto si risolve in Africa. Durante la cena, un paio di telefonate e qualche incontro con personaggi diversi, risolvono la situazione, e dopo un’ora e mezzo la nostra moto è parcheggiata fuori dal ristorante. Non vogliamo sapere le pratiche di risoluzioni problemi che praticano da queste parti; comunque, salutiamo Sibiri e ci diamo appuntamento per la mattina successiva, alle ore 8.00 al nostro albergo.

28 GENNAIO BANFORA – SINDOU – TOUMUSSOURI – BANFORA
Sveglia più tardi del solito e colazione con mango, caffè-latte, baguette con burro e marmellata e succo tropicale. Questa mattina usciamo per cambiare dei soldi (300€x655,960=196,780cfa – 6414cfa di commissioni = 190,373) in banca, dove le commissioni sono un po’ troppo elevate. Poi alle 9.00 partiamo in direzione di Sindou, con la nuova moto, visto che Sibiri aveva provveduto a cambiarla dopo i fatti della scorsa notte. Ma il problema rimane; infatti la moto che avevamo la sera prima la prende Sibiri, e dopo 3 km da Banfora veniamo nuovamente fermati dalla polizia, che questa volta sequestra il motorino alla nostra guida, per mancanza di documenti. La mattinata inizia alla grande. In 12 ore la moto noleggiata all’hotel viene sequestrata per ben due volte, e meno male che non sono gli stessi poliziotti della scorsa notte. A noi ci lasciano partire, e per fortuna, dopo pochi km, Sibiri ci raggiunge con il sorriso tra le labbra. Anche questa volta non chiediamo assolutamente come abbia risolto il tutto in pochi minuti, non vogliamo metterlo in imbarazzo e proseguiamo per la rossa strada. Alle 10.45 raggiungiamo l’entrata del parco turistico Pics de Sindou, e per nostra sorpresa, veniamo accolti con un grosso abbraccio dal simpatico chef del sito (Papa). Papa era stato avvertito nei giorni precedenti dal nostro amico Alberto, che saremmo andati a far visita ai Pics e che avevamo qualcosa da lasciare alla sua organizzazione umanitaria in difesa dei bimbi orfani. Avevamo con noi del materiale scolastico da lasciare all’associazione gestita dal camping Djatiguiya, e dopo la visita al parco siamo andati a far visita all’associazione. Prima però saliamo sul plateau, dove una volta sorgeva il vecchio villaggio di Sindou. Dall’alto, gli abitanti del villaggio potevano avvistare in modo migliore i nemici e quindi difendersi in maniera più facile. Una serie di formazioni rocciose creano un paesaggio totalmente differente dal resto di tutto il Burkina Faso, ed è uno dei siti più visitati del Paese (a dire la verità nelle 3 ore che siamo stati in zona non abbiamo visto l’ombra di un occidentale). Terminata la visita raggiungiamo l’associazione, dove lasciamo il nostro materiale, e dove conosciamo una ragazza belga, la quale resterà ad aiutare i bimbi dell’orfanotrofio per circa un anno. Facciamo pranzo al Campament, poi ci rilassiamo sulle amache disposte tra i manghi del cortile e alle 15.00 ci dirigiamo verso il centro del villaggio. Centro si fa per dire, visto che c’è un’unica strada rossa ai cui margini sorgono le poche abitazioni dei residenti. Compriamo dell’acqua e riprendiamo la strada del ritorno. Lungo la strada del rientro, ci fermiamo a Wolonkoto, il villaggio originario della famiglia di Sibiri, e a 2 km dal villaggio, svoltiamo su un sentiero strettissimo per raggiungere l’insediamento della Grand Famille di Sibiri. Qui vivono 4 zie di Sibiri una diecina di cugini e cugine e alcuni nipoti. Diamo uno sguardo alle piccole capanne che costituiscono la comunità abitativa della famiglia e dopo aver salutato, uno per uno, tutti i componenti della famiglia, riprendiamo la strada per Banfora. A pochi km dalla cittadina ci fermiamo all’ANGOLO DEL PECCATO, come lo abbiamo ribattezzato io ed Elisa. Infatti, il padre di Sibiri ha un piccolo chiosco dove si riunisce con i suoi amici a bere, fumare e a suonare, visto che il padre è anche maestro di musica. Ci sediamo su un tronco di palma che funge da panca e ascoltiamo la musica bevendo un paio di misurini di Dolo. Alla fine, dopo aver parlato abbastanza con Elisa, decidiamo di andare fino a Gaoua in moto, accompagnati da Sibiri. Tanto una volta giunti a Gaoua, dovevamo farci di nuovo da capo per noleggiare un mezzo e prendere una guida. E visto che ci eravamo trovati veramente bene con Sibiri, gli offriamo di accompagnarci nei prossimi giorni. Lui, tutto contento, corre subito a cercare una moto adatta al tragitto BANFORA-GAOUA e poi ci mettiamo a tavolino per decidere il prezzo. Gli daremo 16.000cfa al giorno con il noleggio delle due moto e magari lo inviteremo anche a mangiare con noi. Certo che viaggiare in Africa non è la stessa cosa che viaggiare in Asia o in sud America, ma alla fine il fatto di prendere una guida ufficiale con il motorino ci ha permesso di visitare anche luoghi nascosti ai turisti. E poi il simpatico rasta di Banfora ci è molto simpatico e domani ci sarà da ridere; speriamo che proceda tutto per il meglio, dobbiamo percorrere 190km di strada rossa, con lo zaino, mangiando tanta polvere. Sarà Super Divertente, come lo è stato nei giorni trascorsi in questa terra magica.

29 GENNAIO BANFORA – LOROPENI’ – GAOUA
Sveglia alle ore 6.00 per approfittare delle prime ore fresche della giornata. Pieno di benzina, colazione veloce e in strada. Dopo un paio di km su asfalto, svoltiamo a destra, e imbocchiamo la rossa strada che ci condurrà fino alla terra dei Lobi. I primi 90km passano senza troppi problemi, non ci sono macchine in giro e la polvere non è poi così tanto fastidiosa. Il problema principale è che andando verso est, il riflesso del sole, con le particelle di polvere sull’aria, mi rendono la guida della moto un po’ precaria. Per fortuna, ancora non è troppo caldo, e una mascherina alla bocca e il solito berretto mi salvano in queste prime ore di viaggio. Ci fermiamo nel villaggio di Kouèrè, dove ci sediamo per un caffé e per muovere un po’ le gambe. Ora che siamo fermi, ci accorgiamo della quantità di polvere che abbiamo preso in questi primi km. Elisa è rossa in faccia e le mascherine (PARAOCCHI DELL’AEREO), utilizzate per il naso e la bocca hanno cambiato decisamente di colore; dall’azzurro al rosso terra. Dopo una pausa di 20 minuti, ripartiamo verso Gaoua, ma il caldo incomincia a farsi sentire, e soprattutto aumentano anche i mezzi incrociati per strada, i quali ci riempiono di polvere. Arriviamo a Loropènì alle 10.40 dopo circa 3 ore di viaggio in moto e ci fermiamo a visitare le rovine, che sono state dichiarate PATRIMONIO DELL’UMANITÀ dall’UNESCO (non vedo il motivo). Se non fosse per l’interessante storia, descritta particolarmente bene dalla giovane guida lobi, le rovine in sé per sé non hanno tanto da offrire. Facciamo conoscenza con due francesi anche loro accompagnati da una guida di Bobo e ci raccontano il faticoso viaggio della sera precedente in taxi brusse da Banfora, con 2 forature e arrivo a Loropènì a notte inoltrata. Bizzarro e faticosissimo ci dicono i due turisti. Ripartiamo dalle rovine che mancano pochi minuti alle 12 e dopo solo 19km rimaniamo senza benzina. Sibiri aveva controllato la sua moto e aveva benzina a sufficienza, ma forse, io ed Elisa essendo in 2 avevamo consumato molto di più. Pas de problem. Nella cartina turistica e stradale del Burkina, che avevo comprato precedentemente a Ouaga, ci rendiamo conto di essere in mezzo al nulla. Nessun villaggio nei raggi di 20 km, forse meglio tornare indietro a Loropènì. Io ed Elisa, ci sediamo sul ciglio della strada, all’ombra di un arbusto, mentre Sibiri si avvia a tornare indietro. Ma dopo un minuto torna indietro accompagnato da un simpatico burkinabè ben protetto dal freddo invernale, con piumino d’oca, papalina e guanti. (Noi stavamo grondando sudore da tutte le parti). Il freddoloso burkinabè accompagna Sibiri al villaggio vicino e in meno di 10 minuti, siamo di nuovo in strada. Raggiunta Gaoua, il prossimo problema da affrontare è l’alloggio. Non ci sono molte strutture da queste parti, anzi, diciamo che di alberghi veri e propri ce n’è uno solo; e si vede, perché si fa pagare bene. Visitiamo un paio di Aubergement squallidissimi senza acqua e luce, decidendo alla fine di fermarci all’hotel Hala. Lasciamo il nostro equipaggiamento e ci togliamo di dosso tutta la polvere accumulata nei 200km di strada rossa percorsa nella mattinata. Usciamo per il pranzo lungo la strada verso il centro (800cfa) e alle 15.00 andiamo a visitare il museo Poni, unica ma interessante attrattiva di Gaoua. Dopo la visita del museo, e dopo aver sbagliato strada almeno 3/4 volte, finalmente raggiungiamo l’associazione per la protezione femminile di Gaoua (APFG), dove, una simpatica signora ci descrive i lavori che effettuano le donne dell’associazione. Compriamo dell’ottimo sapone appena fatto, e del burro di Karité. Nel rientrare verso l’hotel, Sibiri ci avverte che domani ci sarà il Grand Marchè di Doudou, che si tiene ogni 5 giorni, e non settimanalmente. La domenica c’è anche il mercato a Gaoua e quindi sarà una giornata molto interessante. Usciamo per cena nei pressi della strada, facciamo cena con Attiekè e pesce cotto alla brace (1000cfa)

30 GENNAIO GAOUA – DOUDOU – PAYS LOBI – GAOUA
Usciamo dall’hotel alle 7.30 per andare a fare colazione verso il centro di Gaoua. Ci fermiamo in uno dei tanti maquis o boites, o come li vogliamo chiamare, e ordiniamo il solito petit dejunè (caffè-latte e pane con burro 300cfa). Alle 8.20, con dieci minuti di anticipo, ci incontriamo con Sibiri e partiamo per affrontare la nostra giornata. Prendiamo la strada, sempre rossa naturalmente, che si dirama dal centro verso sud-est, verso la Costa D’avorio e raggiungiamo dopo 18km di polvere il piccolo villaggio di Doudou. Oggi è in programma il mercato, ma ancora non si vede tanta gente. Ne approfittiamo per una sosta in una piccola capanna e beviamo del Chapolo (birra di miglio). Nell’attesa che il mercato si animi un po’, facciamo una visitina al villaggio e ci sediamo sotto l’ombra di un grande mango insieme ad un gruppetto di bambini. Visitiamo il mulino del villaggio, dove le donne accorrono per macinare mais, e regaliamo al piccolo bambino addetto ai macchinari, un paio di tappi per le orecchie. Pian piano il mercato si anima anche se, ci viene detto, c’è stato un grosso incidente stradale con 3 morti, tutti abitanti dello stesso villaggio di Doudou. I funerali e i riti che li procedono o li succedono, sono in Burkina Faso di rilevante importanza, e molto spesso si ferma un villaggio intero, se non tutta la comunità. Ci avviciniamo al mango ai margini del mercato, dove assistiamo stupiti, alla compravendita dell’oro. Proprio così, perché da queste parti, le donne vanno ancora a cercare oro con le proprie mani nei dintorni, e poi rivendono il metallo prezioso ai mercanti che stazionano sotto il grande mango. Assistiamo da vicino ad uno scambio di piccola entità, anche se l’anziano ci mostra fiero il suo affare !!!!!!!!! Dalla polvere d’oro, utilizzo una calamita, divide tutte le impurità e gli altri materiali, poi si fa fotografare con il suo metallo prezioso. COSE DI ALTRI TEMPI. Dopo la visita al mercato di Doudou, rientriamo a Gaoua e facciamo pranzo lungo la strada. Passiamo un paio d’ore all’animatissimo mercato domenicale della cittadina, dove acquistiamo delle stoffe e della frutta, poi ci mettiamo in strada, dirigendosi verso nord-est, nei pressi del confine con il Ghana. La prima casa che andiamo a visitare è di una numerosissima famiglia che è tutta raccolta sotto un albero. Hanno perso una bimba il giorno precedente, e quindi preferiscono non ricevere ospiti in casa e con la solita gentilezza ci invitano a dirigersi verso un’altra famiglia. Salutiamo tutti e raggiungiamo un’altra casa, dove ad accoglierci c’è un anziano signore, che a fatica si alza dalla sedia. Sibiri incomincia le solite presentazioni, chiede se è possibile visitare il complesso abitativo e facciamo la nostra offerta (1000cfa a persona). OK!!! Entriamo nell’abitazione Lobi, suddivisa in tante stanze, in base alla quantità di mogli presenti in casa (sono poligami). Visitiamo l’interno della casa, saliamo sul tetto, dove sono distesi ad essiccare, miglio, mais e varie spezie, e poi come al solito, veniamo assaliti dai bambini. Salutiamo lo chef de la maison, ringraziandolo di averci fatto visitare la propria casa, e rientriamo a Gaoua. Facciamo cena con riso accompagnato da una salsa piccante e poi ce ne andiamo a dormire all’hotel. Domani mattina, sempre che tutto vada per il meglio, è in programma la visita ad uno sciamano; LE FETICHER, come lo chiamano da queste parti. Dovremmo percorrere 40 km in direzione sud-ovest, verso il confine con la Costa D’Avorio.

31 GENNAIO GAOUA – KAMPTI – OBIRE’ – GAOUA
Dopo la colazione andiamo in banca a cambiare dei soldi, anche se alla fine non sarà possibile. L’unica soluzione a Gaoua è farsi cambiare gli € dal libanese dell’hotel Hala che giustamente ci guadagna qualcosina (sempre meglio delle commissioni bancarie comunque…). Partiamo per Komti alle 9.00 e dopo un’ora circa di ottima strada asfaltata, parcheggiamo la nostra moto di fronte alla gendarmerie. Anche qui, come a Gorom-Gorom dobbiamo registrarci all’ufficio cittadino della polizia e noi lo facciamo con piacere, anche se i poliziotti ci iniziano a fare domande sul nostro amatissimo presidente BERLUSCONI. (Anche qua…. Non posso crederci !!!!!!!!!). Ci dirigiamo verso l’abitazione del feticher, ma provate ad indovinare dove si trova???? Nel suo villaggio, è morta una giovane donna e per almeno 3 giorni è impegnato con la famiglia della defunta. Sibiri, molto dispiaciuto del fatto, ci propone di andare fino ad Obirè, dove regna ancora un RE. Il regno dei Gan si trova a pochi km da Loropènì ed è raggiungibile attraverso uno stretto sentiero nella savana (quando siamo andati noi le macchine non sarebbero arrivate). Una volta arrivati al villaggio, Sibiri ci accompagna nei pressi del grande mango, dove il Re con i suoi ministri sono in riunione. Tutti, ci accolgono calorosamente, ci stringono uno ad uno la mano e dopo le presentazioni, ci danno il benvenuto nel regno di Obirè. Un’atmosfera da fiaba. Lasciamo il gran consiglio e veniamo accompagnati dalla guida del villaggio (una delle 19 mogli del Re) presso i mausolei. Ci viene descritto dettagliatamente la storia del popolo Gan, che fa parte della grande famiglia dei Lobi e poi veniamo accompagnati al villaggio. Rientriamo a Loropènì per far provviste di acqua e affrontiamo nuovamente i 45km di strada rossa che conduce a Gaoua. Pranzo a base di Attiekè e doccia rinfrescante. Nel pomeriggio ce ne andiamo nuovamente a visitare alcune famiglie Lobi. La prima famiglia che andiamo a visitare sono intenti a preparare prodotti d’artigianato con dei cannicci (VANERY) e se avete intenzione di comprare qualcosa in queste occasioni è la meglio cosa, oltre ad essere più economica del mercato. Facciamo una visita anche agli scultori, ma non troviamo nulla di interessante da comprare, anche se, sembra che il popolo Lobi, sia uno dei migliori nella produzione di sculture in legno. Sotto le luci del tramonto, salutiamo lo chef del villaggio e rientriamo a Gaoua. Stasera gran lusso; ceniamo all’unico ristorante vero e proprio della cittadina, mangiando brochette di carne con patate fritte accompagnati da Brakina freddissima (ristorante Le 4 Season: 3000cfa).

01 FEBBRAIO GAOUA – BOROMO
Alle 7.00 del mattino siamo gia in strada per cercare qualcosa per la colazione (all’hotel abbiamo deciso di non dare nient’altro, visto il prezzo della camera). Mentre Sibiri si prepara a rientrare a Banfora, noi ci dirigiamo verso la stazione degli autobus TSR. Questi giorni passati insieme al simpatico Sibiri, ci sono serviti non solo a scoprire luoghi al di fuori delle solite rotte turistiche, ma abbiamo anche scoperto il lato più generoso e più altruista di un popolo, che ha molto da imparare, ma che allo stesso tempo ha molte cose da donare a noi occidentali. Alla stazione degli autobus, Sibiri ci saluta con le lacrime agli occhi (con Elisa è stato particolarmente gentile), e ci promette di scriverci presto una lettera. Lo salutiamo, e ci accomodiamo su una panca della stazione, in attesa che arrivi il bus. Con 20 minuti di ritardo, partiamo per raggiungere la cittadina di Boromo. Chiediamo ad una venditrice ambulante di prestarci il cellulare, per avvertire il Sama Camp del nostro arrivo mentre in cambio le compriamo una coca cola. Attendiamo circa un’ora alla stazione dei bus, e alla fine ci raggiunge il guardiano del Campament, che ci accompagna sul carretto trainato da un asino. Sistemata la nostra roba in camera, mangiamo patate dolci con carote e visto il caldo infernale, la simpatica Kadir ci invita a riposare un po’, nel fresco della stanza, per poi andare a visitare LES GRANDES PERSONNES D’AFRIQUE. Nel pomeriggio inoltrato, raggiungiamo l’associazione, accompagnati da un signore francese che sta facendo il tour del Burkina in bicicletta, e assistiamo ad una rappresentazione teatrale sul ciglio della strada. E’ una commedia che tratta il problema dell’immigrazione e della crisi ivoriana e insieme ad una marea di bambini, assistiamo allo spettacolo, fino al calar del sole. Rientriamo al Sama Camp e facciamo cena con pollo e patatine, insieme ad uno spagnolo e ad una francese. Doccia sotto le stelle con secchio e acqua fresca e poi insieme alla coppia franco-spagnola, organizziamo la visita la Parc National Des Deux-Bale. Sotto un cielo stellato, e il brusio delle donne africane che stanno riponendo al posto tutti gli attrezzi della cucina, andiamo a letto, e rimaniamo d’accordo con gli altri di alzarsi alle 7.00, per raggiungere il parco nelle prime ore più fresche della giornata.

02 FEBBRAIO BOROMO – PARC NATIONAL DES DEUX BALES – BOROMO
Nonostante ci fossimo alzati presto, per evitare la calura del giorno, veniamo raggiunti dal 4×4 solamente alle 10.00. Pas de problem come si dice da queste parti, e poi scopriremo in seguito, che il momento migliore per avvistare gli elefanti, è proprio il momento più caldo della giornata, quando gli animali se ne vanno al fiume ad abbeverarsi e a rinfrescarsi. Saliamo sul 4×4 e raggiungiamo l’entrata del parco, situato a circa 15 km dal centro di Boromo. Carichiamo la guida e iniziamo una prima perlustrazione, lungo le piste del parco. Prima, avvistiamo delle impronte fresche, poi degli escrementi che a sentir la guida sono di mattinata; passiamo un paio d’ore in giro per la boscaglia, ma degli elefanti neppure l’ombra. Veniamo riportati al Campament Le Kaicedra, dove ordiniamo il nostro pranzo. All’idea di ritornare nella fitta boscaglia con questo caldo infernale, mi passa l’appetito, ma non appena ordinato il pranzo, la guida ci fa cenno di partire immediatamente, perché alcuni guardiani del parco hanno avvistato un gruppo di elefanti. Sotto la calura della savana, ci mettiamo di nuovo in marcia e riusciamo ad avvistare un paio di esemplari nascosti tra la boscaglia. La fitta vegetazione non permette molto bene di osservare gli animali, e dopo alcuni tentativi di avvicinare gli elefanti, rimontiamo in macchina invitati dalla guida. Ci avvertono che sono arrivati degli esemplari, proprio di fronte al Campament, e corriamo per non perderci lo spettacolo. Ci sediamo all’ombra di un albero e ci godiamo lo spettacolo che la natura ci sta offrendo. Un gruppo numeroso di elefanti sono intenti a rinfrescarsi e a giocare con le acque del fiume. Noi riusciamo a malapena ad abbandonare il parco, e rientriamo al nostro alloggio per le 15.00. Noleggio 4×4 3000cfa a persona, guida del parco 500cfa a persona, ingresso parco 5000cfa a persona, pranzo al Campament 2000cfa a persona. Felici del tempo trascorso nel parco, decidiamo di rilassarci nella fresca cameretta del Campament e non usciamo per strada prima delle 17.30. Facciamo un giro per la modesta ma tranquilla cittadina di Boromo, visitiamo una moschea nei pressi della Gare e alle 19.00 rientriamo al Sama, pronti per una doccia fredda e la solita squisita cena preparata da Kadir. Stasera Riz Gras, verdure cotte e del pesce fritto (mi sa che è stato proprio il pesce a rovinarmi l’ultimo giorno della vacanza). Infatti questa ultima cena, mi costerà una notte in bianco tra il letto e il bagno.. (avevo passato 18 giorni indenne da qualsiasi tipo di disturbo intestinale e non ci credevo che sarei tornato a casa senza neppure una lieve diarrea).

03 FEBBRAIO BOROMO – OUAGADOUGOU
Notte insonne !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Dopo tanti giorni senza avere nessun problema ecco che sono costretto ad una cura di Normix per rallentare il disturbo. Non sono proprio in forma, evito di fare pure colazione, a parte una tazza di tè; poi, stanco della nottata passata in bianco, raggiungo a stento la stazione degli autobus. Saliamo sul primo bus per Ouaga e in meno di 3 ore raggiungiamo la capitale. Con un taxi arriviamo a casa di Alberto dove ad aprirci viene la simpatica Teresa. Io, mollo tutte le mie cose in camera e corro di nuovo in bagno, sembra che la cura con il Normix non sia troppo efficace, ma comunque mi sento molto meglio rispetto a ieri sera. Facciamo pranzo con Alberto (io mangio un po’ di riso in bianco) poi io me ne vado a letto per recuperare le ore perse durante la notte scorsa. Nel tardo pomeriggio usciamo in giro per mercato di Baskuy, dove compero la crema di cocco e di burro di karité. Per la cena decidiamo di recarci al piccolo Dakar, un ristorantino gestito da una coppia senegalese, che ci invitano a visitare presto il loro Paese. Andiamo a letto sperando che la notte si migliore della precedente e ci prepariamo a passare l’ultimo giorno in Burkina Faso.

04 FEBBRAIO OUAGADOUGOU
Ultimo giorno di viaggio, e come capita spesso, giorno di compere. Ci facciamo accompagnare da un taxi in centro e passiamo un paio d’ore al Grand Marchè dove acquistiamo alcuni prodotti d’artigianato e non solo. Mi fermo a giocare al Bantumi (gioco in legno con semi da collocare nelle varie buche scavate in un legno) con un negoziante e alla fine mi convinco di portarne a case uno. Compriamo anche un piccolo balafon e dei sottopiatti in paglia. Poi, rientriamo a casa per passare l’ultimo pomeriggio in compagnia di Teresa. Facciamo un giro per il secteur 11 in sua compagnia e ci prepariamo per la partenza. Alle 18.00, accompagnati da Elena e Alberto ce ne andiamo a bere l’ultima Brakina del viaggio e mangiamo una squisita faraona all’aglio. Alle 22.00 rientriamo a casa per recuperare gli zaini e alle 24.00 salutiamo con un pizzico di nostalgia il nostro caro amico Alberto, che ci ha accompagnato all’aeroporto.

05 FEBBRAIO OUAGADOUGOU – CASABLANCA – ROMA
Viaggio di ritorno senza grossi problemi. Partenza da Ouaga alle 02.35 in punto e arrivo a Casablanca alle 06.00. Non avendo dormito molto in aereo, ci sdraiamo su una panca dell’aeroporto, e attendiamo il volo Royal air maroc 329°6Y che in meno di 3 ore ci porta a Roma. Treno fino a Terontola-Cortona, dove ad attenderci ci sono i genitori di Elisa.

CONCLUSIONI:
Da molti anni avevamo l’idea di fare un viaggio fai da te in Africa, ma una serie di fattori ci avevano frenato un po’. Ricordo ancora con felicità il giorno che il nostro amico dottore Alberto ci venne a comunicare di persona che sarebbe partito per un anno di lavoro presso un ospedale di OUAGADOUGOU. Pur essendo un patito di Geografia, dovetti arrendermi al fatto che questa città proprio non la conoscevo. E fu così che iniziò una lunga e interessante ricerca e scoperta di questo piccolo Paese dell’Africa centro-occidentale: IL BURKINA FASO (ALTO VOLTA). Fin dall’inizio, ebbi la sensazione che in questo Paese ci sarebbe stato da vedere molto poco e che viaggiare da soli non sarebbe stato molto facile, ma l’idea di andare a trovare il nostro amico ci spinse a comprare il biglietto aereo. Con Alberto, che ci ha fatto da cuscinetto i primi 3 giorni di viaggio, devo ammettere che l’impatto è stato meno duro rispetto a tanti altri sentiti in giro, ma comunque sia, devo anche constatare che alla fine non è un Paese molto facile da visitare, soprattutto per i problemi logistici interni. La gente, che naturalmente è sempre in cerca di un’occasione economica giornaliera, può rivelarsi un po’ insistente e furbacchiona. Ma la nostra esperienza con i BURKINABE’ è stata veramente ottima, abbiamo scambiato tantissime parole, seduti sotto un mango o al tavolo di un Maquis; abbiamo conosciuto la vera generosità del popolo Burkinabè e alla fine siamo davvero rimasti entusiasti di questo viaggio.
Armatevi di tanta pazienza e non cercate di fare più del dovuto. Il vero viaggio in Burkina, non lo fanno le attrattive naturalistiche o architettoniche del Paese; il vero viaggio è la Vita quotidiana dei popoli che lo vivono. Quindi non aspettatevi niente di spettacolare, ma cercate di farvi trasportare dalla gente e dall’atmosfera di pace che regna in questo tranquillo Paese africano.

LIBRI LETTI IN VIAGGIO (a parte le sezioni MALI NIGER MAURITANIA lonely planet):
LE RADICI NELLA SABBIA di MARCO AIME

http://robertoburacchini.blogspot.it/


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